venerdì 25 ottobre 2019


RACCONTO D'UN VECCHIO PASSERO
Estratto da "Novelle"
Anton Čechov 

Un giorno nello studio del nostro capo Ivàn Petrovic' Semipalatov sedeva l'impresario del nostro teatro, Galamidov, e parlava con lui di gioco e della beltà delle nostre attrici.
- Io non sono d'accordo con voi, - diceva Ivàn Petrovic', firmando gli assegni. - Sofia Jùrievna è un talento vigoroso, originale! Così carina, graziosa... Così deliziosa...
Ivàn Petrovic' voleva continuar oltre, ma dall'entusiasmo non poté pronunciar nemmeno una parola, e fece un sorriso così ampio e sdolcinato che l'impresario, guardandolo, sentì dolcezza in bocca.
- Mi piace in lei... e-e-eh... l'agitarsi e il fremere del giovane petto, quando recita i monologhi... Avvampa addirittura, avvampa! In quel momento, riferiteglielo, io son pronto... a tutto!
- Eccellenza, favorite firmare la risposta al rapporto del comando di polizia di Cherson in merito...
Semipalatov levò il viso sorridente e scorse innanzi a sé il funzionario Merdiaiev. Merdiaiev stava davanti a lui e, sgranando gli occhi, gli porgeva una carta per la firma. Semipalatov si accigliò: la prosa aveva interrotto la poesia nel punto più interessante.
- A questo si potrebbe pensare anche dopo, - disse. - Vedete bene, sto discorrendo! Gente tremendamente maleducata, indelicata! Ecco, signor Galamidov... Voi dicevate che da noi non vi son tipi gogoliani... Ed eccovi! In che non è un tipo? Sciattone, i gomiti laceri, sghembo... non si pettina mai... E guardate come scrive! Lo sa il diavolo che cos'è! Scrive da ignorante, in modo assurdo, come un calzolaio! Guardate! - Ma sì... - mugolò Galamidov, dato uno sguardo alla carta. Infatti... Voi, signor Merdiaiev, probabilmente leggete poco.
- A questo modo, carissimo, non si può! - continuò il capo. Mi vergogno per voi! Se leggeste anche solo dei libri, che so io...
- La lettura vuol dir molto! - disse Galamidov, e sospirò senza ragione. - Moltissimo! Leggete, e vedrete di colpo come nettamente muterà il vostro orizzonte. E libri potete procurarvene dove vi garba!
Da me, per esempio... Con piacere ve ne fornirò. Domani stesso ne porterò, se volete.
- Ringraziate, carissimo! - disse Semipalatov.
Merdiaiev goffamente s'inchinò, mosse le labbra e usci.
Il giorno dopo venne da noi in ufficio Galamidov e recò con sé un fascio di libri. E da questo momento cominciò la storia. I posteri non perdoneranno mai a Semipalatov il suo atto inconsiderato! Ciò si sarebbe potuto magari perdonare a un giovincello, ma ad uno sperimentato consigliere di Stato effettivo, mai! All'arrivo dell'impresario, Merdiaiev fu chiamato nello studio.
- Su, ecco, leggete, carissimo! - disse Semipalatov, porgendogli un libro. - Leggete attentamente.
Merdiaiev prese con mani tremanti il libro e uscì dallo studio. Egli era pallido. I suoi occhietti strabici correvano inquieti e sembravano cercar aiuto negli oggetti circostanti. Noi gli pigliammo il libro e cominciammo a esaminarlo cautamente.
Il libro era "Il Conte di Montecristo".
- Contro la sua volontà non si può andare! - disse con un sospiro il nostro vecchio contabile Prochor Semionic' Budilda. Cerca in qualche modo, sfòrzati... Lèggitelo pian piano, e poi, a Dio piacendo, lui se ne scorderà, e allora si potrà buttar via. Tu non prenderti paura...
E, soprattutto, non approfondire... Leggi e non approfondir queste cose dell'intelletto.
Merdiaiev avvolse il libro in carta e sedette a scrivere. Ma di scrivere questa volta non gli veniva fatto. Le mani gli tremavano e gli occhi sbiecavano in direzioni diverse: uno al soffitto, l'altro al calamaio. Il giorno appresso giunse in servizio con occhi di pianto.
- Ho già cominciato quattro volte, - disse, - ma non raccapezzo nulla... Ci son lì certi stranieri...
Dopo cinque giorni Semipalatov, passando davanti alle scrivanie, si fermò innanzi a Merdiaiev e domandò: - Ebbene? Avete letto il libro?
- L'ho letto, eccellenza.
- Che dunque avete letto, carissimo? Su via, raccontate!
Merdiaiev levò in su la testa e mosse le labbra.
- Ho dimenticato, eccellenza, - disse dopo un minuto.
- Vuol dire che non avete letto, oppure... e-e-eh... avete letto senza attenzione! Auto-ma-ticamente! Così non si può! Lo leggerete ancora una volta! In generale, signori, raccomando! Vogliate leggere! Leggete tutti! Prendete là da me sulla finestra i libri e leggete. Paramonov, andate, prendetevi un libro! Podchodtsev, avanti anche voi, carissimo!
Smirnòv, anche voi! Tutti, signori! Prego!
Tutti andarono e si presero un libro ciascuno. Il solo Budilda osò esprimere una protesta. Egli aprì le braccia, scosse il capo e disse: - Scusatemi tanto, eccellenza... Piuttosto le dimissioni... So io quel che vien fuori proprio da queste critiche e opere. Da me, per causa loro il nipotino più anziano dà della stupida in faccia alla propria madre e si lappa il latte durante tutto il tempo del digiuno. Scusate!
- Voi non capite nulla, - disse Semipalatov, che perdonava di solito al vecchio tutte le sue ruvidezze.
Ma Semipalatov sbagliava: il vecchio capiva tutto. In capo a una settimana, infatti, vedemmo i frutti di quella lettura. Podchodtsev, che aveva letto il secondo volume de "L'ebreo errante", diede del -gesuita  a Budilda; Smirnòv prese a venire in servizio alquanto brillo. Ma su nessuno la lettura aveva operato come su Merdiaiev. Egli dimagrì, si affilò, si diede a bere.
- Prochor Semionic'! - scongiurava egli Budilda. - Fatemi in eterno pregar Dio per voi! Pregate sua eccellenza di scusarmi... Io non posso leggere. Leggo giorno e notte, non dormo, non mangio... Mia moglie è del tutto sfinita, avendo io letto ad alta voce, ma, che Dio mi castighi, non capisco nulla! Fatemi questa divina carità!
Budilda varie volte si arrischiò a riferire a Semipalatov, ma quello non faceva che agitar le mani e, passeggiando per la direzione in compagnia di Galamidov, tacciava tutti d'ignoranza. Passarono così due mesi, e tutta questa storia finì nel modo più atroce.
Un giorno Merdiaiev, giunto in ufficio, invece di sedere alla scrivania, si mise ginocchioni in mezzo alla sala diede in pianto e disse: - Perdonatemi, ortodossi, che fabbrico biglietti falsi!
Quindi entrò nello studio e, inginocchiatosi davanti a Semipalatov, disse: - Perdonatemi, eccellenza: ieri ho gettato il piccino nel pozzo!
Batté la fronte in terra e ruppe in singhiozzi...
- Che significa ciò?! - stupì Semipalatov.
- Ciò significa, eccellenza, - disse Budilda con le lacrime agli occhi, - che ha perduto il senno! Gli si è sconvolta la mente! Ecco quel che ha combinato il vostro Galamidka coi libri! Dio tutto vede, eccellenza. E se le mie parole non vi piacciono, permettetemi di dare le dimissioni. Meglio morir di fame che veder tali cose sul declinar degli anni!
Semipalatov impallidì e fece qualche passo da un angolo all'altro.
- Non si riceva più Galamidov! - sentenziò con voce sorda. - E voi, signori, tranquillatevi. Ora vedo il mio errore. Vi ringrazio, vecchio!
E da quel tempo da noi non ci fu più nulla. Merdiaiev si ristabilì, ma non interamente. E tuttora alla vista di un libro egli trema e si volta in là.