VISTA CON GRANELLO DI SABBIA
Wislawa Szimborska
Lo chiamiamo granello di sabbia.
Ma lui non chiama se stesso né granello, né sabbia.
Fa a meno di nome generale, individuale, instabile, stabile,
scorretto o corretto.
Non gli importa del nostro sguardo, del tocco
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale
è solo un'avventura nostra, non sua.
Per lui è come cadere su una cosa qualunque, senza la certezza di essere già caduto o di cadere ancora.
Dalla finestra c'è una bella vista sul lago, ma quella vista, lei, non si vede.
Senza colore e senza forma,senza voce, senza odore e dolore è il suo stare in questo mondo.
Senza fondo lo stare del fondo del lago e senza sponde quello delle sponde.
Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.
Né al singolare né al plurale quello delle onde, che mormorano sorde al proprio mormoriointorno a pietre non piccole, non grandi.
E il tutto sotto un cielo per natura senza cielo,dove il sole tramonta non tramontando affattoe si nasconde non nascondendosi dietro una nuvola ignara.
Il vento la scompiglia senza altri motivi se non quello di soffiare
Passa un secondo.
Un altro secondo.
Un terzo secondo.
Ma sono solo tre secondi nostri.
Il tempo passò come un messo con una notizia urgente.
Ma è solo un paragone nostro.
Inventato il personaggio, insinuata la fretta, e la notizia inumana.