mercoledì 14 febbraio 2018





CI CAPIAMO, IO E I PESCI. 
"L'uomo dai cerchi azzurri"
Fred Vargas
“«Lei è meno dotato di un pesce,» disse Mathilde. «Perché i pesci che vivono molto in profondità, nel buio completo come lei, se la cavano comunque per procurarsi da mangiare.»
«I pesci non si fanno la barba,» disse lui. «E poi, che cavolo, io non li vedo di buon occhio, i pesci.»
«Gli occhi, gli occhi! Lo fa apposta o cosa?»
«Certo che lo faccio apposta. Ho tutto un repertorio di frasi del genere: non vedo di buon occhio, getto un occhio, faccio l'occhiolino, mi costa un occhio, la tengo d'occhio, darei un occhio, valuto a occhio, occhio per occhio, eccetera. Ce ne sono migliaia. Mi piace usarle. Come quelli che rimasticano i loro ricordi. Ma è vero che non li vedo di buon occhio, i pesci.»
«Capita a molti. È vero che dei pesci non frega niente quasi a nessuno. Posso sedermi su questa sedia?»
«Prego. E lei cosa ci trova, nei pesci?»
«Ci capiamo, io e i pesci. E poi abbiamo trent'anni di vita in comune, perciò non abbiamo più il coraggio di lasciarci. Se mi facessi scaricare da un pesce, sarei persa. E poi lavoro con loro, mi fanno guadagnare soldi, mi mantengono, in un certo senso.»
«Allora è venuta a trovarmi perché assomiglio a uno dei suoi fottuti pesci nel buio?»
Mathilde rifletté.
«Così non arriverà da nessuna parte,» concluse. «Dovrebbe essere un po' più pescesco, per l'appunto, un po' più morbido, più fluido. Vabbè, comunque sono affari suoi, se la sua ambizione è di far sudare sangue a tutto il cosmo. Sono venuta perché lei cercava un appartamento e a quanto pare lo cerca ancora. Forse non ha molti soldi. E tuttavia questo albergo è caro.»
«Anche i suoi fantasmi mi sono cari. Ma soprattutto, sa una cosa, Regina Matilde, alla gente non va di affittare una casa a un cieco. Ha paura che il cieco faccia una marea di sciocchezze ovunque, che posi il piatto fuori dal tavolo e che pisci sul tappeto credendo di essere in bagno.»
«Invece a me un cieco va benissimo. I miei lavori sullo spinarello, la triglia lucerna e soprattutto l'angelo di mare mi hanno pagato tre appartamenti, uno sopra l'altro. La grande famiglia che occupava il primo e il terzo piano, cioè l'Angelo di mare e lo Spinarello, se n'è andata. Io abito al secondo, alla Triglia lucerna. Ho affittato lo Spinarello a una strana signora e ho pensato a lei per occupare l'Angelo di mare, insomma il primo piano se preferisce. Non le farò un prezzo alto.»
«Perché non un prezzo alto?»
Charles udì Mathilde ridere e accendere una sigaretta. Cercò con la mano un posacenere e glielo tese.
«Sta offrendo il posacenere alla finestra,» disse Mathilde. «Sono seduta almeno un metro più a sinistra di quanto pensi.»
«Ah, mi scusi. Lei però è un po' brutale. In questi casi le persone fanno in modo di prendere il posacenere con qualche contorsione ed evitano i commenti.»
«Mi troverà ancora più brutale quando saprà che l'appartamento è bello, è spazioso ma che nessuno vuole viverci perché è molto buio. Quindi mi sono detta: Charles Reyer mi piace. E siccome è cieco, casca a meraviglia, a lui non importerà di vivere in un posto buio.»
«È sempre così priva di tatto?» domandò Charles.
«Credo di sì,» disse Mathilde, serissima. «Allora, questo Angelo, cosa ne dice?»
«Voglio darci un occhio,» disse Charles sorridendo e portando una mano agli occhiali. «Credo mi vada benissimo un cupo angelo di mare. Ma se devo abitarci, voglio conoscere le abitudini di questo pesce, altrimenti il mio appartamento mi piglia per un idiota.»
«È facile. Squatina aculeata, pesce migratore, che abita i fondali sabbiosi delle coste del Mediterraneo. Carne piuttosto insipida, variamente apprezzata. Nuota come gli squali agitando la coda. Muso ottuso, valve nasali laterali, più o meno frangiate. Spiracoli ampi, semilunari, bocca armata di denti unicuspidi a base allargata, e tralasciamo il resto. Marrone con marmorizzature scure e macchie chiare, un po' come la moquette dell'ingresso, se vogliamo.»
«L'animale potrebbe piacermi, Regina Mathilde.»”
Fred Vargas,“L'uomo Dei Cerchi Azzurri.”