sabato 10 febbraio 2018






SCOPERTA DEL TESORO IN NOI
Gianfranco Giudice
"Con il sigaro in bocca"
Filippo è interessato ai discorsi generali che sto facendo, ma è ancora più curioso di sapere come io abbia vissuto le fasi della vita di cui parlo; così mi domanda per sapere di me: «Cosa ti ricordi di quando sei passato dall’adolescenza alla giovinezza e poi all’età adulta?». Penso a quegli anni ormai lontanissimi e rispondo cercando di capire io stesso qualcosa di più, naturalmente col senno del poi: «Dopo i terremoti della fase adolescenziale, ad un certo punto e in qualche modo ho iniziato a cercare di dare un orientamento alla mia vita, un centro di interesse prevalente. Sono innumerevoli le esperienze e le influenze che ci inducono, in maniera più o meno diretta, a compiere le nostre scelte. Un amico o il gruppo di amici, i genitori e l’ambiente familiare hanno una influenza importante, ma da un certo momento in poi per la maggior parte delle persone conta di più l’ambiente esterno alla famiglia. Importante può essere la scuola, magari un professore che ci affascina con le sue lezioni, perché rappresenta davanti ai nostri occhi la testimonianza viva della forza che può avere una passione. Allora quel professore sveglia in noi la nostra di passione, magari del tutto diversa dalla sua. Ci spinge a seguirla e ad alimentarla sempre di più, fino a che diventa lo scopo principale, la bussola della nostra esistenza; il cuore pulsante attorno al quale ruoterà e si organizzerà tutto il resto di quel che faremo e saremo». Al che mio figlio interrompendomi mi chiede: «Tu hai avuto qualche professore speciale?». Sì avevo avuto un maestro particolare: «Nella mia vita è stato decisivo l’incontro durante gli ultimi due anni di liceo con un professore speciale d’italiano e latino. Ogni volta che ci ripenso, mi convinco sempre di più che senza quell’incontro la mia vita sarebbe stata diversa o forse no; alla fine magari avrebbe comunque percorso gli stessi binari, ma con molta più fatica per percorrerli. Questa cosa l’ho detta anche al mio vecchio professore tanti anni dopo, perché poi di lui sono diventato amico. Quel che siamo nel profondo resta lo stesso, indipendentemente da che cosa ci succeda fuori. La cosa più difficile a volte è proprio arrivare a capire quel fondo pulsante che sta nascosto dentro di noi. Per questo sono importanti alcune persone particolari che ci aiutano ad arrivare laggiù, per scoprire il nostro tesoro nascosto, quello che fa di noi proprio noi. Il mio professore d’italiano con me ha fatto proprio questo, ricordi Socrate?», chiedo a Filippo e lui: «Sì, lo ricordo bene, perché me lo chiedi?», ed io: «Ti ricordi della maieutica socratica?». Mio figlio ricordava bene: «Mi pare che maieutica venga da una parola greca che significa arte di fare partorire i bambini e in Socrate è la capacità di risvegliare e fare emergere quel che abbiamo già presente dentro di noi. Socrate si paragonava alla madre che era una levatrice; diceva che come lei faceva partorire i corpi, similmente lui faceva partorire con i discorsi le anime dei suoi interlocutori». «Ecco Fil – interrompo mio figlio- quel mio meraviglioso professore, col suo dolcissimo accento campano del Cilento, con l’aspetto da satiro, proprio come Platone descriveva il suo maestro Socrate ci spiegava con tale passione ed entusiasmo la letteratura italiana, alcuni autori in particolare come Leopardi, che non potevi non sentirti scosso e risvegliato dal profondo. Lui per me era la poesia e la letteratura italiana vivente. Grazie al Leopardi spiegato da lui, arrivai a comprendere la mia grande passione per la filosofia; capii che c’era una sola cosa che mi sarebbe davvero piaciuto fare nella vita: leggere, studiare, scrivere, arrivare a capire me stesso e a rappresentarmi il mondo, poi avrei potuto fare qualunque lavoro per vivere. Insomma scoprii quella che si chiama una vocazione e da allora compresi anche che la scuola sono innanzitutto i professori e il loro rapporto con gli studenti. Il resto è un contorno, seppure importante. Chi ha avuto nella propria carriera scolastica almeno un bravo insegnante che ha lasciato un segno nella sua anima, come fortunatamente è capitato a me, può dirsi fortunato perché ha avuto un tesoro che resterà  per tutta la vita. Spero che questo accada anche a te». (da "Con il sigaro in bocca. Dialogo con mio figlio sul senso della vita")