domenica 13 maggio 2018




LA DONNA CHE NON POTEVA ESSERE QUI
di  Guillaume Musso
Se penso a te mi batte forte il cuore e solo questo mi importa." 
Tratto dal film L'ultimo metrò, di François Truffaut

Oggi è il primo giorno del resto della tua vita. Graffito anonimo su una panchina di Central Park È una mattina di gennaio nella baia di New York, all'ora in cui il giorno prevale sulla notte. In alto, tra le nubi che corrono verso nord, sorvoliamo Ellis Island e la statua della Libertà. Fa freddo e l'intera città è paralizzata dalla tormenta di neve. D'un   tratto   un   uccello   dalle   piume   argentee   buca   le   nuvole,   scendendo   in picchiata   verso   lo   skyline.   Spinto   da   una   forza   misteriosa   verso   il   nord   di Manhattan,   senza   curarsi   della   tempesta   sfreccia   con   strida   eccitate   sopra   il Greenwich Village, Times Square e l'Upper West Side, per poi posarsi sul cancello
d'ingresso di un parco pubblico. 
Siamo in fondo a Morningside Park, vicino alla Columbia University. 
Tra meno di un minuto si accenderà una luce all'ultimo piano di un piccolo stabile
del quartiere. 
Nel frattempo  Juliette  Beaumont, una  giovane  francese,  si  gode  gli  ultimi  tre
secondi di sonno. 
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Quando la radiosveglia suonò sul comodino, Juliette la afferrò a tastoni e la buttò in terra, mettendo a tacere l'odioso cicalino. Emerse dal piumone stropicciandosi gli occhi, posò un piede sul parquet lucido e fece qualche passo alla cieca, prima di inciampare nel tappeto reso scivoloso dai listelli incerati. Seccata, si rialzò e afferrò gli occhiali, che detestava ma che, essendo miope e allergica alle lenti a contatto, era costretta a portare. 
Sulla  scala  una collezione eterogenea  di  specchietti raccattati  nei  mercatini  le rimandò   l'immagine   di   una   ragazza   di   ventotto   anni   con   i   capelli   di   media lunghezza   e   lo   sguardo malizioso. Insoddisfatta,   si   pettinò   con   le   mani, distribuendo ai due lati della testa le mèche dorate. Doveva ammettere che con la
Tshirt scollata e le mutandine di pizzo aveva un'aria sexy e sbarazzina, ma era troppo freddo perché potesse indulgere in quella tenuta; così si avvolse in una pesante coperta scozzese e si premette la borsa dell'acqua calda contro il ventre. L'impianto di riscaldamento non era mai stato il punto forte dell'appartamento che divideva da tre anni con Colleen, la sua coinquilina. 
E dire che paghiamo duemila dollari d'affitto, pensò. 
Così imbacuccata, scese a piedi uniti i gradini e aprì la porta della cucina con un piccolo colpo d'anca. Un grosso gatto tigrato che già da vari minuti la aspettava al varco le saltò in braccio e poi su una spalla, rischiando di graffiarla. 
"Fermo, JeanCamille!" esclamò Juliette, afferrandolo e deponendolo di nuovo in terra. Il gatto miagolò scontento, prima di andare a raggomitolarsi nella sua cesta. Juliette mise sul fuoco un tegame d'acqua e accese la radio. 
... la violenta tormenta  di neve che da quarantott'ore paralizza  Washington e Philadelphia ha continuato a spostarsi verso nordest, investendo in pieno New York e Boston. 
Manhattan si è svegliata stamattina sotto una spessa coltre di neve che rallenta
sensibilmente il traffico e tutte le attività. 
Il   maltempo   ha   messo   in   crisi   i   trasporti   aerei:   tutti   i   voli   in   partenza   dagli
aeroporti Kennedy e La Guardia sono stati cancellati o rimandati. 
Anche la circolazione stradale è difficile e le autorità sconsigliano ai newyorchesi di mettersi in viaggio. 
La metropolitana dovrebbe funzionare normalmente, ma si prevede che il traffico di   superficie   degli   autobus   subirà   gravi   ritardi.   L'azienda   ferroviaria   Amtrak annuncia che sarà costretta a ridurre il servizio e, per la prima volta in sette anni, lo   zoo,   i   musei   cittadini   e   i   principali   monumenti   chiuderanno   i   battenti.   La tormenta, causata dall'incontro tra una massa di aria umida proveniente dal Golfo
del   Messico   e   una   massa   di   aria   fredda   proveniente   dal   Canada,   si   sposterà
durante la giornata verso il New England. 
Vi raccomandiamo la massima prudenza. 
Siete sintonizzati su Manhattan 101.4, la  vostra radio. Manhattan 101.4. Dateci
dieci minuti del vostro tempo e noi vi daremo il mondo... 
Mentre ascoltava le notizie, Juliette rabbrividì. Doveva prendere subito qualcosa di caldo. Cercò nella credenza, ma non c'erano né caffè solubile né té. Con un certo   imbarazzo,   si   ridusse   a   raccogliere   dall'acquaio   la   bustina   di   té   usata   il giorno prima da Colleen. 
Ancora   insonnolita,   si   appoggiò   al   davanzale   e   guardò   dalla   finestra   la   città
ammantata di neve. 
Provava   un   gran   rimpianto   al   pensiero   che,   prima   della   fine   della   settimana,  avrebbe lasciato per sempre Manhattan. 
Non le era stato facile prendere quella decisione, ma si era dovuta  arrendere all'evidenza: se lei amava New York, New York non amava lei. Nessuna delle sue speranze, nessuno dei suoi sogni si era realizzato nella Grande Mela. 
Dopo   il   liceo   e   un   anno   di   corso   propedeutico,   si   era   laureata   in   lettere   alla
Sorbona,   recitando  nel   contempo   in  circoli   teatrali  universitari.   In   seguito   era
stata ammessa alla Scuola Florent d'Arte drammatica, dove era stata giudicata
una   delle   allieve   più   promettenti.   Intanto   aveva   continuato   a   presentarsi   ai
casting, girato due o tre spot pubblicitari e fatto la comparsa in alcuni telefilm. Ma
poiché tutti i suoi sforzi erano stati vani, a poco a poco aveva ridimensionato leambizioni,   accettando   di   esibirsi   nei   supermercati o nelle aziende,   di   recitare commediole alle feste di compleanno dei bambini e di fare l'animatrice a Euro
Disney travestita da Winnie the Pooh. 
Benché non vedesse grandi prospettive all'orizzonte, non si era persa d'animo e
aveva deciso di prendere il toro per le corna e fare il grande salto, trasferendosi
negli Stati Uniti. Era sbarcata piena di speranze nella Grande Mela, offrendosi
come ragazza alla pari ma sognando Broadway. 
Non si diceva sempre che chi aveva successo a New York poteva averlo ovunque? 
Durante   il   primo   anno,   il   mestiere   di   babysitter   le   aveva   lasciato   il   tempo   di
perfezionare l'inglese, eliminare l'accento e frequentare corsi di arte drammatica. 
Ma le audizioni cui si era presentata le avevano permesso di ottenere solo piccoli
ruoli   in   pièce   sperimentali   o   d'avanguardia,   rappresentate   in   soffitte,   teatri
microscopici o sale parrocchiali. 
In seguito, per guadagnarsi da vivere, aveva fatto vari lavori, come cassiera part
time in un minimarket, donna delle pulizie in un sordido albergo di Amsterdam
Avenue e cameriera in un coffee shop. 
Un   mese   prima,   aveva   deciso   di   tornare   in   Francia.   Presto   Colleen   avrebbe
lasciato l'appartamento per andare a vivere con il suo ragazzo e lei non aveva né
la voglia né il coraggio di cercarsi un'altra coinquilina. Era ora di ammettere la
sconfitta. Aveva tentato un gioco rischioso e aveva perso.