lunedì 14 maggio 2018


POLITICA MEDIOCRE
Questo brano di Gramsci, che ho riprodotto due anni fa,  è una riflessione sulla politica e sulla funzione del politico, che valeva allora e vale oggi. E anche sul ruolo del partito. Riprendere questa discussione è vitale se vogliamo non farci travolgere dai vari "populismi" e da organizzazioni "partito" come macchine litigiose in funzione di beghe continue che non hanno niente a che fare con la funzione politica. Il senso del suo discorso è nella condanna di una classe dirigente che  con il suo dilettantismo in politica non fa  soffrire tanto il politico che produce il danno, ma il popolo (non mi piace dire "gente" o "cittadino"). Forse sono discorsi che hanno ancora un senso? Penso di sì. Parlare di mediocrità nella politica di allora è di adesso, mi sembra importante.
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Antonio Gramsci, “Odio gli indifferenti.” Chiarelette,2011.
“Un uomo politico è grande in misura della sua forza di previsione: un partito politico è forte in misura del numero di uomini di tal forza di cui dispone. In Italia i partiti di governo non possono disporre di nessuno di tali uomini: nessuno che sia grande, nessuno che sia almeno mediocre. Uno dei caratteri italiani, e forse quello che è più malefico per l’efficienza della vita pubblica del nostro paese, è la mancanza di fantasia drammatica. Sembra una affermazione letterariamente paradossale, e in verità è una osservazione profondamente realistica. Ogni provvedimento è un’anticipazione della realtà, è una previsione implicita. Il provvedimento è tanto più utile quanto più esso aderisce alla realtà. E perché ciò avvenga è necessario che il lavorio preparatorio sia completo, che nel lavorio preparatorio non si sia trascurata alcuna ipotesi, e delle infinite ipotesi possibili si siano scartate quelle che non resistono alla prova della rappresentazione drammatica.
Orbene le autorità italiane, quelle governative, quelle provinciali, quelle cittadine, non hanno finora decretato un provvedimento che non sia stato tardivo, non hanno ponzato un provvedimento che non abbia avuto bisogno di essere modificato, di essere prima o poi cassato, perché, invece di provvedere, veniva a far rincrudire il malessere. Non sono riuscite ad armonizzare la realtà, perché sono state incapaci di armonizzare prima, nel pensiero, gli elementi della realtà stessa. Esse ignorano la realtà, ignorano l’Italia in quanto è costituita di uomini che vivono, lavorando, soffrendo, morendo. Sono dei dilettanti: non hanno alcuna simpatia per gli uomini. Sono retori pieni di sentimentalismo, non uomini che sentono concretamente. Obbligano a soffrire inutilmente nel tempo stesso che sciolgono degli inni alati alla virtù, alla forza di sacrificio del cittadino italiano.
La folla è ignorata dagli uomini di governo, dai burocratici provinciali e cittadini. La folla, in quanto è composta di singoli, non in quanto è popolo, idolo delle democrazie”