mercoledì 27 novembre 2019


RICORDI 
LA STORIA SIAMO NOI
Piero Carnini

L’ultima festa Nazionale del PCI si è svolta nel gennaio del 1991 sulle nevi di Bormio in Valtellina.
Un avvenimento significativo per la storia si quel partito (del mio partito) nel quale militavo dal 1971.
Ne ero il responsabile e la situazione la vivevo con qualche ansia. C’era molto dibattito e infinite discussioni si tenevano sulla nascita del nuovo partito. Il simbolo della “falce e martello” avrebbe lasciato il posto alla “quercia”. Il processo era stato molto lento ma ormai si avviava alla conclusione.
Gli ultimi concerti dei Nomadi, De Gregori e Guccini; gli ultimi serate del coro Cai; le ultime esibizioni dei campioni del mondo di pattinaggio su ghiaccio e ginnastica ritmica; gli ultimi dibattiti con i leader nazionali del PCI; gli ultimi balli al Pentagono (magnifica struttura che ben si adattava ai meeting turistici); le ultime sciate per chi aveva imparato sui pendii della Pista Mondiale bormina a cadere e rialzarsi con il sorriso sulle labbra; le ultime escursioni alla zona franca di Livigno e le ultime gite organizzate verso S. Moritz con il Trenino Rosso del Bernina.
La kermesse si avviava felicemente alla conclusione con il record delle presenze: quarantamila pernottamenti e oltre 4000 partecipanti all’evento. Da nessuna parte; in nessuna località dell’arco alpino tante presenze di turisti dal 10 al 20 gennaio. Finite le vacanze Natalizie e i brindisi di fine anno, entro il 6 gennaio tutti tornavano alla vita di tutti i giorni. A Bormio invece…..la stagione continuava fino al 20 gennaio per la soddisfazione di commercianti e albergatori.
Ma la festa doveva finire!
Lo statuto del PCI (che allora veniva rispettato) prevedeva che dopo il comizio di fine festa si sarebbero dovuti suonare tre inni; quello di Mameli, L’Internazionale e Bandiera Rossa. Da sempre era stato così e anche quella sera avrebbe dovuto essere così. Avrebbe….!
Nel pomeriggio del sabato, nonostante tutti gli inderogabili impegni , decisi di recarmi a Sondrio presso la sede in una radio locale per chiedere un grande piacere: registrarmi le tre canzoni finali della festa su un unico nastro. Allora la tecnologia non consentiva, come adesso, in un batter di ciglio, di avere qualsiasi canzone disponibile.
Il figlio del mio grande amico Libero Mangione, fu molto gentile.
Nel giro di una mezz’oretta produsse le tre canzoni su una musicassetta e mi promise di fare un salto a Bormio in serata. Tornai a Bormio a velocità non consentita. Il reato è prescritto!!! =D
Forse Napolitano o forse Fassino (non ne ho ricordo) chiuse la manifestazione e, non senza qualche emozione e timore, avviai la musica.
In sala erano rimaste circa 2000 persone perché molti avevano intrapreso la strada del ritorno verso la Liguria, la Toscana,l’Emilia Romagna e il Lazio… Una lunga teoria di pullman e di veicoli, timidamente affrontarono le strade innevate con qualche anticipo.
L’Inno di Mameli cantato da tutti; l’Internazionale ascoltato con il rispetto della solennità del pezzo e infine…
Infine, a sorpresa, i compagni non cantarono tutti assieme Bandiera Rossa che fra le righe diceva “evviva il comunismo e la libertà”. No, non la cantarono perché decisi , in completa solitudine e, convengo, temerariamente , di sostituirla con “La storia siamo noi” di De Gregori.
Lo sconcerto fu grande e unanime. I rimproveri al sottoscritto li risparmio perché li lascio immaginare a ognuno di voi.
Non dormii molto quella notte. L’avevo fatta grossa ma certo, non mi ero pentito.
Passò una settimana. La delega al XX Congresso Nazionale del PCI – 1° Congresso del PDS di Rimini non mi fu assegnata. Un invito sì, perché un invito non si negava a nessuno soprattutto a chi si fosse pagato le spese del viaggio e soggiorno.
A Rimini ci andai con l’ottimismo di chi da anni sperava in un cambiamento di un Partito che nella base era molto avanti rispetto ai suoi dirigenti. Avevo molte aspettative e molta curiosità
La mattina mi presentai puntuale al Pala Fiera… Un gran vociare sugli spalti, poi improvvisamente un silenzio solenne.
Sullo schermo bianco dietro il palco venne proiettata l’immagine di Sandro Pertini e partì una musica conosciuta…
Era “La storia siamo noi” di De Gregori… Mi vennero i brividi e, forse piansi. A distanza di anni, scrivendo di quel ricordo, i brividi li ho provati ancora.
Piero Carnini
PS: Grazie a Paolo Bolzani che mi ha dato un altro stimolo per frugare nelle vicende della mia vita. Alla prossima!