giovedì 8 ottobre 2020

LA BATTAGLIA DI ALESIA DE BELLO GALLICO


LA BATTAGLIA DI ALESIA

DE BELLO GALLICO

E' 'inizio di ottobre del 52 a.C. ad ALESIA Giulio Cesare ha sconfitto i galli di Vercingetorige. Una battaglia importante, ma come tante altre nella storia, diviene, grazie alla potenza della letteratura, una delle più lette, studiate e discusse per molte generazioni.Il De Bello Gallico, che lancia Cesare ai vertici della morente Res Publica romana, è un sapiente capolavoro di autopropaganda. Ma è vero che ad Alesia il genio militare di Cesare salva i suoi 50mila soldati dall'annientamento a tenaglia da parte di oltre 300mila galli. Dopo sei anni di guerre in Gallia, Cesare cinge d'assedio Vercingetorige nella collina di Alesia, nell'odierna Borgogna che si eleva a 400 metri ‘colle summo admodum’. Questi richiede aiuto a tutte le tribù del paese. E un potente esercito di soccorso si mette in marcia. I legionari circondano Alesia con una potente doppia cinta di fortificazioni lignee dotata di torri, una rivolta verso la città, una verso l'esterno ‘contra exteriorem hostem’. Prima di essa dispongono molteplici linee di sbarramento composte da ostacoli e trappole. La loro descrizione, croce e delizia degli studenti di latino per secoli, è potente: prima vi sono dei pioli interrati con un uncino di ferro, chiamati 'stimulos', quindi 8 file di buche nelle quali vengono conficcati pali appuntiti nascosti da arbusti chiamati lilium (gigli) .Dietro essi cinque file di cippos, ovvero degli alberi resi appuntiti in cima ma con ancora i rami, conficcati in buche in maniera obliqua. Più indietro due fosse profonde, una delle quali colme d'acqua, che servono ad alzare un terrapieno dai quali sporgono dei pali aguzzi. Quindi sul terrapieno il muro di legno con torri. Fra le due mura Cesare dispone i campi delle legioni e della riserva mobile che possono così muoversi da un punto all'altro della difesa per respingere gli attacchi senza essere colpiti annullando la superiorità del nemico . All'arrivo dell'esercito nemico di oltre 200mila uomini Vercingetorige e i suoi compiono una sortita. L'attacco è a tenaglia. Il primo scontro è fra le cavallerie, quella dei galli contro i germani alleati dei romani che hanno la meglio e travolgono anche i fanti leggeri.E' una breve pausa. A notte fonda la fanteria gallica attacca con scale e arpioni le mura e da Alesia Vercingetorige compie una sortita con i suoi. L'assalto è impetuoso. Ma gli ostacoli di Cesare funzionano. Molti galli vengono trafitti: se stimulis inopinantes induebant. All'alba la ritirata. Ma ora i galli abbandonano l'attacco cieco. Studiano il terreno e il punto debole dei romani. A Nord una collina è fuori dalle difesa e domina l'accampamento romano di fronte. I galli con una marcia notturna si appostano dietro alla collina non visti. A mezzogiorno sferrano l'attacco a sorpresa con Vercingetorige che ancora una volta esce con i suoi. I romani sono a un punto critico, impegnati su più fronti 'Pugnatur uno tempore omnibus locis'. Cesare invia Labieno con i rinforzi ma i galli sembrano incontenibili.I galli si sono organizzati: gettano terra sopra i pali e gli uncini per passarci sopra senza danno, adottano formazioni serrate con scudi sul modello romano ‘testudine facta’ , fanno affluire a rotazione reparti freschi. I rinforzi non bastano, Cesare ne manda altri al comando del giovane Bruto (si, proprio lui), poi altri, Alla fine deve muoversi lui stesso con la riserva perché Labieno lo avvisa che sta per cedere. Cesare accorre e fa uscire la cavalleria dalle mura per attaccare il nemico alle spalle. Il colore del suo mantello (colore vestitus) lo fa scoprire. I galli lanciano un ultimo disperato assalto. Si combatte corpo a corpo con le spade ‘Gladiis rem gerunt’. Ed ecco che a la cavalleria piomba alle spalle dei galli. La rotta è generale. Vercingetorige rientra ad Alesia ma ammette la sconfitta e si rimette al consiglio degli altri capi che chiedono a Cesare di trattare. Il generale romano sistema il suo seggio davanti alle mura ‘consedit’ e lì, come immortalato nel celebre quadro di Lionel Royer, gli consegnano il capo nemico' il quale getta la sua spada in terra. ‘Vercingetorix deditur’. Il guerriero così valoroso, dopo aver seguito in catene il trionfo di Cesare per le vie di Roma sei anni dopo, trova la sua fine strangolato in una cella del carcere mamertino, sotto al Campidoglio ancora esistente. Il vincitore non vivrà molto più a lungo… FINIS