MALEDIZIONE CARAVAGGIO
Alex Connor
Suggerimento di lettura a cura di Rosa Maria Corti Per chi volesse approfondire la conoscenza di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, suggerirei la lettura di “Maledizione Caravaggio” della scrittrice inglese Alex Connor, una sorta di affresco letterario che gioca con la luce e l’ombra.
Personalmente ho trovato la lettura molto piacevole, forse perché, interessata alla storia degli ordini cavallereschi, ero desiderosa di scoprire se davvero Caravaggio fosse stato accolto nell’Ordine dei Cavalieri di Malta, fatto piuttosto dubbio perché nel maggio del 1606 l’artista aveva ucciso Ranuccio Tomassoni con conseguente bando capitale. Se, come pare, Caravaggio si recò a Malta nel 1608, fu sicuramente grazie all’intervento della potente famiglia Colonna e alla sua fama di valente artista, “eccellentissimo nel colorire”. D’altra parte esiste un ritratto di Alof de Wignacourt (conservato al Louvre di Parigi), Gran Maestro dei Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, allora regnante a Malta, vestito con l’armatura e affiancato da un giovinetto che gli porge l’elmo. Secondo il Baglione sarebbe stato proprio grazie a questa tela e al quadro raffigurante “La decollazione di San Giovanni Battista” (firmato f. Michelangelo) che Caravaggio fu nominato "Cavaliere di grazia con la croce di Malta". Stranamente però la tela (in cui la predominanza del nero fa pensare che sia stata dipinta al buio con il solo ausilio di torce appese alle pareti), che sarebbe dovuta passare in eredità all'Ordine stesso e rimanere dunque nella sede dell’Ordine alla Valletta, già nel 1670 si trovava in Francia. Qualcosa doveva essere successo…
La Connor suggerisce ipotesi che chiamano in causa il carattere intemperante dell’artista: una rissa, un cavaliere ferito… Ora, se un cavaliere si scontrava con un altro membro dell’Ordine, veniva imprigionato e privato della sua tunica. Successe questo a Caravaggio? Venne spogliato della carica appena conquistata? Al lettore il piacere di scoprirlo.
Dal Cap. 19
Le Sette opere di misericordia fu svelato di fronte alla collettività rimasta con il fiato sospeso. L’enorme tela appesa in alto sopra l’altare vibrava con la vita delle strade di Napoli. Non c’erano tracce della leggenda: il dipinto raffigurava la realtà. Una realtà che ogni uomo, donna e bambino poteva comprendere.… Era un’opera piena di compassione, di sofferenza, ed era una dimostrazione del talento di un uomo che aveva ritrovato la sua forza formidabile. La notizia si diffuse con la stessa rapidità del mercurio su un pendio ghiacciato. Caravaggio aveva trionfato e, nel giro di poche settimane, la sua grande abilità stava cambiando le sorti della pittura napoletana: il realismo stava scalzando i ghirigori privi di nerbo dei rivali che aveva in città.