L’Adagio di Albinoni, il falso musicale più celebre al mondo
Di Eleonora Bagarotti
L’Adagio in Sol minore di Albinoni è uno dei pezzi più popolari. Il cinema lo ha più e più volte utilizzato, il suo andamento lento – e quel profondo ricamo barocco di archi – esprime un impatto emotivo adatto alle scene più commoventi. Un’unica citazione? “Gli anni spezzati”, un film del 1981 di Peter Weir, ma la lista potrebbe essere lunga pagine e pagine. Ma questo Adagio viene suonato anche nelle cerimonie funebri, da Enrico Berlinguer a Margaret Thatcher. Eppure la storia di questo capolavoro è più complicata di così. Si tratterebbe infatti della più grande frode nella storia della musica.
Questo semplice movimento barocco proviene da un compositore veneziano, Tomaso Giovanni Albinoni (Venezia, 1671), che aveva studiato canto ed era divenuto un violinista, ma ben presto prestò il suo talento alla composizione sia operistica che strumentale. Albinoni si riferiva a se stesso come a “un dilettante veneto”, ma in verità fece della musica il suo mestiere, fino alla sua morte (nel 1751). Poiché le sue opere non furono mai pubblicate, fu conosciuto soprattutto per le sue 99 Sonate, i 59 Concerti e le 9 Sinfonie che erano, ai suoi tempi, favorevolmente paragonate alle produzioni dei contemporanei Antonio Vivaldi e Arcangelo Corelli.
Dopo la morte di Albinoni, gran parte della sua musica si diresse verso la Biblioteca di Stato sassone, dove venne conservata prima di andare completamente distrutta nei bombardamenti del 1945. E proprio in quell’anno, il musicologo Remo Giazotto scrisse una biografia di Albinoni (il libro s’intitola “Musico di Violino Dilettante Veneto”), catalogandone le opere rimanenti. Qualche anno dopo, Giazotto affermò di aver recuperato un frammento di musica inedita di Albinoni dalla Biblioteca di Dresda: un pezzetto di manoscritto, probabilmente del lento movimento di una Sonata in Sol minore, che consisteva solo in un basso continuo e in sei battute di melodia. Lo studioso affermò quindi di aver completato il singolo movimento di Albinoni in omaggio al compositore e pubblicò, con il nome del medesimo, il famoso Adagio in Sol minore nel 1958. Il brano entrò velocemente nelle grazie di musicisti, classici e non solo, e, soprattutto, in quelle del pubblico. I Doors lo reinterpretarono nell’album “An american player” del 1978 e potremmo citare altre rivisitazioni, incluse quelle del Rock Progressive. L’Adagio si ritrova persino nelle pubblicità televisive, in tutto il mondo.
Secondo i musicologi, l’operazione di Giazotto rimane, a suo modo, la testimonianza di un falso storico trasformato in grande successo: nel XX secolo, egli sviluppò il frammento di Albinoni completando un’opera secondo le regole – e il gusto – barocco. Il trionfo prosegue anche nel XXI secolo, tanto che il brano è stato di recente utilizzato interamente nella serie televisiva “The assassination of Gianni Versace”. La sua potenza malinconica ed emotiva mantiene intatta la sua forza ed io son certa che Albinoni ringrazierebbe Giazotto per questo omaggio.