Si legga Sossio Giametta che legge Oswald Spengler: "Le civiltà sono organismi e come tali hanno un inizio, uno sviluppo, un tramonto e una fine". Così deresponsabilizzati, tanto vale non prendersela troppo. Nemmeno con gli animalisti in tv
Non si veda in Sossio Giametta innanzitutto il gran nicciano, colui che ha tradotto e commentato l’opera omnia di Nietzsche. Si veda innanzitutto lo spengleriano: perché è più utile, mica per altro. A me tranquilizza ritrovare in “Caleidoscopio filosofico” (Mimesis), riformulata, l’intuizione di Oswald Spengler: “Le civiltà sono organismi e come tali hanno un inizio, uno sviluppo, un tramonto e una fine, alla stregua degli organismi degli esseri viventi”. Perché mi tranquillizza? Perché mi deresponsabilizza: se non posso farci niente, nulla debbo fare. Posso ad esempio risparmiarmi altri scontri televisivi con Michela Vittoria Brambilla: gli animali nella Costituzione sono l’anticamera di un’estinzione (culturale, demografica) già scritta nel libro della storia. C’è soltanto un problema. Secondo Giametta “una grande civiltà non muore (come non nasce) pacificamente, finisce (e comincia) not with a whimper but a bang (dico invertendo i termini di Eliot)”. E allora, se salvare l’Occidente è impossibile, ci si impegni, più modestamente, più fattibilmente, a insonorizzarlo