SPLENDESSERO LANTERNE
Bruno Fasoli
- Buongiorno, un biglietto per favore
- Per dove Signore?
- Il primo treno che passa.
- Per Athlone, tra più di un'ora.
- Va bene...solo andata.
Sorrise Brian: aveva recitato alla perfezione, la battuta di Noodles dentro la stazione, nel film "C'era una volta in America".
Nella sala d'attesa, troneggiava al centro, una panca, non molto grande, di un legno scuro, severo, intaccato dal tempo. Per sedersi scelse il lato accanto all'enorme finestra. Vi entrava tanta luce, perché il sole, che giocava a nascondersi tra le nuvole, emanava un piacevole tepore.
Rovistò nella sacca e tirò fuori un libro e prese a sfogliarlo. Erano le "Poesie" di Dylan Thomas;
La porta, che incorniciava due grandi vetri gialli e verdi, si aprì di colpo ed entrò una signora.
Aveva un aspetto abbastanza distinto. Non era molto alta. Ma la prima cosa che colpì Brian, furono i suoi occhi: due tocchi di pennello intinto in un verde smeraldo delicatissimo, tenue ma lucente. Indossava un montgomery a scacchi grandi e dei jeans blu scuro su un paio di Nike rosse.
- Buongiorno, posso poggiare qui le valige?
- Ma la prego, rispose Brian.
Liberò gli alamari dalle asole, depose il montgomery sulla panca e si diresse verso la biglietteria. Riponendo il titolo di viaggio nel portafoglio, andò a sedersi.
- Oh, che meraviglia. Anche lei ama Dylan.
- Se riuscissi nell'intento di capirlo meglio, lo amerei certamente di più.
- Che poesia sta leggendo?
- Splendessero lanterne.
- Ho udito molti anni di parole e molti anni dovrebbero portare un mutamento, recitò lei.
- La palla che lanciai giocando nel parco non è ancora scesa al suolo, concluse Brian.
Si guardarono compiaciuti e si sciolsero in un unico sorriso.
- Mi chiamo Brian.
- Io Cristin.
- Dov'è diretta Cristin, se posso chiederlo.
- Lo ha fatto ormai, rispose la donna sorridendo. Vado a Wexford.
- Per lavoro?
- No ribatté secca Cristin. Vorrei regalarmi un'altra vita e credo proprio, considerando le prospettive, di meritarla.
- Anche lei? Disse Brian. Certo, com'è strana la vita. La mia Almha mi ha lasciato nove anni fa, un infarto ci ha diviso per sempre. In tutto questo tempo non ho fatto altro che ripetere sempre le stesse cose, vedere sempre gli stessi volti; i miei giorni sono fotocopie dell'ultimo trascorso. E allora mi sono chiesto se era giusto continuare così: sono stato qualche giorno a pensare e poi ho deciso di cambiare aria. Si, proprio così, desideravo "cambiare aria" in tutti i sensi. Ed eccomi qua, in attesa di partire per un posto nuovo, diverso, dove poter ripartire da zero.
- Io invece, non sono vedova, sentenziò Cristin. Mio marito ha deciso di buttare in un pozzo, trent'anni d'amore. Un amore che io credevo infinito, ma così non è stato. Negli ultimi tempi, qualcosa si è rotto: molti interessi comuni, hanno preso vie diverse, si sono sciolti. Quando si dà spazio alla sopportazione, i giochi stanno per finire e tutte le fantasie svaniscono. E così il bel vaso è andato in frantumi, inutile il rincollare i cocci: ognuno usava una colla farlocca. Mio marito adesso, vive una storia con una donna che ha vent'anni meno di me. Lei lavora in un'enoteca e probabilmente, possiede un carattere molto determinato: pensi che nel giro di qualche mese, ha trasformato mio marito in un provetto sommelier. Ernest era astemio e detestava il vino; vede, Brian, com'è strana la vita?
Tra Cristin e Brian, iniziò un dialogo serrato, cordialissimo. Per più di mezz'ora, si scambiarono reciproche sensazioni e confidenze tra risate e sorrisi. Stava nascendo un piacevole coinvolgimento di due stati d'animo. Ognuno stava cercando di indossare i vestiti dell'altro, percependo gradevoli sensazioni.
Brian, completamente coinvolto in questo susseguirsi di emozioni, chiedendo scusa a Cristin, si alzò di colpo dalla panca e si diresse verso la biglietteria.
- Senta, è possibile riconvertite il biglietto che mi ha fatto prima?
- Certo signore, mi dica per dove.
- Per Wexford, solo andata...🌈