lunedì 7 febbraio 2022

NASTAGIO DEGLI ONESTI Estratto da DECAMERONE Di Boccaccio

NASTAGIO DEGLI ONESTI

Estratto da DECAMERONE 

Di Boccaccio

Nastagio incontra la donna e il cavaliere nella pineta di Ravenna, Botticelli

Recensione di Davide Bovati

Nastagio degli Onesti, amando una de’ Traversari, spende le sue ricchezze senza essere amato. Vassene, pregato da’ suoi, a Chiassi; quivi vede cacciare ad un cavaliere una giovane e ucciderla e divorarla da due cani. […]

Queste le prime righe di riassunto dell‘ottava Novella della quinta Giornata. Membro di una casata nobiliare della Ravenna medievale, il giovane Nastagio largheggia in spese per corteggiare un’altrettanto nobile donna appartenente a una famiglia ravennate, realmente esistita come quella del protagonista, dei Traversari. Il nome di lei però non viene mai pronunciato. Vedendo a rischio la sua salute e la sua fortuna amici e parenti gli consigliano a Nastagio di allontanarsi un po’ dalla città per tenersi alla larga dalla causa dei suoi mali. Il giovane «[…] fatto fare un grande apparecchiamento, come se in Francia o in Ispagna o in alcuno altro luogo lontano andar volesse […]» ben decide di andare alla pineta di Classe, appena fuori Ravenna. Qui il tono della novella cambia bruscamente: al giovane appare una visione terrificante. Una donna nuda, braccata da due mastini, viene inseguita da un cavaliere armato. È un medioevo oscuro e pagano quello che emerge dal bosco: immagine classica della letteratura morale dell’epoca, e ripresa anche da Dante nella Selva dei Suicidi, è la Caccia selvaggia. Reminescenza precristiana, Wotan/Odino e la sua muta di caccia che attraversa la notte, portando con se gli sventurati mortali che assistono, sì è trasformata in Re Artù, Carlo Magno o Teodorico, e prima di svanire dalla letteratura italiana viene agguantata da Dante nelle sue visioni infernali.

Nastagio prova a difendere la donna, ma il cavaliere, mentre i cani le azzannano il corpo e la sua spada la trancia in due per strapparle il cuore, racconta che questa è la pena a cui la dama è stata condannata per aver rifiutato il suo amore. Tutti i venerdì in quel luogo il massacro si ripete e così in molti altri posti, mentre la donna continuamente si rigenera.

Terminata la visione, muta rapidamente anche il tono della novella: Nastagio, ripresosi dallo spavento nascosto tra i cespugli, ha un’idea. Un ultimo grande banchetto, proprio dentro la pineta di Classe, a cui sarà invitata anche la sua amata riottosa. Ecco che il venerdì seguente, sul finire del banchetto, la caccia selvaggia riappare, e con essa il terribile cavaliere, che dopo il suo sanguinoso rito non si esime dall’ammonimento esemplare. L’amata di Nastagio, atterrita, decide che tutto sommato non le conviene essere così scontrosa, e addirittura si offre tutta al pretendente, che ormai può ritenersi soddisfatto.

E non fu questa paura cagione solamente di questo bene, anzi sì tutte le ravigiane donne paurose ne divennero, che sempre poi troppo più arrendevoli a’ piaceri degli uomini furono che prima state non erano.

La novella ebbe un discreto successo all’epoca, tanto che più di cento anni dopo Sandro Botticelli raffigurò su quattro pannelli a tempera l’episodio boccaccesco. I dipinti, che accompagnano più che degnamente questo articolo, sono ora conservati al Prado di Madrid e nella collezione privata della famiglia Pucci a Firenze.

La bravura di Boccaccio in questa novella, apparentemente così semplice, sta proprio nell’abilità di mescolare e tessere un materiale già esistente. Espliciti i richiami danteschi, ma altrettanto forti i meccanismi dell’exemplum, però ribaltati e distrutti da una gioviale ironia. In pochissime righe l’autore descrive scene orrorifiche, di amore romantico non corrisposto, o di gioiosa materialità. Il prototipo della novella.

8

Nastagio degli1 Onesti, amando una de’ Traversari, spende le sue ricchezze senza essere amato; vassene pregato da’ suoi a Chiassi; quivi vede cacciare a un cavaliere una giovane e ucciderla e divorarla da due cani; invita i parenti suoi e quella donna amata da lui a un desinare, la quale vede questa medesima giovane sbranare e temendo di simile avvenimento prende per marito Nastagio.

Come la Lauretta2 si tacque, così per comandamento della reina cominciò Filomena:

Amabili donne,3 come in noi è la pietà commendata, così ancora in noi è dalla divina giustizia rigidamente la crudeltà vendicata: il che acciò che io vi dimostri e materia vi dea di cacciarla del tutto da voi, mi piace di dirvi una novella non meno di compassion piena che dilettevole.

In Ravenna,4 antichissima città di Romagna, furon già assai nobili e gentili uomini, tra’ quali un giovane chiamato Nastagio degli Onesti, per la morte del padre di lui e d’un suo zio, senza stima rimaso ricchissimo. Il quale, sì come de’ giovani avviene,5 essendo senza moglie s’innamorò d’una figliuola di messer Paolo Traversaro, giovane troppo più nobile che esso non era, prendendo speranza con le sue opere di doverla trarre a amar lui.6 Le quali, quantunque grandissime, belle e laudevoli fossero, non solamente non gli giovavano, anzi pareva che gli nocessero, tanto cruda e dura e salvatica gli si mostrava la giovinetta amata, forse per la sua singular bellezza o per la sua nobiltà sì altiera e disdegnosa divenuta, che né egli né cosa che gli piacesse le piaceva. La qual cosa era7 tanto a Nastagio gravosa a comportare, che per dolore più volte dopo essersi doluto gli venne in disidero d’uccidersi; poi, pur tenendosene, molte volte si mise in cuore di doverla del tutto lasciare stare, o se potesse d’averla in odio come ella aveva lui. Ma invano8 tal proponimento prendeva, per ciò che pareva che quanto più la speranza mancava, tanto più multiplicasse il suo amore.

Perseverando adunque il giovane e nello amare e9 nello spendere smisuratamente, parve a certi suoi amici e parenti che egli sé e ’l suo avere parimente fosse per consumare; per la qual cosa più volte il pregarono e consigliarono che si dovesse di Ravenna partire e in alcuno altro luogo per alquanto tempo andare a dimorare, per ciò che, così faccendo, scemerebbe l’amore e le spese.10 Di questo consiglio più volte fece beffe Nastagio; ma pure, essendo da loro sollecitato, non potendo tanto dir di no, disse di farlo; e fatto fare un grande apparecchiamento, come se in Francia o in Ispagna o in alcuno altro luogo lontano andar volesse, montato a cavallo e da’ suoi molti amici accompagnato di Ravenna uscì e andossen a un luogo11 fuor di Ravenna forse tre miglia, che si chiama Chiassi; e quivi fatti venir padiglioni e trabacche, disse a color che accompagnato l’aveano che starsi volea e che essi a Ravenna se ne tornassono. Attendatosi12 adunque quivi Nastagio cominciò a fare la più bella vita e la più magnifica che mai si facesse, or questi e or quegli altri invitando a cena e a desinare, come usato s’era.

Ora avvenne che,13 un venerdì quasi all’entrata di maggio, essendo un bellissimo tempo e egli entrato in pensiero della sua crudel donna, comandato a tutta la sua famiglia che solo il lasciassero per più poter pensare a suo piacere, piede innanzi piè se medesimo trasportò14 pensando infino nella pigneta. E essendo già passata presso che la quinta ora del giorno e esso bene un mezzo miglio per la pigneta entrato, non ricordandosi di mangiare né d’altra cosa, subitamente gli parve udire un grandissimo pianto e guai altissimi messi da una donna; per che, rotto il suo dolce pensiero, alzò il capo per veder che fosse e maravigliossi nella pigneta veggendosi. E oltre a15 ciò, davanti guardandosi, vide venire per un boschetto assai folto d’albuscelli e di pruni, correndo verso il luogo dove egli era, una bellissima giovane ignuda, scapigliata e tutta graffiata dalle frasche16 e da’ pruni, piagnendo e gridando forte mercé; e oltre a questo le vide a’ fianchi due grandi e fieri mastini, li quali duramente appresso correndole spesse volte crudelmente dove la giugnevano la mordevano; e dietro a lei vide venire sopra un corsier nero un cavalier bruno, forte nel viso crucciato, con uno stocco in mano, lei di morte con parole spaventevoli e villane minacciando. Questa cosa a un’ora maraviglia e spavento17 gli mise nell’animo e ultimamente compassione della sventurata donna, dalla qual nacque disidero di liberarla da sì fatta angoscia e morte, se el potesse. Ma senza arme trovandosi, ricorse a18 prendere un ramo d’albero in luogo di bastone e cominciò a farsi incontro a’ cani e contro al cavaliere.

Ma il cavaliere che questo vide gli gridò di lontano:19 «Nastagio, non t’impacciare, lascia fare a’ cani e a me quello che questa malvagia femina ha meritato».

E così dicendo, i cani, presa forte la giovane ne’ fianchi,20 la fermarono, e il cavaliere sopragiunto smontò da cavallo; al quale Nastagio avvicinatosi disse: «Io non so chi tu ti sè che me così cognosci, ma tanto ti dico che gran viltà è d’un cavaliere armato volere uccidere una femina ignuda e averle i cani alle coste messi come se ella fosse una fiera salvatica: io per certo la difenderò quant’io potrò».

Il cavaliere allora disse: «Nastagio, io fui d’una21 medesima terra teco, e eri tu ancora piccol fanciullo quando io, il quale fui chiamato messer Guido degli Anastagi, era troppo più innamorato di costei che tu ora non sè di quella de’ Traversari; e per la sua fierezza e crudeltà andò sì la mia sciagura, che io un dì con questo stocco, il quale tu mi vedi in mano, come disperato m’uccisi, e sono alle pene eternali22 dannato. Né stette poi guari tempo che costei, la qual della mia morte fu lieta oltre misura, morì, e per lo peccato della sua crudeltà e della letizia avuta de’ miei tormenti, non pentendosene, come colei che non credeva in ciò aver peccato ma meritato, similmente fu e è23 dannata alle pene del Ninferno. Nel quale come ella discese, così ne fu e a lei e a me per pena dato, a lei di fuggirmi davanti e a me, che già cotanto l’amai, di seguitarla come mortal nemica, non come24 amata donna; e quante volte io la giungo, tante con questo stocco, col quale io uccisi me, uccido lei e aprola per ischiena, e quel cuor duro e freddo, nel qual mai né amor né pietà poterono entrare, con l’altre interiora insieme, sì come tu vedrai incontanente, le caccio di corpo e dolle mangiare a questi cani. Né sta poi25 grande spazio che ella, sì come la giustizia e la potenzia di Dio vuole, come se morta non fosse stata, risurge e da capo incomincia la dolorosa26 fugga, e i cani e io a seguitarla. E avviene che ogni venerdì in su questa ora io la giungo qui e qui ne fo lo strazio che vederai; e gli altri dì non credere che noi riposiamo, ma giungola in altri luoghi ne’ quali ella crudelmente contro a me pensò o operò; e essendole d’amante divenuto nemico, come tu vedi, me la conviene in questa guisa tanti anni seguitar quanti mesi ella fu contro a me crudele. Adunque lasciami la divina giustizia mandare27 a essecuzione, né ti volere opporre a quello a che tu non potresti contrastare».

Nastagio, udendo queste parole, tutto timido divenuto28 e quasi non avendo pelo addosso che arricciato non fosse, tirandosi adietro e riguardando alla misera giovane, cominciò pauroso a aspettare quello che facesse il cavaliere; il quale, finito il29 suo ragionare, a guisa d’un cane rabbioso con lo stocco in mano corse addosso alla giovane, la quale inginocchiata e da’ due mastini tenuta forte gli gridava mercé, e a quella con tutta sua forza diede per mezzo il petto e passolla dall’altra parte. Il qual colpo come la30 giovane ebbe ricevuto, così cadde boccone sempre piagnendo e gridando: e il cavaliere, messo mano a un coltello, quella aprì nelle reni, e fuori trattone il cuore e ogni altra cosa da torno, a’ due mastini il gittò, li quali affamatissimi incontanente il mangiarono. Né31 stette guari che la giovane, quasi niuna di queste cose stata fosse, subitamente si levò in piè e cominciò a fuggire verso il mare, e i cani appresso di lei sempre lacerandola: e il cavaliere, rimontato a cavallo e ripreso il suo stocco, la cominciò a seguitare, e in picciola ora si dileguarono in maniera che più Nastagio non gli poté vedere.

Il quale,32 avendo queste cose vedute, gran pezza stette tra pietoso e pauroso: e dopo alquanto gli venne nella mente questa cosa dovergli molto poter valere, poi che ogni venerdì avvenia; per che, segnato il luogo, a’ suoi famigliari se ne tornò, e appresso, quando gli parve,33 mandato per più suoi parenti e amici, disse loro: «Voi m’avete lungo tempo stimolato che io d’amare questa mia nemica mi rimanga e ponga fine al mio spendere, e io son presto di farlo dove voi una grazia m’impetriate, la quale è questa: che venerdì che viene voi facciate sì che messer Paolo Traversari e la moglie e la figliuola e tutte le donne lor parenti, e altre chi vi piacerà, qui sieno a34 desinar meco. Quello per che io questo voglia, voi il vedrete allora».

A costor parve35 questa assai piccola cosa a dover fare; e a Ravenna tornati, quando tempo fu, coloro invitarono li quali Nastagio voleva, e come che dura cosa fosse il potervi menare la giovane da Nastagio36 amata, pur v’andò con l’altre insieme. Nastagio fece magnificamente apprestar da mangiare e fece le tavole mettere sotto i pini dintorno a quel luogo dove veduto aveva lo strazio della crudel donna; e fatti metter gli uomini e le donne a tavola, sì ordinò, che appunto la giovane amata da lui fu posta a seder di rimpetto al luogo dove doveva il fatto intervenire.

Essendo adunque37 già venuta l’ultima vivanda, e il romor disperato della cacciata giovane da tutti fu cominciato a udire. Di che maravigliandosi forte ciascuno e domandando che ciò fosse e niuno sappiendol dire, levatisi tutti diritti e riguardando che ciò potesse essere, videro la dolente giovane e ’l cavaliere e’ cani; né guari stette che essi tutti furon quivi tra loro. Il romore fu38 fatto grande e a’ cani e al cavaliere, e molti per aiutare la giovane si fecero innanzi; ma il cavaliere, parlando loro come a Nastagio aveva parlato, non solamente gli fece indietro tirare ma tutti gli spaventò e riempié di maraviglia; e faccendo quello che altra volta39 aveva fatto, quante donne v’aveva (ché ve ne aveva assai che parenti erano state e della dolente giovane e del cavaliere e che si ricordavano dell’amore e della morte di lui) tutte così miseramente piagnevano come se a se medesime quello avesser veduto fare.40 La qual cosa al suo termine fornita, e andata via la donna e ’l cavaliere, mise costoro che ciò veduto aveano in molti e varii ragionamenti. Ma tra gli altri che più di spavento ebbero, fu la crudel giovane da Nastagio amata, la quale ogni cosa distintamente veduta avea e udita e conosciuto che a sé più che a altra persona che vi fosse queste cose toccavano, ricordandosi della crudeltà sempre da lei usata verso Nastagio; per che già le parea fuggire dinanzi da lui adirato e avere i mastini a’ fianchi.

E tanta fu la paura che di questo le nacque, che, acciò41 che questo a lei non avvenisse, prima tempo non si vide, il quale quella medesima sera prestato le fu, che ella, avendo l’odio in amor tramutato, una sua fida cameriera segretamente a Nastagio mandò, la quale da parte di lei il pregò che gli dovesse piacere d’andare a lei, per ciò che ella era presta di far tutto ciò che fosse piacer di lui. Alla qual42 Nastagio fece rispondere che questo gli era a grado molto, ma che, dove le piacesse, con onor di lei voleva il suo piacere, e questo era43 sposandola per moglie. La giovane, la qual sapeva che da altrui che da lei rimaso non era che moglie di Nastagio stata non fosse, gli fece risponder che le piacea. Per che, essendo ella medesima la messaggera, al padre e alla madre disse che era contenta d’essere sposa di Nastagio, di che essi furon contenti molto.

E la domenica44 seguente Nastagio sposatala e fatte le sue nozze, con lei più tempo lietamente visse. E non fu questa paura cagione solamente di questo bene, anzi sì tutte le ravignane donne paurose ne divennero, che sempre poi troppo più arrendevoli a’ piaceri degli uomini furono che prima state non erano.

1. una de’ Traversari: ‘una donna della famiglia dei Traversari’; spende: ‘consuma’; vassene … Chiassi: ‘pregato dai suoi famigliari, se ne va via dalla città a Chiassi (Classe)’; vede … cani: ‘vede una giovane cacciata da un cavaliere, vede ucciderla, vede due cani divorarla’; la quale: la «donna amata»; temendo … avvenimento: ‘temendo che potesse capitarle un evento simile’.

3. pietà: ‘la misericordia’; commendata: ‘lodata’; così … vendicata: ‘così anche la crudeltà (in amore: topica situazione della lirica, con la figura della «crudel donna» § 13, e poi 36, 40; anzi, nemica § 33; come in Proemio 3) è da Dio punita con rigore in noi’ (donne); materia vi dea: ‘vi dia materia, argomenti’.

4. Ravenna: già in II 10 8; già: ‘in passato’; Nastagio degli Onesti: la famiglia è una delle più antiche e nobili di Ravenna, ma tra i suoi membri non è attestato un Nastagio (Anastasio); senza … ricchissimo: ‘rimasto ricchissimo in modo inestimabile’.

5. de’ giovani avviene: ‘capita ai giovani’ (ancora il tema primario in materia d’amore); Paolo Traversaro: altra antica e nobile famiglia ravennate, di cui fu autorevole membro Paolo, morto nel 1240 (questa figlia è personaggio inventato: resterà innominata); troppo … era: ‘anche tra nobili le differenze di rango risultano discriminanti’; prendendo … lui: ‘sperando di portare la giovane ad amarlo con il suo fare grandissime cose’ (dispendiose).

6. non gli giovavano: ‘non erano utili alla sua causa d’innamorato’; salvatica: ‘scortese’; singular: ‘particolare’; né egli … piaceva: ‘non le piaceva né Nastagio né qualcosa che a lui piacesse’.

7. gravosa a comportare: ‘insopportabile’; doluto: ‘afflitto’; tenendosene: ‘trattenendosene’; se potesse: ‘e gli fosse possibile’.

8. speranza: ‘di essere riamato’; multiplicasse … amore: ‘il suo amore si moltiplicasse’.

9. spendere smisuratamente: è il vizio della prodigalità, che non ha nulla a che vedere con il dispendio onorato, perché virtuoso, della magnificenza, in quanto pratica della liberalità; parimente: ‘allo stesso modo, insieme’; scemerebbe … spese: ‘sarebbero diminuiti sia l’amore sia le spese’.

10. tanto: ‘più di tanto’; un grande apparecchiamento: ‘grandi preparativi’ (sempre dispendiosi); andossen: ‘se ne andò’; forse: ‘circa’; Chiassi: la pineta di Classe.

11. trabacche: ‘tende’; starsi voleva: ‘voleva qui fermarsi’; tornassono: ‘tornassero’.

12. Attendatosi: ‘piantate le tende’; si facesseavesse fatto’; come usato s’era: ‘come era abituato a fare’, senza dunque mutare il suo stile di vita da prodigo.

13. avvenne che: la solita clausola introduce la svolta narrativa; uno … maggio: ‘un venerdì quasi all’inizio di maggio’ (la precisione del giorno è fondamentale nella “visione”); entrato … della: ‘avendo iniziato a pensare alla’; famiglia: ‘di servitori’; a suo piacere: ‘come e quanto voleva’; piede … pigneta: ‘sempre pensoso, passo dopo passo, si portò fino alla pineta’.

14. presso … ora: verso mezzogiorno (altro dettaglio fondamentale nella “visione”); esso … entrato: ‘quando era penetrato nel bosco per più di mezzo miglio’; subitamente: ‘all’improvviso’; guai: ‘lamenti’; messi: ‘emessi’; rotto … pensiero: ‘interrotto il suo dolce pensiero’ (d’amore); maravigliossi … veggendosi: ‘si meravigliò nel ritrovarsi dentro la pineta’.

15. davanti guardandosi: ‘guardando avanti a sé’; d’albuscelli … pruni: ‘di arboscelli e rovi’; graffiata: # (cfr. VIII 3 54); mercé: ‘misericordia’ (è l’inizio della scena della caccia infernale: una “visione” d’impronta dantesca – evidente nel dialogo tra i due uomini –, che rinvia a una tradizione radicata nell’immaginario medievale: la “visione” è marcata dalla sequenza dei tre vide, che ne scandiscono, tra § 15 e 16, i tre tempi del suo apparire a Nastagio).

16. fieri: ‘feroci’; duramente: ‘con accanimento’; dove la giugnevano: ‘quando la raggiungevano’; corsier nero: #: ‘cavallo nero’ (colore infernale); bruno: ‘di colore scuro’ (altro segno infernale); forte … crucciato: ‘fortemente adirato in volto’; stocco: ‘spada’; spaventevoli e villane: ‘che mettevano spavento e volgari’.

17. a un’ora: ‘nello stesso tempo’; gli: a Nastagio; ultimamente: ‘in ultimo’; compassione: segnalata in § 3; dalla qual: dalla compassione; se el potesse: ‘se gli fosse possibile’.

18. ricorse: ‘corse’; in luogo di: ‘per usarlo come’ (lo stesso gesto di madama Beritola: II 6 20); farsi incontro: ‘affrontare’; contro al: ‘attaccare il’.

19. t’impacciare: ‘ti intromettere’.

20. forte: ‘con forza’; fermarono: ‘bloccarono’; tu … cognosci: ‘chi tu sia che mi conosci così bene’; tanto: ‘soltanto’; gran … armato: secondo il codice cavalleresco (come in V 6 23); d’un: ‘da parte di un’; coste: ‘costole’; io … potrò: Nastagio fa suo il codice cavalleresco che gli sembra offeso dalla viltà del cavaliere.

21. d’una … teco: ‘della tua stessa città’.

21. Guido degli Anastagi: altra famiglia nobile ravennate (ricordata da Dante con quella dei Traversari in Purgatorio, XIV 107), ma non è attestato un Guido; era troppo: ero molto; costei: anche questa donna resta innominata; fierezza e crudeltà: come «altiera e disdegnosa» (§ 6) è la «crudel donna» (§ 13) di Nastagio; pene eternali: #: quelle dell’inferno.

22. Né … tempo: ‘non passò poi molto tempo’; peccato … crudeltà: come anticipato in § 3; letizia … tormenti: ‘gioia provata per i miei tormenti’ (e morte per suicidio); come … meritato: ‘da quella che non credeva di avere peccato in ciò ma meritato’; Ninferno: ‘inferno’.

23. come: ‘non appena’; ne: per i nostri peccati (secondo le modalità dantesche del “contrappasso”); seguitarla: ‘inseguirla’.

24. giungo: ‘raggiungo’; aprola per ischiena: ‘le apro il corpo dalla parte della schiena’ (senza guardarla negli occhi: dettaglio di disprezzo); cuor duro e freddo: ancora il cuore in forte funzione simbolica (qui rispetto alle leggi d’Amore); interiora: #; incontanente: ‘tra poco’ (a questa descrizione della pena infernale seguirà la sua ripetitiva esecuzione: § 29-31); le caccio … cani: ‘le cavo dal corpo e le do a mangiare a questi cani’.

25. Né … spazio: ‘non passa poi molto tempo’; sì … vuole: ancora come anticipato in § 3 (con replica in § 22); morta: ‘uccisa’; risurge: ‘risorge’; da capo: in ripetizione per contrappasso che non è però eterna (come è subito dopo detto); la dolorosa fugga: ‘la fuga per lei dolorosa’; seguitarla: ‘inseguirla’.

26. ogni … ora … qui: fattori decisivi per la soluzione della novella; in su: ‘verso’; giungo: ‘raggiungo’; fo: ‘faccio’; vederai: ‘vedrai’; giungola: ‘la raggiungo’; ne’ quali … operò: dettagli performativi del contrappasso; me la … crudele: ‘mi tocca inseguirla in questo modo per tanti anni quanti furono i mesi nei quali fu crudele verso di me’ (è dunque un singolare contrappasso: a tempo, non eterno, come per gli scomunicati nel Purgatorio dantesco).

27. mandare a essecuzione: ‘eseguire’.

28. timido: ‘impaurito’; arricciato non fosse: per la paura; facesse: ‘avrebbe fatto’.

29. ragionare: ‘parlare’ con Nastagio; a guisa … rabbioso: ‘rabbioso come un cane’; diede … parte: ‘colpì in mezzo al petto e la trapassò da parte a parte’ (la descrizione della scena della visione infernale replica fedelmente quanto anticipato dal cavaliere in § 24).

30. boccone: ‘bocconi’, faccia a terra; nelle reni: ‘nella schiena’; ogni … torno: le «altre interiora» di § 24.

31. Né stette guari: ‘non passò molto tempo’ (come all’inizio di § 25); quasi … fosse: ‘come se non fosse accaduto nulla di tutto questo’; mare: la pineta di Classe si distende fino al mare; picciola ora: ‘poco tempo’; non … vedere: ‘fine della “visione”’.

32. gran pezza: ‘a lungo’; pietoso: ‘pieno di pietà’; dopo … avvenia: ‘dopo un po’ gli venne in mente che questo evento avrebbe potuto essere di grande utilità per lui, poiché avveniva «ogni venerdì in su questa ora» e proprio qui’ (§ 26); segnato: ‘contrassegnato’; quando gli parve: ‘quando gli sembrò arrivato il momento opportuno’; mandato … suoi: ‘mandati a chiamare diversi suoi’.

33. mi rimanga: ‘smetta’; al mio spendere: ‘alla mia prodigalità’; presto di: ‘pronto a’; dove … impetriate: ‘se voi chiedete e ottenete per me una grazia’; altre … piacerà: ‘chiunque altra vi piacerà’.

34. Quello … allora: ‘quello che io voglio (ottenere) tramite questo, lo vedrete allora’.

35. a dover fare: ‘da fare’; tempo: ‘il momento’; come … menare: ‘sebbene fosse un’impresa difficile il potervi condurre’.

36. magnificamente: con il consueto dispendio, ora però finalizzato virtuosamente e pertanto magnifico; dintorno: ‘tutto attorno’, per dare a tutti la stessa visuale della scena infernale; sì ordinò: ‘ordinò (la disposizione a tavola) in modo tale’; di rimpetto: ‘in posizione frontale’; intervenire: ‘accadere’.

37. Essendo … vivanda: ‘quando giunse a tavola l’ultima portata’; e il … udire: ‘ecco che tutti cominciarono a sentire le disperate grida della giovane che veniva cacciata’; che ciò … dire: ‘cosa fosse questo romor senza che nessuno sapesse dirlo’; diritti: ‘in piedi’; riguardando … essere: ‘osservando con attenzione cosa potesse essere’; videro: adattamento dei vide di § 15-16; né guari … loro: ‘né passò molto tempo che furono tutti quanti (il cavaliere, la donna e i cani) in mezzo a loro’.

38. Il romore … a’: ‘gridarono con grande forza verso i’; molti … innanzi: come Nastagio in § 17-18; parlando … parlato: in § 19; indietro tirare: come Nastagio in § 28; non … maraviglia: ‘non solo li fece indietreggiare, ma li spaventò tutti e li riempì di stupore’.

39. altra volta: la settimana prima; v’aveva: ‘c’erano’; ché … state: perché ce n’erano molte che erano state parenti’; tutte … fare: ancora la compassione.

40. La qual … fornita: ‘quando la visione terminò’; mise … ragionamenti: ‘fece fare a chi l’aveva vista molti e diversi commenti’; distintamente: ‘in ogni dettaglio’; conosciuto … toccavano: ‘riconosciuto (compreso) che queste cose riguardavano lei stessa più che altri tra i presenti’; per … fianchi: ‘per ciò già le sembrava di fuggire davanti a lui adirato e di avere i mastini ai fianchi’ (si vide nella parte della giovane della visione).

41. prima … ella: ‘non appena vide il primo momento propizio, e le fu dato quella stessa sera, ella’; avendo … tramutato: ma solo per paura (temendo in § 1); presta di: ‘pronta a’; fosse … lui: ‘di suo gradimento’.

42. dove le piacesse: ‘se lo gradiva’; con onor … piacere: ‘voleva il proprio piacere (in riferimento a § 41) ma con onore per lei’ (cioè, con le nozze).

43. sapeva … fosse: ‘sapeva bene che era dipeso soltanto da lei, e non da altri, che non fosse già moglie di Nastagio’.

44. domenica seguente: dopo il venerdì della visione, cioè senza indugio; questa paura: di fare la fine della giovane cacciatabene: ‘cosa buona’ (di questo solo matrimonio); anzi … erano: ‘anzi, tutte le donne di Ravenna (ravignane: #) ne furono così spaventate che furono sempre, in seguito, molto più disponibili ai piaceri degli uomini di quanto non lo fossero state prima’.