Fabio Sabatini
Il mediatore di Trump per l’Ucraina e inviato speciale in Medio Oriente, l’immobiliarista Steven Witkoff, ha incontrato Putin a Mosca e subito dopo ha rilasciato un'intervista a Tucker Carlson, giornalista vicino a Trump ed esplicitamente filorusso, per raccontare l’incontro.
In un paese inondato dalla propaganda russa come l’Italia, è fondamentale conoscere la falsità delle dichiarazioni di Witkoff. Non solo per farsi un’idea dell’impreparazione dei mediatori statunitensi (per esempio, Witkoff ha mostrato di non conoscere i nomi delle regioni invase dalla Russia), ma soprattutto per comprendere che non agiscono in maniera neutrale: fin dall’inizio hanno preso le parti dell’invasore e non sono interessati a mediare una pace giusta. Il loro obiettivo è soddisfare le richieste di Putin e facilitare una resa sostanziale dell’Ucraina.
Ancora più importanti sono le falsità diffuse da Witkoff, inaccettabili per un mediatore che dovrebbe mantenere l’imparzialità, ed è invece allineato con i punti chiave della propaganda russa. Le prossime righe confutano le affermazioni dell’inviato di Trump utilizzando le mappe e gli aggiornamenti dell’Institute for the Study of War.
Il mediatore sostiene che la Russia abbia “riottenuto” Crimea, Donbas, Zaporizhia e Kherson. Definire queste occupazioni illegali come “riannessioni” serve a trasmettere l’idea falsa che questi territori fossero originariamente russi, e legittimare le ripetute invasioni dell’Ucraina, come se la Russia stesse cercando di riprendersi ciò che gli è stato sottratto con la forza. In realtà, è vero il contrario: è l’Ucraina che cerca di liberare le proprie terre, occupate illegalmente dal Cremlino con finalità espansionistiche.
Anzitutto, l’argomento della lingua è fallace e pericoloso. La prima lingua degli Stati Uniti è l’inglese, a Taiwan si parla cinese, le lingue ufficiali del Canada sono francese e inglese. Non vuol dire che il Regno Unito debba invadere gli Stati Uniti, né che gli americani debbano a loro volta invadere il Canada o la Cina abbia diritti su Taiwan.
La Russia ha sistematicamente contraddetto la sua stessa narrazione sulla “protezione dei russofoni” in Ucraina, distruggendo interamente città russofone nell'est del Paese, uccidendo cittadini ucraini di lingua russa e deportando bambini ucraini russofoni in Russia, rinchiudendoli in campi di rieducazione o dandoli in adozione a famiglie russe in aperta violazione del diritto internazionale.
L'affermazione secondo cui «la stragrande maggioranza» degli ucraini che vivono sotto occupazione russa desidererebbe essere parte della Russia è palesemente falsa. Nel 2014, in Crimea e in parti del Donbass, e successivamente nel 2022 nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, la Russia ha organizzato dei falsi referendum per cercare di legittimare l'annessione, sostenendo che la popolazione abbia «votato» in massa per unirsi alla Russia.
I referendum organizzati dalla Russia nel 2014 (Crimea e parti del Donbass) e nel 2022 (Donetsk, Luhansk, Zaporizhia e Kherson) sono stati radicalmente manipolati. La composizione demografica dell’elettorato è stata alterata deportando cittadini ucraini e trasferendo nei territori occupati nuovi residenti russi; le votazioni sono state espresse in modo per lo più palese e sotto stretta sorveglianza militare; in molti casi, l’esercito russo ha fatto irruzione nelle abitazioni private obbligando i cittadini ucraini a votare a favore dell’annessione; in assenza di osservatori imparziali, i dati ufficiali sull’affluenza e l’esito del voto sono stati probabilmente manomessi. Contrariamente a quanto sostenuto dal mediatore statunitense, in queste condizioni è impossibile parlare di una consultazione libera e democratica che legittimi le pretese territoriali della Russia. Le deportazioni di milioni di ucraini e la massiccia campagna di indottrinamento condotta nei territori occupati smentiscono ulteriormente la propaganda russa.
I territori oggetto di annessione sono tuttora contesi. Secondo l’Institute for the Study of War, recentemente le forze ucraine hanno effettuato progressi nei pressi di Pokrovsk, mentre le forze russe hanno guadagnato terreno vicino a Siversk e Pokrovsk e nella parte occidentale dell’oblast di Zaporizhia.
Witkoff sostiene inoltre che le rivendicazioni russe siano limitate alle cinque regioni invase e che la loro annessione garantirebbe la pace. Tuttavia, Putin e i suoi portavoce hanno chiaramente ribadito più volte l’intenzione di occupare tutta l’Ucraina e stabilire una sorta di protettorato sui paesi confinanti. L’obiettivo dichiarato è indebolire l’Europa occidentale e consolidare la sfera d’influenza globale della Russia. Nei primi giorni dell’invasione, la Russia ha tentato invano di conquistare Kiev.
Al di là di queste intenzioni, per il momento irrealizzabili sul piano militare, Putin e i suoi portavoce sostengono con forza la retorica sulla cosiddetta “Novorossiya” (Nuova Russia), termine con cui il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha indicato tutti i territori dell’Ucraina orientale e meridionale – inclusi gli oblast di Kharkiv, Dnipropetrovsk, Mykolaiv e Odessa – definendoli una parte «integrale» della Russia.
È evidente che la Russia non ha alcuna intenzione di fermarsi ai territori la cui annessione Witkoff cerca maldestramente di giustificare. I fatti, le azioni militari e le dichiarazioni ufficiali di Putin e dei suoi collaboratori lo dimostrano con chiarezza. La propaganda diffusa dai mediatori statunitensi risponde a un preciso obiettivo politico interno: alterare la percezione degli elettori americani, ancora prevalentemente diffidenti verso la Russia e solidali con l'Ucraina. Allo stesso tempo, queste dichiarazioni offrono argomenti preziosi ai propagandisti europei, legittimando narrazioni filo-russe sempre più popolari sui principali media italiani. Queste manipolazioni non solo compromettono gravemente la corretta comprensione del conflitto, ma avvicinano pericolosamente l'opinione pubblica italiana, alle posizioni del Cremlino. È essenziale non cedere alla stanchezza e continuare a verificare i fatti, contestare la propaganda e opporsi a ogni tentativo di riscrivere la realtà della guerra in Ucraina.
Post scriptum: nella stessa intervista, Witkoff ha rilasciato dichiarazioni deliranti sull’Europa, secondo cui le monarchie del Golfo Persico e Israele sarebbero pronte a sostituire la “morente Europa” come principali alleati e partner commerciali degli Stati Uniti. «Potrebbe essere qualcosa di molto più grande dell’Europa, oggi l’Europa è disfunzionale», ha detto Witkoff a Carlson. Nonostante il livello di assurdità, tali affermazioni meritano un approfondimento a parte, che ho preferito non riportare qui per non sottrarre attenzione al tema principale, l’invasione dell’Ucraina.
Nota: le cartine sono dell’Institute for the Study of War, un istituto di ricerca nonprofit con sede a Washington che fornisce analisi e rapporti in ambito militare e in materia di affari esteri.