giovedì 20 marzo 2025

TELEFONATA TRUMP-PUTIN: UN TEATRO PER I GONZI Di Fabio Sabatini



TELEFONATA TRUMP-PUTIN: UN TEATRO PER I GONZI 

Di Fabio Sabatini

Un teatro osceno a beneficio dei gonzi. Molti dei quali, purtroppo, abitano in Italia. Con le sue telefonate, Trump non sta negoziando la pace, ma facilitando la resa dell’Ucraina. 

L’annessione alla Russia dei territori occupati, il disarmo di Kiev, la sostituzione di Zelensky con un fantoccio di Putin e la spartizione di un bottino di guerra. 

Una resa che consentirà alla Russia di riorganizzarsi in vista della prossima invasione, che avrà gli stessi obiettivi genocidi e imperialisti, fino alla definitiva perdita di sovranità dell’Ucraina.

Agli Stati Uniti, o almeno all’oligarchia che la governa, conviene? Concedere a Putin tutto ciò che chiede, e trattare da nemici i principali partner commerciali, sembra tutt’altro che lungimirante. 

Ma nella visione estremista di Trump e i suoi accoliti, la caduta dell’Ucraina è funzionale alla disgregazione dell’Europa, al declino della democrazia liberale e all’affermazione dell’autoritarismo anche nel vecchio continente.

Sempre più spesso sembra di osservare la nascita di un’alleanza globale contro la democrazia, pronta a sacrificare tutto, anche l’economia, per sconfiggere il nemico. Nella consapevolezza che le scelte politiche non saranno poi sottoposte al giudizio degli elettori.

Tornando al teatrino della telefonata, il suo unico risultato è l’annuncio dell’interruzione degli attacchi alle infrastrutture energetiche. Pochi minuti dopo, la Russia ha bombardato un’infrastruttura energetica. 

Una violazione istantanea della tregua che non ha impedito alla nostra presidente del consiglio di presentare gli ammiccamenti tra Putin e Trump come un dialogo per una "pace giusta".

No, l'unica pace giusta è quella che ripristini e preservi incondizionatamente l'integrità territoriale e la sovranità dello Stato aggredito, con il ritiro dai territori occupati e il pagamento delle riparazioni da parte dello Stato che ha scatenato la guerra. 

Non ci si aspetta che la leader di una delle destre più ignoranti del mondo condivida una simile ovvietà. Ciò che sorprende è il posizionamento di un pezzo considerevole delle forze democratiche italiane. 

Il fascismo sfrontato delle autocrazie russa e americana, le loro mire espansioniste, la familiarità con i crimini di guerra, la censura e la repressione del dissenso rendono paradossale il sostegno alla resa dell’Ucraina (non chiamatela pace, per favore) da parte di leader, partiti ed esponenti della società civile che si professano democratici o di sinistra.

Spendere in armi non piace a nessuno, è comprensibile. Chiunque vorrebbe destinare le risorse pubbliche ad altre necessità - c’è anche chi preferisce impiegarle per finanziare prebende elettorali come il superbonus. 

Ma sostenere misure che rendano l'Europa capace di difendersi da sola, ora che l’ombrello degli USA non esiste più, non significa essere guerrafondai. Così come inorridire di fronte alle atrocità di una guerra che si consuma a un passo da noi non vuol dire essere “pacifinti” (che parola orribile).

Aiutare l’Ucraina a difendersi non ha lo scopo di prolungare una guerra fine a se stessa.

C’è una differenza enorme tra vivere in una democrazia sovrana e subire l’occupazione di un esercito straniero che ogni giorno dà segno di voler sterminare, stuprare e opprimere la popolazione civile. 

Ma sostenere l’Ucraina non è solo un atto di solidarietà verso un popolo oppresso. È una questione di sicurezza collettiva. L’Ucraina è la prima linea di difesa della democrazia europea. Se Kiev cade, i prossimi obiettivi degli unici veri guerrafondai – gli autocrati – saranno ancora più vicini a noi: la Moldavia, i Paesi Baltici, la Polonia.

Una Russia rafforzata dal saccheggio dell’Ucraina e dalla nuova collaborazione con gli Stati Uniti sarà ancora più minacciosa. Non vuol dire che gli sgangherati carri armati russi si presenteranno domani alle porte di Roma e Parigi. 

Significa che la guerra dell’informazione e le interferenze nel funzionamento delle democrazie europee saranno sempre più pervasive, mentre gli attacchi, anche militari, alle frontiere dell’Unione diverranno un’opzione sempre più concreta. 

Senza una difesa adeguata, la frontiera è destinata ad arretrare, avvicinandosi al cuore dell’Europa occidentale.

Se si afferma il principio che la responsabilità dell’aggressione ricade sull’aggredito, mentre l’invasore può annettersi con la forza tutti i territori che riesce a conquistare, le conseguenze saranno devastanti per qualsiasi paese privo di una capacità di deterrenza sufficiente a scoraggiare nuove aggressioni. 

Ignorare la realtà non la farà sparire. Se l’Ucraina cade, la minaccia per la democrazia europea non si dissolverà nel nulla: al contrario, crescerà esponenzialmente.