mercoledì 26 marzo 2025

LA SECONDA GUERRA CIVILE AMERICANA Ettore Maggi

 

LA SECONDA GUERRA CIVILE AMERICANA 

Ettore Maggi 

Il risultato delle elezioni americane era atteso con molti timori e qualche speranza nella UE, almeno da parte di quei politici che credono nell’Unione Europa. A poco più di un mese dall’insediamento, però, soltanto i populisti e i sovranisti possono esultare.

Quello che si prospetta è una UE sotto attacco ibrido da parte della Russia e con un nemico potente: (oltre che ex amico) gli Stati Uniti. Non dimentichiamo la Cina e gli altri attori. Per citare le parole di Macron, la UE rischia di essere un grosso erbivoro in un mondo di carnivori. 

Sospendiamo il discorso sulla UE e concentriamoci sugli USA, che con la rielezione di Trump (e chiamarla Trump 2: la vendetta, non suona così assurdo) sta completando una trasformazione politica e sociale, se non addirittura antropologica, in corso da anni. Il sottobosco politico dell’estremismo di destra americano è sempre stato attivo e anche pericoloso, come viene raccontato nel lontano 1988 dal regista Costa Gavras in Betrayed. In quel film un gruppo di suprematisti bianchi pretende di combattere contro lo ZOG (Zionist Occupation Government). Ma si trattava di fenomeni marginali, per quanto inquietanti. Una decina di anni dopo Alex Jones iniziava la sua brillante (oppure oscura, dipende dai punti di vista) carriera nel mondo complottista. Nel 1999 apriva il sito Infowars, un esempio magistrale di fake news, complottismo, razzismo e propaganda anti scientifica. 


La crescita di quello che una volta era un sottobosco esplode negli anni Dieci, forse non casualmente, quando Putin inizia a seguire ciò che Aleksandr Dugin aveva scritto in Fondamenti di Geopolitica e capisce che, oltre all’azione militare e a quella di utilizzo geopolitico delle fonti di energia, deve adoperare anche uno degli strumenti principali dell’organizzazione di cui aveva fatto parte, il KGB: la disinformazione. L’obiettivo principale era destabilizzare la UE, quello secondario dare voce all’anti-establishment americano. Un esempio su tutti: il Word Congress of Families, organizzazione americana finanziata dalla Russia, il cui ambasciatore all’ONU è un cittadino russo.

Tornando agli USA: il cosiddetto Pizzagate del 2016 e il fenomeno QAnon nel 2017 sono due esempi di teorie complottiste di successo. Soprattutto, in quegli anni, il movimento orgogliosamente antisistema, confuso, disordinato e contraddittorio, che mischia teorie e pratiche spesso in contraddizione tra loro (come la New Age e il suprematismo bianco) e dai tratti inquietanti ma folcloristici (come gli aderenti al movimento Boogaloo, con le loro camicie hawaiane e gli AR-15 carichi) e soprattutto era orgogliosamente antisistema, trova una sponda politica: il miliardario Donald Trump. 

Nell’immaginario americano ci sono due fascinazioni (e incubi) ricorrenti: la guerra civile (legata a ciò che è effettivamente già accaduto) e il governo fascista e liberticida (ciò che i Padri Fondatori volevano impedire). Negli anni 90 il celebre fumettista americano Frank Miller pubblica la graphic novel Give me Liberty, ambientata in un prossimo (per l’epoca) futuro, in cui gli USA affrontano sia un presidente fascista che una guerra civile. Nell’opera è presente una cartina in cui gli Stati Uniti sono divisi in diversi stati tra i quali la Dittatura Capitalista della East Coast, la Confederazione del Primo Sesso e la Nazione di Dio. 

Molto più recente il film Civil War di Alex Garland, un road-movie che racconta di un gruppo di reporter che attraversa un paese devastato da una guerra interna. 

A questo punto la domanda che ci poniamo è: dato che l’Occidente è sempre più instabile e in crisi, vista la crescente polarizzazione che favorisce le posizioni estremiste, è possibile che gli USA cadano in una guerra civile?

Intendiamoci: le possibilità di una guerra civile americana sarebbero state alte se Trump avesse perso ancora. Avendo visto cosa è successo il 6 gennaio 2021 a Capitol Hill, in caso di nuova sconfitta difficilmente i sostenitori di The Donald avrebbero accettato serenamente il verdetto delle urne. In questo caso, invece, un Trump 2.0, difficilmente dovrà affrontare un conflitto che vada al di là dell’opposizione politica e della lotta contro i contrappesi del Deep State (che sta cercando di smantellare con l’aiuto di Elon Musk.

Almeno in teoria.

Nella pratica ci sono alcuni aspetti peculiari della società americana. 

Innanzi tutto, in questo momento Trump non ha di fronte un’opposizione politica organizzata. Non siamo negli anni 60, quando esisteva un movimento di protesta molto attivo contro Johnson e Nixon. Il Partito Democratico (che, come il Partito Repubblicano, non è un partito politico come lo intendiamo in Europa) è ancora in stato comatoso. Non ci sono politici democratici di rilievo e i due rappresentanti dell’America liberal, il vecchio Bernie Sanders e la giovane Alexandra Ocaso Cortez hanno un seguito importante ma non in grado di competere con Trump. Il che porta però alla possibilità di conflitto sociale non organizzato, anche perché gli USA hanno una particolarità che non viene mai sufficientemente analizzata, se non dal punto di vista sociologico: l’enorme diffusione di armi tra i civili.

Il Secondo emendamento della costituzione americana permette una notevole diffusione delle armi da fuoco (addirittura delle armi da guerra), anche se la normativa varia da stato a stato. Anche in paesi estremamente civili, democratici e molto tranquilli come la Finlandia, la Svizzera e il Canada, moltissimi cittadini comuni posseggono una pistola o un fucile: per tradizione sportiva, per la presenza di animali selvaggi in località isolate o a causa di una riserva militare permanente. Ma gli Stati Uniti non sono la Finlandia, la Svizzera o il Canada. 

Tempo fa, in risposta alle perquisizioni dell’FBI nella villa di Donald Trump, diversi sostenitori armati dell’ex presidente si erano presentati davanti agli uffici del Federal Bureau of Investigation di Phoenix.

Qualcuno potrebbe obiettare che con questa presidenza la strana alleanza tra l’alt-right (populista, complottista, antiscientifica e spesso antisemita) e la Tecno-Destra di Musk, Thiel e la PayPal Mafia sia soddisfatta. Ma è davvero così?

Elon Musk e la Tecno-Destra hanno una precisa strategia economica e un grande potere (economico, scientifico-tecnologico e ora anche politico), ma l’alt-right mobilita le masse.

L’alt-right è un miscuglio di idee e tendenze spesso confuse e in contraddizione tra loro. Nonostante l’alleanza tattica per il comune odio per il sistema liberal-democratico, le due fazioni hanno poco in comune. Musk e Trump stanno cercando di eliminare politicamente il Deep State e di far saltare le regole. Ma l’alt-right, o una parte di essa ma potrebbe anche decidere di accelerare il passo e sbarazzarsi degli odiati rappresentanti federali, dei giudici che ostacolano gli ordini esecutivi della Casa Bianca, degli insegnanti che parlano della comunità LGBT e di tutti quelli che non rappresentano i valori tradizionali dell’America profonda. 

L’assalto a Capitol Hill ha mostrato che il numero di questi gruppuscoli sono molto agguerriti e molto numerosi, ma anche indisciplinate, il che fa gioco a Mask & Trump nella fase distruttiva, ma potrebbe portare problemi. Queste persone oltretutto hanno allevato un complottismo paranoico che ha minato la già atavica diffidenza degli americani nei confronti del governo federale e potrebbe continuare anche nei confronti di un governo amico (ma troppo tecnocratico). La situazione potrebbe sfuggire di mano, dato che nessuno dei due leader mostra segni di moderazione.

Inoltre: Trump e Musk stanno cercando di demolire o boicottare tutte le istituzioni che ritengono inutili o dannose per i loro scopi, sia quelle internazionali come l’OMS e la Corte Penale Internazionale, sia quelle interne. Ma una parte dell’apparato sta facendo resistenza. Questo potrebbe anche scatenare risposte violente da parte delle milizie (appaltare la violenza politica a milizie non ufficiali è una tattica molto antica: a volte può ritorcersi contro chi le scatena).

Infine: contrariamente a quello che molti pensano in Europa, il fenomeno delle milizie armate americane non è un esclusivo l’alt-right. Esistono infatti associazioni e milizie di sinistra, antifasciste e antirazziste, che si appellano anch’esse al Secondo Emendamento; per esempio, la Socialist Rifle Association, i Redneck Revolt, i Pink Pistols (milizia LGBT), le dissolte John Brown Militia e John Brown Gun Club, fino ai National Afro American Guns Association e i Black Guns Matter. 

Anche il New Black Panther Party, legato alla Nazione dell’Islam, sfila con le armi cariche e bene in vista.

Con le tensioni causate dall’impegno a deportare i migranti (alcuni repubblicani del Missouri e del Mississippi hanno presentato proposte di legge che prevedono ricompense in denaro per chi segnala migranti irregolari) il conflitto potrebbe accendersi e nuove milizie potrebbero sorgere, come quella che si è visto recentemente fronteggiare una manifestazione nazista.

Il mondo sta cambiando in fretta. Cose impensabili alcuni anni fa, prima della pandemia e della guerra in Ucraina, sono diventate realtà. 

Per esempio il rischio di neonazisti nei governi tedesco e austriaco. Oppure un vicepresidente USA che interviene alla conferenza sulla sicurezza di Monaco accusando l’Europa di mancanza di democrazia facendo contemporaneamente campagna elettorale per un partito neonazista tedesco, o un presidente USA che dichiara di voler annettere Canada e Groenlandia, anche con la forza. Ma dopo aver visto Trump aizzare i suoi sostenitori per assalire Capitol Hill, causando morti e feriti, e ridiventare presidente dopo quattro anni, dagli Stati Uniti possiamo aspettarci di tutto.