La propaganda pro pal nella vetrina del primo quotidiano italiano
Iuri Maria Prado
Ieri il Corriere della Sera ha dedicato un paginone, firmato da Lorenzo Cremonesi, a promozione di un libro scritto da Rula Jebreal, un’attivista palestinese pizzicata più volte a pubblicare sui social video contraffatti e indiscutibilmente nota per una risalente partecipazione al festival di Sanremo.
Quelle di Cremonesi sul Corriere sono quattro colonne di imbarazzante sviolinata, e per pudore evitiamo di darne conto in modo diffuso.
Evitiamo anche di occuparci dell’inquadramento che Cremonesi, discutendo di questo libro dell’attivista palestinese, pretende di offrire a proposito della guerra di Gaza, e cioè il presunto “genocidio” (questo è il titolo del libro di Rula Jebreal: Genocidio, appunto).
Basti un accenno. Sentite qui: “Gli attacchi indiscriminati contro i civili palestinesi” (quali attacchi indiscriminati? Quando? Dove?), “il blocco perdurante ai flussi di cibo, acqua e medicinali” (quale blocco? Perdurante da quando?), “gli assassini metodici di medici, infermieri, operatori umanitari anche internazionali” (assassini metodici? Ma quali? Dove sarebbe questa metodicità?), “la morte di oltre 200 giornalisti locali hanno dominato le cronache quotidiane”. Sì, hanno dominato le cronache quotidiane costituite da questo ammasso di bufale, da questo volantinaggio delle veline da tunnel.
Ma lasciamo perdere questa propaganda da corteo pro pal, e vediamo la gemma eminente nel castone della marchetta di Cremonesi al libro della Jebreal. Sentite qua: “La nascita dello Stato ebraico aveva prodotto la «prima Nakba», la catastrofe, come dicono in arabo: l’espulsione violenta di oltre 750 mila persone”.
Ma la “Nakba” – la catastrofe, come la chiamano, del popolo palestinese – non è stata prodotta dalla nascita dello Stato ebraico. Quella cosiddetta catastrofe – e quando dico cosiddetta non intendo trascurare la sofferenza patita da tanti arabi di Palestina – quella cosiddetta catastrofe è stata prodotta dalla guerra che gli arabi di Palestina hanno fatto agli ebrei di Palestina in vista della nascita e poi con la nascita dello Stato di Israele, e dopo decenni di aggressioni e pogrom contro gli ebrei di Palestina.
Nel 1920, nel 1921, nel 1929 e poi nella seconda metà degli anni ‘30 del Novecento gli arabi di Palestina hanno sistematicamente attaccato gli ebrei di Palestina, e questo a Gerusalemme, Jaffa, in Galilea, a Hebron e – caro Cremonesi – a Gaza. Caro Cremonesi, i suoi lettori sanno che a Gaza c’erano comunità ebraiche ben prima della costituzione di Israele? Eh no che non lo sanno, perché leggono Cremonesi e i libri di cui Cremonesi fa il venditore.
La cosiddetta espulsione dei palestinesi, quando c’è stata, c’è stata come c’è in ogni guerra perduta da chi l’ha cominciata, e per il resto – come Cremonesi non sa o fa le viste di non sapere – c’è stata su iniziativa araba, con la promessa ai palestinesi che, con la vittoria araba sugli ebrei, i palestinesi avrebbero fatto ritorno ai luoghi da cui gli arabi stessi li spingevano a fuggire. Una catastrofe, sì, ma perlopiù autodeterminata, come alcuni palestinesi – certo non tutti – hanno infine riconosciuto.
Non c’è nessun genocidio a Gaza. C’è una guerra. Una guerra pianificata dalle dirigenze terroristiche palestinesi; una guerra nella quale è possibile che siano stati commessi crimini da parte di Israele – non crimini di genocidio; una guerra nella quale è invece certo, documentato, plateale che siano stati commessi crimini dalle milizie e dai civili palestinesi che hanno compiuto i massacri del 7 ottobre e hanno continuato a violare il diritto internazionale e umanitario trattenendo, torturando e assassinando gli ostaggi, usando i civili come sacchi di sabbia, usando le strutture civili, le scuole, gli ospedali come bunker e arsenali e sequestrando sistematicamente gli aiuti umanitari, e cioè il milione e oltre di tonnellate di aiuti che l’entità “genocidiaria” ha fatto entrare a Gaza dall’inizio della guerra.
Mamma mia che pena questo giornalismo. Che vergogna.