KAFKA: IL MONDO È UN OPERA DIVINA
Ritengo necessario affrontare la dimensione religiosa in Kafka per superare i limiti delle categorie ermeneutiche più frequenti che, di volta in volta, lo vedono come testimone dell'impossibilità di vivere, o come il portavoce della crisi della società borghese o come quello che esprime la protesta contro l'onnipotenza della burocrazia.
" La distruzione di questo mondo sarebbe il nostro compito solo se: primo, questo mondo fosse cattivo, cioè in contrasto col nostro spirito; secondo, se noi fossimo in grado di distruggerlo. [...] Noi non possiamo distruggere questo mondo perché non lo abbiamo costruito come qualcosa di a sé stante, ma vi ci siamo perduti dentro, più ancora: questo nostro mondo è il nostro stesso smarrimento, ma come tale è, esso medesimo, un'entità indistruttibile, o meglio: qualcosa che può essere distrutta solo col portarla fino in fondo, non col rinunciarvi, dove occorre osservare, per altro, che anche il portarla sino in fondo non può essere altro che un seguito di distruzione, sempre però nell'ambito del mondo stesso. (F. Kafka, Confessioni e diari, a cura di E. Pocar, Mondadori, Milano 1972, p.739
Il messaggio e' positivamente religioso:(1) «portare in fondo» il mondo, il vivere costantemente entro il mondo e per il mondo, che vuol dire distruggere le illusioni e inganno (la parte distruttibile); (2) l'indistruttibilità non e' del mondo, anche se e' nel mondo (3) il mondo è un'opera divina; (3) da questo dissolvimento nasce la strada dell'amore per tutti gli uomini in quanto creature divine (in quanto entro di sé hanno una scintilla dell'Indistruttibile che e' la sfera divina); (4) la vera strada e' quella che passa per la terra, per l'accettazione del mondo, degli uomini e della vita.
Come dice Hannah Arendt commentando "Il processo": " Kafka descrive davvero una società che si ritiene vicaria di Dio in terra, e rappresenta uomini che considerano le leggi di questa società come dei comandamenti divini, immutabili di fronte alla volontà umana. E proprio tale divinizzazione del mondo e la presunzione di costituire una necessità divina rappresentano il male a cui gli eroi di Kafka non riescono a sottrarsi. Egli mira a distruggere questo mondo ricalcandone l'orribile struttura con dei tratti oltremodo chiari e contrapponendo così ai diritti umani la realtà. Ma il lettore degli anni Venti, affascinato dai paradossi e confuso dal gioco delle contraddizioni, non voleva sentir ragioni: le sue interpretazioni di Kafka rivelavano più il lettore che l'autore [...] Del tutto trascurata fu, invece, l'amara e sarcastica osservazione di Kafka su quella ipocrita necessità e sulle necessarie menzogne che concorrono a determinare il "carattere divino" dell'ordine mondiale, un'osservazione che è pure la vera chiave per decifrare chiaramente la struttura e l'azione del romanzo." (Hannah Arendt Il futuro alle spalle, il Mulino, Bologna, 1966)