domenica 15 gennaio 2017




ARAFAT
Arafat è stato un disastro per la causa palestinese e Abu Mazen ne è il fedele continuatore. Lo fu negli anni Settanta, quando,   dopo aver creato un mini-Stato palestinese all'interno della Giordania, costrinse di fatto l'allora re Hussein ( che gli aveva concessa una larga autonomia in alcune zone di frontiera), a reagire alle continue azioni ostili della milizia Fatah. Il risultato fu il massacro delle milizie Fatah da parte dell'esercito giordano e l'esilio dei palestinesi. Lo stesso avvenne negli anni ottanta con il suicidio del mini-Stato, questa volta nel sud Libano, per aver voluto imporre la sua autorità sui libanesi. Nacque per reazione la formazione di una milizia libanese che aiutò gli israeliani quando questi ultimi, nel 1982, invasero il Libano. L'esercito palestinese venne demolito. I superstiti dovettero cercare rifugio in Tunisia, Irak, Yemen. Quando negli anni novanta Arafat era riuscito a ricostruire la sua organizzazione (con il supporto finanziario di Kuwait, Arabia Saudita e gli Emirati del Golfo) penso bene di ringraziare i suoi benefattori schierandosi con Saddam Hussein Quando questi invase il Kuwait il 2 agosto del 1990. Il risultato fu che centinaia di migliaia di palestinesi vennero espulsi dal Kuwait quando l'Irak venne sconfitto e il Plo perse gli aiuti finanziari degli Stati del Golfo. Ma il suo capolavoro Arafat lo fece con  l'accordo di Oslo, in base al quale riottenne un suo mini-Stato a Gaza e in parte del West Bank. Nel summit di Camp David, Ehud Barak, rischiando la tenuta della sua coalizione offerse  il 90 per cento del West Bank e parte di Gerusalemme orientale. Ma ad Arafat non bastava il 90 per cento. Il summit saltò Clinton ruppe tutte le regole della diplomazia attribuendone pubblicamente il fallimento ad Arafat.