lunedì 6 ottobre 2025

Hamas dà i primi segni di resa mentre in Italia sfila la solita liturgia rivoluzionaria Filippo Piperno



Hamas dà i primi segni di resa mentre in Italia sfila la solita liturgia rivoluzionaria

 Filippo Piperno  

04/10/2025


C’erano una volta Ho Chi Minh e il generale Giáp: volti sorridenti stampati su magliette, bandiere e poster appesi nelle camere degli studenti occidentali. Erano simboli perfetti: rivoluzionari terzomondisti contro l’imperialismo americano, incarnazioni di una lotta “giusta” e “popolare”.

Oggi la causa è cambiata – la Palestina al posto del Vietnam – ma le mobilitazioni e gli scioperi sono identici o quasi: i soliti “milioni” in piazza – fonte il sindacato landiniano – qualche centinaio di migliaia, secondo la questura ma anche questa disputa sui numeri è una liturgia collaudatissima come la tombola a Natale.

Come negli anni ‘70 sfilano gli operai, che nel frattempo sono andati in pensione ma sono sempre lì a sfilare e sfilano i soliti studenti che senza mobilitazione e slogan che studenti sarebbero? Stessa indignazione, stessa rabbia, stessa retorica, gli immancabili scontri con la polizia. Disagi di ogni tipo a trasporti e viabilità che rinsaldano il già cospicuo serbatoio di voti della destra al governo. E fin qui tutto più o meno già visto.

Eppure, una differenza c’è. Dove sono i volti di Yahya Sinwar, Mohammed Deif, Ismail Haniyeh, i capi della “resistenza” a Gaza? Perché nessuno riconosce a questi leader di Hamas l’indubbio merito di aver riportato la causa palestinese al centro della resistenza mondiale all’Occidente colonialista e genocida? Perché nessuno li appende in camera su un poster o ne indossa una maglietta? Perché nessuno grida i loro nomi al megafono come accadeva ai tempi di “Giáp, Giáp, Ho Chi Minh”?

Non sarà perché non sono rivoluzionari, con il libretto rosso in tasca, ma leader di un’organizzazione terroristica che massacra civili, usa i propri concittadini come scudi umani, sequestra e ammazza i bambini con le proprie madri e usa gli ospedali come basi militari?

Azzardiamo che questa volta neanche il romanticismo rivoluzionario che tanto piace a Maurizio Landini regge alla realtà. E citare e beatificare apertamente chi guida quella “resistenza” significherebbe ammettere che la lotta di liberazione della Palestina la gestisce Hamas e non si propone di cacciare un invasore per fondare uno stato comunista. 

E così la protesta continua, sventolando bandiere e urlando slogan ma con un curioso vuoto al centro: la causa sì, i suoi protagonisti no. Il Vietnam aveva i suoi eroi, la Palestina no.


***


Mentre questo articolo veniva editato, intorno alle 22 di ieri sera, è arrivata la notizia che tutti aspettavano tranne quelli che vorrebbero veder “fiorire” una Palestina “dal fiume al mare”. Hamas ha annunciato in una dichiarazione di “accettare di rilasciare tutti gli ostaggi israeliani, vivi o cadaveri, in base alla proposta di Trump su Gaza”. Il gruppo ha aggiunto di essere pronto ad avviare immediatamente negoziati di mediazione per discutere i dettagli.

Di seguito il comunicato integrale di Hamas pubblicato sul canale Telegram:


In nome di Dio, il Compassionevole, il Misericordioso


Dichiarazione importante

Riguardo alla risposta di Hamas alla proposta del presidente statunitense Donald Trump


Nel tentativo di fermare l’aggressione e la guerra di sterminio condotte contro il nostro saldo e resistente popolo nella Striscia di Gaza, e partendo da un senso di responsabilità nazionale e dalla preoccupazione per i principi fondamentali, i diritti e gli interessi supremi del nostro popolo, il Movimento di Resistenza Islamica (Hamas) ha condotto approfondite consultazioni all’interno delle proprie istituzioni dirigenziali, ampie consultazioni con le forze e le fazioni palestinesi, nonché con mediatori e paesi amici, al fine di raggiungere una posizione responsabile nei confronti del piano presentato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.


Dopo un attento esame, il movimento ha preso la sua decisione e ha presentato la seguente risposta ai fratelli mediatori:


Il Movimento di Resistenza Islamica, Hamas, esprime il proprio apprezzamento per gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come per gli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che chiedono la fine della guerra contro la Striscia di Gaza, lo scambio di prigionieri, l’ingresso immediato degli aiuti, il rifiuto dell’occupazione della Striscia e lo spostamento forzato del nostro popolo palestinese da essa.


In questo contesto, e al fine di ottenere la cessazione delle ostilità e il completo ritiro dalla Striscia di Gaza, il movimento annuncia la propria disponibilità a rilasciare tutti i prigionieri israeliani, vivi o morti, secondo la formula di scambio contenuta nella proposta del presidente Trump, a condizione che siano soddisfatte le condizioni sul campo necessarie allo scambio. In tale contesto, il movimento ribadisce la propria disponibilità ad avviare immediatamente negoziati, tramite i mediatori, per discutere i dettagli di tale accordo.

Il movimento rinnova inoltre la propria disponibilità a trasferire l’amministrazione della Striscia di Gaza a un organismo palestinese composto da indipendenti (tecnocrati), basato sul consenso nazionale palestinese e sul sostegno arabo e islamico.

Le altre questioni menzionate nella proposta del presidente Trump, relative al futuro della Striscia di Gaza e ai diritti inalienabili del popolo palestinese, sono legate a una posizione nazionale complessiva e fondata sulle pertinenti leggi e risoluzioni internazionali. Esse saranno discusse all’interno di un quadro nazionale palestinese globale, di cui Hamas farà parte e al quale contribuirà con piena responsabilità.

Movimento di Resistenza Islamica – Hamas