LA SPROPORZIONE DELLA PIETÀ È IL TERMOMETRO DI UN INSOPPORTABILE DECLINO MORALE
Filippo Piperno
23/10/2025
Se qualcuno avesse davvero a cuore la capacità umana di provare una vera pietà nei confronti della sofferenza, della sopraffazione del più forte sul più debole e di altre mondane nequizie, questi due anni di conformismo modaiolo “propal” dovrebbero rappresentare un pericoloso campanello d’allarme.
Quando, com’è successo ieri, un drone russo colpisce un asilo a Kharkiv in pieno giorno, nella regione di Kiev muoiono una neonata e un dodicenne, quando da settembre a oggi più di duecento civili ucraini sono stati uccisi dai russi, a nessuno è venuto in mente di scendere in piazza. Nessuna indignazione si è levata sui social.
Se, dunque, qualcuno avesse davvero a cuore la capacità umana di provare una vera pietà nei confronti della sofferenza, scoprirebbe che la coscienza collettiva (che dovrebbe essere un ossimoro, ma non lo è) non alberga nella sfera morale, ma in quella estetica.
La folla non cerca giustizia: vuole sentirsi giusta. Non vuole cambiare il mondo: vuole specchiarsi in un’immagine (ri)pulita di sé stessa. Il narcisismo morale, per usare una felice espressione di Simone Lenzi, è l’oppio delle coscienze contemporanee: inverte il senso di colpa come il miglior strizzacervelli freudiano, anestetizza la complessità, illude di fare la propria parte. Se qualcuno avesse davvero a cuore la capacità umana di provare una vera pietà, dovrebbe considerare tutto questo come la forma più furba e odiosa di immoralismo.
È uno sdegno stagionale, a scadenza come una collezione autunnale.
Amici ucraini, mi duole constatare insieme a voi che l’Ucraina non è “trendy”: manca di pathos ideologico, non si possono attaccare governi occidentali, non si guadagna capitale morale. Voi ucraini non combattete contro l’Occidente, contro il capitalismo, contro il colonialismo. La vostra guerra non è un atto di “resistenza che viene da lontano” come quella combattuta dai tagliagole di Hamas.
Eppure si potrebbe notare, ad esempio, che lo scenario delle due guerre non è nemmeno paragonabile. In Ucraina non si combatte casa per casa, dentro quartieri ad altissima densità abitativa. Non ci sono milizie che si nascondono tra i civili, né scudi umani. I combattenti ucraini portano la divisa, e l’esercito russo sa benissimo distinguere un obiettivo militare da un asilo o da un ospedale. Quando un drone esplode su un edificio civile, non è “danno collaterale”: è un atto deliberato di terrorismo.
Ma gli appetiti criminali e imperialistici della Russia non scuotono la coscienza collettiva, non sdegnano le piazze come riesce solo a Israele. Non si scomodano genocidi e pulizie etniche per i russi che massacrano i civili.
Quando Mosca bombarda ospedali, mercati e condomini a Dnipro o Odessa, nessuno occupa le università. Quando a Mariupol si scoprivano fosse comuni e interi quartieri rasi al suolo, nessuno si inginocchiava con la bandiera ucraina in mano. Nessuno scriveva “Je suis Bucha”. Nessun artista cancellava i propri concerti in solidarietà con le madri ucraine, nessuna influencer si faceva fotografare con i bambini feriti di Kherson.
Nessuna manifestazione di massa contro l’aggressione russa, nessun “ceasefire now” davanti alle ambasciate di Mosca, nessun hashtag virale a chiedere la fine dell’occupazione del Donbass. Quest’epoca dei cortei selettivi ha un cuore che batte solo per le tragedie che fanno tendenza.
Per questo, se la guerra è davvero la misura della nostra umanità, allora la sproporzione della pietà è il termometro di un penoso e insopportabile declino morale.
23/10/2025 alle 1:45 pm
Diciamolo, il peso della propaganda russa ha molta più presa per ragioni storiche ed ideologiche (anche se ora a Mosca non si dichiarano propriamente comunisti, ma tengono comunque a riportare in auge figure ed argomenti del passato sovietico soprattutto del periodo “glorioso” staliniano) verso quelle fazioni politiche, intellettuali e sindacali che hanno fatto e fanno della battaglia contro il capitalismo e l’Occidente in generale una propria questione personale ed esistenziale. E anche interessi economici e finanziari per qualcuno. Sia a destra che a sinistra. Non facciamoci ingannare da certi cambi di rotta di certi esponenti di governo: la memoria è lì a testimoniare come pensavano e si comportavano.
Più facile inoltre manifestare nelle piazze europee liberi di dissentire che farlo dove la repressione è una pratica comune. In quella giornata ci si pulisce la coscienza e ci si sente appagati, così come fanno certi ambigui fedeli con la confessione del parroco.
E poi i giorni seguenti via di nuovo con la solita ipocrisia e furbizia pensando solo a se stessi.
