domenica 28 gennaio 2018


LA MISURA DELLA FELICITÀ
Gabrielle Zevin.
 A.J. Fikry, uomo scontroso e irascibile, insofferente verso gli abitanti della
piccola isola dove vive e stufo del suo lavoro di libraio, una sera, trova una bambina che gironzola nel reparto dedicato all'infanzia; ha in mano un biglietto, scritto dalla
madre: "Questa è Maya. Ha due anni. È molto intelligente ed è
eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una
lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di
lei. Sono disperata." Seppur riluttante (e spiazzando tutti i suoi
conoscenti), A.J. decide di adottarla, lasciando così che quella
bambina gli sconvolga l'esistenza.
ESTRATTO
“Sul pavimento è seduta una bimba: in grembo, aperta a metà, ha l’unica copia presente in negozio di Il mostro alla fine di questo libro (uno dei pochi libri illustrati che Island Books si degna di tenere).
È una bimba, non una neonata, pensa A.J. Non riesce a stabilirne l’età perché, a parte se stesso, non ha mai avuto a che fare a lungo con un bambino. A.J. era il figlio più piccolo, e lui e Nic non ne hanno mai avuti di loro. La piccola indossa una giacca a vento rosa. Ha un sacco di capelli castano chiaro, molto ricciuti, gli occhi blu scuro e la pelle marroncina, un paio di toni più chiara di quella di A.J. È piuttosto carina.
«E tu chi diavolo sei?» chiede A.J. alla bimba.
Di colpo, lei smette di piangere e gli sorride. «Maya», risponde.
È stato facile, pensa A.J. «Quanti anni hai?»
Maya alza due dita.
«Hai due anni?»
Maya sorride di nuovo e allunga le braccia verso di lui.
«Dov’è la tua mamma?»
Maya ricomincia a piangere. Continua a porgere le braccia verso A.J. che, non avendo alternative, la solleva e la stringe a sé. Pesa almeno come uno scatolone di libri rilegati, quanto basta per affaticargli la schiena. La bambina gli serra le braccia intorno al collo e A.J. nota che ha un buon profumo, un odore di talco e di olio per bambini. Chiaramente non si tratta di una bambina trascurata o maltrattata. È amichevole, ben vestita e si aspetta – anzi: richiede – affetto. Di sicuro, il proprietario di quel fagotto tornerà da un momento all’altro con una spiegazione perfettamente sensata. Un’auto in panne, magari? O forse la madre è stata vittima di un’intossicazione alimentare? Decide che deve rivedere la sua politica della porta aperta. Aveva pensato che qualcuno potesse rubare qualcosa, ma non che qualcuno potesse lasciare qualcosa.
La bimba lo abbraccia più stretto. Da sopra le sue spalle, A.J. nota un pupazzo dei Muppet, Elmo, seduto sul pavimento: sul petto rosso, peloso e arruffato, appuntato con una spilla da balia, c’è un biglietto. A.J. posa la bambina e raccoglie Elmo, un personaggio che ha sempre disprezzato perché gli è sempre parso troppo bisognoso di attenzioni.”