LE OMBRE NOTTURNE
Estratto da "Le due città"
Charles Dickens
Strana circostanza, degna di meditazione, il fatto che ogni creatura umana è composta in modo da esser per tutte le altre un profondo segreto e un profondo mistero. Una solenne considerazione, quando entro in una grande città di notte, quella che ciascuna di quelle case, oscuramente raggruppate, chiude un suo particolare segreto; che ogni stanza in ciascuna di esse chiude un suo particolare segreto; che ogni cuore pulsante nelle centinaia di migliaia di petti che respirano nella stessa città, è, in alcuni dei suoi pensieri, un segreto per il cuore che gli è più vicino. C'è in questo un senso di spavento pari a quello della stessa morte. Non posso più volgere i fogli di questo caro libro che amavo, e spero invano col tempo di leggerlo tutto. Non posso più guardare nelle profondità di quest'acqua insondabile, nella quale, come luci istantanee, m'erano lampeggiati bagliori di tesori sepolti e di altri oggetti sommersi. Era destinato che il libro dovesse chiudersi con uno scatto, in sempiterno, quando io non ne avevo letto che una pagina. Era destinato che l'acqua si dovesse rapprendere in un ghiaccio eterno, quando la luce si trastullava sulla sua superficie, e io me ne rimanevo ignaro sulla sponda. Il mio amico è morto, il mio vicino è morto, il mio amore è morto, la diletta dell'anima mia è morta; è il consolidamento inesorabile, la perpetuazione del segreto che fu sempre in quella personalità, e che io porterò nella mia fino all'ultimo respiro. In qualcuno dei luoghi di sepoltura delle città che attraverso, v'è un dormiente più imperscrutabile dei suoi abitanti vivi, nella loro intima personalità, o più imperscrutabile di quel che io non sia per loro?[...]