mercoledì 8 aprile 2020


LE LETTERE DI BERLICCHE
C.S. Lewis 

© 1942 C.S.Lewis 
Titolo originale dell'opera: The Screwtape Letters 
www.librimondadori.it 

Clive Staples Lewis 
La vita 
Narratore e saggista di classe, perspicace studioso dell'età medievale, stimato docente a Oxford e a Cambridge, Clive Staples Lewis ha trascorso l'intera esistenza tra i libri, indifferente ai richiami della mondanità letteraria e insieme attento a non perdere il contatto con la realtà vivente che ha saputo interpretare in modo originale. Egli appartiene alla razza dei grandi moralisti, degli uomini cioè che con i loro atti e i loro scritti sanno trasmettere un alto stile di vita, improntato a una salda coerenza fra i valori intellettualmente concepiti e il comportamento concretamente tenuto. 
Nacque a Belfast il 29 novembre 1898, secondogenito di Flora Augusta Hamilton e Albert James Lewis. Della sua istruzione si occupò inizialmente il padre stesso, che per prendersi cura del figlio sacrificò molti dei propri impegni di lavoro (era procuratore, specialista in processi di competenza del tribunale di I grado). Le cose cambiarono dopo la morte della madre, avvenuta a causa di un tumore nel 1908; un evento che influì a fondo sull'animo del futuro scrittore determinando la fine di un'epoca di felicità e nel contempo l'inizio di un impervio cammino di maturazione. Poiché non si riteneva più in grado di seguire il figlio negli studi, il padre lo inviò alla Wynyard School, che già frequentava il primogenito Warren, di tre anni maggiore di Clive. L'esperienza fu drammatica. Alla Wynyard vigeva, infatti, più che una severa disciplina, consona alla tradizione anglosassone, un vero e proprio regime di terrore. Lewis vi rimase fino al 1910, 

quando la scuola venne chiusa, in seguito all'accentuarsi delle manifestazioni di squilibrio mentale del direttore. 
Passò, quindi, al Campbell College di Belfast che si trovava a poche miglia da casa e che tuttavia fu costretto a lasciare dopo un solo trimestre per l'insorgere di problemi di salute. Riprese gli studi nel 1911 quando si iscrisse a una scuola di preparazione agli esami per privatisti, la Cherbourg House di Malvern. Nell'estate del 1913 vinse una borsa di studio che gli permise l'iscrizione al Malvern College che frequentò per un anno; nel '14 si trasferì nel Surrey per seguire le lezioni che W.T. Kirkpatrick teneva privatamente nella sua casa a Great Bookham. Ricorderà in seguito i due anni passati al fianco di questo grande uomo di cultura, maestro di logica e di coerenza, come i più proficui e felici della sua giovinezza. Sono anni di intenso studio e di grandi passioni (è in questo periodo che nasce in lui l'entusiasmo per Wagner), contrassegnati inoltre dal passaggio meditato all'ateismo. 
Superati gli esami di scuola media superiore, nel 1916 Lewis è accettato all'University College di Oxford. Interrompe gli studi nel giugno dell'anno seguente in seguito alla chiamata alle armi. Assegnato al III battaglione di fanteria leggera del Somerset, viene imbarcato, in novembre, per la Francia. Nell'aprile 1918 è ferito nella battaglia di Arras. Dopo essere stato curato a Londra, torna a Oxford nel gennaio 1919, e, ripresi gli studi, si laurea a pieni voti nel 1923. 
L'anno successivo l'University College lo chiama a sostituire per un anno un docente. Nel 1925 gli è offerta dal Magdalen College di Oxford la cattedra di lingua e letteratura inglese che tenne fino al 1954. Nel '26 stringe amicizia con Joan Ronald Reuel Tolkien, che proprio in quell'anno diede vita a un singolare circolo letterario frequentato da letterati e critici (per lo più docenti a Oxford) che si dilettavano ad ascoltare e recitare le antiche saghe islandesi. Benché non conoscesse allora se non poche parole di islandese, Lewis aderì al circolo un anno dopo. Più importante per la sua formazione fu, però, un altro circolo, quello degli InJclings, che egli stesso fondò poco dopo insieme conTolkien, e al quale aderirono alcuni dei migliori giovani letterati del tempo (da Charles Williams a Oven Barfield al fratello di Lewis, Warren) che si incontravano il giovedì sera nelle 
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stanze di Lewis al Magdalen, per leggere le poesie e i racconti, spesso di carattere fantastico, che andavano scrivendo. 
Con poco successo intanto Lewis pubblica un volume di liriche, Spirits in Bondage (1919), e un lungo poemetto narrativo, Dymer (1926). Sul piano intellettuale, attraversa un processo di tormentata chiarificazione interiore che, voltate le spalle all'ateismo, lo porta dapprima a una forma irrequieta di spiritualismo (che coniugava certe suggestioni lasciate dalla lettura di Schopenhauer con altre di derivazione hegeliana) e poi, nel 1921, al ritorno alla fede cristiana. 
Povero di avvenimenti di rilievo, il resto della sua esistenza Lewis lo conduce dividendosi tra l'insegnamento, lo studio e l'attività letteraria creativa, gli incontri con gli intellettuali amici. Durante la Seconda guerra mondiale, sa in ogni caso farsi carico dei drammatici problemi collettivi, e imporsi come lucida figura di riferimento morale, soprattutto attraverso una vigorosa serie di discorsi radiofonici, poi raccolti nel volume Broadcast Talks. Il secondo dopoguerra non conosce mutamenti nella sua condotta di vita. L'avvenimento più importante di quest'ultimo periodo ancora una volta riguarda la sua attività di studioso. Nel 1959 è chiamato infatti dal Magdalen College di Oxford a ricoprire la cattedra di letteratura inglese del Medioevo e del Rinascimento, di recente formazione. La conserva fino al 1963. Il 22 novembre del medesimo anno muore a Oxford. 
Le opere 
La lunga attività letteraria di Lewis si è andata articolando nel corso del tempo lungo tre direzioni fondamentali, che, pur intrecciandosi e collegandosi fra di loro, risultano distinguibili con una certa sicurezza. Accanto al Lewis apologeta, sostenitore dei principi tradizionali della religiosità cristiana che difende e divulga contro lo scetticismo contemporaneo, vi è infatti un Lewis filologo e critico, studioso soprattutto della letteratura medievale, e accanto ad esso ancora un Lewis narratore di fiabe, creatore di un ciclo narrativo per l'infanzia tra i più fortunati, e non solo in Gran Bretagna, The Chronicles of Namia (Le crona-
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che di Namia). Il motivo che unifica tali direzioni va cercato in ogni caso nell'interesse religioso, che l'autore sviluppa in tutta la sua opera ora sotto un'angolazione e ora sotto un'altra. 
In qualità di apologeta cristiano egli ha avuto il merito di offrire un contributo teorico all'espansione del movimento ecumenico impegnandosi nei suoi scritti a dare espressione agli elementi che uniscono, non dividono le Chiese cristiane: il suo sforzo intellettuale è stato teso costantemente a richiamare l'attenzione sulla necessità di allargare quel «terreno comune» (così egli lo chiama) che permette ai credenti di diverse fedi di incontrarsi attorno alle grandi questioni dell'esistenza. D'altra parte, le sue posizioni in campo religioso sono avvicinabili a quelle sostenute dagli esponenti del ramo dell'anglicanesimo più prossimo per ispirazione alla Chiesa cattolica; si tratta della corrente detta «Chiesa Alta». 
Primo degli scritti di indirizzo apologetico è, in ordine di pubblicazione, The Pilgrim's Regress (Il ritomo del Pellegrino, 1933), un testo tra il narrativo e il saggistico composto poco dopo la conversione con lo scopo di proporre in forma allegorica un moderno pellegrinaggio verso la fede che passa attraverso la messa in discussione dei miti della modernità, politica o culturale. Più significativo si dimostra in ogni caso il successivo The Problem of Pam (Il problema della sofferenza, 1940), nel quale è affrontato il tema della giustificazione cristiana della sofferenza e del dolore. 
Ma il più celebre degli scritti religiosi è senz'altro The Screw' tape Letters (Le lettere di Berlicche, 1942), insolito romanzo epistolare, interamente giocato su una trovata narrativa di innegabile efficacia. Un funzionario di Satana istruisce un giovane diavolo apprendista, suo nipote, spiegandogli quali mezzi ed espedienti ha trovato per esperienza più idonei per fare prigionieri gli uomini e strapparli alla parte nemica; e nell'argomentare soppesa lodi e rimproveri allo scopo di richiamare l'attenzione critica del discepolo sulle cause o sui fatti che hanno determinato un suo successo o un insuccesso nella quotidiana battaglia con i ministri di Dio. Secondo un punto di vista tematico, il romanzo presenta caratteristiche che lo imparentano alla tradizione del bildungsroman o romanzo di formazione, di cui rispecchia i canoni fondamentali: è evidente infatti che gli in sè vili insegnamenti di Berlicche, per quanto possano sembrare agghiaccianti, rispondono a finalità a loro modo morali, in quanto mirano a plasmare la personalità del discepolo per farne un essere pienamente cosciente di sé e dei propri mezzi, e perciò efficiente, capace di mettere in opera il proprio volere portando a compimento gli obiettivi che gli sono stati o si è prescritti. 
L'originalità sta appunto nell'avere scelto di fare oggetto di narrazione l'educazione di un demonio, mettendo con ciò in evidenza una verità incontrovertibile: e cioè che nella pratica del male si possono, come in quella del bene, raggiungere livelli di coscienza più o meno alti, a seconda della forza di volontà posseduta. E evidente, poi, che il romanzo va letto in chiave antifrastica, ribaltando il punto di vista adottato dal narratore: gli insegnamenti del demonio sono in effetti presentati perché i lettori anziché farli propri li rigettino, accalorandosi semmai alle ragioni del bene, narrate in via indiretta attraverso la narrazione critica del male. Nulla, come si intuisce, è concesso al gusto torbido, estetizzante, per il demoniaco, che pure ha trovato 
nell'età moderna e contemporanea una fitta schiera di cultori anche di prestigio. La premessa è costituita dalla volontà di svolgere in modo cosciente una riflessione sul demoniaco che prenda le mosse dal rifiuto di ogni visione distorta e passivamente accettata: «Vi sono», sostiene in effetti Lewis, «due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L'altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago». 
In forma allegorico-apologetica devono essere letti anche i tre romanzi che compongono il ciclo dedicato ai viaggi interplanetari: Out of the Silent Planet (Lontano dal pianeta silenzioso, 
1938), Perelandra (Perelandra, 1943) e That Hideous Strength (Questa orribile forza, 1945). Mediante l'adozione dei modi narrativi della fantascienza (a cui si è avvicinato anche per influsso di Herbert George Wells, dal quale pure si differenzia sensibilmente), Lewis mira a svolgere un discorso critico sul ruolo della scienza nella società contemporanea e a riaffermare la necessità del ritorno ai valori di una religiosità autentica. Ma è forse in al-
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tre due opere che più persuasivamente emergono le sue doti di 
grande moralista: nella già ricordata Broadcast Talks (1942), raccolta dei discorsi tenuti alla radio durante la Seconda guerra mondiale, e in The Four Loves (I quattro amori, 1960), un saggio di notevole impegno che tratta delle diverse forme di amore che gli uomini conoscono movendo dal presupposto che in ogni caso l'amore di per sé spinge l'individuo ad aprirsi naturalmente alla Grazia e a Dio. 
Come studioso e storico della letteratura, Lewis si è interessato soprattutto all'epoca medievale che ha avvicinato secondo un'angolazione personale, badando insieme alla concretezza dei testi analizzati e a evitare ogni possibile caduta nello sterile tecnicismo specialistico. Uomo di vasta dottrina e capace di tracciare ampi quadri di sintesi, ha saputo oltre che fornire una persuasiva interpretazione del concetto di allegoria, anche individuare i motivi di continuità che legano fra loro per un 
verso la civiltà classica e quella del Medioevo, e per altro verso quest'ultima e quella del Rinascimento. Tra i maggiori testi del-
la sua poderosa produzione critica si distingue anzitutto l'ormai celebre The AUegory ofLove (Allegorìa d'amore, 1936), un dottissimo studio critico che in modi ancora oggi persuasivi mette in luce le forme con cui gli scrittori medievali d'amore, in versi o in prosa, si sono serviti del metodo allegorico, ereditato dalla 
tarda antichità latina. Muove, invece, una severa critica al modernismo e in particolare all'esaltazione di Satana propria dell'età postromantica in A Preface to «Paradise Lost» (Introduzione al «Paradiso perduto», 1942); mentre in EngUsh Uterature in the 
I6th Century (La letteratura inglese del 16° secolo, 1954) si pone il compito di rimettere in discussione la visione tradizionale del Rinascimento secondo la quale esso rappresenta il momento di ritorno alla civiltà luminosa dopo l'oscurità barbarica del precedete evo. L'indagine sui rapporti tra Medioevo e Rinascimento è approfondita in The Discarded Image (L'immagine scartata, 1964), 
ultima opera di Lewis, nata da una serie di lezioni che egli tenne a più riprese a Oxford negli anni Cinquanta, e nelle quali si interroga sui caratteri dell'immagine complessiva del mondo ("Modello", egli lo chiama) che gli uomini delle due epoche ebbero in comune; un'immagine che assicurava, tra l'altro, una 
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base d'intesa nel rapporto tra scrittore e pubblico, fattosi poi problematico nelle età successive. 
Rispetto alla produzione apologetica e a quella critica che hanno impegnato Lewis nell'arco dell'intera esistenza, quella dedicata ai ragazzi risulta non meno ricca, ma più circoscritta nel tempo. I testi lasciatici appartengono infatti tutti allo stesso periodo, i primi anni Cinquanta. E in questa epoca di pericolosa tensione e di laceranti conflitti storici che Lewis, attingendo a eterogenee tradizioni narrative (la fiaba, il mito, il romanzo d'avventura), compone i sette libri per ragazzi poi raccolti nel ciclo Chronicles of Namia. Come in The Lord of the Rings (Il si-
gnore degli anelli, 1954-55) di Tolkien, anche qui si racconta la saga di un mondo parallelo nel quale si ripresentano i problemi nodali della cosiddetta condizione umana. Qui, nondimeno, più marcata appare la tensione religiosa che porta l'autore a dare più ampio spazio narrativo alle forze del Bene, mostrando ancora una volta la possibilità reale di un percorso che conduca alla salvezza e a Dio. 
La fortuna 
Per eleganza di argomentazione e originalità nei metodi di indagine critica, Lewis si è imposto all'attenzione del mondo letterario anzitutto come studioso del Medioevo, in particolare con il saggio The Alkgory of Love che apriva strade nuove nella ricerca esegetica, proponendo una interpretazione dell'amore cortese diversa rispetto a quella dominante. Ampiezza di interessi e chiarezza di linguaggio hanno peraltro permesso all'autore di raggiungere fasce di lettori più estese rispetto a quelle a cui normalmente si indirizzano gli studi eruditi. 

  • È tuttavia con The Screwtape Letters che egli si conquistò il consenso del vasto pubblico, anche al di fuori dei confini nazionali. In Italia il romanzo fu edito nel 1947, nei vecchi «Quaderni della Medusa», ottimamente tradotto da un anglista d'eccezione quale fu Alberto Castelli. E fu un successo che risulta ancora più singolare se si considera che il lettore italiano non conosceva di Lewis pressoché nulla. 



Premessa 
Non ho intenzione di narrare come mi capitò nelle mani la corrispondenza che offro ora al pubblico. 
Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L'altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago. Quel genere di scrittura convenzionale usato in questo libro può essere facilmente imparato da chiunque ne abbia una volta appreso il congegno; ma le persone malevole ed eccitabili, che potrebbero farne un uso cattivo, non l'apprenderanno da me. 
I lettori sono pregati di ricordare che il Demonio è un bugiardo. Non si deve ritener vero, neppure dal suo punto di vista, tutto ciò che Berlicche dice. Io non ho fatto alcun tentativo per identificare l'uno o l'altro degli esseri umani ricordati nelle letture; ma ritengo che non sia probabile che ritratti come quelli, ad esempio, di P. Spike e della madre del paziente, siano del tutto ingiusti. V'è un modo di pensare pieno di desiderio all'Inferno come sulla Terra. 
Infine, dovrei aggiungere che non è stato fatto nessuno sforzo per stabilire la cronologia delle lettere. Il 

numero XVII si presenta come scritto prima che il razionamento diventasse una cosa preoccupante; ma in generale il metodo diabolico di datare pare che non abbia relazione con il tempo terrestre e io non mi sono sforzato di riprodurlo. La storia della guerra in Europa, eccetto nei casi sporadici in cui interferisce nella condizione spirituale di un essere umano, è evidente che non interessava Berlicche. 
C.S. Lewis 
Magdalen College 
5 luglio 1941 

Il modo migliore per scacciare il Diavolo, se non vuol cedere ai testi della Scrittura, è di deriderlo e insultarlo, poiché egli non può sopportare la beffa. Lutero 
Il Diavolo... quello spirito orgoglioso... non può tollerare di venir canzonato. Tommaso Moro 
Mio caro Malacoda, ho notato quanto mi dici sull'opportunità di dirigere le letture del paziente sottoposto alla tua cura, e di far sì che il più spesso possibile stia in compagnia di quel suo amico materialista. Ma non ti pare di essere un pochino ingenuo? Le tue parole fan pensare che tu sia d'opinione che la discussione sia il metodo per tenerlo lontano dalle grinfie del Nemico. Avrebbe potuto essere così se egli fosse vissuto alcuni secoli fa. A quei tempi gli uomini avevano una coscienza ancora abbastanza chiara di quando una cosa veniva provata e di quando no; e, se gli argomenti erano convincenti, la credevano veramente. Mantenevano ancora una relazione fra il pensare e l'agire, ed erano pronti, come risultato di una serie di ragionamenti, a mutar vita. Ma, un po' per mezzo della stampa settimanale, un po' con altre armi, siamo riusciti in gran parte a mutare questo stato di cose. Il tuo giovanotto è stato abituato, fin da ragazzo, ad avere nella testa una dozzina di filosofie irriconcilia-
bili fra di loro, che danzano insieme allegramente. Non considera le dottrine come, in primo luogo, "vere" o "false", ma come "accademiche" o "pratiche", "superate" o "contemporanee", "convenzionali" o "audaci". 
Il gergo corrente, non la discussione, è il tuo alleato 

migliore per tenerlo lontano dalla chiesa. Non perder tempo nel tentare di fargli pensare che il materialismo è verol Mettigli in mente che è forte, o robusto, o coraggioso - che è la filosofia del futuro. È di questo che si preoccupa. 
Il male della discussione è che essa convoglia tutta la lotta sul terreno del Nemico. Anche Lui sa discutere; mentre in quel genere di propaganda veramente pratica, alla quale sto accennando, Egli si è dimostrato, da secoli, di molto inferiore al Nostro Padre che sta Laggiù. Il fatto stesso di discutere sveglia la ragione del tuo paziente, e, una volta che sia sveglio, chi può prevedere i risultati che potrebbero seguire? Anche se in qualche caso specifico un seguito di ragionamenti può esser distorto in modo da farlo finire in nostro favore, t'accorgerai d'aver rafforzato nel tuo paziente l'abito fatale di prestar attenzione ai problemi universali e di allontanarlo dalla corrente delle immediate esperienze sensibili. 
Il tuo lavoro dev'essere quello di fissare la sua attenzione su questa corrente. Insegnagli a chiamarla "la realtà della vita", senza permettere che si chieda che cosa intende dire quando dice "realtà". 
Ricordati che non è, come te, un puro spirito. Non essendoti mai fatto uomo (Ah! quell'abominevole vantaggio del Nemico!) tu non puoi capire come gli uomini siano schiavi dell'urgenza delle cose ordinarie. Io avevo una volta un paziente, un ateo ben saldo, che era solito recarsi a studiare nella biblioteca del British Museum. Un giorno, mentre stava leggendo, m'accorsi che un certo filo del pensiero cominciava a prendere una direzione sbagliata. Il Nemico, naturalmente, gli fu in un attimo al fianco. Prima che riuscissi a raccapezzarmi, vidi che il mio lavoro di vent'anni cominciava a bar-

collare. Se, perdendo la testa, mi fossi messo a tentare una difesa per mezzo di una discussione, sarebbe stata finita per me. Ma io non sono così sciocco. Senza perder tempo colpii quella parte che in lui era più di ogni altra sotto il mio controllo, e suggerii che era giunto ormai il tempo di andare a fare un po' di colazione. Il Nemico, è presumibile, (poiché sai che non è mai proprio possibile riuscire ad afferrare ciò che Egli dice loro!) fece a sua volta la contro-insinuazione che ciò che stava pensando era più importante della colazione. Almeno io penso che la Sua linea sia stata questa, perché, quando io osservai: « Perfettamente. Anzi, è troppo importante perché ci s'accinga a trattarne a mezzogiorno », il volto del paziente s'illuminò considerevolmente; ed io non feci in tempo ad aggiungere: « Molto meglio tornare dopo pranzo, e trattare l'argomento con mente fresca », che era già a mezza strada verso la porta. Una volta sulla via la battaglia fu vinta. Gli mostrai il giornalaio che gridava le notizie delle edizioni pomeridiane, e un autobus, il n. 73, che passava, e prima 
che giungesse in fondo ai gradini riuscii a convincerlo più che mai che, siano pur strane fin che si vuole le idee che sorgono in capo quando si è chiusi da soli con i propri libri, una dose salutare di "realtà della vita" (e con ciò intendevo dire l'autobus e il giornalaio) bastava per dimostrargli che "tutte quelle robe" semplicemente non potevano essere vere. Sapeva di essersela cavata per poco, e più tardi provava un gran gusto nel parlare di « quel senso inespresso della realtà che è la nostra ultima salvaguardia contro le aberrazioni della logica pura ». Ora egli è al sicuro nella casa di Nostro Padre. 
Capisci ora ciò che voglio dire? Grazie a quei procedimenti che abbiamo cominciato a far operare in loro 

secoli fa, per loro è ormai quasi impossibile credere a ciò che non è ordinario, mentre ciò che è ordinario gli sta davanti agli occhi. Continua a battere il chiodo della or dinar ietà delle cose. Soprattutto guardati bene dal fare il tentativo di usare della scienza (voglio dire delle vere scienze) come di una difesa contro il cristianesimo. Quelle scienze altro non potrebbero fare che incoraggiarlo a pensare alle realtà che non può toccare né vedere. Sono avvenuti tristi casi fra i moderni studiosi di fisica. Se deve guazzar nella scienza, mantienilo nell'economia e nella sociologia; non permettere che s'allontani da quell'impagabile "realtà della vita". L'ideale è, naturalmente, di non fargli leggere neppure una riga di veramente scientifico, ma di infondergli l'idea generale grandiosa che egli conosce tutta la scienza, e che ogni cosa che gli avvenga di raccogliere in conversazioni casuali o nelle letture è "i risultati della moderna investigazione". Ricordati bene che il tuo dovere è di ubriacarlo. Dal modo con il quale alcuni di voi giovani demoni parlate si potrebbe pensare che la nostra occupa-
zione sarebbe quella di insegnare\ 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 

II 
Mio caro Malacoda, ho notato con profondo dispiacere che il tuo paziente s'è fatto cristiano. Non nutrire speranza alcuna di sfuggire alle punizioni che si sogliono infliggere in simili 
casi. Sono certo del resto che, nei tuoi momenti migliori, neppure tu lo desidereresti. Nel frattempo è necessario ricavare il meglio possibile da una tale situazione. Non bisogna disperarsi. Centinaia di codesti convertiti adulti sono stati recuperati dopo un breve soggiorno nel campo del Nemico ed ora sono con noi. Tutte le abitudini del paziente, tanto le mentali quanto le spirituali, ci sono ancora favorevoli. 
Uno dei nostri grandi alleati, al presente, è la stessa chiesa. Cerca di non fraintendermi. Non intendo alludere alla chiesa come la si vede espandersi attraverso il tempo e lo spazio, e gettar le radici nell'eternità, terribile come un esercito a bandiere spiegate. Confesso che questo è uno spettacolo che rende nervosi i nostri più ardimentosi tentatori. Ma fortunatamente essa è del tutto invisibile a codesti esseri umani. Tutto ciò che il tuo paziente vede è quel palazzo, finito solo a metà, di stile gotico spurio, che si erge su quel nuovo terreno. Quando entra, vi trova il droghiere locale, con un'espressione untuosa sul volto, che si dà da fare per offrirgli 

un librino lustro lustro che contiene una liturgia che nessuno di loro due capisce, e un altro libriccino frusto, che contiene testi corrotti di un certo numero di liriche religiose, la maggior parte orrende, e stampate a caratteri fittissimi. Entra nel banco, e, guardandosi intorno, s'incontra proprio con quella cernita di quei suoi vicini che finora aveva cercato di evitare. Devi far leva più che puoi su quei vicini. Fa' in modo che la sua mente svolazzi qua e là fra un'espressione quale « il corpo di Cristo » e le facce che gli si presentano nel banco accanto. Importa pochissimo, naturalmente, la razza di gente che in realtà s'è messa nel banco vicino. Tu puoi sapere magari che uno di loro è un grande combattente dalla parte del Nemico. Non importa. Il tuo paziente, grazie al Nostro Padre Laggiù, è uno sciocco. Se uno qualsiasi di questi vicini canta con voce stonata, se ha le scarpe che gli scricchiolano, o la pappagorgia, o se porta vestiti strani, il paziente crederà con la massima facilità che perciò la loro religione dev'essere qualcosa di ridicolo. Vedi, nella fase in cui si trova al presente, egli ha in mente una certa idea dei "cristiani", che crede sia spirituale, ma che, di fatto, è per molta parte pittoresca. Ha la mente piena di toghe, di sandali, di corazze e di gambe nude, e il solo fatto che l'altra gente in chiesa porta vestiti moderni è per lui una seria difficoltà, quantunque, naturalmente, inconscia. Non permettere mai che venga alla superficie; non permettere che si domandi a che cosa s'aspettava che fossero uguali. Fa' in modo che ogni cosa rimanga ora nebulosa nella sua mente, e avrai a disposizione tutta l'eternità per divertirti a produrre in lui quella speciale chiarezza che l'Inferno offre. 
Lavora indefessamente, dunque, sulla disillusione e il disappunto che sorprenderà senza dubbio il tuo pa-
io 

ziente nelle primissime settimane che si recherà in chiesa. Il Nemico permette che un disappunto di tal genere si presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. Esso sorge quando un ragazzo, che da fanciullo s'era acceso d'entusiasmo per i racconti dell'Odissea, si mette seriamente a studiare il greco. Sorge quando i fidanzati si sono sposati e cominciano il compito serio di imparare a vivere insieme. In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare. Il Nemico si prende questo rischio perché nutre il curioso ghiribizzo di fare di tutti codesti disgustosi vermiciattoli umani, altrettanti, come dice Lui, suoi "liberi" amanti e servitori, e "figli" è la parola che adopera, secondo l'inveterato gusto che ha di degradare tutto il mondo spirituale per mezzo di legami innaturali con gli animali di due gambe. Volendo la loro libertà, Egli si rifiuta di portarli di peso, facendo uso soltanto delle loro affezioni e delle loro abitudini, al raggiungimento di quegli scopi che pone loro innanzi, ma lascia che "li raggiungano essi stessi". Ed è in questo che ci si offre un vantaggio. Ma anche, ricordalo, un pericolo. Se per caso riescono a superare con successo quest'aridità iniziale, la loro dipendenza dall'emozione diventa molto minore, ed è perciò più difficile tentarli. 
Quanto sono venuto esponendo finora vale nella ipotesi che la gente del banco vicino non offra alcun motivo ragionevole di disillusione. È chiaro che se invece lo offrono - se il paziente sa che quella donna con quel cappellino assurdo è una fanatica giocatrice di bridge, che quel signore con le scarpe scricchiolanti è un avaro e uno strozzino - allora il compito ti sarà molto più facile. Si ridurrà a tenergli lontano dalla mente questa domanda: « Se io, essendo ciò che sono, posso in qualche senso ritenermi cristiano, per quale motivo i vizi 
li 

diversi di quella gente che sta lì in quel banco dovrebbero essere una prova che la loro religione non è che ipocrisia e convenzione? ». Forse mi chiederai se è possibile tener lontano perfino dalla mente" umana un pensiero così evidente. Sì, Malacoda, sì, è possibile! Trattalo come deve essere trattato, e vedrai che non gli passerà neppure per l'anticamera del cervello. Non è ancora stato a sufficienza con il Nemico per possedere già una vera umiltà. Le parole che ripete, anche in ginocchio, sui suoi numerosi peccati, le ripete pappagallescamente. In fondo crede ancora che lasciandosi convertire, ha fatto salire di molto un saldo attivo in suo favore nel libro mastro del Nemico, e crede di dimostrare grande umiltà e degnazione solo andando in chiesa con codesti "compiaciuti" vicini, gente comune. Mantiengli la mente in questo stato il più a lungo possibile. 
Tuo aflfezionatissimo zio 
Berlicche 
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Ili 
Mio caro Malacoda, sono molto compiaciuto di quanto mi dici in merito alle relazioni di questo giovanotto con sua madre. Ma devi sfruttar più che puoi la posizione vantaggiosa in cui ti trovi. Il Nemico lavorerà dal centro alla superficie, portando la condotta del paziente sempre più, gradualmente, al nuovo livello, e, un momento o l'altro, potrà raggiungere il suo modo di comportarsi con la vecchia signora. È necessario che tu arrivi primo. Mantienti in stretto contatto con il nostro collega Farfarello che ha in custodia la madre, e vedete di imbastire in quella casa un'atmosfera costante di disturbo reciproco, di giornaliere trafitture di spillo. Saranno utili i metodi seguenti: 
1. Fissagli il pensiero sulla vita interiore. Egli pensa che la sua conversione sia qualcosa che sta dentro di lui; perciò al presente la sua attenzione è rivolta principalmente ai suoi propri stati mentali - o piuttosto a quella purgatissima versione di essi che è tutto quanto tu dovresti permetterti di fargli vedere. Incoraggialo in ciò. Tiengli la mente lontano dai doveri più elementari, sospingendolo verso quelli più progrediti e più spirituali. Aggrava quella caratteristica umana che è utilissima: l'orrore e la negligenza delle cose ovvie. Devi condurlo 
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a una condizione nella quale possa soffermarsi per una ora a fare l'esame di coscienza senza riuscire a scoprire neppure uno di quei fatti suoi personali che sono perfettamente chiari a chiunque abbia vissuto con lui nella stessa casa o abbia lavorato nello stesso ufficio. 
2. È naturalmente impossibile impedirgli di pregare per sua madre, ma noi possediamo dei mezzi per rendere innocue le sue preghiere. Assicurati che esse siano sempre assai "spirituali", e che egli si preoccupi sempre dello stato dell'anima di lei e mai dei suoi dolori reumatici. Ne seguiranno due vantaggi. In primo luogo la sua attenzione sarà tenuta su quanto egli considera i peccati di sua madre. E, con un poco di manovra da parte tua, egli può venire indotto a ritenere tali quelle qualsiasi azioni di lei che gli siano scomode e che lo irritino. Così potrai continuare a fregare le ferite della giornata e a renderle un poco più dolorose perfino mentre sta pregando in ginocchio. L'operazione non è per nulla difficile e la troverai assai divertente. In secondo luogo, dal momento che le sue idee intorno all'anima di sua madre saranno incomplete e spesso errate, egli, in qualche modo, pregherà per una persona immaginaria, e sarà tuo compito rendere quell'immaginaria persona ogni giorno meno simile alla madre vera -: quella vecchia signora che a tavola ha una lingua quanto mai tagliente. Col tempo potrai ottenere che la separazione sia tanto vasta che nessun pensiero, nessun sentimento possa traboccare dalle sue preghiere per la madre immaginata nel suo modo di trattare la vera. Alcuni miei pazienti erano diventati così maneggevoli che in un attimo si riusciva a girarli dalla preghiera più spassionata per "l'anima" della moglie o del figliuolo alle battiture o all'insulto della vera moglie o del vero figliuolo senza neppure l'ombra d'uno scrupolo. 

3. Quando due esseri umani sono vissuti insieme per molti anni capita di solito che ciascuno ha toni di voce ed espressioni di volto che riescono quasi insopporta-
bilmente irritanti all'altro. Sotto al lavoro, su questo fatto. Presenta alla piena consapevolezza del tuo paziente quel modo particolare che ha sua madre di alzar le sopracciglia che non gli piaceva fin dall'infanzia, e fallo pensare a quanto gli sia ora antipatico. Fagli supporre che ella sa che ciò gli dà molta noia e che lo fa apposta per dargli noia. Se riesci a farlo, egli non si accorgerà neppure che una tale supposizione è infinitamente improbabile. E, naturalmente, non deve avere il minimo sospetto che anche lui ha modi di parlare e sguardi che allo stesso modo recano noia a lei. Ciò si ottiene facilmente, poiché non è in grado né di vedersi né di ascoltarsi. 
4. Nella vita dei popoli civili, l'odio domestico si esprime di solito col dir cose che sulla carta avrebbero un aspetto innocente (le parole non sono offensive) ma con quella tal voce, o in quel tal momento, che le portano non molto lontano dall'essere come uno schiaffo sulla faccia. Perché questo gioco non abbia a cessare tu e Farfarello dovete fare in modo che ciascuno di questi due sciocchi abbia una specie di misura duplice. Il tuo paziente deve esigere che tutto quanto egli esprime deve essere interpretato come si presenta e giudicato semplicemente secondo le parole dette, mentre, nello stesso tempo, giudicherà tutte le espressioni di sua madre interpretando nel modo più completo e più sensibile il tono della voce, il contesto, l'intenzione sospetta. Ed essa deve essere incoraggiata a fare lo stesso nei suoi riguardi. Così, alla fine di ogni lite ciascuno se ne andrà convinto, o quasi convinto, di essere perfettamente innocente. Tu sai che cosa succede: « Basta che le chieda 
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l'ora del pranzo perché dia in escandescenze ». Una volta che questa abitudine ha messo radici, nasce quella deliziosa situazione di un essere umano che dice cose con il proposito dichiarato di offendere, e che tuttavia si lamenta quando l'altro si offende davvero. 
Da ultimo, dimmi qualcosa sulla posizione religiosa della vecchia. È, per caso, gelosa del nuovo elemento della vita di suo figlio? - se la prende perché ha dovuto imparare da altri, e tanto in ritardo, ciò che ella crede di avergli offerto di conoscere con tanta facilità fin dalla fanciullezza? Ha l'impressione che stia facendo un po' troppo "chiasso" - oppure che se la prenda troppo alla leggera? Ricordati del fratello maggiore nella storiella del Nemico. 
Tuo affezionatissimo zio 
Demccne 

IV 
Mio caro Malacoda, le proposte da dilettante che appaiono nella tua ultima lettera mi suggeriscono che è ormai tempo che ti scriva esaurientemente sul penoso argomento della preghiera. Avresti potuto fare a meno di dire che il mio consiglio relativo alle sue preghiere per la madre « si è dimostrato singolarmente sfortunato ». Non sono cose che un nipote dovrebbe permettersi di scrivere a suo zio - e neppure un tentatore jr al Sottosegretario di una se-
zione. Quel tuo modo di fare rivela pure un desiderio spiacevole di scaricare le responsabilità. Devi imparare a pagare per le tue balordaggini. 
La cosa migliore, se fosse possibile, sarebbe di tenere il paziente completamente lontano da qualsiasi seria intenzione di pregare. Quando il paziente è un adulto riconvertito da poco al partito del Nemico, come il tuo giovanotto, la cosa migliore è di incoraggiarlo a ricordare, o di fargli pensare che ricorda il modo pappagallesco con il quale pregava quand'era fanciullo. Come reazione a ciò lo si potrebbe persuadere a tendere a qualcosa che sia del tutto spontaneo, interiore, non formalistico, non regolarizzato. Ciò, per un principiante come lui, significherebbe di fatto uno sforzo per produrre in se stesso un umore vagamente devoto in cui 

non avrebbe parte alcuna la vera concentrazione della volontà e dell'intelletto. Uno dei loro poeti, il Coleridge, ha lasciato scritto che egli non pregava « movendo le labbra e piegati i ginocchi », ma semplicemente con « lo spirito composto nell'amore » e indulgendo a « un sentimento di supplica ». Esattamente il genere di preghiera che vogliamo noi. E dal momento che esso presenta una rassomiglianza superficiale con la preghiera del silenzio praticata da coloro che sono assai progrediti nel servizio del Nemico, pazienti intelligenti e pigri possono venire irretiti da un tal genere di orazione per un tempo considerevole. Almeno li si può convincere che la posizione del corpo non ha influenza alcuna sulle loro preghiere; poiché essi dimenticano costantemente ciò che tu devi sempre ricordare, vale a dire che sono animali e che qualunque cosa i loro corpi facciano incide sulle loro anime. È buffo che i mortali ci rappresentino sempre come esseri che mettono loro in testa questa o quella cosa: in realtà il nostro lavoro migliore consiste nel tenere le cose fuori della loro testa. 
Se questo non riesce, devi ripiegare sopra un più sottile indirizzo sbagliato della sua intenzione. Ogni volta che essi stanno servendo direttamente al Nemico noi siamo sconfitti, ma vi sono molte maniere per impedire loro di farlo. La più semplice è di stornare il loro sguardo da Lui verso loro stessi. Fa' in modo che si preoccupino della loro mente tentando di suscitarvi sentimenti per mezzo della volontà. Quando avessero intenzione di chiedere a Lui la carità, fa' in modo, invece, che comincino a tentare di fabbricarsi da sé sentimenti caritatevoli senza aver coscienza di ciò che stanno facendo. Quando avessero l'intenzione di pregare per ottenere il coraggio, fa' in modo che di fatto si sforzino di sentirsi coraggiosi. Quando dicono che stanno pregando per otte-

nere il perdono, fa' in modo che si sforzino di sentirsi perdonati. Insegna loro a stimare il valore di ciascuna preghiera a seconda del successo di essa nel produrre il sentimento desiderato. E che non abbiano mai il sospetto che un successo o un insuccesso di quel genere dipendono in gran parte dal fatto che in quel momento si sentono bene o si sentono male, sono pieni d'energia oppure stanchi. 
Ma è chiaro che nel frattempo il Nemico non starà in ozio. Dove c'è preghiera c'è il pericolo della sua azione immediata. Egli è cinicamente indifferente alla dignità della Sua posizione, e della nostra, come puri spiriti, e agli animali umani che si mettono in ginocchio Egli riserva la conoscenza di se stessi senz'alcun ritegno. Ma, dato pure che riesca a sconfiggere il tuo primo tentativo di direzione sbagliata, noi possediamo un'arma 
più sottile. Gli esseri umani non partono da quella percezione diretta di Lui che noi, sfortunatamente, non possiamo evitare. Essi non hanno mai conosciuto quella orrenda luminosità, quel bagliore lacerante e bruciante che forma lo sfondo del dolore perenne della nostra vita. Se dai uno sguardo nella mente del tuo ammalato mentre sta pregando, non vi trovi ciò. Se esamini l'oggetto 
al quale presta la sua attenzione t'accorgerai che si tratta di un oggetto composto che contiene molti ingredienti quanto mai ridicoli. Vi saranno immagini derivate da scene del Nemico quale appariva durante quell'ignobile episodio noto sotto il nome di Incarnazione; vi saranno immagini più vaghe - magari immagini del tutto barbare e puerili - associate con le altre due persone. Ve ne saranno alcune che si riferiranno perfino alla riverenza verso se stesso (non disgiunte dalle sensazioni corporali che l'accompagnano) oggettivata e attribuita all'oggetto riverito. Ho visto casi nei quali ciò 

che il paziente chiamava il suo "Dio" era di fatto collocato - su in alto, all'angolo sinistro del soffitto della camera da letto, ovvero nell'interno della sua testa, o in un crocefisso che pendeva dalla parete. Ma di qualsivoglia natura sia quell'oggetto composto, bisogna che egli si fissi nel pregare ad esso — a quella cosa che egli stesso ha fatto, non alla Persona che ha fatto lui, che lo ha fatto uomo. Puoi giungere fino a incoraggiarlo a dare grande importanza alla correzione e al miglioramento dell'oggetto composto, e al tenerlo sempre fisso davanti all'immaginazione durante tutto il tempo della preghiera. Poiché, se mai giunge a fare la distinzione, se mai, con piena avvertenza, 'dirige le sue preghiere « non a ciò che io penso che tu sia, ma a ciò che tu sai di essere », la nostra situazione diventa, per quel momento, disperata. Una volta che tutti i suoi pensieri e tutte le sue immagini vengono cacciate da parte, o, se ancora ritenute, ritenute con la piena cognizione della loro natura puramente soggettiva, mentre pone la sua fiducia in quella Presenza perfettamente reale, esterna, invisibile, là nella stanza con lui, e che egli non conoscerà mai come invece viene conosciuto da essa - be', allora è proprio il momento che può capitare l'incalcolabile. Nel lavoro onde evitare codesta situazione - codesta vera nudità dell'anima in preghiera — sarai aiutato dal fatto che gli stessi uomini non la desiderano tanto quanto suppongono. Sì, esiste quella cosa che consiste nell'ottenere più di quanto s'è contrattato! 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 

Mio caro Malacoda, si rimane un pochino delusi quando ci s'attendeva un rapporto dettagliato sul tuo lavoro e si riceve invece una rapsodia vaga come la tua ultima lettera. Dici che sei « delirante di gioia » perché gli uomini europei hanno cominciato un'altra guerra delle loro. Vedo chiaramente ciò che t'è capitato. Non sei delirante; sei soltanto ubriaco. Leggendo fra le righe del tuo squilibratissimo resoconto della notte insonne del tuo paziente, sono in grado di ricostruire con sufficiente accuratezza lo stato della tua mente. Per la prima volta nella tua carriera hai assaggiato quel vino che è la ricompensa di tutte le nostre fatiche - l'angoscia e lo smarrimento di un'anima umana - e t'è andato alla testa. Mi riesce difficile biasimarti. Non posso aspettarmi teste da vecchio su giovani spalle. Il tuo paziente, dunque, reagì ad alcune delle tue raffigurazioni terrificanti del futuro? Sei riuscito a infiltrarvi qualche malinconico sguardo al felice passato, suscitando un sentimento di autocompassione? - c'è stato qualche ben riuscito tremito nel profondo dello stomaco? Hai saputo suonare il tuo violino delicatamente, vero? Bene! bene! è una cosa molto naturale. Ma, ricordati bene, Malacoda, che il dovere viene prima del piacere. Se una qualsiasi concessione 

che ti permetti ora ti condurrà alla perdita finale della preda, per tutta l'eternità sarai lasciato bruciare dalla sete di quel sorso del quale adesso godi con tanta voluttà il primo goccio. Se, invece, per mezzo di un'applicazione continua e a mente fredda, nel luogo e nel momento giusti, sarai alla fine in grado di assicurarti la sua anima, egli sarà tuo per sempre - sarà un vivente 
calice traboccante di disperazione e di terrore e di sorpresa, che potrai sollevare alle labbra tutte le volte che vorrai. Non permettere quindi che una qualsiasi eccitazione temporanea ti distragga dall'affare vero e proprio, quello, importante, di minare la fede e di impedire la formazione delle virtù. Non mancare di darmi nella tua prossima lettera un resoconto completo delle reazioni dell'ammalato alla guerra, così che si possa studiare se sarà meglio farlo diventare un estremo patriota oppure un ardente pacifista. Le possibilità sono molte e varie. Intanto mi preme avvertirti di non sperare troppo da una guerra. 
Naturalmente, una guerra è divertente. L'immediato terrore e la sofferenza immediata degli esseri umani è un ristoro legittimo e piacevole per le miriadi dei nostri affaticati lavoratori. Ma qual beneficio permanente ci può dare, a meno che noi non ne facciamo uso per portare anime al Nostro Padre di Laggiù? Quando vedo la sofferenza temporale degli esseri umani che poi, alla fine, ci sfuggono, provo una sensazione come se mi fosse stato permesso di gustare la prima portata di un ricco banchetto, e poi mi fosse stato negato il resto. È peggio che non aver gustato nulla. Il Nemico, fedele ai suoi barbari metodi di guerra, ci permette di scorgere la breve sofferenza dei suoi favoriti soltanto per farci struggere e per tormentarci - per beffare la fame incessante che, durante la fase attuale del grande conflitto, ci viene im-

posta, bisogna ammetterlo, dal suo blocco. Quindi, 
pensiamo piuttosto al modo di usare che non al modo di godere di questa guerra europea. Poiché vi sono unite certe tendenze che, in se stesse, non sono per nulla favorevoli a noi. Possiamo sperare un bel po' di crudeltà e di impurità. Ma, se non staremo più che attenti, dovremo vedere migliaia che in questa tribolazione si volgeranno al Nemico, mentre l'attenzione di decine di migliaia che non giungeranno a tanto, verrà tuttavia deviata dalla considerazione delle loro persone verso valori e cause che essi credono più alte del proprio io. So che il Nemico disapprova molte di queste cause. Ma è qui dove Egli manca di lealtà. Egli fa spesso bottino di esseri umani che hanno dato la vita per ideali che Egli pensa cattivi, per la ragione mostruosamente sofistica che gli esseri umani li credevano buoni e che agivano nel miglior modo che sapevano. Considera inoltre quali morti indesiderabili capitano in tempo di guer ra. Gli uomini vengono uccisi in luoghi dove sapevano di poter essere uccisi, e dove si recano, se appena sono del partito del Nemico, preparati. Quanto sarebbe molto meglio per noi se tutti gli esseri umani morissero in case di salute costose, in mezzo a dottori che mentiscono, infermiere che mentiscono, amici che mentiscono, come io li ho educati a fare, promettendo la vita ai morenti, incoraggiando la convinzione che la malattia scusa ogni indulgenza, e perfino, se i nostri lavoratori sapessero bene il mestiere, tenendo lontano ogni accenno a un prete per tema che colui tradisca all'infermo la vera condizione in cui si trova! Quanto è disastroso per noi il continuo richiamo alla morte che la guerra offre! Una delle nostre armi migliori, la mondanità soddisfatta, è resa inservibile. In tempo di guerra neppure 
uno degli umani può pensare di vivere per sempre. 
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So che Draghignazzo e altri hanno veduto nelle guerre una grande occasione per sferrare attacchi contro la fede, ma io ritengo esagerato codesto punto di vista. Agli esseri umani partigiani del Nemico, è stato detto chiaramente da Lui che la sofferenza è una parte essenziale di ciò che Egli chiama Redenzione; e perciò una fede che viene distrutta da una guerra o da una pestilenza non valeva proprio la pena di distruggerla. Parlo di quella sofferenza diffusa per un lungo periodo quale la guerra produrrà. Naturalmente, nell'esatto momento del terrore, del lutto, o del dolore fisico puoi catturare il tuo uomo mentre la sua ragione è temporaneamente sospesa. Ma anche allora, se egli si rivolge al quartier generale del Nemico, mi sono accorto che il posto militare è quasi sempre difeso. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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VI 
Mio caro Malacoda, 
godo nel sapere che l'età e la professione del tuo paziente rendono possibile, sebbene non certa, la sua chiamata a prestar servizio militare. Dobbiamo fare in modo che si trovi nel massimo dell'incertezza, sicché la sua testa si riempia di schemi contraddittori nei riguardi del futuro, ciascuno dei quali possa provocare paura o speranza. Non v'è nulla che equivalga alla sospensione e all'ansietà per barricare la mente di un essere umano contro il Nemico. Egli vuole uomini che si preoccupino di ciò che fanno: nostro compito è invece di farli pen sare sempre a ciò che capiterà loro. 
Il tuo paziente avrà senz'altro raccolto l'idea che bisogna sottomettersi con pazienza alla volontà del Nemico. Ciò che il Nemico intende dire con questo è, prima di tutto, che deve accettare con pazienza la tribolazione che gli viene di fatto accordata - l'ansietà presente e la presente sospensione dell'animo. È in relazione a ciò che egli deve dire: « La tua volontà sia fatta », e per il dovere quotidiano di sopportare ciò gli 
verrà dato il pane quotidiano. Il tuo lavoro deve consistere nel far sì che il tuo paziente non pensi mai che il timore presente è la croce che gli vien consegnata, 
ma che pensi unicamente a quelle cose delle quali ha 
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paura. Fa' in modo che consideri quelle come sue croci; fa' in modo che dimentichi che, dal momento che sono incompatibili tra di loro, non possono tutte capitare 
addosso a lui, e che tenti di praticare in anticipo la fortezza e la pazienza verso di esse. Una vera rassegna-
zione, in uno stesso momento, a una dozzina di destini tutti diversi e tutti ipotetici, è quasi impossibile, e il Nemico non assiste molto coloro che tentano di farlo. La rassegnazione alla sofferenza presente e reale, anche se tal sofferenza consiste nel timore, è molto più facile ed è di solito aiutata da codesta azione diretta. 
Qui è in gioco una legge spirituale importante. Ti ho spiegato come tu possa svigorire le sue preghiere trasferendo la sua attenzione dal Nemico agli stati della sua mente intorno al Nemico. D'altra parte è più facile superare la paura quando la mente del paziente viene trasportata dalla cosa temuta al timore stesso, considerato come uno stato presente e indesiderabile della sua mente; e se considererà il timore come la croce a lui destinata penserà inevitabilmente ad essa come a uno stato della mente. Si può perciò formulare questa regola generale: in tutte le attività mentali che favoriscono la nostra causa, incoraggia il paziente a non preoc-
cuparsi di sé e a concentrarsi sull'oggetto, ma in tutte le attività favorevoli al Nemico fa' che la sua mente si ripiegi su se stessa. Fa' sì che un insulto o che il corpo 
di una donna attragga talmente la sua attenzione al di fuori che egli non abbia modo di far la riflessione: « Sto 
-, entrando nello stato che si chiama Ira - o nello stato che si chiama Lussuria ». Al contrario, fa' in modo che 
la riflessione: « I miei sentimenti diventano ora più devoti, o più caritatevoli », attragga la sua attenzione verso l'intimo, sì che egli non guardi più al di là di se 
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stesso e non riesca a vedere il nostro Nemico o il suo prossimo. 
In merito al suo atteggiamento più generale nei confronti della guerra, non devi appoggiarti troppo su quei sentimenti di odio che gli esseri umani discutono con tanto gusto nei periodici cristiani e anticristiani. Nella sua angoscia il paziente può, naturalmente, venire incoraggiato a vendicarsi con qualche sentimento di vendetta contro i capi tedeschi, e questo, fino a un certo punto, va bene. Ma di solito si tratta di una specie di odio melodrammatico e mitico diretto contro capri espiatori immaginari. Egli non ha mai incontrato in vita questi uomini - che sono fantocci modellati su ciò che ricava dai giornali. I risultati di un tale odio chimerico offrono spesso grandi disillusioni, e di tutti gli esseri umani, gli inglesi sotto questo aspetto sono i più deplorevoli tiremmolla. Sono creature miserabili che proclamano ai quattro venti che bisogna usare la tortura con i loro nemici, e poi finiscono con l'offrire tè e sigarette al primo pilota tedesco che si presenti ferito alla porta di servizio. 
Qualunque cosa riuscirai a fare, nell'anima del tuo paziente ci sarà sempre un po' di benevolenza, insieme a un po' di malizia. L'importante è di dirigere la malevolenza verso i suoi vicini immediati, verso coloro che incontra ogni giorno, e di cacciare la benevolenza lontano, nella circonferenza remota, verso gente che egli non conosce. La malevolenza diventerà così perfettamente reale, e la benevolenza in gran parte immaginaria. È completamente inutile eccitare il suo odio per i tedeschi se, nello stesso tempo, fra lui e sua madre, fra lui e il suo principale, e il signore che incontra in treno si sviluppa una perniciosa pratica abituale di carità. Immagina che il tuo giovanotto sia una serie di cerchi con-
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centrici; il più centrale è la volontà, poi l'intelletto, e finalmente la fantasia. È quasi impossibile sperare di escludere subito, da tutti i cerchi, ogni cosa che abbia l'odore del Nemico. Ma tu devi continuamente fare in modo di spingere tutte le virtù verso l'esterno, finché si saranno fissate nel cerchio dell'immaginazione, e tutte le qualità desiderabili nell'interno, nella Volontà. Le virtù sono per noi veramente fatali solo in quanto possono raggiungere la volontà per poi lì concretarsi in abitudini. (Naturalmente non mi riferisco a ciò che il pa-
ziente, sbagliando, crede che sia la propria volontà, vale a dire quell'irritazione nervosa di risoluzioni e di denti serrati della quale ha coscienza, ma il centro vero e pro-
prio, ciò insomma che il Nemico chiama: Cuore.) Tutti i generi di virtù dipinti dalla fantasia o approvate dall'intelletto, o perfino, in qualche misura, quelle amate o ammirate, non riusciranno a tenere un uomo lontano dalla casa di Nostro Padre; lo possono anzi rendere più divertente quando vi giunga. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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VII 
Mio caro Malacoda, mi fa meraviglia che tu mi chieda se sia essenziale tenere il tuo paziente nell'ignoranza della tua esistenza. A codesta domanda, almeno per l'attuale fase della lotta, è già stato risposto per noi dall'Alto Comando. La nostra politica per il momento, è di tenerci nascosti. Naturalmente non è stato sempre così. Noi siamo di fronte a un dilemma crudele. Quando gli esseri umani 
non credono alla nostra esistenza perdiamo tutti i piacevoli risultati del terrorismo diretto e non riusciamo a far sorgere i fattucchieri. D'altra parte, quando credono in noi non siamo capaci di farli diventare materialisti o scettici. Almeno, non ancora. Ho grandi speranze che apprenderemo, a tempo debito, il modo di emozionalizzare e mitologizzare la loro scienza a tal punto che ciò che è, in realtà, fede in noi (quantunque non sotto questo nome) riuscirà a insinuarsi, mentre la mente umana rimarrà chiusa alla fede nel Nemico. La "Forza Vitale", l'adorazione del sesso, e alcuni aspetti della psicanalisi, potranno qui dimostrarsi utili. Se riusciremo a produrre il nostro capolavoro — il Mago Materialista, l'uomo che, non usi, ma veramente adori ciò che chiama vagamente "forze" mentre nega l'esistenza degli "spiriti" - allora sarà in vista la fine della guerra. 
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Ma nel frattempo dobbiamo obbedire ai nostri ordini. 
Non credo che sarà molto difficile tenere all'oscuro il tuo paziente. Il fatto che i "diavoli" sono soprattutto figure comiche nella fantasia moderna, ti sarà d'aiuto. Se qualche debole sospetto della tua esistenza cominciasse a sorgergli in mente, suggeriscigli la figura di qualcosa vestito con il costume scarlatto, e fa' in modo di convincerlo che dal momento che non può credere in quella cosa (è un metodo di confondere le loro idee 
che si trova in vecchi libri di testo), dal momento, adunque, che non può credere in quella cosa, non può credere in te. 
Non ho dimenticato la promessa di considerare se dobbiamo fare del tuo paziente un estremo patriota o un estremo pacifista. Tutti gli estremi, eccetto la estrema devozione al Nemico, sono da incoraggiarsi. Non sempre, naturalmente, ma sì in questo periodo. Alcune 
età sono tiepide e compiacenti, ed è nostro affare cullarle in un sonno ancor più profondo. Altre età, delle quali la presente è una, sono squilibrate e pronte alla faziosità, e allora il nostro compito è di eccitarle. Qualsiasi piccola cricca, tenuta insieme da qualche interesse che gli altri ignorano o che dispiace, tende a sviluppare nel suo seno un'ammirazione reciproca, da serra, e verso il mondo esterno un bel po' d'orgoglio e di odio ai quali si concede senza vergogna perché la "Causa" ne è garante e perché si pensa che quel sentimento sia impersonale. Perfino qualora il gruppetto abbia avuto origine per gli scopi del Nemico tutto quanto ho detto rimane vero. Noi vogliamo che la chiesa sia piccola non solo perché meno uomini conoscano il Nemico, ma anche perché quanti lo conoscono acquistino quell'intensità agitata e quel senso difensivo della propria rettitudine che è la caratteristica delle società segrete e della 
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cricca. La chiesa stessa è, naturalmente, difesa da grosse batterie, e finora non siamo mai riusciti completamente a darle tutte le caratteristiche di una fazione; ma fazioni secondarie nel suo seno hanno prodotto spesso risultati ammirevoli, dai partiti di Paolo e di Apollo a Corinto, giù giù fino ai partiti della Chiesa Alta e della Chiesa Bassa in Inghilterra. 
Se si riuscirà a indurre il tuo paziente a rifiutarsi di combattere per motivi di coscienza, egli si troverà automaticamente membro di una società piccina, vocale, organizzata e impopolare, e gli effetti di una tale posizione, in uno che è ancor novellino nel cristianesimo, saranno quasi certamente buoni. Ma soltanto quasi certamente. Ha mai avuto dubbi seri sulla legittimità di servire in una guerra giusta prima che s'iniziasse la guerra presente? È un uomo che possiede un grande coraggio fisico - tanto grande che non verrà assalito da semiavvertite apprensioni rispetto ai veri motivi del suo pacifismo? Può, qualora si trovasse vicinissimo all'onestà (nessun essere umano le è mai molto vicino), può sentirsi senz'altro convinto d'essere spinto completa-
mente dal desiderio di obbedire al Nemico? Se è un uomo di questo genere il suo pacifismo non ci farà probabilmente gran che bene,, e il Nemico lo proteggerà dalle conseguenze che solitamente derivano dal fatto di appartenere a una setta. Il miglior piano che, in tal caso, potresti scegliere sarebbe di tentare una crisi emotiva subitanea e confusa, dalla quale egli possa emergere come un inquieto convertito al patriottismo. Spesso si riesce in cose di questo genere. Ma se è il tipo che mi pare sia, tenta il pacifismo. 
Qualunque strada egli prenda, il tuo compito principale sarà sempre lo stesso. Incomincia con il fargli 
trattare il patriottismo o il pacifismo come parte della 
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sua religione. Poi, sotto l'influsso dello spirito di partigianeria, fa' in modo che lo consideri come la parte prin-
cipale. Poi, senza chiasso e per gradi, curalo in maniera da portarlo al livello nel quale la religione diviene soltanto una parte della "Causa", nel quale il cristianesimo è valutato principalmente per gli argomenti eccellenti che può produrre in favore dello sforzo bellico britannico o del pacifismo. L'atteggiamento dal quale è necessario che tu lo difenda è quello nel quale gli affari temporali vengono trattati soprattutto come materiale per l'obbedienza. Una volta che sarai riuscito a fare del Mondo il fine e della fede un mezzo, avrai quasi guadagnato il tuo uomo, e poco importa il genere dello scopo mondano al quale tenderà. Una volta che i comizi, gli opuscoli, le mosse politiche, i movimenti, le cause, e le crociate, saranno per lui più importanti delle preghiere e dei sacramenti e della carità, sarà tuo - e più sarà "religioso" (in quel senso) e più sicuramente sarà tuo. Te ne potrei far vedere una gabbia abbastanza piena laggiù. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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Vili 
Mio caro Malacoda, dunque tu « nutrì grandi speranze che la fase religiosa del paziente stia morendo »? Io sono sempre stato d'opinione che la scuola di tirocinio fosse bell'e spacciata da quando Ciriatto Sannuto vi fu messo a capo, e ora ne sono sicuro. Non v'è mai stato nessuno che t'ha detto qualcosa sulla legge dell'Ondulazione? 
Gli esseri umani sono anfibi - mezzo spirito e mezzo animale. (La risoluzione del Nemico di produrre un ibrido talmente ributtante fu una delle cose che decisero Nostro Padre a ritirargli il suo appoggio.) Come spiriti essi appartengono al mondo dell'eternità, ma come animali sono abitatori del tempo. Ciò significa che, mentre il loro spirito può essere diretto verso un oggetto eterno, il loro corpo, le passioni e l'immaginazione sono in continuo divenire, poiché essere nel tempo significa mutare. Perciò la cosa che più li avvicina alla costanza è l'ondulazione - cioè il ripetuto ritorno a un livello dal quale ripetutamente si allontanano, una serie di depressioni e di elevazioni. Se tu avessi osservato attentamente il tuo paziente avresti scorto quest'ondulazione in ogni settore della sua vita - l'interesse per il lavoro, l'affetto verso gli amici, gli appetiti fisici, tutto va su e giù. Finché egli vivrà sulla terra periodi di ric-
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chezza e di vivacità emotiva e corporale si alterneranno a periodi di torpore e di povertà. La fase di aridità e di ottusità che il tuo paziente sta ora attraversando non sono, come tu scioccamente supponi, effetto della tua abilità; sono puri fenomeni naturali che non ci apporteranno utilità alcuna, a meno che tu non li sappia usar bene. 
Per decidere quale sia il miglior uso che ne puoi fare, devi chiederti qual è l'uso che desidera farne il Nemico, e poi agire all'opposto. Ora, può essere per te una sorpresa venire a sapere che nei suoi sforzi di impossessarsi per sempre di un'anima, Egli si basa sulle depressioni ancor più che sulle elevazioni. Alcuni dei suoi speciali favoriti sono passati attraverso depressioni più lunghe e più profonde di qualsiasi altro. La ragione è questa. Per noi un essere umano è innanzi tutto cibo; nostro scopo è l'assorbimento della sua volontà nella nostra, l'aumento, a sue spese, della nostra area di egoismo. Ma l'obbedienza che il Nemico chiede all'uomo è cosa del tutto diversa. Bisogna guardare in faccia al fatto che tutto quel parlare intorno al Suo amore per gli uomini, e intorno al Suo servizio come perfetta libertà, non è (come si vorrebbe allegramente credere) pura propaganda, ma una terribile verità. Egli vuole proprio riempire l'universo di una quantità di nauseanti piccole imitazioni di Se stesso - creature la cui vita, in miniatura, sarà qualitativamente come la Sua, non perché Egli li assorbirà, ma perché le loro volontà si conformeranno liberamente alla Sua. Noi vogliamo mandrie che finiranno per diventare cibo; Egli vuole servi che diverranno infine, figliuoli. Noi vogliamo assorbire, Egli vuol concedere in abbondanza. Noi siamo vuoti e vorremmo riempirci; Egli possiede la pienezza e trabocca. La nostra guerra ha per scopo un mondo nel quale il 
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Nostro Padre Laggiù abbia attratto in sé tutti gli altri esseri; il Nemico vuole un mondo pieno di esseri uniti a Lui, ma sempre distinti. 
Ed è qui che le depressioni entrano in gioco. Ti sarai spesso domandato perché il Nemico non fa maggior uso del Suo potere di essere sensibilmente presente alle anime umane in qualsiasi grado Egli scelga e in ogni momento. Ma ora tu vedi che l'Irresistibile e l'Indiscutibile sono le due armi che la natura stessa del Suo schema gli proibisce di usare. Il semplice dominare la volontà umana (come la sua presenza sentita farebbe certamente in qualsiasi grado che non fosse il più debole e il più mitigato) sarebbe inutile per Lui. Egli non può rapire. Può soltanto corteggiare. Infatti ha l'ignobile idea di mangiare la torta e insieme di conservarla; le creature devono essere una cosa sola con Lui, ma intanto devono rimanere se stesse; puramente annullarle, o assimilarle, 
non serve. È pronto a dominare un pochino all'inizio. Le metterà in moto con comunicazioni della Sua presenza che, quantunque deboli, sembrano grandi per esse, con emozioni dolci, e facendole superare facilmente le tentazioni. Ma non permette mai che questo stato di cose duri a lungo. Presto o tardi ritira, non di fatto, ma dalla loro esperienza consapevole, tutti i sostegni e gli incentivi. Lascia che la creatura stia in piedi sulle sue stesse gambe — a compiere puramente con la volontà doveri che hanno perduto ogni gusto. È durante tali periodi di elevazione, che la creatura diventa di quel genere che Egli desidera che sia. Donde le preghiere offerte in uno stato di aridità sono quelle che più gli sono gradite. Noi possiamo strascinare i nostri ammalati con una continua tentazione perché noi li destiniamo solo alla tavola, e maggiori saranno le interferenze con la loro volontà e meglio sarà. Egli non può "ten-
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tare" alla virtù come noi tentiamo al vizio. Egli vuole che essi imparino a camminare, e perciò deve tirar via la mano; e purché ci sia veramente la volontà di camminare, Egli sembra gradire perfino il loro inciampare. Non ingannarti, Malacoda. La nostra causa non è mai in maggior pericolo di quando un essere umano, senza più desiderio ma ancora con l'intenzione di fare la volontà del nostro Nemico, si guarda intorno e scorge un universo dal quale ogni traccia di Lui sembra essere svanita, e si chiede perché è stato abbandonato, e tuttavia continua a ubbidire. 
Ma naturalmente le depressioni offrono opportunità anche alla nostra parte. La prossima settimana ti darò alcune indicazioni di come sfruttarle. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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IX 
Mio caro Malacoda, spero che la mia ultima lettera t'abbia convinto che la 
fase depressiva di ottusità o di "aridità" che il tuo paziente sta ora attraversando non ti può dare, per se stessa, la sua anima, ma deve essere sfruttata convenientemente. Ora voglio considerare le forme che dovrebbe prendere lo sfruttamento. 
In primo luogo ho sempre visto che il periodo di depressione dell'ondulazione umana offre un'occasione eccellente per tutte le tentazioni sensuali in particolar modo per quelle che hanno relazione col sesso. Ciò può recarti sorpresa perché, naturalmente, l'energia fisica, e perciò l'appetito potenziale sono maggiori nei periodi dell'elevazione che non in quelli della depressione; ma devi ricordare che allora anche le forze della resistenza 
sono al massimo grado. La salute e la vivacità che tu 
hai bisogno di usare nel produrre la libidine, possono anche, ahimè! essere usati molto facilmente per il lavoro, o per il giuoco, per il pensiero, per un divertimento innocuo. L'attacco ha una ben più grande possibilità di successo quando tutto il mondo interiore dell'uomo è grigio, freddo, vuoto. E si deve inoltre notare che la sessualità della depressione possiede una qualità sottilmente diversa da quella della elevazione - che vi 
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sono minori probabilità di dirigerla a quel fenomeno 
d'acqua e di latte che gli umani chiamano "essere innamorati", che si può molto più facilmente trascinare alla perversione, che è molto meno contaminata da quelle qualità concomitanti, generose e colme d'immaginazione e perfino di spiritualità, che spesso rendono la sessualità umana fonte di tante disillusioni. Lo stesso avviene con desideri della carne d'altro genere. È molto più probabile 
che tu riesca a fare un ubriacone del tuo giovanotto spingendolo al bere come a un qualcosa di anodino quando è stanco e insensibile che non incoraggiandolo a usarne come di un mezzo per stare allegro con i suoi amici quando è felice ed espansivo. Non dimenticare mai che quando stiamo trattando con il piacere, con qualsiasi piacere, nella sua forma sana e normale e soddisfacente, siamo, in un certo senso, sul terreno del Nemico. So benissimo che abbiamo guadagnato un buon numero di anime attraverso il piacere. Tuttavia il piacere è un'invenzione Sua, non nostra. I piaceri li ha inventati Lui. Finora tutte le nostre ricerche non ci hanno reso capaci di produrne neppure uno. Tutto quanto ci è dato di fare è di incoraggiare gli umani a servirsi dei piaceri che il Nemico ha prodotto, nei tempi, o nei modi, o nella misura che gli ha proibito. Per cui noi ci sforziamo sempre di allontanare dalla condizione naturale del piacere per far scivolare in quella che è meno naturale, che ha meno l'odore del suo Fattore, e che è meno piacevole. La formula è questa: una brama che aumenta continuamente per un piacere che continuamente diminuisce. È più sicuro; ed è stile migliore. Im-
possessarsi dell'anima dell'uomo e non dargli nulla in cambio - ecco ciò che riempie veramente di gioia il cuore di Nostro Padre. E i momenti di depressione sono i momenti nei quali cominciare il processo. 
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Ma v'è una maniera ancora maggiore per sfruttare la depressione: fare in modo che l'ammalato ci pensi. Come sempre, il primo passo consiste nel tener lontano dalla sua mente la conoscenza. Non bisogna permettere che abbia neppure un sospetto sulla legge dell'ondulazione. Fagli credere che i primi ardori della sua conver-
sione si sarebbe potuto attendersi che continuassero, e che avrebbero dovuto continuare, e che la sua attuale aridità è anch'essa una condizione permanente. Una volta che gli si sia ben fissata nella mente codesta concezione errata, puoi continuare in vari modi. Tutto dipende dalla classe alla quale appartiene il tuo uomo. Può appartenere alla classe di coloro che facilmente si sco-
raggiano e quindi essere preso da disperazione, oppure alla classe di quelli che sono pieni di desideri, ai quali si può infondere la sicurezza che tutto va bene. La prima classe si fa sempre più smilza fra gli esseri umani. Se per caso il tuo ammalato vi appartenesse, allora tutto è facile. Le sole cose da farsi sono di non fargli incontrare cristiani sperimentati (compito facile oggigiorno), di guidare la sua attenzione ai brani adatti della scrittura, e poi di metterlo al lavoro nell'impresa disperata di risentire i suoi vecchi sentimenti unicamente con la forza della volontà, e il gioco è vinto. Se invece è un tipo speranzoso il tuo lavoro consisterà nel farlo star tranquillo nella bassa temperatura del suo presente stato di spirito e di assuefarlo a poco a poco, infondendo la persuasione che dopo tutto la temperatura non è poi tanto bassa. In una settimana o due gli metterai il dubbio che forse nei primi giorni della sua vita cristiana egli era un po-
chino eccessivo. Parlagli della "moderazione in tutto". Se ti accadrà di condurlo al punto di pensare che "la religione, sì, va bene, ma fino a un certo punto", potrai sentirti felicissimo nei riguardi della sua anima. Per noi 
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una religione moderata vale quanto una religione nulla - ed è più divertente, 
V'è anche la possibilità di un attacco diretto alla sua fede. Una volta che sarai riuscito a fargli ritenere che il periodo di depressione è permanente, perché non potrai convincerlo che la sua "fase religiosa" sta moren-
dosene, proprio come tutte le sue altre fasi precedenti? Naturalmente non si può concepire che sia ragionevole passare dalla proposizione: « Sto perdendo interesse in questa cosa » alla proposizione: « Questa cosa è falsa ». Ma, come ho già detto, è sul gergo, non sulla ragione che ti devi appoggiare. La stessa parola Fase potrà molto probabilmente raggiungere lo scopo. Ritengo che quella creatura sia passata prima attraverso molte fasi - lo hanno fatto tutte - e che si senta sempre superiore e in una posizione di compassione protettrice verso quegli stati d'animo dai quali è uscita, non proprio perché ne abbia fatto una vera critica, ma semplicemente perché sono nel passato. (Io confido che tu continui a riempirlo ben bene delle vaghe idee di progresso e di sviluppo e di "punto di vista storico", e che gli faccia leggere una quantità di biografie moderne. Nelle quali le persone di cui si parla escono sempre da fasi, vero?) 
Capisci ciò che voglio dire? Fa' in modo che la sua mente stia lontana dalla semplice antitesi di vero e falso. Simpatiche espressioni ermetiche: « Era una fase », « Io sono passato in mezzo a tutto ciò » e non dimenticare quel termine benedetto: « Adolescente ». 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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Mio caro Malacoda, 
ho saputo con grande piacere da Scarmiglione che il tuo paziente ha fatto alcune conoscenze molto desiderabili e che pare che tu abbia adoperato codesto nuovo evento in maniera veramente promettente. Mi sembra di capire 
che quei coniugi di mezz'età che gli hanno fatto visita nel suo ufficio sono proprio quel genere dì persone che noi desideriamo che egli conosca - ricche, eleganti, superficialmente intellettuali, e brillantemente scettiche intorno a ogni cosa che v'è nel mondo. Mi par di capire che siano perfino vagamente pacifisti, non per motivi mo-
rali, ma per un'inveterata abitudine di minimizzare tutto ciò che interessa la gran massa dei loro simili e per 
uno spruzzo di comunismo puramente di moda e letterario. Egregiamente! E pare anche che tu abbia fatto buon uso di tutta la sua vanità sociale, sessuale e intellettuale. Fammi sapere qualcosa di più. Si è compromesso molto? Non voglio dire a parole. V'è un gioco sottile di sguardi, di toni, di riso, con il quale un mortale può far sottintendere che egli appartiene allo stesso partito di coloro con i quali sta parlando. Questo è il genere di tradimento che dovresti incoraggiare, perché il tuo giovanotto non lo comprende proprio bene nep-
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pure lui; e quando giungerà a comprenderlo tu gli avrai reso difficile il retrocedere. 
Senza dubbio capirà molto presto che la sua fede è in diretta opposizione ai principi sui quali si basa tutta la conversazione coi suoi nuovi amici. Non credo che ciò sia molto importante, purché tu riesca a convincerlo a posporre ogni esplicito riconoscimento di questo fatto; cosa molto facile a ottenersi, con l'aiuto della vergogna, dell'orgoglio, della modestia e della vanità. Finché lo stato d'attesa dura egli si troverà in una posizione falsa. Starà in silenzio quando dovrebbe parlare e riderà quando dovrebbe stare in silenzio. Dimostrerà, dapprima solo con il modo di fare, ma presto anche a parole, ogni sorta di atteggiamenti cinici e scettici che in realtà non sono suoi. Ma se lo saprai giocar bene, potranno diventare suoi. Tutti i mortali tendono a diventare ciò che pretendono di essere. È una cosa elementare. Il problema veramente importante è come prepararsi al contrattacco del Nemico. 
Per prima cosa bisogna differire il più tardi possibile il momento nel quale egli s'accorga che questo nuovo piacere è una tentazione. E, poiché i servi del Nemico hanno predicato per duemila anni del "Mondo" come di una delle grandi tentazioni tipo, ti sembrerà difficile farlo. Ma, per fortuna, negli ultimi decenni ne hanno parlato pochissimo. Negli scritti moderni dei cristiani, quantunque vi legga molto (anzi più di quanto mi piaccia) intorno a Mammona, scorgo ben poco degli antichi moniti sulla vanità del mondo, sulla scelta degli amici, sul valore del tempo. Il tuo ammalato probabilmente classificherebbe tutto ciò come "puritanesimo" — e mi piace farti notare, per transenna, che il valore che abbiamo dato a quel termine è uno dei più sicuri trionfi che abbiamo ottenuto in questi ultimi' cent'anni. Per 
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suo mezzo riscattiamo ogni anno centinaia di esseri umani dalla temperanza, dalla castità, e dalla sobrietà della vita. 
Presto o tardi, ad ogni modo, gli si presenterà chiara la vera natura dei suoi nuovi amici, e allora la tua tattica dovrà adattarsi all'intelligenza del tuo paziente. Se è uno sciocco abbastanza grosso farai in modo che comprenda il carattere dei suoi amici soltanto quando sono assenti. La loro presenza spazzerà poi via ogni critica. Se si riesce in ciò, lo si può indurre a vivere, come so che molti esseri umani vivono, due vite parallele, e per un periodo di tempo considerevole; non soltanto sembrerà, ma sarà di fatto un uomo diverso in ciascuno dei circoli che frequenta. Se ciò non riesce v'è un metodo più sottile e più divertente. Lo si può indurre a godere positivamente nell'accorgersi che le due parti della sua vita sono contraddittorie. Ciò, si ottiene sfruttando la sua vanità. Gli si può insegnare a godere di inginocchiarsi la domenica presso il suo droghiere proprio perché egli ricorda che il droghiere non ha neppure la possibilità di capire il mondo urbano scanzonato con il quale egli si è intrattenuto il sabato sera; e, al contrario, a godere quella conversazione pornografica e blasfema durante il caffè con i suoi amici con tanto maggior gusto in quanto consapevole di un mondo "più profondo", "spirituale", che c'è nel suo intimo, e che essi non comprendono. Tu capisci di che si tratta. I suoi amici mondani lo toccano da una parte e il droghiere dall'altra, mentre lui è l'uomo completo, equilibrato, complesso, che li comprende tutti a fondo. Così, mentre si comporterà da traditore in permanenza di almeno due gruppi di persone, proverà invece di vergogna, una continua segreta corrente di compiacimento di sé. Da ultimo, se tutto il resto non otterrà nessun effetto, lo potrai convincere, sfi-
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dando la coscienza, a continuare a frequentare i nuovi conoscenti, adducendo come pretesto che, in qualche modo non ben definito, egli sta facendo del "bene" a questa gente, per il solo fatto di bere i loro cocktail e di ridere alle loro arguzie, e che troncare questo modo di comportarsi sarebbe "far lo schizzinoso", essere "intollerante", e (naturalmente) "puritano". 
Nel frattempo prenderai naturalmente la precauzione ovvia di far sì che questo nuovo sviluppo Io induca a spendere più di quanto può disporre e a trascurare il suo lavoro e sua madre. La gelosia, l'allarme di costei, la crescente evasività e villania da parte di lui, saranno un elemento impagabile per l'aggravamento della tensione domestica. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XI 
Mio caro Malacoda, è evidente che tutto va bene. Godo soprattutto di sapere che i due nuovi amici gli hanno ora fatto conoscere tutta la compagnia. Son tutta gente, come ho potuto con-
trollare dall'archivio, sulla quale si può fare completo assegnamento: beffardi e mondani ben piantati e sicuri che, senza delitti spettacolari, progrediscono quietamente e comodamente verso la casa di Nostro Padre. Tu parli di loro come di grandi ridanciani. Voglio sperare che ciò non significhi che tu abbia l'impressione che il riso come tale sia in nostro favore. Val la pena di rivolgere l'attenzione su questo punto. 
Io divido le cause del riso umano in: gioia, allegria, scherzo propriamente detto, e volubilità. La prima la troverai fra amici e persone che si vogliono bene, riuniti alla vigilia di un giorno di festa. Fra le persone adulte si presenta di solito qualche pretesto simile agli scherzi, ma la facilità con la quale il minimo motto di spirito produce il riso in un dato momento è una prova che la vera causa non sono gli scherzi. La vera causa noi la conosciamo. Qualcosa di simile viene espresso in molta di quell'arte detestabile che gli esseri umani chiamano Musica, e qualcosa di simile ha luogo in Cielo un'accelerazione priva di senso nel ritmo dell'esperienza 

celeste, e completamente opaca per noi. Un riso di questo genere non ci porta nessun vantaggio, e dovrebbe sempre essere sconsigliato. Inoltre quel fenomeno è in se stesso disgustoso, così come è un diretto insulto al realismo, alla dignità, e all'austerità dell'Inferno. 
L'allegria è strettamente associata alla gioia — è una specie di spuma emozionale che sorge dall'istinto del gioco. È di pochissima utilità per noi. Può essere, naturalmente, usata talvolta per allontanare gli umani da qualcosa che il Nemico desidererebbe far loro sentire o fare; ma in se stesse le sue tendenze sono assolutamente indesiderabili; promuove la carità, il coraggio, il contento, e molti altri mali. 
Lo scherzo propriamente detto, che sorge dalla sùbita percezione di un'incongruità è un campo molto più promettente. Non intendo parlare in primo luogo dell'umorismo indecente e immorale, che spesso disillude nei suoi risultati, benché tentatori di second'ordine ne abbiano una grande fiducia. La verità è che su questo argomento gli esseri umani sono abbastanza chiaramente divisi in due classi. Vi sono alcuni per i quali « nessuna passione è tanto seria quanto la lussuria » e per i quali una storiella indecente cessa di produrre un senso di lascivia proprio in quanto diventa ridicola; mentre in altri il riso e la lussuria vengono eccitati nello stesso momento e dalle stesse cose. Il primo genere scherza sul sesso per le molte incongruenze che suscita; i se-
condi coltivano le incongruenze in quanto offrono un pretesto per parlare del sesso. Se il tuo uomo è del primo tipo, l'umorismo indecente non ti servirà a nulla non dimenticherò mai le ore perdute (ore per me di 
tedio insopportabile) con uno dei miei primi pazienti nel bar e nelle sale per fumatori prima che sapessi di 
questa regola. Cerca di scoprire il gruppo al quale ap-
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partiene il tuo ammalato - e procura che egli non lo scopra. 
L'utilità reale degli scherzi o dell'umorismo consiste in una direzione completamente diversa, e promette bene particolarmente fra gli inglesi, i quali prendono talmente sul serio il loro "senso dell'umorismo" che una insufficienza in questo senso è quasi l'unica insufficienza della quale sentano vergogna. L'umorismo è per loro la grazia vitale che porta ogni consolazione e (nota bene) ogni scusa. È quindi incalcolabile come mezzo per distruggere la vergogna. Se uno semplicemente lascia che gli altri paghino per lui, è "avaro"; se se ne fa un vanto in modo scherzoso e rinfaccia ai suoi simili di aver fatto le spese per lui, non è più "avaro" ma è un tipo ameno. Essere vile semplicemente è vergognoso; esserlo gloriandosene con esagerazioni umoristiche e gesti grotteschi, è cosa alla quale si può passar sopra come divertente. La crudeltà è cosa vergognosa - a meno che l'uomo crudele la possa presentare come uno scherzo fatto a un'altra persona. Mille scherzi indecenti e magari blasfemi, non sono d'aiuto per la dannazione d'un uomo tanto quanto la sua scoperta che quasi ogni cosa che desidera fare può farsi, non soltanto senza la disapprovazione, ma con l'ammirazione dei suoi simili, se soltanto si riesce a farla in modo che la si tratti come uno scherzo. Codesta tentazione può rimanere quasi totalmente celata al tuo paziente per mezzo della serietà inglese intorno all'umorismo. Qualsiasi dubbio che ve ne possa essere troppo può essergli presentata come "puritana" 
o come una prova di "mancanza di umorismo''. 
Ma la volubilità è la migliore di tutte queste cose. 
In primo luogo è molto economica. Soltanto un essere umano intelligente può fare del vero spirito sulla virtù, e, a dir vero, su qualsiasi altra cosa; qualsiasi uomo lo 

si può educare a parlare come se la virtù fosse ridicola. Fra la gente volubile si ritiene sempre che lo scherzo sia stato fatto. Nessuno, in realtà lo fa; ma ogni argomento serio vien discusso in modo tale che si suppone di averne già trovato il lato ridicolo. Se vien prolungato, l'abitudine di fare il chiacchierone leggero e volubile costruisce intorno a un uomo la più fine armatura contro il Nemico che io conosca, ed essa è completamente libera dai pericoli che s'accompagnano alle altre fonti del riso. È lontana dalla gioia le mille miglia; ottunde l'intelletto, invece di renderlo acuto; e non eccita affetto alcuno fra coloro che la praticano. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XII 
Mio caro Malacoda, è evidente che stai facendo un meraviglioso progresso. L'unico mio timore è che nel tentativo di far affrettare il paziente, tu non lo risvegli al senso della posizione reale. Tu ed io, che vediamo la posizione com'è in realtà, non dobbiamo mai dimenticare che a lui essa appare totalmente differente. Noi sappiamo d'avere già introdotto un cambiamento di rotta nel suo corso, un cam-
biamento che lo sta già trasportando fuori della sua orbita intorno al Nemico; ma bisogna far sì che egli si immagini che tutte le decisioni che hanno effettuato questo cambiamento di rotta sono triviali e revocabili. Non gli si deve permettere di nutrire il sospetto che egli è ora su una direzione che, sia pure adagio, lo allontana dal sole, su una linea che lo porterà nel freddo e nella tenebra dello spazio più lontano. 
Per questa ragione sono quasi contento di sapere che va ancora in chiesa e che ancora si comunica. So che in ciò non mancano i pericoli; ma ogni cosa è preferibile alla scoperta della rottura che ha fatto con i primi mesi della sua vita cristiana. Finché ritiene esternamente le abitudini di un cristiano, gli si può ancora far credere di essere uno che ha adottato alcuni nuovi amici e nuovi divertimenti, ma il cui stato spirituale è quasi lo stesso 

di sei mesi fa. E fintanto che pensa così, dobbiamo preoc- | cuparci non del pentimento esplicito di un peccato ben definito, e riconosciuto completamente per tale, ma soltanto del sentimento vago, quantunque inquietante, che 
di recente non si sia comportato proprio bene. 
Codesta oscura inquietudine deve essere maneggiata con molta cura. Se divenisse troppo forte potrebbe svegliarlo e rovinare tutto il gioco. D'altra parte, se la ! sopprimi del tutto - il che, fra parentesi, il Nemico \ probabilmente non ti permetterà di fare - perdiamo un I elemento nella situazione che può essere volto a buon ; fine. Se si permette di vivere a un tale sentimento, pur non permettendogli di diventare irresistibile e di fiorire in pentimento vero e proprio, esso possiede una tendenza incalcolabile. Aumenta la riluttanza del paziente a pensare al Nemico. Tutti gli esseri umani provano 
una tale riluttanza in quasi tutti i tempi; ma quando pensare a Lui significa porsi di fronte, e intensificare tutta una vaga nube di colpevolezza semiconsapevole, codesta riluttanza viene accresciuta dieci volte. Essi odiano ogni idea che abbia riferimento a Lui, precisamente come un uomo che si trovi in strettezze finanziarie odia la vista stessa di un libretto bancario. In questo stato il tuo paziente non ometterà i suoi doveri religiosi, ma gli diverranno sempre più antipatici. Prima di compierli ci penserà il meno possibile, se lo potrà fare decentemente, e, terminati che li abbia, li dimenticherà al più presto. Alcune settimane fa dovevi tentarlo all'irrealtà e alla disattenzione nelle preghiere; ma ora 
lo troverai che ti apre le braccia e quasi ti prega di distrarlo dal suo proposito e di ottundergli il cuore. Desidererà che le sue preghiere siano irreali, poiché di nulla avrà tanto spavento quanto del contatto reale con il 
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Nemico. Suo scopo sarà di lasciare che i vermi che dormono continuino a dormire. 
Una volta che codesta condizione si sarà stabilita sempre più pienamente, ti libererai dello stucchevole compito di dovergli offrire i piaceri come tentazioni. Poiché l'inquetudine e la sua riluttanza ad affrontarla lo taglieranno fuori sempre maggiormente dalla vera felicità, e poiché l'abitudine rende i piaceri della vanità e dell'eccitazione e della volubilità meno piacevoli e insieme più difficili a lasciarsi (questo è infatti ciò che h abitudine fortunatamente dona al piacere) t'accorgerai 
che qualsiasi cosa, magari un nulla, basterà ad attrarre a sé la sua vagante attenzione. Non ti sarà più necessario un buon libro, che veramente gli piaccia, per tenerlo lontano dalle preghiere o dal lavoro, o dal sonno; basterà una colonna di pubblicità del giornale di ieri. Potrai fargli perdere tempo non soltanto nella conversazione della quale gode, con gente che veramente gli piace, ma in conversazioni con coloro dei quali non gli importa nulla, intorno ad argomenti che lo stancano terribilmente. Potrai riuscire a non fargli far nulla del tutto per lunghi periodi di tempo. Potrai tenerlo alzato fino a notte inoltrata, non a far baldoria rumorosa, ma a tenergli gli occhi aperti sul fuoco spento in una camera 
fredda. Tutte le attività sane ed esuberanti che noi desideriamo che egli eviti possono essere soppresse, senza dargli in cambio nulla, così che in fine possa dire, come disse uno dei miei pazienti nel giungere quaggiù: « Ora m'accorgo d'aver trascorso gran parte della mia vita non facendo né ciò che dovevo né ciò che mi piaceva ». I cristiani descrivono il Nemico come uno « senza il quale Nulla è forte ». E il Nulla è assai forte: è tanto forte da rubare all'uomo gli anni migliori non in dolci peccati, ma in una terribile volubilità della mente che si 

aggira in non sa che cosa senza saperne il perché, nell'appagamento di curiosità così deboli che ne è consapevole soltanto a metà, nel fare il tamburello con le dita e nel battersi i tacchi, nello zufolare ariette che non gli piacciono, o nel lungo, oscuro labirinto di sogni privi perfino dì quel piacere o di quell'ambizione che diano loro un certo gusto, ma che, una volta che un incontro 
fortuito abbia dato il via, la creatura è troppo debole e troppo intossicata per scrollarli da sé. 
Dirai che questi sono peccati veniali. Senza dubbio, come tutti i tentatori giovani, tu hai una gran voglia di poter fare un rapporto con qualche delitto spettacolare. Ma ricordati che la sola cosa che ha importanza è la distanza con la quale riuscirai a separare il giovanotto dal Nemico. La piccolezza dei peccati non ha importanza, purché il loro effetto cumulativo scacci l'uomo nel Nulla, lontano dalla Luce. Un assassinio non è migliore delle carte da gioco, se le carte riescono a fare il gioco. La strada più sicura per l'Inferno, ricordalo, è quella graduale - è il dolce pendìo, il soffice suolo, senza brusche voltate, senza pietre miliari, senza indicazioni. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XIII 
Mio caro Malacoda, 
mi pare che ti ci vogliano troppe pagine per narrare una storiella molto semplice. La cui conclusione è che ti sei lasciato sfuggire il tuo giovanotto dalle dita. La situazione è gravissima, e io proprio non vedo ragione alcu-
j na per la quale dovrei proteggerti dalle conseguenze 
' della tua insufficienza. Un pentimento e un rinnovamento di ciò che l'altra parte chiama « grazia », della grandezza che tu descrivi, è una sconfitta di prim'ordine. Equivale a una seconda conversione - e probabil-
mente a un livello più profondo della prima. Come avresti dovuto sapere, la nube asfissiante che ti ha impedito di attaccare il paziente nella sua passeggiata di 
ritorno dal vecchio mulino, è un fenomeno ben noto. È l'arma più barbarica del Nemico, e generalmente vien fuori quando Egli è direttamente presente al paziente in certe maniere non ancora perfettamente classificate. Alcuni esseri umani ne sono circondati in permanenza, e rimangono perciò inaccessibili a noi. 
Veniamo ora alle tue balordaggini. Secondo la tua stessa confessione, dapprima hai permesso al tuo pa-
ziente di leggere un libro che veramente gli piaceva, del quale veramente godeva, e non per poter far poi osservazioni intelligenti con i suoi nuovi amici. In secondo 
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luogo gli hai permesso di fare una passeggiata fino al vecchio mulino e di prendervi il tè - una passeggiata attraverso un paesaggio che veramente gli piaceva, e fatta da solo. In altre parole, gli hai permesso due veri, positivi piaceri. Sei stato così ignorante da non vederne il pericolo? La caratteristica dei Dolori e dei Piaceri è che non si può sbagliare sulla loro realtà e perciò, in quanto esistono, offrono all'uomo che li prova una pietra di paragone della realtà. Così, se ti fossi provato a dannare il tuo giovanotto con il metodo romantico facendone una specie di Cavaliere Aroldo e di Werther immerso in un sentimento di compassione personale per cordogli immaginari - avresti dovuto far sì che non provasse in nessun modo un dolore vero; perché, naturalmente, cinque minuti di genuino mal di denti rivelerebbe i dolori romantici per quell'assurdo che sono e metterebbe a nudo il tuo stratagemma. Ma ti eri messo a dannare il tuo paziente per mezzo del Mondo, vale a dire col presentare la vanità, il daffare, l'ironia, e il tedio costoso come se fossero piaceri. Come non sei riuscito a capire che un piacere vero era l'ultima cosa che avresti dovuto lasciargli incontrare? Come non hai previsto che avrebbe proprio annientato tutto l'inganno che tanto laboriosamente gli hai insegnato a valutare? E che quel genere di piacere che il libro e la passeggiata gli davano era il più pericoloso di tutti? Che gli avrebbe tolto tutta quella specie di crosta che eri riuscito a formargli sulla sua sensibilità, e fatto sentire che stava tornando a casa, che stava guarendo? Come preliminare allo staccarlo dal Nemico dovevi staccarlo da lui stesso, e avevi già fatto un poco di progresso su questa linea. Ora, tutto è disfatto. 
Naturalmente, so benissimo che anche il Nemico vuole distaccare gli uomini da se stessi, ma in modo diver-

so. Ricorda sempre che a Lui quei piccoli vermi piacciono veramente, e che pone un assurdo valore assoluto sulla distinzione di ciascuno di loro. Quando dice che debbono perdere il loro io, intende solamente dire che debbono abbandonare la volontà propria; una volta fatto ciò, in realtà dà loro indietro tutta la loro personalità, e si vanta (sinceramente, ho paura) che se saranno completamente suoi saranno più che mai se stessi. Quindi, mentre gode nel vederli sacrificare perfino le loro innocenti volontà a Lui, odia di vederli allontanare dalla loro natura per qualsiasi altra ragione. E noi invece dovremmo sempre incoraggiarli a farlo. Le più profonde simpatie e i più profondi impulsi di qualsiasi uomo sono la materia prima, il punto di partenza, del quale il Nemico lo ha fornito. Allontanarlo da essi è sempre un punto guadagnato; perfino in cose indifferenti è sempre desiderabile sostituire le misure del mondo, o della convenzione, o della moda, al posto di ciò che veramente piace o dispiace a un essere umano. Per conto mio andrei molto lontano su questa strada. Mi proporrei come regola di sradicare dal mio paziente qualsiasi forte gusto personale, che non sia un vero peccato, anche nel caso che fosse cosa trivialissima, come il tifo per il gioco del cricket della sua provincia, o per la collezione di francobolli, o per il cacao. Tali cose, te lo concedo, non hanno nulla della virtù; ma c'è in esse una specie di innocenza e di umiltà e di dimenticanza di sé della quale non mi fido. Colui che gode veramente e disinteressatamente di una qualsiasi cosa nel mondo, per se stessa, e senza che gliene importi un fico di ciò che ne dice la gente, è per ciò stesso armato contro alcuni dei nostri più sottili modi di attaccare. Dovresti sempre preoccuparti di far sì che il tuo paziente abbandoni le persone o il cibo o i libri che veramente gli piacciono in favore 
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delle persone "migliori", del cibo "giusto", dei libri "importanti". Ho conosciuto un essere umano che ha trovato la difesa contro forti tentazioni di ambizione sociale in un gusto ancor più forte per la trippa e le cipolle. 
Rimane da considerare il modo di riparare al disastro. La gran cosa è di impedirgli di farne alcunché. Non importa la sua opinione, anche se elevata, intorno al nuovo pentimento, purché non ne faccia un principio d'azione. Fa' in modo che il piccolo bruto si avvoltoli in esso. Vi scriva su magari un libro, se ne sente una qualche inclinazione; è spesso un modo eccellente di sterilizzare i semi che il Nemico pianta in un'anima umana. Lasciagli fare qualsiasi cosa, purché non venga all'azione. Nessuna quantità di pietà nella sua immaginazione e nei suoi affetti potrà recarci danno, se riusciamo a tenerla lontana dalla sua volontà. Come ha detto uno degli esseri umani, le abitudini attive sono rafforzate per mezzo della ripetizione, ma le passive vengono indebolite. Più spesso egli sentirà senza agire e meno sarà capace di passare all'azione, e, coll'andar del tempo, sarà meno capace di sentire. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 

Ì X I V 
f, Mio caro Malacoda, 
* la notizia più allarmante del tuo ultimo resoconto del paziente è che egli non ha nessuna di quelle risoluzioni piene di confidenza che segnarono la sua conversione 
) primitiva. Non fa, mi pare, larghe promesse di virtù 
' perpetua; neppure si aspetta una dotazione di "grazia" per tutta la vita, ma spera unicamente in una razione 
; giornaliera e di ogni ora per andare incontro alla tenta-
, zione di ogni giorno e di ógni ora! Molto male! Secondo me, per il momento, v'è una cosa sola da fare. Il tuo paziente è diventato umile; glielo hai fatto notare? Tutte le virtù sono per noi meno formidabili una volta che l'uomo è consapevole di possederle, ma ciò è vero in modo particolare dell'umiltà. Sorprendilo nel momento che ha lo spirito veramente depresso, e contrabbanda nella sua mente la riflessione consolante: « Per Giove! ma io sono umile! » e quasi immediatamente l'orgoglio - l'orgoglio della sua stessa umiltà - farà la sua apparizione. Se s'accorge del pericolo e tenta di soffocare codesta nuova forma d'orgoglio, fallo inorgoglire del sue 
, tentativo — e così di seguito, per tutte le fasi che vorrai. Ma non tentare ciò per troppo lungo tempo, perché c'è 
I pericolo di svegliare in lui il senso dell'umorismo e del-
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la proporzione. Nel qual caso ti riderà in faccia, e se ne andrà a dormire. 
Ma vi sono altre materie utili per fissargli l'attenzione sulla virtù dell'Umiltà. Per mezzo di questa virtù il nostro Nemico vuol stornare l'attenzione dell'uomo dal proprio io per volgerla verso di Sé e verso il prossimo. Tutta l'abiezione e l'odio di sé vengono diretti, in fin dei conti, a questo scopo; e, fin quando non lo raggiungono, ci possono recare poco danno. Possono perfino esserci utili, se tengono l'uomo preoccupato, di sé, e, soprattutto, se il disprezzo per la propria persona può venir preso come punto di partenza per il disprezzo della persona degli altri, e di conseguenza per la musoneria, il cinismo, e la crudeltà. 
Bisogna perciò che tu nasconda al paziente il vero scopo dell'Umiltà. Non deve ritenerla dimenticanza di sé, ma una certa opinione (cioè una bassa opinione) dei suoi talenti e del suo carattere. Mi pare che alcuni talenti li abbia davvero. Piantagli in mente l'idea che l'umiltà consiste nello sforzarsi di credere che quei talenti valgono meno di quanto egli crede che valgano. Senza dubbio è vero che di fatto valgono meno di quanto crede, ma ciò non ha importanza. Ha invece importanza fargli valutare un'opinione per un aspetto diverso dalla verità, introducendo in tal modo un elemento di disonestà e di pretesa nel cuore di ciò che altrimenti minaccia di diventare una virtù. Con questo metodo migliaia di uomini sono stati indotti a pensare che l'umiltà significa donne carine che si sforzano di credersi brutte e uomini intelligenti che si sforzano di credersi sciocchi. E poiché quanto si sforzano di credere può essere, in qualche caso, una lampante assurdità, essi non possono riuscire a crederlo e noi abbiamo l'occasione di far girar la loro mente in un continuo giro su se stessa nello 

sforzo di raggiungere l'impossibile. Al fine di prevenire la strategia del Nemico dobbiamo considerare i suoi scopi. Ciò che il Nemico vuole è di portare l'uomo a uno stato mentale nel quale egli possa concepire la miglior cattedrale del mondo, e sapere che si tratta della migliore, e goderne, senza essere più (o meno) o altrimenti contento di averla fatta lui, che se fosse stata fatta da un altro. Il Nemico vuole che, alla fine, egli sia libero da ogni pregiudizio in suo favore, talmente libero da saper godere dei suoi propri talenti con la stessa franchezza e la stessa gratitudine che dei talenti del suo prossimo o della levata del sole, o di un elefante, o di una cascata. Vuole che, in fin dei conti, ogni uomo sia in grado di riconoscere tutte le creature (perfino se stesso) come cose gloriose ed eccellenti. Vuole distruggere al più presto il loro amor proprio naturale; ma la Sua 
lungimirante politica consiste nel fatto, temo, di ridonare loro un nuovo genere di amor proprio - una carità e una gratitudine per tutte le persone, compresa la propria. Quando avranno veramente imparato ad amare il prossimo come se stessi, sarà loro permesso di amare se stessi come il prossimo. Non dobbiamo mai di-
menticare ciò che è il tratto repellente e inesplicabile del nostro Nemico: Egli ama veramente quei bipedi spelati che ha creato e sempre restituisce con la destra 
ciò che ha tolto con la sinistra. 
Tutto il suo sforzo consisterà dunque nel tener la mente dell'uomo del tutto lontana dall'argomento del suo valore. Preferisce che l'uomo si creda un grande architetto e un grande poeta, e poi se ne dimentichi, anziché egli spenda molto tempo e molta fatica nello 
sforzarsi di essere un architetto o un poeta da nulla. 
I tuoi sforzi di istillare la vanagloria o la falsa modestia nel paziente saranno attaccati da parte del Ne-
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mico con il naturale suggerimento che, di solito, non si 
esige che un uomo abbia un'opinione dei suoi talenti, dal momento che può benissimo continuare a migliorarli al massimo senza decidere in quale precisa nicchia del tempio della Fama si trovi. Devi fare ogni sforzo per allontanare un tale suggerimento dalla consapevolezza del paziente. Il Nemico si sforzerà pure di rendere reale nella mente del paziente una dottrina che tutti gli uomini professano ma che riesce loro difficile conciliare con i sentimenti - la dottrina che essi non hanno creato se stessi, che i loro talenti sono stati dati loro, e che tanto varrebbe essere orgogliosi del colore dei capelli. Ma scopo del Nemico sarà sempre e con tutti ì mezzi di tener la mente del paziente lontana da problemi del genere, e tuo scopo sarà di fissarvela in essi. Il Nemico non vuol neppure che pensi troppo ai suoi peccati; una volta che se ne sia pentito, più presto volgerà l'attenzione al di fuori, e più compiaciuto sarà il Nemico 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XV 
Mio caro Malacoda, avevo notato, naturalmente, che gli esseri umani avevano avuto un periodo di stasi nella loro guerra europea - in quella che con molto candore chiamano "La Guerra!" — e non mi sorprende che vi sia una stasi corrispondente nelle preoccupazioni del paziente. Dobbiamo incoraggiarlo in ciò, oppure mantenerlo continuamente sottosopra? Tanto una paura torturante quanto una sciocca confidenza sono posizioni mentali da desiderare. La scelta che dobbiamo fare fra i due dà luogo a importanti problemi. 
Gli esseri umani vivono nel tempo, ma il nostro Nemico li destina all'eternità. Perciò, credo, Egli desidera che essi si occupino principalmente di due cose: della eternità stessa, e di quel punto del tempo che essi chiamano il presente. Il presente è infatti il punto nel quale il tempo tocca l'eternità. Del momento presente, e soltanto di esso, gli esseri umani hanno un'esperienza analoga all'esperienza che il nostro Nemico ha della realtà intera; soltanto in esso viene loro offerta la libertà e la realtà. Egli vorrebbe perciò che essi fossero continuamente occupati o con l'eternità (il che vuol dire essere occupati di Lui) o con il presente - o che meditino sulla loro eterna unione con Lui, o sulla* separazione da Lui, 
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oppure che obbediscano alla voce presente della coscienza, portando la croce presente, ricevendo la grazia presente, offrendo azioni di grazie per il piacere presente. 
Il nostro lavoro è di allontanarli sia dall'eterno sia dal presente. A questo fine talvolta tentiamo un essere umano (una vedova, ad esempio, o uno studioso) a vivere nel passato. Ma ciò vale soltanto limitatamente, poiché essi hanno una conoscenza determinata del passato e il passato ha una natura determinata, e, sotto questo aspetto, assomiglia all'eternità. È molto meglio farli vivere nel futuro. Le necessità biologiche vi dirigono già tutte le loro passioni, cosicché il pensiero del futuro infiamma la speranza e il timore. Inoltre esso è sconosciuto, e quindi, facendoli pensare ad esso li fac-
ciamo pensare a cose irreali. Insomma il futuro è, fra tutte, la cosa meno simile all'eternità. È la parte più 
compiutamente temporale del tempo - poiché il passato è ghiacciato e non scorre più, e il presente è tutto illuminato dai raggi dell'eternità. Da cui l'incoraggiamento che noi abbiamo dato a tutti quegli schemi di pensiero come l'Evoluzione creatrice, l'Umanesimo scientifico, o il Comunismo, che fissano l'affetto dell'uomo nel futuro, nel centro stesso della temporalità. Quasi tutti i vizi sono radicati nel futuro. La gratitudine guarda al passato e l'amore al presente; il timore, l'avarizia, la lussuria e l'ambizione guardano avanti. Non pensare che la lussuria sia un'eccezione. Quando il piacere presente arriva, il peccato (che è la sola cosa che c'interessa) è già finito. Il piacere è appunto la parte del processo che si dispiace e che escluderemmo, se lo potessimo senza perdere il peccato; è la parte che viene offerta dal Nemico, e quindi sperimentata nel presente. Il peccato, che rappresenta il nostro contributo, guardava avanti. Si sa, anche il Nemico vuole che gli uomini pensino 
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fi" 
al futuro - solo quel tanto che è necessario per stabilire 
1  ora i piani per gli atti di giustizia e di carità che forse saranno il loro dovere domani. Il dovere di stabilire i piani del lavoro di domani è un dovere di oggi; benché il suo materiale sia preso a prestito dal futuro, il dovere, come ogni dovere, è nel presente. Questo non è spaccare un capello in quattro. Egli non vuole che gli uomini diano il loro cuore al futuro, che ripongano in esso il loro tesoro. Noi sì. Il Suo ideale è un uomo che, avendo lavorato tutto il giorno per il bene della posterità (se tale è la sua vocazione), si libera la mente da ogni pensiero, di quel lavoro, lascia le conseguenze al Cielo, e ritorna senza indugio alla pazienza e alla gratitudine 
,. che il momento che passa su di lui gli richiede. Noi invece vogliamo un uomo che sia stregato dal futuro invasato da visioni di un cielo o di un inferno imminenti sulla terra - pronto a rompere i comandi del Nemico nel presente, se, così facendo, lo facciamo pensare che sarà in grado di raggiungere il primo o di schivare il secondo - dipendente per la sua fede dal successo o dal fallimento di schemi dei quali non vivrà fino a vedere la fine. Noi vogliamo tutta una razza che persegua perpetuamente la fine dell'arcobaleno, non mai onesta, non mai gentile, né felice ora, ma che usi continuamente come pura esca da collocare sull'altare del futuro ogni vero dono che le viene offerto nel presente. Ne segue, dunque, in generale, e a parità d'ogni altra cosa, che è meglio per il tuo paziente essere pieno di ansietà e di speranza (non importa quale) intorno a questa guerra, che non vivere nel presente. Ma la frase « vivere nel presente » è equivoca. Può essere usata a descrivere un 
, processo che in realtà si può occupare del futuro come l'ansietà stessa. Il tuo uomo può essere indifferente intorno al futuro, non perché si occupa del presente, ma 

perché è giunto alla convinzione che il futuro sarà piacevole. Se la sua tranquillità seguirà questa linea, tale sua tranquillità ci sarà utile, perché non farà altro che accumulare sempre maggior disappunto, e quindi mag-
giore impazienza, per lui, quando le sue false speranze saranno svanite. Se, d'altra parte, egli è consapevole che gli possono essere riservati degli orrori, e prega per ottenere le virtù, con le quali affrontarli, occupandosi nel frattempo del presente, perché là, e soltanto là, si trovano tutto il dovere, tutta la grazia, tutta la conoscenza, e tutto il piacere, il suo stato è indesiderabile e dovrebbe essere attaccato senza indugio. Anche qui il nostro ramo filologico ha fatto un buon lavoro; tenta la parola "compiacimento" con lui. Ma, naturalmente, è probabilissimo che egli stia "vivendo nel presente* per nessuna di queste ragioni ma semplicemente perché la sua salute è buona ed egli sta godendo del suo lavoro. In questo caso il fenomeno sarebbe unicamente naturale. Ma io lo troncherei lo stesso, se fossi te. Nessun fenomeno naturale è in realtà in nostro favore. E, del resto, perché mai la creatura dovrebbe essere felice? 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XVI 
Mio caro Malacoda, 
nella tua ultima lettera hai accennato per caso che, dal momento della sua conversione, il tuo paziente ha continuato a frequentare una chiesa, e una sola, e che non ne è completamente soddisfatto. Posso chiederti che cosa stai facendo? Perché non mi fai pervenire rapporti sulle cause della sua fedeltà alla chiesa parrocchiale? Non capisci che ciò, se non è dovuto a indifferenza, e una cosa molto brutta? Certamente sai che se non si riesce a curare un uomo dall'andare in chiesa, la cosa migliore è mandarlo per tutto il vicinato in cerca di una chiesa che « vada bene » per lui, affinché diventi un buongustaio e un esperto in chiese. Le ragioni sono ovvie. In primo luogo l'organizzazione parrocchiale dovrebbe essere sempre attaccata perché, essendo un'unità di luogo e non di simpatie, porta insieme gente di diverse classi e di differente psicologia in quel genere di unità 
che il Nemico desidera. Il principio della congregazione, d'altro lato, riduce ogni chiesa a una specie di circolo, e infine, se tutto va bene, in un'accolita o fazione. In secondo luogo, la ricerca di una chiesa « che vada bene per lui » fa dell'uomo un critico là dove il Nemico lo vuole scolaro. Dal laico in chiesa Egli vuole un atteggiamento che può, sì, essere critico nel senso che rifiuta 

ciò che è falso o inutile, ma che è assolutamente privo di critica nel senso che non valuta — non perde tempo a pensare ciò che rifiuta, ma si apre in una ricettività umile, priva di commento su qualsiasi nutrimento venga somministrato. (Tu vedi, quanto basso, quanto privo.di spiritualità, quanto irrimediabilmente volgare è il Nemico!) Codesto atteggiamento, specie durante le prediche, crea la condizione (assai ostile a tutta la nostra politica) nella quale i luoghi comuni diventano veramente 
udibili dall'anima umana. È difficile trovare una predica, un libro, che possa non essere pericoloso per noi, 
qualora venga accolto con tale atteggiamento dello spirito. Perciò ti prego di muoverti e di far fare a questo sciocco il giro di tutte le chiese del vicinato al più presto possibile. Il rapporto di quanto hai fatto finora non ci ha molto soddisfatto. 
Mi sono informato, all'ufficio, delle due chiese che gli sono più vicine. Ambedue si raccomandano per qualche cosa. Nella prima il parroco è un uomo che si è talmente occupato, per molto tempo, di annacquare la fede per renderla più facile per una congregazione che crede incredula e di dura cervice, che ora è lui a stupire i suoi parrocchiani per la sua mancanza di fede, e non viceversa. Egli ha minato il cristianesimo di più di un'anima. Anche il suo modo di comportarsi durante le funzioni è ammirevole. Al fine di risparmiare ai laici tutte le "difficoltà", ha abbandonato il lezionario e i salmi d'obbligo, ed ora, senz'accorgersene, gira e rigira incessantemente intorno alla piccola macina dei suoi quindici salmi favoriti e delle sue venti lezioni favorite. Siamo perciò al sicuro dal pericolo che qualsiasi verità non già conosciuta a lui o al suo gregge possa mai giungere loro attraverso la Scrittura. Ma forse il tuo paziente non è stupido abbastanza per questa chiesa — o non ancora? 
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Nell'altra chiesa abbiamo padre Spike. Gli esseri umani si trovano spesso in imbarazzo e non riescono a capire fin dove arrivano le sue opinioni - perché un giorno è comunista e il giorno seguente non lontano da una specie di fascismo teocratico - un giorno tutto politica, il giorno dopo proclama che tutti gli stati di questo mondo sono allo stesso modo « sotto il giudizio ». Noi, naturalmente, vediamo l'anello di congiunzione, che è l'Odio. Quell'uomo non può risolversi a predicare cose che non siano dirette a impressionare, a recare dispiacere, o imbarazzo, o a umiliare i suoi genitori e i suoi amici. Una predica che questa gente potesse accettare sarebbe per lui insipida né più né meno di una poesia che essi fossero in grado di scandire. V'è pure in lui una vena di disonestà; gli stiamo insegnando a dire: « L'insegnamento della chiesa », mentre di fatto intende dire: « Sono quasi certo di aver letto di recente in Maritain o in qualcuno del suo tipo ». Ma ti debbo mettere sull'avviso che ha un difetto fatale: egli crede davvero. E ciò potrebbe ancora rovinare tutto. 
Ma codeste due chiese hanno in comune una cosa quella di essere ambedue chiese di partito. Mi pare di averti già avvisato prima che il tuo paziente,- se non lo si può tenere lontano dalla chiesa, dovrebbe almeno esser violentemente attaccato a qualche partito nel suo seno. Non intendo riferirmi alle questioni strettamente dottrinali; quanto a quelle, più tiepido sarà e meglio è. Non è sulla dottrina che noi principalmente ci fidiamo per produrre la malevolenza. Invece è un vero godimento far scoppiare l'odio fra coloro che dicono "messa" e coloro che dicono "santa comunione", mentre nessuno di loro potrebbe chiarire la differenza fra la dottrina, ad esempio, di Hooker e quella di San Tommaso d'Aquino, in un modo che possa apparire ragionevole per al-

meno cinque minuti. E tutte le cose puramente indifferenti - le candele e i vestimenti e che so io - sono un terreno meraviglioso per le nostre attività. Abbiamo allontanato per sempre dalla mente degli uomini ciò che quel tipo pestilenziale di Paolo soleva insegnare sui cibi e altre cose non essenziali - vale a dire che l'essere umano che non ha scrupoli dovrebbe sempre cedere di fronte a chi invece li ha. Tu forse pensi che non potevano non vedere l'applicazione che se ne doveva fare. Ti aspetteresti di trovare che il fedele che appartiene alla chiesa "bassa" faccia la genuflessione e il segno della croce per tema che la coscienza del fratello della chiesa "alta" fosse tentato d'irriverenza, e che chi appartiene alla chiesa "alta" si astenga da quegli esercizi per non tradire il fratello della "bassa" e tentarlo d'idolatria. Così sarebbe di fatto avvenuto se non avessimo lavorato senza posa. Senza un tale lavoro, la varietà degli usi nella chiesa d'Inghilterra sarebbe divenuta un vero semenzaio di carità e di umiltà. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XVII 
Mio caro Malacoda, la maniera sprezzante con la quale nella tua ultima lettera hai parlato della gola come di un mezzo per acca-
lappiare le anime dimostra soltanto la tua ignoranza. Una delle grandi conquiste degli ultimi cento anni è stata quella di ottundere la coscienza umana su quell'argomento, tanto che ora ti sarà difficilissimo sentire una predica su questo tema o trovare una coscienza che ne sia turbata in tutta l'Europa, presa in lungo e in largo. È stato in gran parte l'effetto dell'aver noi concentrato tutti gli sforzi sulla golosità di Delicatezza, e non sulla golosità di Eccesso. La madre del tuo paziente, come ho appreso dall'incartamento, e come tu puoi aver saputo da Farfarello, ne è un esempio eccellente. Essa si meraviglierebbe - e un giorno, spero, si meraviglierà — di venir a sapere che tutta la sua vita è trascorsa sotto la schiavitù di questo genere di sensualità, che le è completamente celato dal fatto che le quantità coinvolte sono piccole. Ma che cosa importa la quantità, se riusciamo a usare della pancia di un uomo e del suo palato per produrre litigi, impazienza, mancanza di carità e preoccupazione per il proprio io? Farfarello tiene ben salda questa donna nella sua mano. Essa è un vero terrore per gli ospiti e per i domestici. Ogni volta che le 

viene posto innanzi qualcosa esce a dire, con un dimesso sospiretto, e con un sorriso: « Oh! grazie, grazie... io desidero solamente una tazza di tè, debole ma non troppo debole, e un pezzettino di crostino abbrustolito ben croccante ». Vedi? Poiché ciò che vuole è più piccolo e meno costoso di ciò che le è stato posto innanzi, non riconoscerà mai come golosità la sua determinazione di avere ciò che vuole, benché possa recare grande disturbo agli altri. Nel momento stesso che cede al suo appetito crede di mettere in pratica la temperanza. In un ristorante pieno di folla esce in un piccolo strillo sul piatto che la cameriera, stanchissima dal lavoro, le ha presentato, e dice: « Oh, è troppo, troppo! Portatelo via e datemene solo un quarto ». Se le si fanno rimostranze, dice che è per non far consumare la roba. In realtà lo fa perché quella speciale ombra di delicatezza della quale l'abbiamo resa schiava si sente offesa alla vista di un cibo di quantità maggiore di quanto in quel momento desidera. 
Il valore positivo del lavoro silenzioso, delicato che Farfarello sta facendo da anni su questa vecchia signora può venire misurato dal modo con il quale il suo stomaco domina ora tutt'intera la sua vita. Quella donna 
è nello stato mentale che noi chiamiamo del "Desidero solamente". Essa desidera solamente una tazza di tè preparata come si deve, o un uovo bollito come si deve, oppure una fetta di pane abbrustolita come si deve. Ma non trova mai una domestica o un'amica che sia capace di fare quelle semplici cose "come si deve" poiché il suo "come si deve" nasconde un'insaziabile richiesta degli esatti, dei quasi impossibili piaceri del palato che essa immagina di ricordare dal passato; un passato che descrive come « i giorni nei quali si potevano avere buone domestiche », ma che noi sappiamo 
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essere i giorni nei quali i suoi sensi si accontentavano con più facilità, ed ella aveva piaceri d'altro genere, che la rendevano meno soggetta a quelli della tavola. Intanto, il disappunto giornaliero produce ogni giorno cattivo sangue: le cuoche se ne vanno e le amiche si raffreddano. Se mai il Nemico le mette in testa il debole sospetto che si interessa troppo del cibo, Farfarello contrattacca suggerendole che non le interessa ciò che mangia lei stessa, ma che « le piace che le cose siano fatte bene per il suo ragazzo ». Di fatto, naturalmente, la sua golosità è da molti anni la fonte principale del disagio che egli prova in casa. 
Ora, il tuo paziente è figlio di sua madre. Pur lavorando indefessamente, con perfetta ragione, sugli altri fronti, non devi trascurare una piccola infiltrazione silenziosa nel campo della gola. Essendo uomo non è facile che si lasci prendere dalla trappola mimetizzata del "Desidero-solamente". I maschi si fanno diventar ghiot toni con l'ausilio della loro vanità. Bisognerebbe otte nere che si credano grandi intenditori in fatto di cibi, che diano a intendere che hanno scoperto l'unico ristorante della città nel quale le braciole sono fatte veramente "come si deve". Ciò che comincia come vanità può essere trasformato a poco a poco in abitudine. Ma da qualsiasi lato lo si prenda, l'importante è di fargli raggiungere quello stato nel quale il rifiuto di un qual siasi desiderio - non importa quale, champagne o tè, sole colbert o sigarette - « lo fa uscire dai gangheri » perché in tal caso la sua carità, la sua giustizia e la sua obbedienza sono tutte in tua balìa. 
Il semplice eccesso nel cibo vale molto meno della delicatezza. La sua principale utilità è di essere una spe eie di preparazione d'artiglieria per gli attacchi contro la castità. Su questo, come su qualsiasi altro soggetto, 

mantieni il tuo uomo in una condizione di falsa spiritualità. Non fargli mai scorgere l'aspetto medico. Fa' in maniera che si chieda quale atto d'orgoglio o quale mancanza di fede lo ha consegnato nelle tue mani, mentre una semplice inchiesta su quanto ha mangiato o bevuto nelle ultime ventiquattr'ore gli farebbe vedere da dove vengono le tue munizioni,, rendendolo in tal modo capace di mettere in pericolo le tue linee di comunicazione con un po' d'astinenza. Se deve pensare al lato medico della castità, dagli da bere la grande bugia che abbiamo fatto credere agli inglesi, e cioè che l'esercizio fisico eccessivo, e la conseguente fatica, favoriscono in maniera speciale codesta virtù. Come riescano a crederlo, mentre hanno sotto gli occhi la notissima lussuria dei marinai e dei soldati, è una domanda che si potrebbe fare ragionevolmente. Ma, a far girare la storiella abbiamo adoperato i maestri di scuola - uomini che avevano un vero interesse nella castità come una scusa per i giochi, e che perciò raccomandavano i giochi come aiuto per la castità. Ma tutto codesto affare è troppo vasto per essere trattato alla fine di una lettera. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XVIII 
Mio caro Malacoda, perfino sotto Ciriatto Sannuto devi aver appreso nel Collegio la tecnica monotona della tentazione sessuale, e, dal momento che, per noi spiriti, questo argomento è quanto mai stucchevole (benché sia necessario come parte della nostra educazione), voglio passarci sopra. Ma sui grandi problemi che esso implica credo che tu abbia molto da imparare. 
Ciò che il Nemico esige dagli uomini prende la forma di un dilemma: o astinenza completa, oppure assoluta monogamia. Fin dalla prima grande vittoria di Nostro Padre, abbiamo reso loro difficilissima la prima. E negli ultimi secoli abbiamo continuato a restringere sempre più la seconda, come via di evasione. Abbiamo fatto ciò per mezzo dei poeti e dei romanzieri, che hanno convinto gli esseri umani che un'esperienza curiosa, e di solito di breve durata, chiamata da essi "innamorarsi", è l'unico motivo rispettabile per sposarsi; che il matrimonio può, e dovrebbe, rendere permanente questa eccitazione; e che un matrimonio che non lo fa non obbliga più. Codesta idea è la nostra parodia di un'idea che venne dal Nemico. 
Tutta la filosofia dell'inferno consiste nel riconoscimento dell'assioma che una cosa non è un'altra, e spe-
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cialmente che un io non è un altro io. Il mio bene è mio bene, e il tuo è tuo. Ciò che uno guadagna uh altro perde. Perfino un oggetto inanimato è ciò che è, perché esclude dallo spazio che occupa tutti gli altri oggetti; se si espande, lo fa spingendo da una parte gli altri oggetti, oppure assorbendoli. E l'io fa la stessa cosa. Con le bestie l'assorbimento prende forma del cibarsi; per noi significa assorbire la volontà e la libertà da un io più debole in uno più forte. "Essere" significa "essere in competizione". 
Orbene, la filosofia del Nemico non è né più né meno di un continuo tentativo di evasione da questa verità evidentissima. Egli ha di mira una contraddizione. Le cose debbono essere molte, e tuttavia, in qualche modo, anche uno. Il bene di uno deve essere il bene di un altro. Egli chiama codesta impossibilità amore e questa stessa panacea può scoprirsi in tutto ciò che Egli fa, e perfino in tutto ciò che Egli è - o pretende di essere. Così, Egli non s'accontenta neppure in Se Stesso, di essere una pura unità matematica; e pretende di essere tre così come uno, affinché codesto assurdo intorno all'Amore trovi un punto d'appoggio sulla sua stessa natura. All'altra estremità della scala, introduce nella materia quell'oscena invenzione, l'organismo, nel quale le parti sono pervertite dal loro destino naturale di competizione perché collaborino. Il Suo vero motivo per fissarsi sul sesso come metodo di riproduzione fra gli esseri umani risulta troppo chiaro dall'uso che Egli ne ha fatto. Dal nostro punto di vista il sesso avrebbe potuto essere innocentissimo. Avrebbe potuto costituire semplicemente un'altra maniera con la quale l'io più forte depredava l'io più debole - come di fatto avviene con i ragni, dove la sposa conclude le nozze mangiandosi lo sposo. Ma fra gli esseri umani il Nemico ha as-
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sodato gratuitamente l'affetto fra le due parti con il desiderio sessuale. Ha inoltre reso la figliolanza dipendente dai genitori e ha dato ai genitori l'impulso a sostenerla - producendo in tal modo la Famiglia, che assomiglia all'organismo, solo è peggiore perché i membri sono più distinti, e tuttavia anche uniti in una maniera più cosciente e più responsabile. Tutta la costruzione, infatti, si riduce ad essere semplicemente un'altra invenzione per trascinare dentro l'Amore. 
Ora viene lo scherzo. Il Nemico ha descritto la coppia sposata come « una sola carne ». Non ha detto « una coppia felicemente sposata », e neppure « una coppia che s'è sposata perché i due si amavano », ma si può fare in modo che gli uomini ignorino tutto ciò. Si può anche far loro dimenticare che quell'uomo che si chiama Paolo non ha ristretto la cosa alle coppie sposate. Il semplice congiungimento, per lui, forma « una sola carne ». Si può così fare in modo che gli esseri umani accettino come eulogie retoriche dell'« essere innamora-
ti » quelle cose che di fatto non sono se non semplici descrizioni del vero significato del rapporto sessuale. La verità è che, ogni volta che un uomo va con una donna, piaccia loro o non piaccia, sorge fra di loro una relazione trascendentale che deve essere eternamente goduta o eternamente sopportata. Dall'affermazione vera che codesta relazione trascendentale era stata voluta perché producesse, e, se la si pone con spirito d'obbedienza, troppo spesso produrrà di fatto, l'affetto e la famiglia, 
gli uomini possono venire indotti a concludere la falsa credenza che la misura di affetto, paura, e desiderio che essi chiamano « essere innamorato » sia l'unica cosa che fa felice o santo il matrimonio. Codesto errore si può produrre con facilità perché, nell'Europa occidentale, spessissimo 1'"innamorarsi" precede i matrimoni, che 
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vengono fatti con l'intenzione di obbedire ai disegni del Nemico, vale a dire, con l'intenzione della fedeltà, della fecondità e della buona volontà, come molto spesso, sebbene non sempre, l'emozione religiosa accompagna la conversione. In altre parole, bisogna incoraggiare gli uomini a considerare come base del matrimonio una versione a colori vivaci e distorta di qualcosa che il Nemico promette veramente come suo risultato. Ne seguiranno due vantaggi. In primo luogo, gli esseri umani che non hanno il dono della continenza si allontaneranno con terrore dal cercare il matrimonio come una soluzione, perché non si sentono "innamorati", e, grazie a noi, l'idea di sposarsi per qualsiasi altro motivo appare loro bassa e cinica. Sì, pensano proprio così. Essi considerano l'idea della lealtà verso un compagno allo scopo di recarsi un aiuto reciproco, o di preservare la castità, o di trasmettere la vita, come qualcosa di più basso che non una tempesta d'emozione. (Non tralasciare di far credere al tuo uomo che la funzione religiosa del matrimonio è ripugnante.) In secondo luogo, qualsiasi infatuazione sessuale, purché la si intenda come avente per scopo il matrimonio, dovrà essere considerata come "amore", e si deve far credere che "l'amore" scusa l'uomo da ogni colpa, e lo protegge da tutte le conseguenze dello sposare un pagano, uno sciocco o un vizioso. Ma ritornerò sull'argomento nella prossima lettera. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XIX 
Mio caro Malacoda, ho pensato a fondo sul problema della tua ultima lettera. Se, come son riuscito a dimostrare chiaramente, tutte le personalità sono per la loro stessa natura in lotta, e se, perciò, l'idea che il Nemico ha dell'Amore è una contraddizione in termini, a che cosa si riduce il mio reiterato avvertimento che Egli ama veramente i vermi umani e veramente desidera la loro libertà e la continuazione della loro esistenza? Io spero, mio caro ragazzo, che tu non avrai mostrato a nessuno le mie lettere. Non che la cosa abbia importanza, naturalmente. Tutti s'accorgerebbero che l'apparenza d'eresia nella quale sono caduto è puramente accidentale. A proposito, spero anche che tu abbia compreso che alcuni riferimenti non garbati all'indirizzo di Ciriatto Sannuto erano detti soltanto per scherzo. Io nutro veramente il più alto rispetto per lui. E, naturalmente, alcune cose che alludevano al fatto che non ti avrei difeso dalle autorità non le ho dette sul serio. Fidati di me, che mi preoccupo dei tuoi interessi. Ma tieni tutto ben chiuso sotto chiave. 
La verità vera è che sono arrivato a dire, per pura distrazione, che il Nemico veramente ama gli esseri umani. Ma questo, si sa, è un'impossibilità. Egli è un 
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essere, ed essi sono distinti da Lui. Il loro bene non può essere il Suo bene. Tutte le sue chiacchiere intorno all'Amore debbono essere una maschera di qualcos'altro. Egli deve avere qualche vero motivo per crearli e per disturbarsi tanto per loro. La ragione per la quale si giunge a parlare come se Egli possedesse veramente questo impossibile Amore sta nel nostro completo insuccesso nello scovare quel vero motivo. Quali sono le Sue possibilità di trarre vantaggio da loro? Questo problema è insolubile. Non vedo nessun male nel dirti che proprio questo problema fu la causa principale della lite fra Nostro Padre e il Nemico. Quando per la prima volta si cominciò a parlare della creazione dell'uomo e quando, perfino in quella fase, il Nemico confessò liberamente di prevedere un certo episodio intorno a una croce, Nostro Padre fece la cosa più naturale, domandò un'intervista e chiese delle spiegazioni. Il Nemico non offrì spiegazione alcuna, e si limitò a produrre quella storiella incredibile intorno all'amore disinteressato che da allora ha fatto poi sempre circolare. Ciò Nostro Padre non lo poteva naturalmente accettare. Implorò il Nemico di mettere le carte in tavola, gli diede ogni vantaggio. Ammise di sentire una vera preoccupazione di voler sapere il segreto; il Nemico rispose: « Desidererei con tutto il cuore che fosse così ». Fu a questo punto del-
l'intervista, immagino, che il disgusto di Nostro Padre per una tale mancanza, non provocata, di confidenza, 
10 spinse ad allontanarsi a una distanza infinita da quella presenza con una subitaneità che fece sorgere quella ridicola storiella del Nemico che egli venisse cacciato a forza dal cielo. Da allora abbiamo cominciato a vedere perché il nostro oppressore si circondava di tanti segreti. 11 suo trono dipende dal segreto. Membri della sua fazione hanno ammesso frequentemente che se mai riu-
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scissimo a comprendere ciò che Egli intende per Amore, la guerra sarebbe finita e noi rientreremmo nel cielo. Il grande compito sta tutto qui! Noi sappiamo che Egli non può veramente amare; nessuno lo può; non ha senso. Se noi soltanto potessimo scoprire ciò che veramente 
è il suo scopo! Sono state tentate ipotesi su ipotesi, e ancora non ci è dato di scoprirlo. Ma non dobbiamo mai perdere la speranza. Teorie sempre più complicate, raccolte di dati sempre più complete, premi sempre più ricchi per i ricercatori che riescono a far progressi, punizioni sempre più terribili per coloro che non riescono - tutto ciò, perseguito e accelerato fino alla fine del tempo, non può, di certo, mancare di riuscire. 
Ti lamenti che la mia ultima lettera non abbia chiarito se io considero innamorarsi come uno stato desiderabile o meno per un essere umano. Ma, insomma, Malacoda, una domanda del genere la si deve attendere da loro] Lascia discutere loro se 1'"Amore", o il patriottismo, o il rimaner celibe, o le candele sull'altare, o l'essere astemi, o l'istruzione, sono cose "buone" o "cattive". Non vedi che non c'è risposta? Nulla ha importanza, se non la tendenza di un certo stato della mente, che, in date circostanze, può muovere un particolare paziente in un momento particolare più vicino al Nemico o più vicino a noi. Così, sarebbe cosa ottima far decidere dal paziente se l'Amore è "buono" oppure è "cattivo". Se egli è arrogante, se il suo disprezzo per il corpo, basato in realtà sulla delicatezza, viene considerato da lui, erroneamente, purezza - se prova piacere nel mettere in ridicolo ciò che la maggior parte dei suoi simili approva allora fa' di tutto perché decida contro l'amore. Instilla 
in lui un arrogante ascetismo, e poi, quando avrai separato la sua sessualità da ogni cosa che potrebbe uma-
nizzarla, fa' peso con essa sopra di lui, in qualche forma 
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più brutale e cinica. Se invece è un tipo emotivo, credulone, rimpinzalo coi poeti secondari e coi romanzieri di quinto grado della vecchia scuola, finché gli avrai fatto credere che l'Amore è irresistibile e insieme in qualche modo intrinsecamente meritorio. Codesta credenza non è di grande aiuto, te lo concedo, nel produrre una mancanza di castità occasionale, ma è una ricetta incomparabile per adulteri prolungati, "nobili", romantici, tragici, i quali terminano, se tutto va bene, in assassini e suicidi. Se non si giunge a ciò, essa può venire adoperata per dirigere il paziente a fare un matrimonio utile. Poiché il matrimonio, quantunque invenzione del Nemico, ha le sue utilità. Vi devono essere diverse giovani donne nel quartiere del tuo paziente che gli renderebbero la vita cristiana difficilissima, se tu soltanto riuscissi a convincerlo a sposarne una. Mandami, ti prego, una relazione di ciò la prima volta che mi scriverai. Intanto abbi ben chiaro in testa che questo stato di innamorarsi non è, in se stesso, necessariamente favorevole né a noi né all'altra parte. È soltanto un'occasione che tanto noi quanto il nostro Nemico tentiamo di sfruttare. Come la maggior parte delle altre cose intorno a cui gli uomini si eccitano, quali la salute e la malattia, la vecchiaia e la giovinezza, oppure la guerra e la pace, dal punto di vista della vita spirituale è soltanto materia prima. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XX 
Mio caro Malacoda, noto con grande dispiacere che il Nemico ha, per ora, posto fine forzatamente ai tuoi attacchi diretti contro la castità del tuo paziente. Avresti dovuto sapere che alla fine fa sempre così, e avresti dovuto desistere prima di raggiungere quel momento. Poiché, come stanno le cose, il tuo giovanotto ora ha scoperto la pericolosa verità che codesti attacchi non durano sempre; di conseguenza non devi usare di nuovo ciò che è, dopo tutto, la nostra arma migliore - la credenza degli esseri umani ignoranti, che non v'è speranza alcuna di liberarsi da noi se non cedendo. Penso che tu ti sia sforzato di convincerlo che la castità è contro la salute. 
Non ho ancora ricevuto alcun rapporto da te sulle signorine del vicinato. Vorrei averlo subito, poiché, se non ci sarà possibile usare della sua sessualità per renderlo impuro, dobbiamo tentare d'usarne per fargli concludere un matrimonio secondo i nostri desideri. Nel frattempo vorrei accennare al tipo di donna - voglio dire al tipo fisico — del quale dovrebbe essere incoraggiato a innamorarsi se la miglior cosa nella quale possiamo riuscire è un "innamoramento". 
Naturalmente questo problema viene deciso per noi in modo generale da quegli spiriti che nella gerarchia 
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dell'abisso son molto più giù di me e di te. È compito di codesti grandi maestri produrre per ogni età un indirizzo generale errato di ciò che si può chiamare "gusto" del sesso. Lo fanno lavorando per mezzo di quel circolo ristretto di artisti popolari, di sarti, di attrici e di ditte pubblicitarie che stabiliscono il tipo di moda. Lo scopo è di guidare ciascun sesso lontano da quei membri dell'altro con i quali sarebbero possibili matrimoni che portano maggior aiuto, felicità e fecondità. Siamo così riusciti per molti secoli a trionfare sopra la natura fino a rendere sgradevoli a quasi tutte le donne alcune caratteristiche secondarie degli uomini (quale la barba) - e ciò è molto più importante di quanto tu possa supporre. Nei riguardi del gusto maschile abbiamo variato moltissimo. Un tempo lo abbiamo diretto verso il tipo statuario e aristocratico della bellezza, unendo la vanità degli uomini ai loro desideri, e incoraggiando la razza a produrre principalmente da donne assai arroganti e prodighe. In un altro tempo abbiamo scelto un tipo di femminilità esagerata, debole e languido, cosicché follia e codardia, e tutta la generale falsità e piccineria di mente che s'accompagnava ad esso erano offerti sopra la pari. Presentemente seguiamo una linea di condotta contraria. All'età del valzer è seguita l'età del jazz, e ora insegnamo agli uomini a farsi piacere le donne il cui corpo si distingue difficilmente da quello dei ragazzi. Dal momento che codesto genere di bellezza è molto più transitorio della maggior parte degli altri, dobbiamo esa-
gerare il cronico orrore della donna di diventare vecchia (con molti risultati eccellenti) e renderla sempre meno volonterosa e meno capace di mettere al mondo bambini. Né ciò è tutto. Abbiamo macchinato un grande aumento nella licenza che la società permette alla rappresentazione del nudo apparente (non del vero nudo) 
'«Iti. 

nell'arte, e alla sua esibizione sul palcoscenico o sulle spiagge balneari. È tutta falsità, naturalmente; nell'arte popolare le figure sono disegnate falsamente; le vere donne in costume da bagno e in calzoncini sono in realtà schiacciate e puntellate in modo che appaiono più stabili e più snelle e simili ai ragazzi più di quanto la natura non permetta di essere a una donna adulta. Tuttavia nello stesso tempo si insegna al mondo moderno a credere di essere "franco" e "sano", e che stia tornando alla natura. Come risultato si ottiene di dirigere il desiderio degli uomini verso qualcosa che non esiste - facendo sempre più importante, nella vita sessuale, il compito dell'occhio e nello stesso tempo rendendo sempre più impossibili le richieste. Puoi facilmente prevedere ciò che ne seguirà! 
Questa la strategia generale del momento. Ma entro questa cornice ti sarà ancora possibile incoraggiare i desideri del tuo paziente verso una di codeste due direzioni. T'accorgerai, se guarderai con attenzione nel cuore di qualsiasi essere umano, che esso è visitato da almeno 
due donne immaginarie - da una Venere terrestre e da una Venere infernale, e che il suo desiderio si diversifica in qualità secondo il suo oggetto. V'è un tipo per il quale il suo desiderio è tale che si può naturalmente riferire al Nemico - che si mescola facilmente con la carità, che obbedisce facilmente al matrimonio, che è colorato da cima a fondo con quella luce dorata della reverenza e della naturalezza che noi detestiamo; e v'è un altro tipo che esso desidera brutalmente, e che tende a desiderare brutalmente, un tipo la cui migliore utilità è di allontanarlo completamente dal matrimonio, ma che, anche nel matrimonio, esso avrebbe la tendenza a trattare come uno schiavo, un idolo, un complice. Il suo amore per il primo tipo potrebbe implicare ciò che il 

Nemico chiama male, ma solo accidentalmente: l'uomo desidererebbe che essa non fosse la moglie di un altro e si dispiace di non poterla amare legittimamente. Ma nel secondo tipo ciò che vuole è il male sentito; egli va alla ricerca dell'"amarognolo" nel suo sapore. Nel volto 
gli piace l'animalità visibile, o la strafottenza, o l'astuzia, o la crudeltà, e nel corpo qualcosa del tutto diverso da ciò che di solito egli chiama bellezza, qualcosa che può perfino, in un momento di sanità, chiamare bruttezza, ma che, per mezzo della nostra arte, si può pizzicare sul nervo scoperto della sua segreta ossessione. 
Il vero uso della Venere infernale si ha, senza dubbio, quando essa è una prostituta o un'amante. Ma se il tuo uomo è un cristiano, e se è stato ben educato nel nonsenso intorno all'"Amore" irresistibile e che scusa tutto, lo si può spesso indurre a sposarla. E vai la pena di farlo. Avrai fatto fallimento per ciò che si riferisce alla fornicazione e al vizio solitario; ma vi sono altri metodi, più indiretti, di usare della sessualità di un uomo per perderlo. E, a proposito, essi non sono soltanto efficaci, ma anche deliziosi. Essi producono un'infelicità di un genere assai durevole e squisito. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 

XXI 
Mio caro Malacoda, sì. Un periodo di tentazione sessuale è un tempo eccellente per lavorare in un attacco subordinato sull'irascibilità del paziente. Potrebbe essere magari anche l'attacco principale, purché egli lo creda subordinato. Ma qui, come in ogni altra cosa, bisogna preparare la strada per l'assalto mortale oscurando l'intelletto. 
Gli uomini non s'arrabbiano per la semplice sfortuna, ma per la sfortuna che viene concepita come un'ingiuria. E il senso dell'ingiuria dipende dalla sensazione che una richiesta legittima è stata negata. Quindi, più saranno le pretese sulla vita che riuscirai a far reclamare dal tuo paziente e più spesso si sentirà ingiuriato, e, di conseguenza, di cattivo umore. Ora, avrai notato che nulla riesce a farlo tanto facilmente andare in collera quanto il vedersi portar via, senza che se l'aspettasse, un periodo di tempo che egli faceva conto di avere a sua completa disposizione. È una visita inaspettata (men-
tre aveva una gran voglia di passare la serata tranquilla) > oppure la linguacciuta moglie dell'amico (che gli capita fra i piedi mentre s'aspettava di godere un tète-à-tète con l'amico), che lo fanno andar fuori dei gangheri. Ora, egli non è ancora così privo di carità né così pigro che, per la sua cortesia, tali piccole esigenze siano in se 
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stesse troppo pesanti. Esse lo fanno andare in collera perché egli considera il suo tempo come sua proprietà e ha la sensazione di essere derubato. Devi perciò custodire molto gelosamente nella sua mente questa strana pretesa: « Il mio tempo è roba mia ». Fa' in modo che provi la sensazione di cominciare ogni giorno come un legittimo possessore di ventiquattro ore. Fa' in modo che senta come una tassa gravosa quella porzione di codesta proprietà che è costretto a concedere a coloro che lo tengono impiegato, e come donazione generosa quella porzione ulteriore che si permette di dare ai doveri religiosi. Ma non devi mai permettergli di dubitare che il totale dal quale sono state fatte queste decurtazioni era, in qualche senso misterioso, suo personale diritto innato. 
Qui il tuo compito è delicato. La pretesa nella quale devi mantenerlo è tanto assurda che, se la si mette in discussione, neppure noi sappiamo trovare uno straccio d'argomento in sua difesa. L'uomo non può né fare né arrestare un attimo di tempo; gli giunge tutto per puro dono; sarebbe come se dovesse considerare il sole e la luna come sua proprietà. Inoltre, in teoria, egli è legato a servizio totale del Nemico; e se il Nemico gli apparisse in forma corporale e gli chiedesse il servizio totale perfino per un giorno, non potrebbe rifiutare. Gli sareb-
be di gran sollievo se quell'unico giorno non implicasse nulla di più difficile che ascoltare la conversazione di una donna sciocca; e si sentirebbe sollevato fin quasi al più alto grado del disappunto se, per una sola mezz'oretta di quel giorno, il Nemico gli dicesse: « Ora puoi andare a divertirti ». Orbene, se si sofferma per un momentino a pensare alla sua pretesa, egli stesso è obbligato a comprendere che di fatto si trova in questa situazione ogni giorno. Quando dunque dico di mantenere 
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nella sua mente questa pretesa, l'ultima cosa che voglio che tu faccia è di fornirgli argomenti in difesa di essa. Non ve ne sono. Il tuo compito è puramente negativo. 
Fa' in modo che i suoi pensieri non le si avvicinino. Circondala d'oscurità, e nel centro di quell'oscurità lascia che giaccia in silenzio, inosservato, ed efficace, il senso di Possesso-del-Tempo. 
Il senso del possesso deve in generale essere incoraggiato. Gli esseri umani t'inventano continuamente pretese di proprietà che suonano ugualmente ridicole in cielo e nell'inferno, e noi dobbiamo mantenerli su questa linea. Gran parte della resistenza moderna contro la castità deriva dalla credenza che gli uomini hanno di "possedere" i loro corpi - quei possedimenti vasti e pericolosi, che pulsano con l'energia che fece i mondi, nei quali si trovano senza il loro consenso e dai quali vengono cacciati a piacere di un Altro! È come se un bambino di stirpe reale, che suo padre abbia posto, per amore, al comando titolare di qualche grande provincia, sotto il governo vero di saggi consiglieri, s'immaginasse di possedere veramente le città, le foreste, e iL grano, nello stesso modo con il quale possiede i pezzi del gioco di costruzioni, sul pavimento della stanza dei giochi. 
Noi riusciamo a produrre questo senso del possesso non soltanto per mezzo dell'orgoglio, ma per mezzo della confusione. Insegnamp loro a non far caso ai diversi significati del pronome possessivo - alle differenze sottilmente graduate che vanno- dalle "mie scarpe", attraverso "il mio cane", "il mio servo", "mia moglie'*, "mio padre", "il mio padrone", e "la mia patria", fino al "mio Dio". Gli si può insegnare di ridurre tutti codesti significati a quello delle "mie scarpe", al "mio" della proprietà. Perfino nella stanza dei giochi si può insegnare al bambino dì voler dire, quando dice "H mio 
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orsacchiotto", non quel caro oggetto sul quale egli immagina di riversare il suo affetto e con il quale sta in una relazione speciale (questo è infatti quanto il Nemico vuol insegnare loro a voler dire, se non stiamo attenti) ma "l'orso che posso fare a pezzi se ne ho voglia". E all'altro capo della scala, abbiamo insegnato agli uomini a dire "il mio Dio" in un senso non proprio molto diverso da "le mie scarpe", cioè: "il Dio sul quale ho dei diritti per i miei segnalati servizi e che io sfrutto dal pulpito - il Dio che mi sono accaparrato". 
E lo scherzo consiste nel fatto che per tutto il tempo il vocabolo "mio" in un senso possessivo completo non può essere applicato a nulla, da parte di un essere umano. Alla fine, o Nostro Padre o il Nemico diranno "Mio" di qualsiasi cosa che esiste, e particolarmente di ogni uomo. Alla fine, non temere, s'accorgeranno a chi veramente appartenevano il loro tempo, le loro anime, e i loro corpi - certo non ad essi, qualsiasi cosa capiti. Presentemente il Nemico dice "Mio" di tutte le cose, per la ragione pedante e legalistica che le ha fatte lui: Nostro Padre spera di poter in fine dire "mie" di tutte le cose, per la ragione più realistica e dinamica della conquista. 
Tuo affezicnatissimo zio 
Berlicche 

XXII 
Mio caro Malacoda, ecco dunque! Il tuo giovanotto è innamorato - ed è caduto nella peggior specie d'amore nella quale potesse cadere - e con una ragazza che non compare neppure nella relazione che mi hai mandato. Forse ti interesserà sapere che quel piccolo malinteso con la polizia segreta che tu hai tentato di sollevare per qualche espressione non controllata in una delle mie lettere è stato messo a posto. Se ti basavi su quello per assicurarti i miei buoni uffici, t'accorgerai d'esserti sbagliato. La pagherai per questo, come per le altre tue balordaggini. Intanto ti accludo un opuscoletto, appena uscito, sulla Nuova Casa di Correzione per Tentatori Incompetenti. È illustrato abbondantemente e non vi troverai neppure una pagina noiosa. 
Ho guardato la pratica di questa ragazza e provo orrore nel leggere quanto ho trovato. Non solo una cristiana, ma una cristiana di tal genere - una miss vile, strisciante, che ride da stupida, umile, monosillabica, una signorina-topo, acquosa, insignificante, verginale, che puzza ancora di scuola. Un piccolo bruto. Mi fa vomitare. Puzza e scotta per tutte le pagine della pratica. Mi fa impazzire, il modo con il quale il mondo è peggiorato. Ai primi tempi l'avremmo mandata nell'arena. 

Gente di quel genere è fatta per questo. Non che anche là sia molto utile. Una carognetta falsa (ne conosco il tipo) che par debba svenire alla vista del sangue e poi muore con un sorriso. Una carogna da cima a fondo. Ha una faccia che diresti che il burro non le si sciolga in bocca, eppure possiede un'arguzia piena d'ironia. Quella specie di creatura che troverebbe ridicolo me! 
Schizzinosa sporca e insipida - eppure pronta a cadere nelle braccia di questo stupidone come qualsiasi ani-
male da razza. Perché il Nemico non la manda a quel paese, se veramente va pazzo per la verginità - invece di guardar giù ridendo a quel modo? In fondo Egli è un edonista. Tutti quei digiuni, quelle vigilie, come i roghi e le croci, sono soltanto facciata. O soltanto come la spuma sul lido del mare. Laggiù in alto mare, nel Suo mare, c'è il piacere, e sempre maggior piacere. E non ne fa un segreto; alla Sua destra stanno "piaceri per sempre". Ah! non credo che abbia neppure la minima idea di quel mistero alto e austero al quale ci eleviamo noi nella Visione miserifica. È volgare, Malacoda. Ha una mentalità borghese. Ha riempito tutto il Suo mondo di piaceri. Vi sono cose che gli esseri umani posson fare per tutto il giorno senza che Egli vi badi né tanto né poco - dormire, lavarsi, mangiare, bere, fare all'amore, giocare, pregare, lavorare. Ogni cosa deve essere distorta prima che ci serva in qualche modo. Noi combattiamo con uno svantaggio crudele. Dal punto di vista naturale nulla è dalla nostra parte. (Non che ciò scusi te. Ci arrangeremo fra poco. Tu mi hai sempre odiato e sei stato insolente con me appena ne hai avuto il coraggio.) 
Poi, naturalmente, viene a conoscere la famiglia e tutto l'ambiente di questa donna. Non eri capace di capire che non avrebbe mai dovuto entrare neppure nella 

casa che essa abita? Tutto quel luogo puzza di quell'odore mortale. Perfino il giardiniere, quantunque vi sia soltanto da cinque anni, incomincia a esserne infetto. Perfino gli ospiti, dopo una visita di fine settimana, ne portano via l'odore quando partono. Il cane e il gatto se ne sono sporcati. Ed è una casa piena di mistero impenetrabile. Siamo sicuri (è una questione di primi principi) che ciascun membro della famiglia deve in qualche modo guadagnare alle spalle degli altri - ma non ci riesce di capire come. Essi custodiscono con la stessa gelosia del Nemico il segreto di quanto di fatto giace dietro 
codesta pretesa di un amore disinteressato. Tutta la casa, tutto il giardino è una vasta oscenità. Assomiglia in modo deprimente alla descrizione che uno scrittore umano ha fatto del cielo: « Le regioni dove c'è soltanto vita, e perciò, tutto ciò che non è musica è silenzio ». Musica e silenzio - li detesto mortalmente tutt'e due! 
Quanto grati dobbiamo sentirci che, da quando Nostro Padre è entrato nell'inferno - quantunque sia trascorso molto più tempo di quanto gli esseri umani possano calcolare, contando in anni di luce - nessun pollice quadrato di spazio infernale, nessun attimo del tempo infernale, sia stato circondato da alcuna di codeste forze abominevoli, ma tutto sia stato occupato dal Rumore il Rumore, grandioso dinamismo, espressione udibile di tutto quanto è esultante, spietato, virile - il Rumore, che solo ci difende da stupidi rimorsi, da scrupoli disperanti, da desideri irraggiungibili. Noi vogliamo, infine, fare di tutto l'universo un rumore. Abbiamo già fatto grandi passi in quella direzione per ciò che si riferisce alla terra. Le melodie e i silenzi del cielo verranno 
in fine soverchiati dai gridi. Ma devo ammettere che finora non siamo ancora rumorosi abbastanza, ne siamo 
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anzi lontani. Si stanno facendo ricerche. Intanto tu, meschino e ripugnante... 
[A questo punto il manoscritto è troncato, e vien ripreso poi con una calligrafia diversa.'] 
Nel calore della composizione m'accorgo di essermi permesso di prendermi, senz'accorgermi, la forma di un millepiedi. Perciò sto dettando il resto al mio segretario. Ora che la trasformazione è completa riconosco che è un fenomeno periodico. Gli esseri umani ne hanno avuto qualche sentore e una relazione distorta di esso appare nel poeta Milton, con la ridicola aggiunta che codesti mutamenti di forma sono una "punizione" impostaci dal Nemico. Uno scrittore più moderno - un tale che si chiama pressappoco Pshaw - ha, tuttavia, raggiunta la verità. La trasformazione procede dall'intimo ed è una manifestazione gloriosa di quella Forza Vitale che Nostro Padre adorerebbe se adorasse qualcosa che non fosse se stesso. In questa forma presente ho una voglia ancora maggiore di vederti, per unirmi a te in un abbraccio indissolubile. 
(Firmato) Barbariccia 
Per sua Abissale Sublimità 
Il Sottosegretario Berlicche, T.E., B.S., ecc. 
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XXIII 
Mio caro Malacoda, per mezzo di questa ragazza e della sua disgustosa famiglia il paziente viene a conoscere ogni giorno un numero sempre maggiore di cristiani e di cristiani molto intelli-
genti. Ci vorrà molto tempo prima che sia possibile allontanare la spiritualità dalla sua vita. Benissimo: allora dobbiamo corromperla. Senza dubbio avrai fatto spesso esercizi di trasformazione in angelo di luce nella piazza d'armi. Ora è giunto il tempo di farlo in faccia al Nemico. Il Mondo e la Carne ci sono venuti a mancare; rimane un terzo Potere. E il successo in questo terzo genere è il più glorioso di tutti. Un santo rovinato, un fariseo, un inquisitore, o un mago, sono all'inferno uno sport migliore che non un tiranno o un vizioso comuni. Guardandomi intorno fra i nuovi amici del tuo paziente m'accorgo che il punto migliore per l'attacco sarebbe la linea di confine fra la teologia e la politica. Diversi, fra codesti suoi nuovi amici, sono molto sensibili alle con-
clusioni nel campo sociale della loro religione. In sé ciò è una brutta cosa; ma se ne può cavare del bene. 
T'accorgerai che molti scrittori cristiano-politici sono d'opinione che il cristianesimo cominciò molto presto a prendere una strada sbagliata e ad allontanarsi dalla dottrina del suo fondatore. Orbene, codesta idea deve 
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essere sfruttata da noi per incoraggiare di nuovo la concezione di un "Gesù storico" che può saltar fuori togliendo "le aggiunte e le perversioni" più recenti, e che poi si deve porre in contrasto con l'intera tradizione cristiana. Nell'ultima generazione abbiamo promosso la costruzione di un tale "Gesù storico" sopra una falsariga liberale e umanitaria; ed ora stiamo mettendo innanzi un nuovo "Gesù storico" su una falsariga marxistica, catastrofica, e rivoluzionaria. I vantaggi di costru-
zioni come queste, che abbiamo intenzione di cambiare ogni trent'anni circa, sono molteplici. In primo luogo, tendono a dirigere la devozione degli uomini verso qual-
cosa che non esiste, poiché ogni "Gesù storico" non è storico. I documenti dicono ciò che dicono, e non si può aggiungere loro nulla. Quindi ogni "Gesù storico" è da cavarsi da loro sopprimendo un punto ed esagerandone un altro, e per mezzo di quella specie di gioco ad indovinare {brillante è l'aggettivo che insegnamo agli uomini ad applicargli) per il quale nessuno si sentirebbe di arrischiare dieci scellini nella vita ordinaria, ma che basta 
per produrre una messe di nuovi Napoleoni, di nuovi Shakespeare, di nuovi Swift, nella lista autunnale di ogni editore. In secondo luogo, tutte codeste costruzioni pongono l'importanza del loro "Gesù storico" in una qualche teoria particolare che si suppone che abbia promulgato. Deve essere .un "grande uomo" nel significato moderno della frase - uno che stia alla fine di una linea di pensiero centrifuga e non equilibrata - un pazzoide che vende una panacea. In tal modo noi riusciamo a distrarre le menti degli uomini da ciò che Egli è e da 
ciò che fece. Dapprima lo facciamo un puro maestro, e poi nascondiamo l'accordo sostanzialissimo fra i suoi insegnamenti e quelli degli altri maestri di moralità. 
Poiché non si deve permettere agli esseri umani di 
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accorgersi che tutti i grandi moralisti vengono mandati dal Nemico non a informare gli uomini, ma a ricordare loro, a riaffermare le originarie verità umane più comuni contro il continuo nascondimento che ne facciamo noi. Noi facciamo i sofisti: egli fa sorgere un Socrate a rispondere loro. Nostro terzo scopo, per mezzo di codeste costruzioni, è di distruggere la vita devota. Al posto della presenza reale del Nemico, altrimenti sperimentata dagli uomini nella preghiera e nel sacramento, sostituiamo una figura probabile, remota d'ombra, una figura strana, uno che parlava un linguaggio strano e che è morto da molto tempo. Un soggetto del genere non può certo essere venerato. Invece del Creatore adorato dalla sua creatura, vi salta fuori subito un capo acclamato da un partigiano, e finalmente un personaggio distinto approvato da uno storico giudizioso. Quarto vantaggio: oltre a non essere storica nel Gesù che dipinge, una religione di codesto genere falsifica la storia in un altro senso. Nessuna nazione, e pochi individui, sono in realtà portati nel campo del Nemico per mezzo 
dello studio storico della biografia di Gesù, semplicemente come biografia. Anzi, materiali per una completa biografia sono stati tenuti lontani dagli uomini. I primi convertiti si convertirono per un solo fatto storico (la Resurrezione) e una sola dottrina teologica (la Redenzione) che operavano sul senso del peccato che essi già possedevano - e del peccato, non contro una legge nuova arlecchinesca presentata come una novità da un "grande uomo", ma contro l'antica legge morale, comune, universale, che era stata loro insegnata dalle loro nutrici e dalle loro madri. I "Vangeli" vennero più tardi e furono scritti non per creare dei cristiani, ma a edificazione dei cristiani già tali. 
II "Gesù storico", dunque, benché ci possa sembrare 
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pericoloso da qualche punto di vista, è sempre da essere incoraggiato. La nostra posizione è più delicata per ciò che si riferisce alla relazione generale fra cristianesimo e politica. Certamente non vogliamo che gli uomini permettano che il loro cristianesimo si riversi nella loro vita politica, poiché lo stabilirsi di qualcosa che assomigli a una società veramente giusta sarebbe un disastro di prima grandezza. D'altra parte noi desideriamo veramente, e intensamente, che gli uomini trattino il cristianesimo come un mezzo; di preferenza, naturalmente, come un mezzo per il loro progresso, ma, in mancanza di ciò, come un mezzo per qualsiasi cosa — magari per raggiungere la giustizia sociale. Bisogna fare in modo che l'uomo prima di tutto stimi la giustizia sociale come una cosa richiesta dal Nemico, e poi farlo salire a un livello in cui egli stimi il cristianesimo perché può produrre la giustizia sociale. Poiché il Nemico non vuole essere adoperato come una cosa comoda. Gli uomini e le nazioni che pensano di poter far rivivere la fede al fine di avere una società buona potrebbero con lo stesso ragionamento pensare di adoperare la scala del cielo come una scorciatoia per recarsi alla farmacia più vicina. Fortunatamente è quanto mai facile abbindolare gli esseri umani a svoltare quest'angolino. Proprio oggi ho letto un passo di uno scrittore cristiano che raccomanda la sua versione del cristianesimo per la ragione che « soltanto una tal fede può sopravvivere alla morte delle vecchie civiltà e alla nascita di nuove ». Vedi la piccola crepa? « Credi a ciò, non perché è vero, ma per qualche altra ragione. » Qui sta il gioco. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 

xxiv 
Mio caro Malacoda, 
ho avuto uno scambio di lettere con Cagnazzo che è l'incaricato della fidanzata del tuo paziente, e comincio a vedere la fessura nella sua corazza. È un vizietto senza pretese che ella ha in comune con tutte le donne che crescono in un ambiente intelligente, tenuto insieme da una credenza ben chiara e definita; e che consiste nel ritenere in modo molto pacifico che quelli che stanno fuori, che, non partecipano a questa credenza, sono veramente troppo sciocchi e ridicoli. I maschi, che di solito s'incontrano con codeste persone che stanno fuori non la sentono così; la loro confidenza, se hanno una confidenza, è di genere diverso. La sua, che essa suppone dovuta alla fede, in realtà è largamente dovuta al semplice colore che essa ha preso dal suo ambiente. Non è, insomma, molto diversa dalla convinzione che avrebbe sentito a dieci anni d'età che quella specie di coltelli per il pesce, adoperati nella casa di suo padre, era la specie vera, normale, "reale", mentre quelli delle famiglie vicine non erano per nulla "veri coltelli da pesce". Ora l'elemento ignoranza e semplicità in tutto ciò è tanto grande, e l'elemento orgoglio spirituale tanto piccolo, che ci dà poca speranza nei riguardi della ragazza 

stessa. Ma hai mai pensato a come lo si potrebbe utilizzare per esercitare un'influenza sul tuo paziente? 
Il novizio esagera sempre. Colui che s'è fatto strada nell'alta società è esageratamente raffinato, il dotto giovanetto è pedante. In questo nuovo ambiente il tuo ammalato è un novizio. È là che incontra ogni giorno 
la vita cristiana di una qualità che non aveva mai immaginato prima, e la vede attraverso un vetro incantato perché è innamorato. 
Ha un gran desiderio (il Nemico anzi ve lo comanda) di imitare codeste qualità. Puoi riuscire a fare in modo che imiti questo difetto della sua amante e che lo esageri finché ciò che è veniale in lei divenga in lui il più forte il più bello dei vizi - l'Orgoglio Spirituale? 
Le condizioni sembrano idealmente favorevoli. Il nuovo ambiente nel quale si trova è di quelli dei quali è tentato di andare superbo per molte ragioni che esulano dall'impronta cristiana. È una società meglio istruita, 
più intelligente, più gradevole di quelle che ha finora incontrato. Nutre anche una certa illusione per ciò che concerne il suo posto all'interno di essa. Sotto l'influsso dell'amore può pensare di essere ancora indegno della ragazza, ma sta rapidamente cessando di pensarsi indegno degli altri Non ha la minima idea di quanto gli perdonano perché sono caritatevoli, e che lo trattano 
così bene perché ormai è di famiglia. Non sogna neppure quanta parte della sua conversazione, quante sue opinioni, vengano riconosciute da essi come semplici echi delle loro stesse opinioni. E ancor meno sospetta quanta parte del diletto che prova nella compagnia di questa gente sia dovuto all'incantamento erotico che per lui la ragazza irradia su quanto lo circonda. Pensa che gli piac-
ciano le loro chiacchiere, e il loro modo di vivere per qualche affinità fra il loro stato spirituale e il suo, men-

tre di fatto essi lo sorpassano talmente che se non fosse innamorato rimarrebbe soltanto imbarazzato e disgustato da molte cose che ora accetta. Assomiglia a un cane che s'immaginasse di intendersi di armi da fuoco perché il suo istinto di caccia e l'amore per il suo padrone lo rendono capace di godere un giorno di spari! 
Qui sta la tua possibilità. Mentre il Nemico, per mezzo dell'amore sessuale e di alcune persone molto simpatiche che sono assai progredite nel suo servizio, sta attirando il giovane barbaro ad altezze che egli non sarebbe mai stato capace di raggiungere, devi fargli sentire che è lui che si sta trovando la sua propria altezza che codeste persone sono della sua specie, e che, capitando fra di loro, è venuto a casa sua. Quando passa da loro all'altra società la troverà insipida; in parte perché quasi ogni società che egli può raggiungere è, in realtà, molto meno divertente, ma ancora di più perché sentirà la mancanza della giovane donna. Devi insegnargli a fraintendere il contrasto fra l'ambiente che gli dà gioia e l'ambiente che lo annoia come se fosse un contrasto fra cristiani e infedeli. Gli si deve far sentire (sarà meglio che non lo dica a parole) « come i cristiani sono diversi »; e quando dice « noi cristiani » deve di fatto, ma senza saperlo, intendere « il mio gruppo »; e quando dice « il mio gruppo » non deve intendere « le persone che, nella loro umiltà e carità, mi hanno accettato » ma « coloro con i quali io mi associo per 
diritto ». 
Qui il successo dipende dal confonderlo. Se tenti di renderlo esplicitamente orgoglioso di essere cristiano, probabilmente farai fallimento. Gli ammonimenti del Nemico sono conosciuti troppo bene. Se, d'altra parte, lasci cadere del tutto l'idea del "noi cristiani" e gli sug-
gerisci la compiacenza unicamente nel « suo gruppo », 
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non produrrai in lui il vero orgoglio spirituale, ma soltanto una vanità sociale, che è, al paragone, un orpello, un peccatuccio da nulla. Tu devi fare in modo che un sottile felicitarsi si infiltri in tutti i suoi pensieri senza mai permettergli di sollevare questa domanda: « Di che cosa, precisamente, mi sto congratulando? ». L'idea di appartenere a un circolo chiuso, di far parte di un segreto, è molto dolce al suo palato. Pizzica quel nervo. Insegnagli, usando dell'influenza di codesta ragazza quando è nei momenti di maggiore stupidità, ad assumere un'aria di divertimento per le cose che dicono gli infedeli. Alcune teorie con le quali può venire in contatto nei moderni ambienti cristiani possono dimostrarsi qui di grande aiuto; le teorie, intendo dire, che ripongono la speranza della società in qualche circolo chiuso di "dotti", in qualche minoranza educata di teocrati. Non è affar tuo se quelle teorie sono vere o false. La cosa più importante è di fare del cristianesimo una religione misteriosa nella quale egli si senta uno degli iniziati. 
Ti prego di non riempire le tue lettere di quelle sciocchezze sulla Guerra europea. È senza dubbio importante il modo con il quale finirà, ma ciò riguarda l'Alto Comando. Non mi interessa proprio nulla sapere quanta gente è stata uccisa in Inghilterra sotto i bombardamenti. E dall'ufficio che sta di qua posso venire a sapere in che stato d'animo sono morti. Che un giorno o l'altro dovessero morire, lo sapevo già. Ti prego di concentrare la tua attenzione sul tuo lavoro. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
100 

XXV 
Mio caro Malacoda, la vera preoccupazione che dà il gruppo nel quale si trova il tuo paziente è di essere unicamente cristiano. Ciascuno di loro ha interessi individuali, naturalmente, ma il legame rimane il cristianesimo. Ciò che noi desideriamo, se gli uomini diventano in qualche modo cristiani, è di mantenerli in quello stato mentale che io chiamo: « Il cristianesimo e ». Sai: il cristianesimo e la crisi, il cristianesimo e la nuova psicologia, il cristianesimo e l'ordine nuovo, il cristianesimo e la ricerca psichica, il cristianesimo e il vegetarianesimo, il cristianesimo e la riforma dell'ortografia. Se devono essere cristiani siano almeno cristiani con una differenza. Sostituisci alla fede stessa qualche moda con una tinta cristiana. Lavora sul loro orrore per la cosa vecchia, sempre quella. 
L'orrore per la cosa vecchia, sempre quella, è una delle passioni più importanti che abbiamo prodotto nel cuore umano - una fonte infinita d'eresie in religione, di sciocchezza nel consiglio, d'infedeltà nel matrimonio, e d'incostanza nell'amicizia. Gli esseri umani vivono nel tempo, ed esperimentano la realtà per gradi successivi. Perciò, al fine di farne molta esperienza, devono sperimentare molte cose diverse; in altre parole devono spe-
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rimentare il cambiamento. E poiché hanno bisogno di mutamento, il Nemico (essendo in fondo al cuore un edonista) ha reso loro piacevole il cambiamento, precisamente come ha reso piacevole il mangiare. Ma poiché non desidera che essi facciano del mutamento uno scopo fine a se stesso, non più del mangiare, ha equilibrato in essi l'amore a ciò che muta con l'amore a ciò che permane. È riuscito ad accontentare entrambi i gusti insieme nel mondo stesso che ha fatto, per mezzo di quell'unione di mutazione e di permanenza che noi chiamiamo "ritmo". Offre loro le stagioni ciascuna diversa, e tuttavia uguale ogni anno, così che la primavera è sempre sentita come una novità e tuttavia sempre come la ricorrenza di un tema immemorabile. Offre loro nella sua chiesa un anno spirituale; si muta dal digiuno alla festa, ma la festa è la stessa di prima. 
Orbene, proprio come diamo rilievo e esageriamo il piacere del mangiare per produrre la golosità così diamo rilievo a codesta naturale piacevolezza del mutamento e lo deviamo verso la richiesta di assoluta novità. Tale richiesta è tutto nostro lavoro. Se tralasciamo di fare codesto nostro dovere gli uomini, non solo si accontenteranno, ma saranno entusiasti del miscuglio di novità e di familiarità delle nevicate di questo gennaio, della levata del sole di questa mattina, del budino di questo Natale. I bambini, fino a tanto che non insegneremo loro nulla di meglio, si sentiranno perfettamente felici di un giro di giochi che segna le stagioni nel quale si succedano il gioco delle noci e quello del mondo con la stessa regolarità con la quale l'autunno segue l'estate. Soltanto per mezzo dei nostri sforzi incessanti si manterrà viva la richiesta per un mutamento infinito, o aritmico. 
Tale richiesta ha valore per diverse ragioni. In primo 
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luogo diminuisce il piacere mentre aumenta il desiderio. Il piacere della novità, è, per sua stessa natura, più soggetto di qualsiasi altro alla legge dei ritorni decrescenti. La novità continuata costa soldi, cosicché il desiderio di essa significa avarizia o infelicità, o magari ambedue. Inoltre. Più rapace sarà questo desiderio, e prima si dovrà pappare tutte le fonti innocenti del piacere per giungere a quelle che il Nemico proibisce. In tal modo, infiammando l'orrore per la cosa vecchia, sempre quella, abbiamo reso di recente le Arti, tanto per fare un esempio, meno pericolose per noi di quanto forse siano mai state, poiché gli artisti, in alto e in basso, vengono trascinati ogni giorno in nuovi, sempre più nuovi, ec-
cessi di lussuria, di sragionevolezza, di crudeltà e di orgoglio. Infine, il desiderio di novità è indispensabile se vogliamo produrre le mode e le voghe. 
L'utilità delle mode nel pensiero consiste nel distrarre l'attenzione degli uomini dai loro veri pericoli. Noi dirigiamo il grido di moda di ogni generazione contro quei vizi dei quali essa corre minor pericolo, e fissiamo la sua approvazione sulla virtù che è maggiormente vicina al vizio che tentiamo di rendere endemico. Il gioco consiste nel farli correre dappertutto con estintori d'incendio ogni volta che c'è un'inondazione, e di affollare quella parte della barca che ha già l'acqua al parapetto. Così facciamo diventare di moda esporre i pericoli dell'entusiasmo proprio nel momento che tutti in realtà diventano mondani e tiepidi; un secolo più tardi, mentre di fatto li stiamo facendo diventare tutti byroniani e ubriachi d'emozione, il grido di moda è diretto contro il puro "comprendonio". Età crudeli sono poste all'erta contro il sentimentalismo, le spudorate e le oziose contro la rispettabilità, le lussuriose contro il puritanesimo; e ogni qualvolta tutti gli uomini s'affrettano a diventare schiavi 

o tiranni facciamo del liberalismo lo spettro più temuto. 
Ma il trionfo più grande è quello di elevare codesto orrore per la cosa vecchia, sempre quella a filosofia, di modo che il nonsenso nell'intelletto possa rafforzare la corruzione della volontà. È qui che diventa utile il carattere in generale evoluzionistico o storico del pensiero europeo moderno (in parte opera nostra). Il Nemico ama le banalità. Di un modo d'agire che venga proposto Egli desidera che gli uomini, per quanto m'è dato di vedere, si facciano domande semplicissime; è giusto? è prudente? è possibile? Orbene, se riusciamo a mantenere gli uomini in queste altre domande: « Si accorda con la tendenza generale del nostro tempo? È progressista o reazionario? È la strada per la quale è incamminata la Storia? » essi trascureranno i problemi importanti. E le domande che di fatto fanno non sono, naturalmente, suscettibili di risposta; poiché essi non conoscono il futuro, e il futuro dipende in gran parte proprio da quelle scelte che ora essi invocano il futuro di aiutarli a fare. Come risultato, mentre la loro mente ronza nel vuoto, a noi si offrono le migliori occasioni per scivolarvi dentro, e per piegarli a quell'azione che noi abbiamo deciso. Ed è già stato fatto un grande la-
voro. Una volta essi sapevano che alcuni mutamenti erano per il meglio, altri per il peggio, altri indifferenti. Noi abbiamo in gran parte rimosso una tale conoscenza. All'aggettivo descrittivo "immutato" abbiamo sostituito l'aggettivo emotivo "stagnante". Li abbiamo educati a pensare al Futuro come a una terra promessa che eroi favoriti riescono a raggiungere — non come qualcosa che ciascuno raggiunge alla velocità di sessanta minuti all'ora, qualunque cosa faccia, chiunque egli sia. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
104 

XXVI 
Mio caro Malacoda, 
sì; il periodo del fidanzamento è il tempo opportuno per seminare quei semi che cresceranno poi, magari dieci anni dopo, e diventeranno odio domestico. L'incanto del desiderio insoddisfatto produce risultati che si possono presentare agli esseri umani come risultati della carità. Sfrutta l'ambiguità della parola "amore": fa' in modo che credano di aver risolto, per mezzo dell'Amore, problemi che di fatto hanno soltanto abbandonato o rimandato sotto l'influsso del fascino. Fin che ciò dura hai la possibilità di fomentare i problemi in segreto e di renderli cronici. 
Il problema più grave è quello del "disinteresse". Nota, ancora una volta, il mirabile lavoro della nostra branchia filologica nel sostituire il negativo disinteresse alla positiva "Carità" del Nemico. Grazie a ciò si può insegnare all'uomo, fin da principio, a distribuire i suoi 
benefici non perché gli altri si sentano felici nel riceverli, ma affinché egli stesso si senta disinteressato nel privarsene. Questo è un importante punto guadagnato. Un altro grande ausilio, dove le parti interessate sono maschio e femmina, è la divergenza del punto di vista intorno al disinteresse che abbiamo imbastito fra i sessi. 
La donna intende per disinteresse soprattutto il preoc-

cuparsi degli altri, l'uomo invece intende il non dare preoccupazioni agli altri. Come risultato una donna molto ingolfata nel servizio del Nemico darà fastidio su una scala molto più vasta di qualsiasi uomo, eccetto coloro che Nostro Padre domina completamente e, all'inverso, un uomo vivrà nel campo del Nemico molto a lungo, prima di intraprendere un lavoro spontaneo, per far piacere agli altri, in quantità uguale a quella che una donna ordinaria può fare ogni giorno. Così, mentre la donna pensa a rendere buoni servizi e l'uomo a rispettare i diritti degli altri, ciascun sesso, senza un'evidente mancanza di motivi, può considerare e di fatto considera l'altro come radicalmente interessato. 
In aggiunta a questa confusione puoi ora introdurne alcune altre. Il fascino erotico produce uno stato d'animo compiacente nel quale ciascuno si sente veramente contento di cedere ai desideri dell'altro. Essi sanno pure che il Nemico esige da loro un grado di carità che, se raggiunto, darebbe come risultati azioni simili. Devi fare in modo che stabiliscano come legge della loro vita coniugale quel grado di reciproco spirito di sacrificio, che al presente spunta naturalmente dal fascino, ma che, una volta che il fascino se ne sia andato, non avranno la carità sufficiente che li renda capaci di metterlo in pratica. Non scorgeranno la trappola, perché sono sotto la duplice cecità che li fa sbagliare nel considerare carità l'eccitazione sessuale e nel pensare che quell'eccitazione continuerà. 
Una volta stabilita come regola una specie di disinteresse ufficiale, o nominale - regola per seguire la quale le loro risorse emotive sono svanite mentre le risorse spirituali non sono ancora cresciute - seguiranno i più deliziosi risultati. Nel discutere qualsiasi azione comune diventa obbligatorio che A discuta in favore dei pre-
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sunti desideri di B e contro i suoi stessi, mentre B farà 
l'opposto. Spesso è impossibile stabilire i veri desideri dell'una o dell'altra parte; con un po' di fortuna, finiscono col fare qualcosa che nessuno dei due vuole, mentre ciascuno sente una vampa di compiacimento di sé e custodisce un segreto pretesto a un trattamento di preferenza per il disinteresse dimostrato, e un segreto rancore contro l'altra parte per la facilità con la quale è stato accettato il sacrificio. Più tardi puoi avventurarti in ciò che si può chiamare "l'illusione del generoso conflitto". Il gioco riesce meglio con più di due giocatori, per esempio in una famiglia dove ci siano fanciulli grandicelli. Viene proposto qualcosa d'ordinaria amministrazione, come di prendere il tè in giardino. Un membro si prende cura di rendere ben chiaro (sebbene non in parole nude e crude) che preferirebbe di no, ma che, naturalmente, è preparato a cedere per "disinteresse". Gli altri ritirano istantaneamente la proposta, esteriormente per "disinteresse", ma di fatto perché non vogliono essere adoperati come manichini, sui quali il primo che ha parlato possa mostrare il suo piccino altruismo. Ma egli stesso non ha intenzione di permettere che gli si impedisca la sua orgia di disinteresse. E insiste nel voler fare « ciò che desiderano gli altri ». Essi insistono nel voler fare ciò che vuole lui. Le passioni ven-
gono eccitate. Presto uno salta su a dire: « Benissimo, io il tè non lo prendo! » e ne segue una lite bell'e buona piena di acidi risentimenti da tutt'e due le parti. Vedi come si fa? Se ciascuna parte si fosse limitata a difendere francamente il desiderio che veramente sentiva, sarebbero rimasti nei limiti della ragione e della cortesia; ma proprio perché la contesa è stata rovesciata, e ciascuna parte combatte la battaglia dell'altra parte, tutta l'amarezza che scaturisce da un compiacimento di 

sé ostacolato e dai rancori accumulati negli ultimi dieci anni è celata ad essi dal "disinteresse" nominale o ufficiale di ciò che stanno facendo, o almeno, viene scusato da esso. Ognuna delle parti, è, di sicuro, quanto mai suscettibile alla bassa lega del disinteresse, della parte avversaria e della falsa posizione nella quale tenta di condurla a forza; ma ciascuno fa in modo di sentirsi privo di biasimo e maltrattato, con non maggiore disonestà di quanta è naturale a un essere umano. 
Un uomo sensato disse un giorno: « Se si sapesse quante occasioni di farsi cattivo sangue vengono offerte dal disinteresse, non verrebbe raccomandato tanto spesso dal pulpito »; e ancora: « È quel tipo di donna che vive per gli altri - e si può sempre capire chi siano gli altri dalla loro espressione di gente perseguitata ». Si può cominciare tutto ciò perfino già nel periodo del fidanzamento. Un pochino di egoismo vero da parte del tuo paziente vale spesso meno, tutto sommato, al fine di assicurarsi la sua anima, che non i primi inizi di quell'elaborato e cosciente disinteresse che un giorno potrà fiorire in quel genere di cosa che ti ho descritto. Un pizzico di mutua falsità, una sorpresa per il fatto che la fanciulla non capisce sempre quanto, ecco, disinteressatamente egli si sta comportando, si può già far passare di contrabbando. Tieni da conto queste cose, e soprattutto che i due sciocchi non se ne accorgano. Se se ne accorgeranno saranno sulla strada di scoprire che "l'amore" non è sufficiente, che la carità è necessaria e non ancora compiuta e che nessuna legge esterna può prenderne il posto. Vorrei che Cagnazzo riuscisse a far qualcosa per sradicare quel senso del ridicolo che quella giovane donna possiede. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 

XXVII 
Mio caro Malacoda, a quanto pare, al presente mi stai concludendo molto poco. L'uso del suo "amore" per distrargli la mente dal pensiero del Nemico è, naturalmente, evidente, ma mostri di usarne in modo molto meschino, se mi dici che tutto il problema della distrazione e dell'instabilità della sua mente è ormai divenuto uno degli argomenti principali della sua preghiera. Ciò significa che in gran parte hai fatto fallimento. Allorché questa, o qualsiasi altra distrazione gli attraversa la mente tu dovresti incoraggiarlo a scacciarla con la pura forza della volontà e a tentare di continuare la preghiera normale, come se nulla fosse accaduto. Se invece accetta la distrazione come il problema attuale per lui e la presenta al Nemico, e ne fa il tema principale delle sue preghiere e dei suoi sforzi, tu, ben lontano dall'aver fatto bene, hai fatto male. Qualsiasi cosa, perfino il peccato, che ottenga l'effetto finale di portarlo più vicino al Nemico, lavora, tutto sommato, in nostro sfavore. 
Una condotta che promette buoni risultati è la seguente. Ora che è innamorato, gli è sorta nella mente una nuova idea di felicità terrena: di qui una nuova urgenza nelle sue preghiere di semplice petizione - intor-
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no a questa guerra e ad argomenti affini. È quindi ora il tempo di fargli sorgere difficoltà intellettuali intorno a preghiere di tal genere. Si deve sempre incoraggiare la falsa spiritualità. Partendo dalla ragione apparente che « la lode di Dio e la comunione con Lui è la preghiera vera », gli esseri umani possono spesso venire attratti a disubbidire al Nemico, il quale (nel suo solito modo di fare piatto, comune, privo d'interesse) ha chiaramente detto loro di pregare per il pane quotidiano e per la salute degli infermi. Naturalmente tu gli devi tener nascosto il fatto che la preghiera che chiede il pane quotidiano interpretata in un "senso spirituale" è una preghiera di cruda petizione né più né meno che in qualsiasi altro senso. 
Ma dal momento che il tuo paziente ha contratto la terribile abitudine dell'ubbidienza, con ogni probabilità egli continuerà queste "crude" preghiere qualunque cosa tu faccia. Ma tu lo puoi inquietare ossessionandolo con il sospetto che la pratica è assurda e non può essere seguita da nessun risultato positivo. Non dimenticare l'uso dell'argomento « testa, vinco io, croce, perdi tu ». Se ciò per cui prega non avviene si avrà una nuova prova che le preghiere di petizione non raggiungono lo scopo; se avviene sarà naturalmente capace di vedere alcune delle cause fisiche che hanno condotto a quell'effetto che « perciò sarebbe capitato in un modo o nell'altro ». In tal maniera una preghiera esaudita è una prova, buona come una preghiera non esaudita, che tutte le preghiere sono inefficaci. 
Per te, puro spirito, sarà difficile comprendere come sia possibile che egli cada in una confusione di questo genere. Ma devi ricordare che egli considera il tempo come una realtà finale. Egli suppone che il Nemico, come lui stesso, vede alcune cose come presenti, ne ricor-

da altre come passate, e altre anticipa come future; ovvero, pur credendo che il Nemico non vede le cose così, tuttavia, nell'intimo del cuore, considera ciò come una particolarità del modo di percepire del Nemico egli non pensa proprio (benché direbbe che lo pensa) che le cose come il Nemico le vede sono le cose come sono! Se tu tentassi di spiegargli come le preghiere umane di oggi sono una delle innumerevoli coordinate con le quali il Nemico armonizza il tempo di domani, egli risponderebbe che dunque il Nemico sapeva che gli uomini avrebbero fatto quelle preghiere e, se è così, essi non pregarono liberamente ma furono predestinati a farlo. Egli aggiungerebbe che il tempo di una data giornata può essere fatto risalire, attraverso le sue cause, alla originaria creazione della materia stessa - così che tutto l'affare, sia dalla parte dell'uomo sia da quella del-
la materia, è stabilito "dal principio". Ciò che invece dovrebbe dire è, naturalmente per noi, evidente: che cioè il problema di adattare un tempo particolare a particolari preghiere è la semplice apparizione in due punti della sua maniera temporale di percezione, del problema totale di adattare l'intero universo spirituale all'intero universo corporeo; che la creazione opera nella sua interezza in ogni punto dello spazio e del tempo, o piuttosto che il loro genere di consapevolezza li obbliga ad affrontare l'atto creativo, intero e che basta a sé, come una serie di eventi successivi. Ver che quell'atto creativo lasci spazio per il loro libero arbitrio è il problema dei problemi, il segreto dietro il nonsenso del Nemico intorno "all'amore". Come, poi, avvenga non è per nulla un problema;- poiché il Nemico non prevede gli esseri umani che danno i loro liberi contributi in un futuro, ma li vede agire così nel Suo illimitato ora. Ed è evidente che osservare un uomo fare una cosa non è fargliela fare. 
ni 

Si potrebbe rispondere che alcuni scrittori umani che s'impicciano di tutto, soprattutto Boezio, hanno svelato questo segreto. Ma nel clima intellettuale che siamo finalménte riusciti a produrre per tutta l'Europa occidentale, non bisogna preoccuparsi di ciò. Soltanto i dotti leggono i libri vecchi e noi abbiamo trattato i dotti in tale maniera che, di tutti gli uomini, essi sono quelli che con minore probabilità diverranno più saggi, facendolo. Siamo riusciti a ciò inculcando il "punto di vista storico". Il "punto di vista storico" significa, in poche parole, che quando un uomo dotto incontra una qualsiasi affermazione in un libro vecchio, la domanda che non si farà mai è se tale affermazione sia vera. Si chiede chi ha fatto sentire il suo influsso sul vecchio scrittore, e fino a qual punto l'affermazione s'accorda con ciò che ha detto in altri libri, e quale fase esso illustra nello sviluppo dell'autore, o nella storia generale del pensiero, e come incise su scrittori più recenti, e se è stato spesso capito male (particolarmente dai colleghi dell'uomo dotto), e quale è stata la tendenza generale della critica negli ultimi dieci anni, e quale è lo "stato attuale della questione". Considerare l'antico scrittore come una possibile fonte di conoscenza - anticipare che ciò che egli disse potrebbe possibilmente modificare i tuoi pensieri o il tuo modo di comportarti - sarebbe rigettato come segno di un'indicibile semplicità di mente. E dal momento che noi non possiamo imbrogliare l'intera razza umana per tutta la lunghezza del tempo, ci è di suprema importanza tagliare ogni generazione fuori da tutte le altre. Dove infatti la cultura commercia liberamente fra le età sorge sempre il pericolo che gli errori caratteristici di una possano venir corretti dalle verità 
caratteristiche di un'altra. Ma grazie a Nostro Padre e al "punto di vista storico", i grandi studiosi sono nu-

triti di passato tanto poco quanto la maggior parte degli zotici ignoranti che sostengono che « la storia son tutte balle ». 
Tuo aftezionatissimo zio 
Berlicche 
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XXVIII 
Mio caro Malacoda, 
quando ti scrivevo di non riempire le tue lettere di scemenze sulla guerra intendevo dire, naturalmente, che non desideravo le tue piuttosto infantili rapsodie sulla morte di uomini e sulle distruzioni di città. In quanto la guerra incide veramente sullo stato spirituale del paziente, è chiaro che voglio dei rapporti completi. E da questo punto di vista pare che tu sia singolarmente ottuso. Per esempio dici, sprizzante di gioia, che v'è motivo di attenderci pesanti incursioni aeree sulle città dove abita quella creatura. Ecco un esempio lampante di una cosa della quale ho già avuto occasione di lamentarmi la tua prontezza a dimenticare il problema principale nel godimento immediato della sofferenza umana. Non sai che le bombe uccidono gli uomini? O non capisci che la morte del tuo paziente, in questo momento, è precisamente quanto noi vogliamo evitare? È fuggito dagli amici mondani nei quali tentavi di impigliarlo; si è "innamorato" di una donna assai cristiana ed è temporaneamente immune dai tuoi attacchi contro la sua castità; e i diversi metodi di corrompere la sua vita spirituale che abbiamo tentato si sono dimostrati finora inutili. In questo momento, in cui l'urto supremo della guerra si avvicina sempre più e che le sue speranze mon-
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dane prendono un posto proporzionatamente più basso 
nella sua mente, circondato dalle opere di difesa, cotto della ragazza, costretto a badare al suo prossimo più che non abbia mai fatto prima, e godendone più che non s'aspettasse, « fuori di sé », come dicono gli esseri umani, e crescendo ogni giorno nella dipendenza consapevole del Nemico, lo perderemmo quasi certamente se dovesse morire questa notte. È una cosa tanto evidente che mi vergogno di scriverla. Talvolta mi chiedo se non vi si tenga fuori per troppo tempo, voi giovani demoni, a tentare la gente - se non corriate il rischio di prendervi una infezione di quei sentimenti e di quei modi di valutare le cose che sono propri degli uomini fra i quali lavorate. Essi, si sa, tendono a considerare la morte come il male supremo e la sopravvivenza come il più 
gran bene. Ma è così, perché glielo abbiamo insegnato noi. Non lasciamoci contaminare dalla nostra stessa propaganda. So che ti sembrerà strano che in questo momento il tuo scopo principale debba essere proprio quella cosa per la quale pregano la fidanzata e la madre del tuo paziente - vale a dire l'incolumità del suo corpo. Ma è così; dovresti custodirlo come la pupilla dell'occhio. Se muore ora, tu lo perdi. Se sopravvive alla guerra, c'è sempre speranza. Il Nemico lo ha difeso da te nella prima grande ondata di tentazioni. Ma, se soltanto lo si può tenere in vita, avrai il tempo stesso come tuo alleato. Gli anni lunghi, noiosi, monotoni della prosperità o dell'avversità dell'età matura offrono un'atmosfera eccellente per una campagna. Vedi, è tanto diffìcile per queste creature perseverare. Il ricorrere dell'avversità, lo sfiorire graduale degli amori giovanili e delle giovanili speranze, la quieta disperazione (appena sentita come dolore) di mai poter superare quelle tentazioni croniche con le quali li abbiamo molto spesso sconfitti, 
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il grigiore che riusciamo a creare nella loro vita e l'inespresso risentimento con il quale insegnano loro a rispondervi - tutto ciò offre occasioni mirabili di spossare e di logorare un'anima fino alla sconfitta. Se, d'altra parte, gli anni dell'età matura si presenteranno prosperi, la nostra posizione sarà ancora più forte. La prosperità intreccia l'uomo col mondo. Sente che « vi trova un posto » per lui, mentre in realtà è il mondo che trova un posto nell'uomo. La reputazione che aumenta, il circolo delle sue conoscenze che si allarga, il senso dell'importanza, l'urgenza sempre crescente del lavoro piacevole e coinvolgente, gli infondono la sensazione di trovarsi proprio a casa sua sulla terra; il che è proprio ciò che noi desideriamo. Avrai notato che i giovani generalmente sono più disposti a morire dei vecchi e degli uomini di mezz'età. 
La verità è che il Nemico, avendo stranamente destinato questi semplici animali a vivere nel suo stesso mondo eterno, li ha tenuti lontano con un successo abbastanza ben riuscito dal pericolo di sentirsi a casa propria altrove. Questa è la ragione per la quale dobbiamo spesso desiderare che i nostri pazienti vivano a lungo; settant'anni non sono troppo per il difficile compito di districare le loro anime dal cielo e di stabilire un tenace attaccamento alla terra. Durante la giovinezza ci accorgiamo che sfuggono sempre a una tangente. Anche se riusciamo a mantenerli nell'ignoranza di una religione esplicita, i venti della fantasia, della musica sui quali non si può far assegnamento - magari solo il volto di una fanciulla, il canto di un uccello, o uno sguardo all'orizzonte - ci fanno saltare per aria tutta la nostra costruzione. Non si vogliono applicare con impegno a far carriera nel mondo, a stringere relazioni prudenti, e alla politica della "pelle innanzitutto". È talmente invete-
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rato il loro appetito per il cielo che, in questa fase, il miglior metodo a nostra disposizione per attaccarli alla terra è di farli credere che la terra può venir mutata in cielo a una data futura, per mezzo della politica, o del-
l'eugenetica, o della "scienza", o della psicologia, o di che so io. La vera mondanità è opera del tempo assistito, naturalmente, dall'orgoglio, poiché noi insegnamo loro a chiamare buon senso o maturità o esperienza, la morte che s'avvicina strisciando. Un grande filosofo umano arrivò quasi vicino a scoprire il nostro segreto quando affermò che, dove è questione di Virtù « l'esperienza è la madre dell'illusione »; ma, grazie al mutamento di moda, e anche, naturalmente, al "punto di vista storico", abbiamo reso il suo libro in gran parte innocuo. 
Quanto il tempo sia prezioso per noi si può giudicare dal fatto che il Nemico ne mette pochissimo a nostra disposizione. La più gran parte della razza umana muore nell'infanzia; e di coloro che sopravvìvono moltissimi muoiono giovani. È evidente che per Lui la nascita umana è importante principalmente come qualifica per la morte umana, e la morte unicamente come porta all'altro genere di vita. A noi è permesso di lavorare soltanto su una minoranza selezionata della razza, poiché ciò che gli esseri umani chiamano "vita normale" è un'eccezione. Forse Egli desidera che alcuni - ma solo 
pochissimi - animali umani, con i quali sta popolando il cielo, facciano l'esperienza di resistere contro di noi durante una vita eterna di sessanta o settant'anni. Ecco, questa è la nostra opportunità. Più è piccola e meglio dobbiamo usarne. Qualunque cosa farai, tieni il tuo paziente più al sicuro che puoi. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XXIX 
Mio caro Malacoda, ora che è certamente fuori di dubbio che i tedeschi bombarderanno la città del tuo paziente e che i suoi doveri 10 obbligheranno a rimanere dove il pericolo sarà maggiore, bisogna che noi si studi la politica da seguire. Dobbiamo proporci la viltà, oppure il coraggio con l'orgoglio che ne segue, oppure l'odio per i tedeschi? 
Temo che non sia utile tentare di farne un valoroso. 11 nostro dipartimento delle ricerche non ha ancora scoperto (quantunque s'aspetti di ora in ora il successo) come produrre una qualsiasi virtù. Ciò costituisce un grave svantaggio. Per essere grandemente e efficacemente cattivo un uomo deve necessariamente possedere qualche virtù. Che cosa sarebbe stato Attila senza il suo coraggio, o Shylock senza la mortificazione nei riguardi della carne? Ma dal momento che noi non possiamo fornire noi stessi di codeste qualità, le possiamo soltanto 
usare come vengono fornite dal Nemico — e ciò vuol dire lasciargli come una specie di punto d'appoggio in quegli uomini che, altrimenti, avremmo fatto sicurissimamente nostri. Il compromesso è tutt'altro che soddisfacente, ma confido che un giorno riusciremo a far meglio. 
L'odio lo possiamo controllare. La tensione dei nervi 
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dell'uomo durante il rumore, il pericolo, e la fatica, li rende proni a qualsiasi emozione violenta e tutto quello che c'è da fare è di dirigere codesta suscettibilità nei canali adatti. Se la coscienza resiste, imbrogliargli la testa. Fagli dire che sente odio non per amore di sé, ma per le donne e per i bambini, e che al cristiano si dice di perdonare ai suoi, ma non ai nemici degli altri. In altre parole, fa' in maniera che si consideri identificato a sufficienza con le donne e con i bambini tanto da sentire odio per conto loro, ma non identificato con loro a tal punto da sentire i loro nemici come suoi nemici, e perciò vero oggetto di perdono. 
Ma l'odio va d'accordo con la paura meglio che con qualsiasi altra cosa. La viltà unica fra tutti i vizi, è puramente dolorosa - orribile quando la si prevede, orribile se la si prova, orribile a ricordarsi; l'odio ha i suoi pia-
ceri. Esso è quindi, di frequente, il compenso con il quale un uomo spaventato si rifa per le sofferenze della paura. Maggior paura avrà, e maggiormente odierà. E l'odio è altresì un grande anodino della vergogna. Al fine di ferire profondamente la sua carità, dovresti in primo luogo sconfiggere il suo coraggio. 
Ora, questo è compito delicato. Abbiamo fatto gli uomini orgogliosi di molti vizi, ma non della viltà. Ogni 
volta che eravamo quasi riusciti, il Nemico permetteva una guerra o un terremoto o qualche altra calamità, e d'un tratto il coraggio diventa amabile e importante, con tanta naturalezza, perfino all'occhio umano, che tutto il nostro lavoro è come non fatto, e c'è ancora almeno un vizio del quale sentono una sincera vergogna. Il pericolo di trascinare alla viltà i nostri pazienti, perciò, è che si potrebbero produrre una vera conoscenza e una vera nausea di sé, con pentimento e umiltà come conseguenza. E infatti, nell'ultima guerra, migliaia di 

esseri umani, avendo scoperto la loro viltà, scoprirono per la prima volta tutt'intorno il mondo morale. In tempo di pace possiamo far sì che molti di loro ignorino completamente il bene e il male; nel pericolo il problema è loro imposto sotto un aspetto al quale neppure noi li possiamo render ciechi. Qui ci si presenta un dilemma crudele. Se promovessimo la giustizia e la carità fra gli uomini faremmo direttamente il vantaggio del Nemico; ma se li guidiamo a comportarsi all'opposto, ciò produrrà, presto o tardi, (poiché Egli permette che lo produca) una guerra o una rivoluzione, e il problema inevitabile della viltà e del coraggio sveglierà migliaia di uomini dall'abulia morale. 
Questo è, anzi, probabilmente uno dei motivi per i quali il Nemico ha creato un mondo pericoloso — un mondo nel quale le contese morali vengono veramente a capo. Egli vede, con la stessa chiarezza con la quale lo vedi tu, che il coraggio, non è semplicemente una delle virtù, ma la forma di ogni virtù quando giunge alla prova, vale a dire, nel punto della più alta realtà. Una castità, o una onestà, o una pietà che cede di fronte al pericolo sarà casta oppure onesta oppure misericordiosa soltanto sotto certe condizioni. Pilato fu misericordioso finché non divenne rischioso. 
È perciò possibile che noi si perda tanto quanto si guadagna, se facciamo del tuo paziente un vile; potrebbe imparare troppo intorno a se stesso! C'è sempre, naturalmente, la possibilità non di cloroformizzare la ver-
gogna, ma di aggravarla producendo la disperazione. Sarebbe un grande trionfo. Dimostrerebbe che egli aveva creduto, e aveva accettato dal Nemico il perdono degli altri suoi peccati unicamente perché egli stesso non ne sentiva pienamente la peccaminosità - che, in relazione a quell'unico vizio che egli veramente comprende 
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nel suo totale abisso di disonore, non può chiedere misericordia, né prestarvi fede. Ma temo che tu lo abbia 
già lasciato andare troppo avanti nella scuola del Nemico, ed egli sa che la disperazione è un peccato più grave di qualsiasi altro che la possa provocare. 
Quanto alla tecnica effettiva delle tentazioni di viltà, non c'è molto da dire. Il punto più importante è che le precauzioni tendono ad aumentare il timore. Tuttavia, le precauzioni comandate pubblicamente al tuo paziente assumono presto un aspetto monotono e l'effetto spa-
risce. Ciò che devi fare è di tenergli sempre turbinante nella mente (accanto all'intenzione cosciente di fare il suo dovere) l'idea vaga di tutte quelle specie di cose che egli può fare o non fare, entro la cornice del dovere, e che sembrano dargli un po' più di sicurezza. Fa' in modo che la sua mente si allontani dalla semplice regola (« Devo star qui e devo fare questo e questo »), e fallo entrare in una serie di modi di vivere immaginari («Se succede A - quantunque io abbia una grande speranza che non succeda - potrei fare B - e se capita il peggio, potrei sempre fare C »). Le superstizioni, pur che non siano riconosciute per tali, possono sempre essere risvegliate. L'importante è di fargli continuamente sentire che egli ha qualcosa, qualcosa di diverso dal Nemico e dal coraggio che il Nemico può fornire, a cui ricorrere, cosicché ciò che era voluto come totale dedizione al dovere viene riempito come un'arnia da piccole riserve inconsce. Inventando una serie di espedienti immaginari per impedire che succeda il peggio tu puoi produrre, a quel livello della sua volontà del quale egli non è consapevole, una decisione che il peggio non accadrà. Poi, al momento del vero terrore, gliela lancerai sui nervi e sui muscoli e potrai ottenere che faccia quell'atto fatale prima che sappia che cosa tu stia facendo. Ma ri-

cordati che tutta l'importanza sta nell'atto della viltà, l'emozione del timore, non è, in sé, peccato, e, benché noi ne godiamo, non ci offre alcuna utilità. 
Tuo affezionatissimo zio 
Berlicche 
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XXX 
Mio caro Malacoda, talvolta mi chiedo se tu non creda di essere stato mandato nel mondo per tuo divertimento personale. Vengo a sapere, non dal tuo rapporto, disperatamente inadeguato, ma da quello della Polizia infernale, che il comportamento del paziente durante la prima incursione aerea è stato il peggiore possibile. S'è spaventato terribilmente e crede di essere un vile e quindi non prova superbia; ma ha fatto tutto quanto il suo dovere richiedeva e forse un pochino di più. Di fronte a un disastro tale, tutto quanto tu puoi produrre sulla pagina del credito è uno scatto d'ira contro un cane che gli si è ficcato fra i piedi e l'ha fatto andare a gambe all'aria, una certa esagerazione nel fumare le sigarette e la dimenticanza di una preghiera. Che vale frignare sulle difficoltà che incontri? Se vai avanti con l'idea di "giustizia" del Nemico, e fai la proposta che le occasioni e le intenzioni dovrebbero essere messe nel conto, non sono sicuro che una accusa di eresia non si possa fare contro di te. Ad ogni modo, t'accorgerai presto che la giustizia dell'Inferno è puramente realistica, e si occupa soltanto dei risultati. Portaci indietro del cibo, altrimenti il cibo sarai tu stesso. 
L'unico brano costruttivo nella tua lettera è quello 

nel quale dici di aspettarti ancora risultati soddisfacenti dalla fatica del tuo paziente. La fatica va bene. Ma non ti cadrà in mano. La fatica può produrre estrema gentilezza, e calma di mente, e perfino qualcosa che assomiglia a una visione. Se ti sei imbattuto spesso in uomini che da essa sono stati trascinati all'ira, alla malignità, all'impazienza, sappi che ciò avveniva perché avevano avuto tentatori efficaci. Il paradosso è che una fatica moderata offre un suolo più fertile per l'irascibilità che non un completo esaurimento. Ciò dipende in parte da cause fisiche, ma in parte da qualcos'altro. Non è la fatica in quanto tale che produce l'ira, ma richieste inaspettate che si esigono da un uomo già stanco. Gli uomini passano presto da uno stato d'animo di attesa al pensare di avere il diritto di ottenere; il senso di disappunto può, con pochissima arte da parte tua, essere mutato in un senso d'ingiuria. È dopo che gli uomini avran-
no ceduto all'irrimediabile, dopo che avranno disperato del sollievo, e dopo che avranno cessato di pensare anche solo una mezz'oretta più in là, che incominciano i pericoli della stanchezza umile e gentile. Quindi, per produrre i migliori risultati dalla fatica del paziente devi nutrirlo di false speranze. Mettigli in mente motivi plausibili per credere che le incursioni aeree non si ripeteranno. Fagli sentir conforto nel pensiero che la prossima notte si godrà tutt'intero il suo letto. Esagera la stanchezza facendogli credere che passerà presto. Gli uomini di solito sentono che una tensione non si sarebbe potuta sopportare più a lungo nel momento stesso che termina, o quando pensano che stia cessando. In ciò, come nel problema della viltà, quel che si deve evitare è la dedizione totale. Qualunque cosa egli dica, fa' in modo che la sua intima risoluzione non sia di sopportare qualunque cosa gli capiti, ma di sopportarla « per 
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un periodo di tempo ragionevole » - e fa' in modo che il periodo ragionevole sia più breve di quanto è probabile che la prova possa durare. Non è necessario che sia molto più breve. Negli attacchi contro la pazienza, la castità e la fortezza, il divertimento consiste nel far cedere l'uomo proprio quando (se soltanto lo avesse saputo) la liberazione era quasi in vista. 
Non so se è possibile che tu incontri la ragazza mentre è sotto lo sforzo. Se sì, serviti fino in fondo del fatto che fino a un certo punto la fatica fa parlare maggiormente le donne e meno gli uomini. Da ciò si può far sorgere molto risentimento segreto, perfino tra fidanzati. 
Probabilmente le scene delle quali è ora spettatore non offriranno materiale per un attacco intellettuale contro la,sua fede - i tuoi insuccessi precedenti ti hanno reso incapace di ottenere questo. Ma c'è una specie di attacco contro le emozioni che si può ancora tentare. Consiste nel fargli sentire, quando vedrà per la prima volta brandelli d'uomo appiccicati al muro, che questo è « ciò che il mondo è in realtà » e che tutta la sua religione non è che fantasia. T'accorgerai che noi li abbiamo completamente annebbiati sul significato della parola "realtà". Si dicono fra di loro, di qualche grande esperienza: « Tutto ciò che in realtà avvenne fu che tu hai ascoltato una musica in un palazzo illuminato »; qui "realtà" significa i nudi fatti fisici, separati dagli altri elementi nell'esperienza che hanno provato di fatto. D'altra parte, diranno anche: « Va tutto bene discutere quel tuffo dall'alto mentre stai qui seduto in poltrona, ma vacci tu là, e vedrai che cosa è in realtà »: il termine "realtà" viene usato in questo caso nel significato opposto, e vuol dire non i fatti fisici (che essi già conoscono mentre stanno discutendo seduti sulla poltrona) ma l'effetto emozionale che quei fatti avranno sulla co-
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scienza umana. Entrambe le applicazioni del termine potrebbero essere difese: ma è nostro compito fare in modo che i due vadano insieme, sicché il valore emotivo della parola "realtà" possa essere messo una volta su una parte del conto, e un'altra volta sull'altra parte, come capita che ci convenga. La regola generale che abbiamo abbastanza ben radicata fra loro è che in tutte le esperienze che possono renderli più felici o migliori, soltanto i fatti fisici sono "reali", mentre gli elementi spirituali sono "soggettivi"; in tutte le esperienze che possono dar loro un senso di depressione, o corromperli, gli elementi spirituali sono la principale realtà e ignorarli significa essere di coloro che vogliono evadere. Così, nella nascita il sangue e il dolore sono "reali", mentre il godimento è un puro punto di vista soggettivo; nella morte il terrore e la bruttezza rivelano ciò che la morte "realmente significa". L'odiosità di una persona odiata e "reale" - nell'odio si vedono gli uomini come sono, senza pericoli d'illusioni; ma l'amabilità di una persona amata è soltanto una nebbia soggettiva che nasconde un "reale" intimo nucleo di appetito sessuale e di associazione economica. La guerra e la povertà sono "realmente" orribili; la pace e l'abbondanza puri fatti fisici sui quali avviene che gli uomini abbiano certi sentimenti. Le creature si accusano continuamente fra di loro di voler « mangiare la torta e di mantenerla intatta »: ma grazie alle nostre fatiche si trovano più spesso nella spiacevole situazione di pagare per la torta e di non mangiarla. II tuo paziente, trattato come si deve, non avrà difficoltà alcuna a considerare la sua emozione alla vista delle viscere umane come una rivelazione di "realtà", e la sua emozione alla vista di bambini felici o del bel tempo come puro sentimento. 
Tuo affezionatissimo zio Berlicche 
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XXXI 
Mio caro, mio carissimo Malacoda, mio pupattolo, mio gattino, ti sbagli di grosso venendo piagnucoloso, ora che tutto è perduto, a chiedermi se i termini affettuosi che io ti indirizzavo non significavano nulla fin dall'inizio. Tutt'altro! Sta' sicuro che il mio amore per te e il tuo amore per me sono simili come due piselli. Io ho sempre sentito un grande desiderio di te, come tu (sciocco, degno di compassione) hai desiderato me. La differenza consiste nel fatto che io sono il più forte. Penso che ora ti daranno a me; o mi daranno un pezzettino di te. Amarti? Ma sì! Non mi sono mai cibato di un bocconcino più squisito. Ti sei lasciato sfuggire dalle dita un'anima. L'urlo della fame resa più acuta per quella perdita riecheggia in questo momento per tutti i gironi nel regno del rumore giù giù fino al trono. 
Il solo pensiero mi fa impazzire. So benissimo che cosa è avvenuto nell'istante che te lo strapparono di mano! Subitamente i suoi occhi videro chiaro (newero?) ed egli ti vide per la prima volta, e riconobbe la parte che tu avevi avuto in lui e vide che tu non l'avevi più. Pensa soltanto (e sia questo l'inizio della tua agonia) ciò che egli pensò in quell'istante; come se fosse 
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caduta la crosta da una vecchia piaga, come se egli fosse emerso da un erpete spaventoso simile a una conchiglia, come se si fosse sbarazzato per sempre di una veste sozza e fradicia che gli s'appiccicava addosso. Per l'Inferno, è tormentoso abbastanza vederli, nei loro giorni mortali, togliersi i vestiti che s'erano sporcati e che erano scomodi e sguazzare nell'acqua calda e mandar fuori piccoli grugniti di piacere - stirandosi le membra riposate. E che dire, dunque, di codesta spogliazione finale, 
di codesta purificazione? 
Più ci si pensa e peggiori si diventa. Ci è riuscito tanto facilmente! Senza scoraggiamenti crescenti, senza sentenza del medico, senza casa di salute, senza sala operatoria; liberazione pura, istantanea. Per un momento sembrava fosse tutto il nostro mondo; l'urlo delle bombe, il precipitare delle case, il puzzo e il sapore degli alti esplosivi sulle labbra e nei polmoni, i piedi che bruciavano dalla stanchezza, il cuore agghiacciato dagli orrori, il cervello che vacillava, le gambe doloranti; un attimo dopo tutto ciò era sparito, sparito come uri brutto sogno, che non conterà più nulla, mai. Sciocco sconfitto superato dalle manovre avversarie! Hai notato quanto naturalmente - come se fosse nato per questo il verme nato dalla terra entrò nella nuova vita? Come tutti i suoi dubbi, in un batter d'occhio, divennero ridicoli? Io so che cosa quella creatura stava dicendosi! « Sì. Naturalmente. È stato sempre così. Tutti gli orrori hanno seguito lo stesso corso, diventando sempre peggiori, costringendoti in una specie di collo di bottiglia finché, proprio nel momento in cui pensavi di dover essere schiacciato, ecco! eccoti fuori delle strettoie, ecco d'un tratto tutto a posto. L'estrazione si fece sempre più dolorosa, ma poi il dente eccolo estratto. Il sogno 
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si fece incubo, e allora ti svegliasti. Si muore, si conti-
nua a morire, e poi eccoti al di là della morte. Come ho mai potuto dubitare di ciò? » 
Come vide te, vide anche Loro. So come avvenne. Ti ritraesti vacillante, stordito e accecato, colpito da loro più che lui non fosse mai stato colpito dalle bombe. La degradazione di tutto ciò! - che questa cosa qui, di terra e di fango, potesse levarsi ritto in piedi e conversare con gli spiriti al cospetto dei quali tu, spirito, non potevi che accasciarti pauroso. Forse avevi sperato che lo spavento e la singolarità della cosa avrebbe mandato in pezzi la sua gioia. Ma qui sta la maledizione; gli dèi sono cose insolite agli occhi mortali, eppure non lo sono. Egli non aveva la più debole idea fino ad allora del loro aspetto, e perfino dubitava della loro esistenza. Ma al primo vederli conobbe che li aveva sempre conosciuti e comprese la parte che ciascuno di loro aveva avuto per molte ore nella sua vita, mentre egli si era creduto solo, tanto che ora poteva rivolgersi a loro, a ciascuno di loro, e chiedere, non: "Chi sei tu?", ma: "Eri tu, dunque, per tutto il tempo?". Tutto ciò che essi erano e ciò che dicevano in questo incontro risvegliava delle memorie. La confusa coscienza di amici che gli stavano intorno, che aveva ossessionato le sue solitudini fin dall'infanzia, trovava finalmente la spiegazione; quella musica che si percepiva al centro di ogni esperienza pura, e che sempre, all'ultimo momento, era sfuggita dalla memoria, si ritrovava ora finalmente. Il riconoscimento lo fece disinvolto in loro compagnia quasi prima che le membra del suo corpo s'acquetassero. Solo tu fosti lasciato da parte. 
E vide non soltanto loro; vide anche Lui. Questo animale, questa cosa generata in un letto, potè posare il 
suo sguardo su di Lui. Ciò che per noi è fuoco accecan-
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te, soffocante, è per lui luce rinfrescante, è la stessa chiarità, e porta le forme d'un Uomo. Ti piacerebbe, se tu potessi, interpretare la prostrazione del paziente alla sua presenza, l'aborrimento di sé e la profonda conoscenza dei suoi peccati (si, Malacoda, una conoscenza più chiara della tua), mettendo tutto ciò in confronto con le sensazioni soffocanti e paralizzanti che provi tu quando t'incontri con l'aria mortale che spira dal cuore del cielo. Ma tutto ciò è un nonsenso. Forse avrà ancora da sopportare dei dolori, ma essi abbracciano quei dolori. Non li baratterebbero per nessun piacere terreno. Tutti i piaceri del senso, o del cuore, o dell'intelletto, con i quali potevi un giorno averlo tentato, perfino i piaceri della stessa virtù, gli sembrano ora, al confronto, non diversi da come apparirebbero le quasi nauseanti attrazioni di una sgualdrina truccata a colui che si sente dire che la sua fidanzata, la donna che aveva veramente amato per tutta la vita e che aveva creduta morta, è lì, ora, alla porta. Egli è ora sollevato in quel mondo dove il dolore e il piacere prendono valori oltre quelli finiti, e dove tutta la nostra aritmetica viene sgomentata. 
Ancora una volta c'imbattiamo nell'inesplicabile. Subito dopo la maledizione di tentatori inetti, come te, la maledizione più tremenda che sta sopra di noi è il fallimento del nostro Ufficio Informazioni. Se soltanto potessimo scovare quali sono veramente le sue intenzioni! Ahimè! ahimè! il fatto che la conoscenza, in se stessa cosa tanto odiosa e nauseante, debba essere necessaria per il Potere! Talvolta sono al margine della disperazione. L'unica cosa che mi sostiene è la convinzione che il nostro realismo, il nostro rifiuto (di fronte a tutte le tentazioni) di qualsiasi stupido nonsenso, di qualsiasi trucco 
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per attirar l'applauso, deve, alla fine, vincere. Intanto devo sistemare le cose con te. 
Con tutta sincerità mi firmo il tuo sempre più voracemente affezionato zio 
Berlicche 
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Indice 
Clive Staples Lewis 
V La vita 
VII Le opere 
XI La fortuna 
XIII Bibliografia 
LE LETTERE DI BERLICCHE