venerdì 10 dicembre 2021


 


LA GENESI FITTIZIA

Estratto da "Il delitto perfetto"
Jean Baudrillard

[....]Dio avrebbe fatto dono agli uomini di un passato per temperare il confronto insopportabile col mondo così com’è[...]

È noto il paradosso formulato da Bertrand Russell in L’analisi della mente, secondo cui il mondo sarebbe stato creato pochi minuti fa, a condizione però che vi sia un’umanità che ricordi un passato illusorio.
Si può ricordare a questo proposito l’ipotesi formulata da P. H. Gosse, naturalista inglese del diciannovesimo secolo, nel suo Omphalos: tutte le tracce geologiche e fossili dell’origine e dell’evoluzione delle specie, compresa la specie umana, sarebbero una simulazione contemporanea della creazione del mondo da parte di Dio, stando a quanto dice la Bibbia, cinquemila anni fa. Tutto ciò che sembra risalire più in là, sino alle profondità del tempo, sarebbe una messinscena immaginata da Dio nella sua mansuetudine, per concedere al nostro mondo un’origine e una storia destinata a darci l’illusione dello scorrere del tempo. Dio avrebbe fatto dono agli uomini di un passato per temperare il confronto insopportabile col mondo così com’è, nato dall’atto di forza di una volontà superiore. Non immaginiamo neppure la brutalità dell’atto creatore, ma forse Dio ne ha tenuto conto, e in compenso dona un simulacro di storia, per rendere sopportabile all’uomo la sua esistenza.

Ci si può evidentemente porre la seguente questione: Dio ha veramente avuto pietà della specie umana, oppure si tratta semplicemente di uno scherzo gratuito, per prendersi ancora una volta gioco dell’uomo, facendogli brillare davanti agli occhi il frutto proibito della conoscenza delle sue origini, mentre invece non si tratta che di un miraggio?

L’affermazione di Gosse è comunque straordinaria: per fondare le rivelazioni della Bibbia, egli fa di Dio un genio maligno della simulazione. Non è questa una sottile empietà? Dio avrebbe potuto accontentarsi di creare il mondo senza inventare questa anamorfosi fittizia [en trompe l’oeil]. Ciò non può quindi essere che l’effetto del suo piacere maligno. Egli diventa di colpo assai simpatico, anche se questo avviene a spese dei futuri archeologi, destinati a un’incertezza definitiva. Gosse infatti afferma che «questi strati e questi fossili concretizzati da Dio nella pietra, con un atto istantaneo ex nihilo, sono veri come la manifestazione dello scorrere del tempo reale». Se il passato irreale non è meno vero della nostra realtà oggettiva, allora essa non è più vera di questo passato irreale. È il caso di affermare, in base all’Ecclesiaste: «Il simulacro non nasconde la verità, è la verità che nasconde la sua inesistenza. Il simulacro è vero».

Fortunatamente tutto ciò è falso, dettato da una fede cieca e sconsiderata. Tuttavia, se si esclude il pregiudizio della fede per considerare solamente l’ipotesi della simulazione, il pensiero di Gosse dà accesso a orizzonti stupefacenti e a un’eventualità assolutamente seria. Esso assume addirittura l’aspetto di una profezia. La sua ipotesi infatti si sta veramente realizzando: tutto il nostro passato sta davvero scivolando nel simulacro fossile, ma è l’uomo che ha ereditato il genio maligno dell’artificio che apparteneva a Dio. La ricostruzione virtuale della genesi della specie è oggi opera dell’uomo stesso, ed è in procinto di diventare la realtà virtuale del nostro passato come del nostro futuro.

Non solo i nostri fossili sono registrati, inventariati, interpretati e reinterpretati secondo le ipotesi e i cicli scientifici della moda, ma tutto sembra diventare un lavoro filmico (montaggio, inquadrature, illuminazione, sequenze, dissolvenze incrociate) su un materiale geologico e archeologico la cui realtà oggettiva diviene impalpabile. Tali vestigia hanno un destino simile a quello delle particelle microfisiche, le quali non hanno altra esistenza all’infuori delle tracce che lasciano sui nostri schermi.
L’accumularsi delle tracce e delle ipotesi contraddittorie lascia in bocca lo stesso sapore d’incertezza, di credibilità relativa. L’oggettività di queste vestigia è fuori causa. Problematico è il loro statuto di realtà e quindi di prova, il loro statuto d’oggetti improvvisamente resi incredibili dall’acutezza stessa del loro inventario e dei metodi di analisi. Iperrealtà di queste tracce, come di qualsiasi «materiale» braccato persino nei dettagli: ogni esplorazione «scientifica» infatti termina con lo sterminio del suo oggetto reale.
Evidentemente, non è più Dio che domina questo processo, come in Gosse. È il nostro apparato di conoscenza, con cui stiamo volatilizzando le tracce della nostra esistenza e stiamo facendo sparire le prove del nostro mondo sensibile. Ci siamo sostituiti al Dio di Omphalos nell’invenzione di un passato definitivamente fittizio.
C’è però una differenza nelle vie della simulazione. Infatti, se il Dio illusionista di Gosse aveva inventato di sana pianta le tracce del passato della specie, la sua creazione invece inaugurava un mondo reale e una storia. Una volta sistemate, le cose navigano verso la loro destinazione finale, lasciando impregiudicato il proprio passato illusorio. Questo particolare effetto dell’immaginazione divina o dell’ironia del Creatore non incide sul loro stato attuale. Noi, invece, non teniamo più conto della realtà e della simulazione. Per noi la questione dell’ombelico di Adamo (che non aveva motivo di esistere, poiché egli non era nato da donna, ma che doveva essere rappresentato nei dipinti, affinché fosse cancellata l’arbitrarietà divina dell’atto originale) non si pone neppure più: è tutta la specie umana che dev’essere conciata con un ombelico fittizio, nella misura in cui non c’è più traccia, in noi, di alcun cordone ombelicale che ci colleghi al mondo reale. Siamo nati da una donna, e così sarà per un po’ di tempo ancora, ma presto ritorneremo, con la generazione in vitro, alla condizione anomphalica di Adamo: i futuri «esseri umani» non avranno più ombelico.

Metaforicamente, siamo già nell’«ombelico del limbo». Non solo le tracce del nostro passato sono diventate virtuali, ma il nostro stesso presente è abbandonato alla simulazione. È come se il Dio di Gosse, assai più maligno e diabolico di quanto egli lo aveva immaginato, nel suo impenetrabile disegno umoristico abbia esteso la propria simulazione divina sino ai confini del futuro. Ovvero: questa simulazione del passato non sarebbe più, tutto sommato, uno scherzo ben riuscito, ma la conseguenza implacabile della simulazione generalizzata della nostra vita attuale, l’estensione logica della nostra Virtual Reality.

Tutta questa allegoria teologica corrisponde a problemi molto attuali. Il fatto che tale simulazione sia opera di un Dio benefico o il tranello di un Dio maligno non è indifferente. Non è indifferente sapere se l’illusione virtuale in cui ci avventuriamo è un’illusione benefica oppure se, procedendo in questa direzione, non facciamo altro che sprofondare nello stratagemma, secondo una scelta questa volta deliberata della specie umana, affascinata dall’idea d’inventarsi un destino artificiale. Oppure, essa sogna soltanto di vendicarsi guastando la creazione divina, alterandola con una simulazione sistematica, facendo dell’universo un totale artefatto, per derisione nei confronti del giudizio universale?

Dio, facendo sparire il processo dell’evoluzione, aveva per ciò stesso protetto l’uomo da una fine ineluttabile. Infatti, paradossalmente, la sola garanzia contro la morte è di essere stati creati ex nihilo, il che preserva la possibilità di una resurrezione altrettanto miracolosa, mentre invece, se siete il frutto di un’evoluzione, non potete che scomparire al termine del percorso. L’atto di forza della Genesi è la garanzia di un’immortalità futura, mentre la genealogia della specie la condanna a sparire col tempo. E il nostro problema, nello sforzo di partorire un mondo reale, è in definitiva identico a quello di Dio: non scoraggiare la specie umana con la constatazione della sua esistenza reale e della sua finitezza.

Per Gosse le cose sono semplici: la realtà esiste per autorità di Dio. Ma che fare, se questo stesso Dio è capace di creare simultaneamente il vero e il falso? (Non si tratta neppure di una manipolazione diabolica, poiché il germe dell’illusione è venuto da Dio.) In questo caso, che cosa ci garantisce che il nostro mondo non sia falso quanto il simulacro del mondo anteriore? Improvvisamente, tutta l’estensione della realtà – presente, passato e futuro – diventa poco attendibile. Se Dio è capace di far sorgere un’illusione perfetta dell’era anteriore alla Genesi, allora la nostra realtà attuale è definitivamente inverificabile. Essa non è dunque un’ipotesi scientifica.

(Baudrillard, Il delitto perfetto)