martedì 13 aprile 2021

ASPETTANDO GODOT Samuel Beckett



ASPETTANDO GODOT

Samuel Beckett 

[...] Andiamocene/ Non si può/ Perché?/ Aspettiamo Godot./ Già, è vero. Sei sicuro che sia qui?/ cosa?/ Che dobbiamo aspettare./ Ha detto davanti all’albero [...]

[...] È terribile/ Sembra di essere a teatro/ Al circo/ Al varietà/ Al circo/ Ma verrà la notte? [...]

Samuel Beckett, Aspettando Godot, trad. Carlo Fruttero, Einaudi, 1965,pag.25 e pag. 46,47


Atto primo


  Strada di campagna, con albero.


  È sera.

  Estragone, seduto per terra, sta cercando di togliersi una scarpa. Vi si accanisce con ambo le mani, sbuffando. Si ferma stremato, riprende fiato, ricomincia daccapo.


  Entra Vladimiro

  Estragone (dandosi per vinto). Niente da fare

  Vladimiro (avvicinandosi a passettini rigidi e gambe divaricate). Comincio a crederlo anch'io. (Si ferma) Ho resistito a lungo a questo pensiero; mi dicevo: Vladimiro, sii ragionevole, non hai ancora tentato tutto. E riprendevo la lotta! (Prende un'aria assorta, pensando alla lotta. A Estragone) Dunque, sei di nuovo qui, tu?

  Estragone. Credi?

  Vladimiro. Sono contento di rivederti. Credevo fossi partito per sempre.

  Estragone. Anch'io.

  Vladimiro. Che si può fare per festeggiare questa riunione? (S'interrompe per riflettere) Alzati che t'abbracci. (Tende la mano a Estragone).

  Estragone (irritato). Dopo, dopo. (Silenzio).

  Vladimiro (offeso, con freddezza). Si può sapere dove il signore ha passato la notte?

  Estragone. In un fosso.

  Vladimiro (sbalordito). Un fosso! E dove?

  Estragone (senza fare il gesto). Laggiù.

  Vladimiro. E non ti hanno picchiato?

  Estragone. Sì... Ma non tanto.

  Vladimiro. Sempre gli stessi?

  Estragone. Gli stessi? Non so. (Silenzio).

  Vladimiro. Quando ci penso... mi domando... come saresti finito... senza di me... in tutto questo tempo... (Recisamente) Non saresti altro che un mucchietto d'ossa, oggi come oggi; ci scommetterei.

  Estragone (punto sul vivo). E con questo?

  Vladimiro (stancamente). È troppo per un uomo solo. (Pausa. Vivacemente) D'altra parte, a che serve scoraggiarsi adesso, dico io. Bisognava pensarci secoli fa, verso il 1900.

  Estragone. Piantala. Aiutami a togliere questa schifezza.

  Vladimiro. Tenendoci per mano, saremmo stati tra i primi a buttarci giù dalla Torre Eiffel. Eravamo in gamba, allora. Adesso è troppo tardi. Non ci lascerebbero nemmeno salire. (Estragone si accanisce sulla scarpa) Ma cosa fai?

  Estragone. Mi tolgo le scarpe. Non t'è mai capitato, a te?

  Vladimiro. Quante volte t'ho detto che bisogna levarsele tutti i giorni! Dovresti darmi retta.

  Estragone (debolmente). Aiutami!

  Vladimiro. Hai male?

  Estragone. Male! E viene a chiedermi se ho male!

  Vladimiro (arrabbiandosi). Sei sempre solo tu a soffrire! Io non conto niente. Ma vorrei vederti, al mio posto! Sapresti cosa vuol dire.

  Estragone. Hai avuto male?

  Vladimiro. Se ho avuto male! Mi viene a chiedere se ho avuto male!

  Estragone (con l'indice puntato). Non è una buona ragione per non abbottonarsi.

  Vladimiro (chinandosi). Già, è vero. (Si riabbottona) Il vero signore si vede dalle piccole cose.

  Estragone. Che vuoi che ti dica, tu aspetti sempre l'ultimo momento.

  Vladimiro (meditabondo). L'ultimo momento... (Riflettendo) Campa cavallo mio che l'erba cresce. Chi è più che lo diceva?

  Estragone. Allora non vuoi aiutarmi?

  Vladimiro. Certe volte mi sembra proprio che ci siamo. Allora mi sento tutto strano. (Si toglie il cappello, ci guarda dentro, ci fa scorrer la mano, lo scuote, lo rimette in testa) Come dire? Sollevato, ma al tempo stesso... (cercando la parola) ... spaventato. (Con enfasi) Spa-ven-ta-to. (Si toglie di nuovo il cappello e ci guarda dentro) Questa poi! (Batte sulla cupola come se volesse far cadere qualcosa, torna a guardarci dentro, lo rimette in testa) Insomma... (Con uno sforzo supremo, Estragone riesce a togliersi la scarpa. Ci guarda dentro, fruga con la mano, la rivolta, la scuote, guarda in terra se per caso non sia caduto qualcosa, fa di nuovo scorrere la mano nell'interno della scarpa, lo sguardo assente) Allora?

  Estragone. Niente.

  Vladimiro. Fa' vedere.

  Estragone. Non c'è niente da vedere.

  Vladimiro. Cerca di rimetterla.

  Estragone (dopo aver esaminato il piede). Voglio lasciarlo respirare un po'.

  Vladimiro. Ecco gli uomini! Se la prendono con la scarpa quando la colpa è del piede. (Per la terza volta, si toglie il cappello, ci guarda dentro, ci fa scorrere la mano, lo scuote, ci picchia sopra, ci soffia dentro e lo rimette in testa) La cosa comincia a preoccuparmi. (Pausa. Estragone agita il piede dimenando le dita per far circolare l'aria). Uno dei ladroni si salvò. (Pausa). È una percentuale onesta. (Pausa). Gogò...

  Estragone. Cosa?

  Vladimiro. E se ci pentissimo?

  Estragone. Di cosa?

  Vladimiro. Be'... (Cerca) Non sarebbe proprio indispensabile scendere ai particolari.

  Estragone. Di esser nati?

  Vladimiro (scoppia in una gran risata, che subito soffoca, portandosi la mano al pube, col volto contratto ). Proibito anche il riso.

  Estragone. Bel sacrificio.

  Vladimiro. Si può solo sorridere. (Il suo viso si fende in un sorriso esagerato, che si cristallizza, dura qualche istante, poi di colpo si spegne) Non è la stessa cosa. Comunque... (Pausa). Gogo...

  Estragone (seccato). Cosa c'è adesso?

  Vladimiro. Hai letto la Bibbia?

  Estragone. La Bibbia... (Pensieroso) Mi par bene di averci dato un'occhiata.

  Vladimiro (stupito). Alla scuola laica?

  Estragone. Che ne so se era laica o non laica.

  Vladimiro. Stai confondendo col riformatorio.

  Estragone. Può darsi. Mi ricordo le carte geografiche della Terra Santa. A colori. Erano bellissime. Il Mar Morto era celeste. Mi metteva sete solo a guardarlo. Pensavo sempre: è là che voglio passare la luna di miele. Nuoteremo. Saremo felici.

  Vladimiro. Avresti dovuto essere un poeta.

  Estragone. Lo sono stato. (Indica i propri cenci) Si vede, no? (Silenzio).

  Vladimiro. Cos'è più che dicevo... Come va il tuo piede?

  Estragone. Gonfia.

  Vladimiro. Ah, sì, ci sono, quella storia dei ladroni. Ti ricordi?

  Estragone. No.

  Vladimiro. Vuoi che te la racconti?

  Estragone. No.

  Vladimiro. Farà passare il tempo. (Pausa). Erano due ladri e furono crocefissi insieme al Salvatore. Si dice...

  Estragone. Il cosa?

  Vladimiro. Il Salvatore. Due ladri. Si dice che uno fu salvato e l'altro... (cerca il contrario di «salvato») ... dannato.

  Estragone. Salvato da che cosa?

  Vladimiro. Dall'inferno.

 Estragone. Io me ne vado. (Non si muove).

  Vladimiro. E tuttavia... (Pausa). Come si spiega che... Di', non ti annoio mica, per caso.

  Estragone. Non sto ascoltando.

  Vladimiro. Come si spiega che dei quattro Evangelisti, uno solo racconti il fatto in questo modo? Eppure erano là tutti e quattro - o almeno, da quelle parti. E uno solo dice che un ladrone s'è salvato. (Pausa). Dai, Gogo; bisogna darmi la replica di tanto in tanto.

  Estragone. Sto ascoltando.

  Vladimiro. Uno su quattro. Quanto agli altri tre, due non ne parlano affatto, e il terzo dice che l'hanno insolentito tutti e due.

  Estragone. Chi?

  Vladimiro. Come?


  Estragone. Non ci capisco niente... (Pausa). Insolentito chi?


  Vladimiro. Il Salvatore.


  Estragone. Perché?


  Vladimiro. Perché non ha voluto salvarli.


  Estragone. Dall'inferno?


  Vladimiro. Ma no, stupido! Dalla morte.


  Estragone. E allora?


  Vladimiro. Allora sono stati dannati tutti e due.


  Estragone. E con questo?


  Vladimiro. Ma l'altro dice che uno si è salvato.


  Estragone. E con ciò? Vuol dire che non sono d'accordo. Punto e basta.


  Vladimiro. Erano là tutti e quattro. E uno solo parla di questo ladrone. Perché si dovrebbe credere a lui piuttosto che agli altri?


  Estragone. E chi lo crede?


  Vladimiro. Ma tutti lo credono. La gente conosce solo questa versione.


  Estragone. Sono tutti fessi.


   


  Si alza a fatica e zoppicando si dirige verso la quinta sinistra, si ferma, guarda lontano schermando gli occhi con la mano, si volta, si dirige verso la quinta destra, guarda lontano. Vladimiro lo segue con gli occhi, poi va a raccattare la scarpa, ci guarda dentro, la lascia cadere a precipizio.


   


  Vladimiro. Puah! (Sputa per terra).


  Estragone (ritorna al centro della scena e guarda verso il fondo). Un luogo incantevole. (Si volta, avanza fino alla ribalta, guarda verso il pubblico) Panorami ridenti. (Si volta verso Vladimiro) Andiamocene.


  Vladimiro. Non si può.


  Estragone. Perché?


  Vladimiro. Aspettiamo Godot.


  Estragone. Già, è vero (Pausa). Sei sicuro che sia qui?


  Vladimiro. Cosa?


  Estragone. Che lo dobbiamo aspettare.


  Vladimiro. Ha detto davanti all'albero. (Guardano l'albero). Ne vedi altri?


  Estragone. Che albero è?


  Vladimiro. Un salice, direi.


  Estragone. E le foglie dove sono?


  Vladimiro. Dev'essere morto.


  Estragone. Finito di piangere.


  Vladimiro. A meno che non sia la stagione giusta.


  Estragone. Ma non sarà poi mica un arboscello?


  Vladimiro. Un arbusto.


  Estragone. Un arboscello.


  Vladimiro. Un.. (S'interrompe) Cosa vorresti insinuare? Che ci siamo sbagliati di posto?


  Estragone. Dovrebbe già essere qui.


  Vladimiro. Non ha detto che verrà di sicuro.


  Estragone. E se non viene?


  Vladimiro. Torneremo domani.


  Estragone. E magari dopodomani.


  Vladimiro. Forse.


  Estragone. E così di seguito.


  Vladimiro. Insomma...


  Estragone. Fino a quando non verrà.


  Vladimiro. Sei spietato.


  Estragone. Siamo già venuti ieri.


  Vladimiro. Ah no! Non esagerare, adesso.


  Estragone. Cosa abbiamo fatto ieri?


  Vladimiro. Cosa abbiamo fatto ieri?


  Estragone. Sì.


  Vladimiro. Be'... (Arrabbiandosi) Per seminare il dubbio sei un campione.


  Estragone. Io dico che eravamo qui.


  Vladimiro (con un'occhiata circolare). Forse che il posto ti sembra familiare?


  Estragone. Non dico questo.


  Vladimiro. E allora?


  Estragone. Ma non vuol dire.


  Vladimiro. Però, però... Quell'albero... (voltandosi verso pubblico) ...quella torbiera.


  Estragone. Sei sicuro che era stasera?


  Vladimiro. Cosa?


  Estragone. Che bisognava aspettarlo?


  Vladimiro. Ha detto sabato. (Pausa). Mi pare.


  Estragone. Dopo il lavoro.


  Vladimiro. Devo aver preso nota. (Si fruga in tutte le tasche, strapiene di ogni sorta di cianfrusaglie).


  Estragone. Ma quale sabato? E poi, è sabato oggi? Non sarà poi domenica? O lunedì? O venerdì?


  Vladimiro (guardandosi intorno, affannassimo come se la data fosse scritta sul paesaggio). Non è possibile.


  Estragone. O giovedì.


  Vladimiro. Come si fa'?


  Estragone. Se si è scomodato per niente ieri sera, puoi star sicuro che oggi non verrà.


  Vladimiro. Ma tu dici che noi siamo venuti, ieri sera.


  Estragone. Potrei sbagliarmi. (Pausa). Stiamo un po' zitti, se ti va.


  Vladimiro (fiocamente). Mi va. (Estragone torna a sedersi per terra. Vladimiro agitatissimo percorre la scena avanti e indietro, si ferma di tanto in tanto a scrutare l'orizzonte. Estragone si addormenta. Vladimiro si ferma davanti a Estragone) Gogo... (Silenzio). Gogo... (Silenzio). Gogo!


  Estragone (si sveglia di soprassalto. Ripreso dall'orrore della situazione). Dormivo. (In tono di rimprovero) Non mi lasci mai dormire.


  Vladimiro. Mi sentivo solo.


  Estragone. Ho fatto un sogno.


  Vladimiro. Non raccontarlo!


  Estragone. Ho sognato che...


  Vladimiro, NON RACCONTARLO!


  Estragone (gesto che abbraccia tutto l'universo). Questo ti basta? (Pausa). Non sei gentile, Didi. A chi vuoi che li racconti i miei incubi privati se non a te?


  Vladimiro. Meglio che restino privati. Sai bene che non sopporto queste cose.


  Estragone (freddamente). Certe volte mi domando se non faremmo meglio a separarci.


  Vladimiro. Non andresti lontano.


  Estragone. Questo sarebbe effettivamente un grave inconveniente. (Pausa). Non è vero, Didi, che sarebbe effettivamente un grave inconveniente? (Pausa). Vista la bellezza della via. (Pausa). E la bontà dei viandanti (Pausa. Con civetteria) Non è vero, Didi?


  Vladimiro. Calma.


  Estragone (con voluttà). Calma... calma... (Pensieroso) Gli inglesi dicono câââm. Sono dei tipi câââm. (Pausa). La sai la storiella dell'inglese al bordello?


  Vladimiro. Sì, sì.


  Estragone. Raccontamela.


  Vladimiro. Ma piantala.


  Estragone. Dopo essersi ubriacato, un inglese si reca al bordello. La vice-maitresse gli domanda se preferisce una bionda, una bruna o una rossa. Continua tu.


  Vladimiro. Piantala!


   


  Vladimiro esce. Estragone si alza e lo segue fino al limite della scena. Mimica di Estragone, simile a quella cui si abbandonano gli spettatori di un incontro di pugilato. Vladimiro ritorna, passa davanti a Estragone, attraversa la scena con gli occhi bassi. Estragone fa qualche passo verso di lui e si ferma.


   


  Estragone (con dolcezza). Volevi parlarmi? (Vladimiro non risponde. Estragone fa un passo avanti) Avevi qualcosa da dirmi? (Pausa. Altro passo avanti) Dimmi, Didi...


  Vladimiro (senza voltarsi). Non ho niente da dirti.


  Estragone (passo avanti). Sei offeso? (Pausa. Passo avanti) Scusami! (Pausa. Passo avanti. Gli tocca la spalla) Via, Didi. (Pausa). Dammi la mano! (Vladimiro si volta). Abbracciami! (Vladimiro si irrigidisce). Lasciami fare! (Vladimiro cede. Si abbracciano. Estragone fa un salto indietro) Puzzi d'aglio!


  Vladimiro. Fa bene ai reni. (Pausa. Estragone guarda l'albero con attenzione). Che facciamo adesso?


  Estragone. Aspettiamo.


  Vladimiro. Sì, ma mentre aspettiamo.


  Estragone. E se ci impiccassimo?


  Vladimiro. Sarebbe un modo per farselo venir duro.


  Estragone (eccitato). Viene duro?


  Vladimiro. Con tutto quel che segue. E dove cade crescono delle mandragole. È per questo che gridano quando le strappano. Non lo sapevi?


  Estragone. Impicchiamoci subito.


  Vladimiro. A un ramo? (Si avvicinano all'albero e lo guardano). Io non mi fiderei.


  Estragone. Si può sempre provare.


  Vladimiro. E prova.


  Estragone. Dopo di te.


  Vladimiro. Ma no, prima tu.


  Estragone. Perché?


  Vladimiro. Tu pesi meno di me.


  Estragone. Appunto.


  Vladimiro. Non capisco.


  Estragone. Ma ragiona un momento, scusa.


  Vladimiro (ragiona. Finalmente). Non capisco.


  Estragone. Adesso ti spiego. (Si concentra) Il ramo... il ramo... (Con rabbia) Ma insomma, cerca di capire!


  Vladimiro. Tu sei la mia unica salvezza.


  Estragone (con sforzo). ... Gogo leggero... ramo non si rompe... Gogo morto. Didi pesante... ramo si rompe... Didi solo. (Pausa). Mentre se tu... (Cerca l'espressione esatta).


  Vladimiro. A questo non avevo pensato.


  Estragone (che ha trovato). Chi più può meno può.


  Vladimiro. Ma è poi vero che io peso più di te?


  Estragone. Sei tu che lo dici. Io non ne so niente. C'è una probabilità su due. O quasi.


  Vladimiro. Allora che si fa?


  Estragone. Non facciamo niente. È più prudente.


  Vladimiro. Sentiamo prima cosa ci dirà.


  Estragone. Chi?


  Vladimiro. Godot.


  Estragone. Giusto.


  Vladimiro. Aspettiamo di sapere come stanno le cose.


  Estragone. D'altra parte, sarebbe forse meglio battere il ferro mentre è caldo.


  Vladimiro. Sono curioso di sapere che cosa ci dirà. In ogni modo, mica l'abbiamo sposato.


  Estragone. Cos'è più che gli abbiamo chiesto esattamente?


  Vladimiro. Ma non c'eri anche tu?


  Estragone. Non stavo attento.


  Vladimiro. Be'... ecco... niente di preciso.


  Estragone. Una specie di preghiera.


  Vladimiro. Ecco.


  Estragone. Una vaga supplica.


  Vladimiro. Press'a poco.


  Estragone. E lui, che cosa ha risposto?


  Vladimiro. Che si sarebbe visto.


  Estragone. Che non poteva promettere nulla.


  Vladimiro. Che doveva pensarci su.


  Estragone. A mente riposata.


  Vladimiro. Consultarsi con la famiglia.


  Estragone. Coi suoi amici.


  Vladimiro. I suoi agenti.


  Estragone. I suoi corrispondenti.


  Vladimiro. I suoi registri.


  Estragone. Il suo conto in banca.


  Vladimiro. Prima di pronunziarsi.


  Estragone. È naturale.


  Vladimiro. Vero?


  Estragone. A me pare.


  Vladimiro. Anche a me. (Lunga pausa).


  Estragone (inquieto). E noi?


  Vladimiro. Prego?


  Estragone. Dico, e noi?


  Vladimiro. Non capisco.


  Estragone. Qual è la nostra parte in tutto questo?


  Vladimiro. La nostra parte?


  Estragone. Non aver fretta.


  Vladimiro. La nostra parte? Quella del postulante.


  Estragone. A questo siamo ridotti?


  Vladimiro. Il signore ha per caso delle esigenze speciali?


  Estragone. Non abbiamo più diritti?


   


  Risata di Vladimiro, interrotta di colpo come in precedenza. Stessa mimica, meno il sorriso.


   


  Vladimiro. Mi faresti ridere se mi fosse consentito.


  Estragone. Li abbiamo perduti?


  Vladimiro (seccamente). Li abbiamo buttati via.


   


  Pausa. Rimangono immobili, le braccia ciondoloni, il mento sul petto, le ginocchia piegate.


   


  Estragone (debolmente). Non siamo legati? (Pausa). Di'?


  Vladimiro (alzando la mano). Senti!


   


  Rimangono in ascolto, immobili, grotteschi.


   


  Estragone. Non sento niente.


  Vladimiro. Sssssssss! (Tendono l'orecchio. Estragone perde l'equilibrio e quasi cade. Si aggrappa al braccio di Vladimiro che barcolla. Rimangono in ascolto, stretti l'uno all'altro, con gli occhi negli occhi). Neanch'io. (Sospiri di sollievo. Distensione. Si allontanano l'uno dall'altro ).


  Estragone. Mi hai spaventato.


  Vladimiro. Ho creduto che fosse lui.


  Estragone. Chi?


  Vladimiro. Godot.


  Estragone. Figurati! Il vento nelle canne.


  Vladimiro. Sembravano grida. L'avrei giurato.


  Estragone. E che griderebbe a fare?


  Vladimiro. Per incitare il suo cavallo. (Silenzio).


  Estragone. Andiamocene.


  Vladimiro. Dove? (Pausa). Stasera dormiremo forse a casa sua. Al caldo, all'asciutto, sulla paglia, con la pancia piena. Val la pena di aspettare, non ti sembra?


  Estragone. Mica tutta la notte.


  Vladimiro. È ancora giorno. (Silenzio).


  Estragone. Ho fame.


  Vladimiro. Vuoi una carota?


  Estragone. Non c'è altro?


  Vladimiro. Devo avere qualche rapa.


  Estragone. Dammi una carota. (Vladimiro si fruga in tasca, tira fuori una rapa e la dà a Estragone). Grazie. (Ci morde dentro. Lamentoso) Ma è una rapa!


  Vladimiro. Oh, scusa! Avrei giurato che era una carota. (Torna a frugarsi nelle tasche, ma trova soltanto delle rape) Sono tutte rape. (Cerca ancora) L'ultima devi averla mangiata tu. (Cercando) Aspetta. Ci siamo. (Cava finalmente di tasca una carota e la dà a Estragone) Ecco a te, carissimo. (Estragone la pulisce sulla manica e comincia a mangiarla). Ridammi la rapa. (Estragone gli restituisce la rapa). Falla durare, che dopo non ce n'è più.


  Estragone (masticando). Ti ho fatto una domanda.


  Vladimiro. Ah!


  Estragone. Mi hai già risposto?


  Vladimiro. E allora, è buona la tua carota?


  Estragone. Uno zuccherino.


  Vladimiro. Meglio così, meglio così. (Pausa). Cosa volevi sapere?


  Estragone. Non mi ricordo più. (Continua a masticare) Mi fa una rabbia! (Guarda la carota con approvazione, la fa ruotare con la punta delle dita) È deliziosa, la tua carota. (La succhia con aria meditabonda) Aspetta. Mi sta venendo. (Dà un gran morso).


  Vladimiro. Dunque?


  Estragone (a bocca piena, distrattamente). Non siamo legati?


  Vladimiro. Non capisco niente.


  Estragone (mastica, poi deglutisce). Ti domando se siamo legati.


  Vladimiro. Legati?


  Estragone. Legati.


  Vladimiro. Legati come?


  Estragone. Mani e piedi.


  Vladimiro. Ma a chi? Da chi?


  Estragone. Al tuo grand'uomo.


  Vladimiro. A Godot? Legati a Godot? Che idea! Mai e poi mai! (Pausa). Non ancora.


  Estragone. Si chiama Godot?


  Vladimiro. Credo.


  Estragone. To'! (Solleva il resto della carota dalla parte grossa e se lo rigira davanti agli occhi) Che strano, più si va avanti meno piace.


  Vladimiro. Per me, è il contrario.


  Estragone. Cioè?


  Vladimiro. Io mi abituo al gusto man mano che vado avanti.


  Estragone (dopo aver riflettuto a lungo). E sarebbe questo il contrario?


  Vladimiro. È questione di temperamento.


  Estragone. Di carattere.


  Vladimiro. Non possiamo farci niente.


  Estragone. Hai voglia di dimenarti.


  Vladimiro. Restiamo quelli che siamo.


  Estragone. Hai voglia di scalmanarti.


  Vladimiro. Il fondo non cambia.


  Estragone. Non c'è niente da fare. (Porge il resto della carota a Vladimiro) Vuoi finirla tu?


   


  Vicinissimo risuona un grido terribile. Estragone lascia cadere la carota. Tutti e due restano immobili per un istante, poi si precipitano verso le quinte. Estragone si ferma a metà strada, ritorna sui suoi passi, raccoglie la carota, se la caccia in tasca, si slancia verso Vladimiro che lo aspetta, si ferma di nuovo, ritorna sui suoi passi, raccoglie la sua scarpa, poi corre a raggiungere Vladimiro. Abbracciati, la testa incassata tra le spalle, voltando la schiena alla minaccia, aspettano immobili.


  Entrano Pozzo e Lucky. Quest'ultimo è guidato dall'altro per mezzo di una corda che porta legata al collo, sicché al principio si vede soltanto Lucky seguito dalla corda, lunga abbastanza perché egli possa arrivare nel mezzo della scena prima che Pozzo esca dalle quinte. Lucky porta una pesante valigia, un seggiolino pieghevole, un paniere per le provviste e un cappotto (sul braccio); Pozzo, una frusta.


  Pozzo (dietro le quinte). Più in fretta! (Schiocco della frusta. Pozzo entra. Attraversano tutta a scena. Lucky passa davanti a Vladimiro ed Estragone ed esce. Pozzo, vedendo Vladimiro ed Estragone, si ferma. La corda si tende. Pozzo la tira con violenza) Indietro! (Fracasso fuori scena. Lucky è caduto con tutto il carico. Vladimiro ed Estragone lo guardano, combattuti tra il desiderio di correre in suo aiuto e la paura di immischiarsi in cose che non li riguardano. Vladimiro fa un passo verso Lucky. Estragone lo trattiene per la manica).


  Vladimiro. Lasciami andare!


  Estragone. Sta' fermo.


  Pozzo. Attenzione! È cattivo (Estragone e Vladimiro lo guardano) con gli estranei.


  Estragone (sottovoce). È lui?


  Vladimiro. Chi?


  Estragone. Be', insomma...


  Vladimiro. Godot?


  Estragone. Ecco.


  Pozzo. Mi presento: Pozzo.


  Vladimiro. Ma no.


  Estragone. Ha detto Godot.


  Vladimiro. Ma no.


  Estragone (a Pozzo). Lei non è il signor Godot?


  Pozzo (con voce terribile). Io sono Pozzo! (Pausa). Questo nome non vi dice niente? (Pausa). Vi ho chiesto se questo nome non vi dice niente.


   


  Vladimiro ed Estragone s'interrogano con lo sguardo.


   


  Estragone (fingendo di cercare). Bozzo... Bozzo...


  Vladimiro (imitandolo). Pozzo...


  Pozzo. Pppozzo!


  Estragone. Ah! Pozzo... Capisci?... Pozzo...


  Vladimiro. Ma è Pozzo o Bozzo?


  Estragone. Pozzo... No, proprio non ricordo.


  Vladimiro (conciliante). Ho conosciuto una famiglia Gozzo. La madre ricamava.


   


  Pozzo si avvicina minaccioso.


   


  Estragone (subito). Noi non siamo di qui, signore.


  Pozzo (fermandosi). Ma siete pur sempre degli esseri umani. (Si mette gli occhiali) A quel che vedo. (Si toglie gli occhiali) Della mia stessa specie. (Scoppia in un'enorme risata) Della stessa specie di Pozzo! Di origine divina.


  Vladimiro. Vale a dire...


  Pozzo (perentorio). Chi è Godot?


  Estragone. Godot?


  Pozzo. Mi avete scambiato per Godot.


  Vladimiro. Oh, no, signore, nemmeno per un momento, signore.


  Pozzo. E chi è?


  Vladimiro. Ecco, vede, è un... è un conoscente.


  Estragone. Ma no, scusa, lo conosciamo appena.


  Vladimiro. Si capisce che... non lo conosciamo molto bene... però...


  Estragone. Io, per me, non sarei neanche capace di riconoscerlo.


  Pozzo. Mi avete scambiato per lui.


  Estragone. Il fatto è, capisce... l'oscurità... la stanchezza... la debolezza... l'attesa... confesso... ho creduto... per un istante...


  Vladimiro. Non gli dia retta, signore. Non gli dia ascolto!


  Pozzo. L'attesa? Ma allora l'aspettavate?


  Vladimiro. Ecco, veramente...


  Pozzo. Qui? Sulle mie terre?


  Vladimiro. Non pensavamo di far male.


  Estragone. L'intenzione era buona.


  Pozzo. La strada è di tutti.


  Vladimiro. È quel che si diceva.


  Pozzo. È una vergogna, ma è così.


  Estragone. Non è colpa nostra.


  Pozzo (con un ampio gesto). Non parliamone più. (Tira la corda) In piedi! (Pausa). Ogni volta che cade si addormenta. (Tira la corda) Alzati, carogna! (Rumore di Lucky che si rialza e raccoglie i bagagli. Pozzo tira la corda) Indietro! (Lucky entra camminando all'indietro). Alt! (Lucky si ferma). Voltati! (Lucky si volta. A Vladimiro ed Estragone, in tono affabile) Cari amici, sono felice di avervi incontrati. (Davanti alla loro espressione di incredulità) Ma sì, sinceramente felice. (Tira la corda) Più vicino! (Lucky avanza). Alt! (Lucky si ferma. A Vladimiro ed Estragone) Capirete, la strada è lunga quando si cammina da soli per... (guarda l'orologio) ...per... (calcola) ...sei ore, sì, proprio così, sei ore filate senza incontrare anima viva. (A Lucky) Cappotto! (Lucky posa la valigia, avanza, porge il cappotto, retrocede, riprende in mano la valigia). Tieni questo. (Pozzo gli porge la frusta, Lucky si avvicina, e avendo entrambe le mani impegnate, si china, afferra la frusta coi denti e retrocede. Pozzo comincia a infilarsi il cappotto; si ferma) Cappotto! (Lucky posa tutto in terra, si avvicina, aiuta Pozzo a infilare il cappotto, retrocede, torna a caricarsi). C'è un filo di frescura nell'aria. (Finisce di abbottonarsi il cappotto, si china, si guarda, si rialza) Frusta! (Lucky avanza, tende il collo, Pozzo gli strappa la frusta di bocca, Lucky retrocede). Vi dirò, amici miei, che non posso fare a meno per molto tempo della compagnia dei miei simili. (Guarda i due simili) Anche quando mi rassomigliano imperfettamente. (A Lucky) Seggiolino! (Lucky posa valigia e paniere, avanza, apre il seggiolino, lo posa in terra, retrocede, riprende valigia e paniere. Pozzo guarda il seggiolino) Più vicino! (Lucky posa valigia e paniere, avanza, sposta il seggiolino, retrocede, riprende valigia e paniere. Pozzo si siede, punta l'estremità della frusta contro il petto di Lucky e spinge) Indietro! (Lucky indietreggia). Alt! (Lucky si ferma. A Vladimiro ed Estragone) Ecco perché, col vostro permesso, mi tratterrò un momento con voi prima di avventurarmi oltre. (A Lucky) Paniere! (Lucky si avvicina, porge il paniere, retrocede). L'aria aperta mette fame. (Apre il paniere, estrae un pezzo di pollo, del pane e una bottiglia di vino. A Lucky) Paniere! (Lucky si avvicina, prende il paniere, indietreggia, si ferma). Più lontano! (Lucky indietreggia). Là! (Lucky si ferma). Puzza. (Beve una gran sorsata alla bottiglia) Alla nostra. (Posa la bottiglia e comincia a mangiare).


   


  Silenzio, Estragone e Vladimiro riprendono coraggio a poco a poco, cominciano a girare intorno a Lucky, lo scrutano da tutte le parti. Pozzo morde voracemente il pollo e getta via gli ossi dopo averli succhiati. Lucky si china grado a grado fino a sfiorare la terra con la valigia, si rialza bruscamente, ricomincia a chinarsi. Il ritmo è di un uomo che dorme in piedi.


   


  Estragone. Che cos'ha?


  Vladimiro. Ha l'aria stanca.


  Estragone. Perché non mette giù i bagagli?


  Vladimiro. Che ne so? (Lo osservano da vicino). Attenzione!


  Estragone. Proviamo a dirgli qualcosa?


  Vladimiro. Di', guarda un po' questo!


  Estragone. Cosa?


  Vladimiro (l'indice teso). Il collo.


  Estragone (guardando il collo). Non vedo niente.


  Vladimiro. Vieni da questa parte.


  Estragone (mettendosi al posto di Vladimiro). Accidenti!


  Vladimiro. Carne viva.


  Estragone. È la corda.


  Vladimiro. A forza di sfregare.


  Estragone. Che vuoi farci.


  Vladimiro. È il nodo.


  Estragone. È fatale.


   


  Ricominciano l'ispezione, si fermano alla faccia.


   


  Vladimiro. Non è brutto.


  Estragone (alzando le spalle, con una smorfia). Trovi?


  Vladimiro. Un po' effeminato.


  Estragone. Perde le bave.


  Vladimiro. Per forza.


  Estragone. Schiuma.


  Vladimiro. Forse è un idiota.


  Estragone. Un deficiente.


  Vladimiro (sporgendo la testa). Magari ha il gozzo.


  Estragone (come sopra). Non è detto.


  Vladimiro. Ansima.


  Estragone. È naturale.


  Vladimiro. E guarda gli occhi!


  Estragone. Cos'hanno?


  Vladimiro. Sono sporgenti.


  Estragone. Per me, è chiaro che sta per crepare.


  Vladimiro. Non è detto. (Pausa). Prova a fargli una domanda.


  Estragone. Dici?


  Vladimiro. Per quel che si rischia...


  Estragone (timidamente). Signore...


  Vladimiro. Più forte.


  Estragone (più forte). Signore...


  Pozzo. Lasciatelo in pace! (Si voltano verso Pozzo che ha finito di mangiare e si sta pulendo la bocca col rovescio della mano) Non vedete che si vuol riposare? (Tira fuori la pipa e comincia a caricarla. Estragone scorge gli ossi di pollo per terra e li fissa avidamente. Pozzo accende un fiammifero e comincia a fumare) Paniere! (Visto che Lucky non si muove, Pozzo getta via il fiammifero irosamente e tira la corda) Paniere! (Lucky perde l'equilibrio, poi si rimette in piedi, si avvicina, mette la bottiglia nel paniere, ritorna al suo posto, riprende la posizione di prima. Estragone fissa gli ossi, Pozzo accende un secondo fiammifero e la pipa) Che volete, non è il suo mestiere. (Aspira una boccata, allunga le gambe) Ah! Così va meglio.


  Estragone (timidamente). Signore...


  Pozzo. Che c'è, brav'uomo?


  Estragone. Ecco... Lei non mangia mica... voglio dire... non ha più bisogno... di quegli ossi... signore?


  Vladimiro (indignato). Non potevi aspettare un po'?


  Pozzo. Ma no, ma no, è più che giusto. Se ho bisogno degli ossi? (Li smuove con la punta della frusta) No, personalmente non ne ho più bisogno. (Estragone fa un passo verso gli ossi). Ma... (Estragone si ferma), ma di regola gli ossi spettano al facchino. È a lui che bisogna chiedere, perciò. (Estragone si volta verso Lucky, esitando) Ma gli chieda, gli chieda pure, non abbia paura, glielo dirà.


  Estragone (si dirige verso Lucky, si ferma davanti a lui). Signore... scusi signore...


   


  Lucky non reagisce. Pozzo fa schioccare la frusta. Lucky alza il capo.


   


  Pozzo. Dice a te, porco. Rispondi. (A Estragone) Parli pure.


  Estragone. Scusi signore, mica le servono quegli ossi?


   


  Lucky guarda a lungo Estragone.


   


  Pozzo (deliziato). Signore! (Lucky abbassa la testa). Rispondi! Li vuoi o non li vuoi, quegli ossi? (Silenzio di Lucky. A Estragone) Li prenda pure (Estragone si getta sugli ossi, li raccoglie e comincia a rosicchiarli). Eppure è strano. È la prima volta che mi rifiuta un osso. (Guarda Lucky con inquietudine) Voglio sperare che non mi farà lo scherzo di ammalarsi. (Riprende a fumare).


  Vladimiro (esplodendo). È una vergogna!


   


  Silenzio. Estragone, stupefatto, smette di rosicchiare, guarda volta a volta Vladimiro e Pozzo. Pozzo calmissimo, Vladimiro sempre più a disagio.


   


  Pozzo (a Vladimiro). Lei vuol forse alludere a qualcosa di particolare?


  Vladimiro (risoluto e balbettando). Trattare un uomo (gesto verso Lucky) a quel modo... è una cosa, io dico... un essere umano... no... è una vera vergogna!


  Estragone (che non vuole essere da meno). Uno scandalo! (Si rimette a rosicchiare).


  Pozzo. Siete severi. (A Vladimiro) Non vorrei essere indiscreto, ma lei, scusi, che età ha? (Pausa). Sessanta?... Settanta?... (A Estragone) Che età può avere, secondo lei?


  Estragone. Glielo chieda.


  Pozzo. Sono indiscreto. (Vuota la pipa battendola contro la frusta e si alza) Ora vi debbo lasciare. Grazie di avermi tenuto compagnia. (Ci ripensa) A meno che mi faccia un'altra pipata qui con voi. Che ne direste? (I due non dicono niente). Oh! Non che sia un gran fumatore, sono un fumatore da niente, non è nelle mie abitudini fumare due pipe una dietro l'altra. (Si porta la mano al cuore) Mi fa battere il cuore. (Pausa). È la nicotina: malgrado tutte le precauzioni, si finisce per assorbirne lo stesso. (Sospira) Che farci? (Silenzio). Ma forse voi non siete dei fumatori. Sì? No? Comunque, non ha importanza. (Pausa). Ma come faccio a rimettermi a sedere con naturalezza adesso che mi sono alzato? Senza dare l'impressione di - come dire - cedere? (A Vladimiro) Diceva? (Silenzio). O forse lei non diceva niente? (Silenzio). Non ha importanza. Insomma... (Assume un'aria pensierosa).


  Estragone. Ah! Così va meglio. (Getta via gli ossi).


  Vladimiro. Andiamocene.


  Estragone. Di già?


  Pozzo. Un momento! (Tira la corda) Seggiolino! (Lo indica con la frusta. Lucky sposta il seggiolino). Ancora! Là! (Si siede. Lucky indietreggia, riprende valigia e paniere). Così sono di nuovo sistemato! (Comincia a caricare la pipa).


  Vladimiro. Andiamocene.


  Pozzo. Spero di non essere io a mandarvi via. Restate ancora un po'. Non ve ne pentirete.


  Estragone (che sente odore di elemosina). Abbiamo tempo.


  Pozzo (che ha acceso la pipa). La seconda è sempre meno buona (si toglie la pipa di bocca, la contempla) della prima, voglio dire. (Si rimette la pipa in bocca) Ma per buona, è buona anche questa.


  Vladimiro. Io me ne vado.


  Pozzo. Non può più sopportare la mia presenza? Io sarò poco umano, d'accordo, ma vi sembra una buona ragione? (A Vladimiro) Ci pensi bene, prima di commettere un'imprudenza. Facciamo l'ipotesi che voi partiate adesso, mentre è ancora giorno, giacché nonostante tutto, è ancora giorno. (Tutti e tre guardano il cielo). Bene. Dove va a finire in questo caso... (si toglie la pipa di bocca e la guarda) ... si è spenta... (riaccende la pipa) ... in questo caso... in questo caso... dove va a finire in questo caso il vostro appuntamento con quel Godet... Godot... Godin... (Silenzio) ...insomma, capite chi voglio dire, dal quale dipende il vostro avvenire (Silenzio) ...o per lo meno, il vostro avvenire immediato.


  Estragone. Ha ragione.


  Vladimiro. E chi gliel'ha detto, a lei?


  Pozzo. Ah! Finalmente si è deciso a rivolgermi di nuovo la parola! Finiremo per diventare amici, noi due.


  Estragone. Perché non posa i suoi bagagli?


  Pozzo. Anch'io sarei felice di conoscerlo. Più gente conosco, più sono contento. Anche con la creatura più meschina ci s'istruisce, ci si arricchisce, si apprezza di più la propria fortuna. Perfino voi due (li guarda attentamente, prima uno e poi l'altro, perché si sentano entrambi presi di mira) perfino voi due, dicevo, chi sa se non mi avete dato qualcosa.


  Estragone. Perché non posa i suoi bagagli?


  Pozzo. Ma la cosa mi stupirebbe.


  Vladimiro. Le hanno fatto una domanda.


  Pozzo (beato). Una domanda? Chi? Quale domanda? (Silenzio). Poco fa mi chiamavate signore, tremando. Adesso mi fate delle domande. Qui va a finir male.


  Vladimiro (a Estragone). Adesso ti ascolta, credo.


  Estragone (che ha ricominciato a girare intorno a Lucky). Cosa?


  Vladimiro. Adesso glielo puoi chiedere. È pronto.


  Estragone. Chiedergli cosa?


  Vladimiro. Perché non posa i suoi bagagli.


  Estragone. Me lo chiedo anch'io.


  Vladimiro. Ma chiedilo a lui, no?


  Pozzo (che ha seguito questo scambio di battute con ansia per tema che la domanda andasse perduta) Voi mi chiedete perché non posa i suoi bagagli, come dite voi.


  Vladimiro. Appunto.


  Pozzo (a Estragone). È d'accordo anche lei?


  Estragone (continua a girare intorno a Lucky). Soffia come una foca.


  Pozzo. Ora vi risponderò. (A Estragone) Ma stia fermo un momento, la prego. Lei mi rende nervoso.


  Vladimiro. Vieni qui.


  Estragone. Che c'è?


  Vladimiro. Sta per parlare.


   


  Immobili, uno addosso all'altro, aspettano.


   


  Pozzo. Benissimo. Allora ci sono tutti? Tutti mi guardano? (Guarda Lucky, tira la corda. Lucky alza la testa). Guardami anche tu, porco! (Lucky lo guarda). Benissimo. (Si mette la pipa in tasca, tira fuori un piccolo vaporizzatore, e si vaporizza la gola, rimette il vaporizzatore in tasca, si raschia la gola, sputa, ritira fuori il vaporizzatore, torna a vaporizzarsi la gola, rimette il vaporizzatore in tasca) Sono pronto. Mi ascoltate tutti? (Guarda Lucky, tira la corda) Avvicinati! (Lucky si avvicina). Là! (Lucky si ferma). Siete tutti pronti? (Li guarda tutti e tre, Lucky da ultimo. Pozzo tira la corda) Ehi, tu, laggiù! (Lucky alza la testa). Non mi piace parlare al vento. Bene. Dunque. (Comincia a riflettere).


  Estragone. Io me ne vado.


  Pozzo. Cos'è che mi avete domandato, esattamente?


  Vladimiro. Perché non...


  Pozzo (irosamente). Non m'interrompa, lei! (Pausa. Più calmo) Se parliamo tutti insieme, non la finiremo mai. (Pausa) Che stavo dicendo? (Pausa. Alzando la voce) Che stavo dicendo?


   


  Vladimiro mima un uomo che porta un pesante carico. Pozzo lo guarda senza capire.


   


  Estragone (con forza). Bagagli! (Indica Lucky) Perché? Sempre tenere! (Imita un uomo curvo e ansante) Mai posare. (Apre le braccia, si rialza sollevato) Perché?


  Pozzo. Ho capito. Dovevate dirmelo subito. Perché non se la prende con comodo. Cerchiamo di vederci chiaro. Forse che non ne ha il diritto? Sì che ce l'ha. E allora, è lui che non vuole. Questo si chiama ragionare. E perché non vuole? (Pausa). Signori, ora ve lo dirò io.


  Vladimiro. Attenzione!


  Pozzo. Lo fa per impressionarmi, perché io continui a tenerlo al mio servizio.


  Estragone. Come?


  Pozzo. Forse non mi sono espresso bene. Cerca di impietosirmi, perché io rinunzi a separarmi da lui. No, le cose non stanno precisamente così.


  Vladimiro. Lei vorrebbe sbarazzarsene?


  Pozzo. Vorrebbe farmela, ma non me la farà.


  Vladimiro. Lei vorrebbe sbarazzarsene?


  Pozzo. Si è messo in testa che, vedendolo così volonteroso, sarò tentato in avvenire di utilizzarlo ancora come facchino.


  Estragone. Ma lei non lo vuole più? Pozzo. In realtà, come facchino fa schifo. Non è il suo mestiere.


  Vladimiro. Lei vorrebbe sbarazzarsene?


  Pozzo. S'immagina che vedendolo infaticabile io mi pentirò della mia decisione. Questo è il suo ignobile calcolo. Come se mi mancassero uomini di fatica! (Tutti e tre guardano Lucky). Atlante, figlio di Giove! (Pausa). Ecco. Mi pare di aver risposto alla vostra domanda. Se ne avete altre, fate pure. (Ricomincia col vaporizzatore).


  Vladimiro. Lei vorrebbe sbarazzarsene?


  Pozzo. Da notarsi che poi potrei benissimo trovarmi al suo posto e lui al mio. Se il caso non avesse deciso altrimenti. A ciascuno il suo.


  Vladimiro. Lei vorrebbe sbarazzarsene?


  Pozzo. Come ha detto?


  Vladimiro. Lei vorrebbe sbarazzarsene?


  Pozzo. Già. Ma invece di scacciarlo, come avrei potuto fare, voglio dire invece di metterlo semplicemente alla porta a calci nel sedere, lo sto conducendo, tanta è la mia bontà, al mercato di San Salvatore dove faccio conto di ricavarne qualcosa. A dire la verità è impossibile scacciare creature di questo genere. Per far le cose bene, bisognerebbe ammazzarle.


   


  Lucky piange.


   


  Estragone. Piange.


  Pozzo. I cani vecchi hanno più dignità. (Porge il fazzoletto a Estragone) Vada a consolarlo, visto che le fa pena. (Estragone esita). Tenga. (Estragone prende il fazzoletto). Gli asciughi gli occhi. Così si sentirà meno abbandonato.


   


  Estragone esita ancora.


   


  Vladimiro. Da' qua, lo faccio io.


   


  Estragone non vuol dargli il fazzoletto. Gesticola come un bambino.


   


  Pozzo. Sbrigatevi. Se no smette di piangere. (Estragone si avvicina a Lucky, e fa per asciugargli gli occhi. Lucky gli tira un violento calcio negli stinchi. Estragone lascia cadere il fazzoletto, balza indietro, fa il giro della scena zoppicando e urlando di dolore). Fazzoletto! (Lucky posa la valigia e il paniere, raccatta il fazzoletto, si avvicina, lo porge a Pozzo, retrocede, riprende valigia e paniere).


  Estragone. Farabutto! Schifoso! (Rimbocca il pantalone) Mi ha azzoppato!


  Pozzo. Ve l'avevo detto che non ama gli estranei.


  Vladimiro (a Estragone). Fa' vedere. (Estragone gli mostra la gamba. A Pozzo, irosamente) Sanguina!


  Pozzo. È buon segno.


  Estragone (tenendo sollevata la gamba ferita). Non potrò più camminare!


  Vladimiro (con tenerezza). Ti porterò io. (Pausa). Nel caso.


  Pozzo. Non piange più. (A Estragone) In un certo senso, l'ha sostituito lei. (Pensieroso) Le lacrime del mondo sono immutabili. Non appena qualcuno si mette a piangere, un altro, chi sa dove, smette. E così per il riso. (Ride) Non diciamo troppo male, perciò, della nostra epoca; non è più disgraziata delle precedenti. (Pausa). Ma non diciamone neanche troppo bene. (Pausa). Non parliamone affatto. (Pausa). È vero, però, che la popolazione è aumentata.


  Vladimiro. Cerca di camminare.


   


  Estragone parte zoppicando, si ferma davanti a Lucky, gli sputa addosso, poi va a sedersi nello stesso punto in cui si trovava al levarsi del sipario.


   


  Pozzo. E volete sapere chi mi ha insegnato tutte queste belle cose? (Pausa. Col dito puntato su Lucky) Lui!


  Vladimiro (guardando il cielo). Ma non verrà mai la notte?


  Pozzo. Senza di lui, non avrei mai pensato, mai sentito altro che cose volgari, relative al mio mestiere di... non ha importanza. La bellezza, la grazia, la verità di prima classe erano tutte cose cui sapevo di non poter aspirare. Allora ho preso uno knouk.


  Vladimiro (involontariamente, smettendo d'interrogare il cielo). Uno knouk?


  Pozzo. Saranno tra poco sessantanni che questa storia dura... (calcola mentalmente) ...sì, quasi sessanta. (Raddrizzandosi con fierezza) Nessuno me li darebbe, eh? (Vladimiro guarda Lucky). Vicino a lui, ho l'aria di un giovanotto, vero? (Pausa. A Lucky) Cappello! (Lucky posa il paniere e si toglie il cappello. Un'abbondante chioma bianca gli ricade sul volto. Si mette il cappello sotto il braccio, riprende il paniere). E adesso guardate. (Si toglie il cappello1 È completamente calvo. Si rimette il cappello) Visto?


  Vladimiro. Che cos'è uno knouk?


  Pozzo. Voi non siete di qui. Siete almeno di questo mondo? Una volta, c'erano i buffoni; adesso si tengono degli knouk. Chi se li può permettere.


  Vladimiro. E lei adesso lo caccia? Un servitore così vecchio, così fedele?


  Estragone. Carogna!


   


  Pozzo è sempre più agitato.


   


  Vladimiro. Dopo averne succhiato la sostanza, lei lo getta via come un... (cerca la parola) ...come una buccia di banana. Deve riconoscere che...


  Pozzo (gemendo, portandosi le mani alla testa). Non ne posso più... non posso più sopportare... se sapeste cosa fa... non potete immaginarlo... è spaventoso... bisogna che se ne vada... (alza le braccia al cielo) ...divento pazzo... (Si lascia andare con la testa tra le braccia) Non ne posso più... più... più...


   


  Silenzio. Tutti guardano Pozzo. Lucky trasalisce.


   


  Vladimiro. Non ne può più.


  Estragone. È spaventoso.


  Vladimiro. Diventa pazzo.


  Estragone. È disgustoso.


  Vladimiro (a Lucky). Come osa, lei? È una vergogna! Un padrone così buono! Farlo soffrire così! Dopo tanti anni! Si vergogni!


  Pozzo (singhiozzando). Una volta... era gentile... mi aiutava... mi distraeva... mi rendeva migliore... adesso... mi uccide...


  Estragone (a Vladimiro). Ha detto che lo vuol sostituire?


  Vladimiro. Come?


  Estragone. Non ho capito se Io vuole sostituire o se non


  vuole nessun altro dopo di lui.


  Vladimiro. Non credo.


  Estragone. Come?


  Vladimiro. Non so.


  Estragone. Domandiamogli.


  Pozzo (più calmo). Signori, non capisco cosa mi sia successo. Vi faccio le mie scuse. Vi prego di dimenticare l'accaduto. (Sempre più padrone di sé) Non ricordo più molto bene ciò che ho detto, ma potete star certi che non una sola parola corrispondeva alla verità. (Si rialza, si batte il petto) Vi pare che abbia l'aria di un uomo capace di soffrire, io? Andiamo, via. (Si fruga in tasca) Dov'è andata a finire la mia pipa?


  Vladimiro. Proprio una bella serata.


  Estragone. Indimenticabile.


  Vladimiro. E non è finita.


  Estragone. Sembra di no.


  Vladimiro. È appena cominciata.


  Estragone. È terribile.


  Vladimiro. Sembra di essere a teatro.


  Estragone. Al circo.


  Vladimiro. Al varietà.


  Estragone. Al circo.


  Pozzo. Ma dove diavolo ho messo la mia radica?


  Estragone. Che tipo! Ha perso la sua ciminiera! (Ride fragorosamente).


  Vladimiro. Torno subito. (Si dirige verso la quinta).


  Estragone. In fondo al corridoio a sinistra.


  Vladimiro. Tienimi il posto. (Esce).


  Pozzo. Ho perso la mia Abdullah!


  Estragone (sganasciandosi dalle risa). C'è da crepare!


  Pozzo (alzando la testa). Non avete visto per caso... (Si accorge dell'assenza di Vladimiro. Desolato) Oh! Ma è andato via!... Senza neanche salutarmi! Non è gentile! Avrebbe dovuto trattenerlo.


  Estragone. Si è trattenuto da sé.


  Pozzo. Oh! (Pausa). Se è così...


  Estragone. Venga qui.


  Pozzo. Per che fare?


  Estragone. Vedrà.


  Pozzo. Dovrei alzarmi?


  Estragone. Venga... venga... presto.


   


  Pozzo si alza e si dirige verso Estragone.


   


  Estragone. Guardi!


  Pozzo. Accidenti!


  Estragone. Finito.


   


  Vladimiro rientra, cupo in volto urta Lucky, rovescia il seggiolino con un calcio, cammina su e giù, agitatissimo.


   


  Pozzo. Che gli prende?


  Estragone. Hai perso delle cose straordinarie. Peccato.


   


  Vladimiro si ferma, raddrizza il seggiolino, ricomincia a camminare, più calmo.


   


  Pozzo. Si va calmando. (Sguardo circolare) D'altronde, tutto si va calmando, lo sento. Una grande pace discende. Ascoltate. (Alza la mano) Pan dorme.


  Vladimiro (fermandosi). Ma non verrà mai la notte?


   


  Tutti e tre guardano il cielo.


   


  Pozzo. Non avete intenzione di partire prima?


  Estragone. Il fatto è... lei capisce...


  Pozzo. Ma naturale, più che naturale. Anch'io, al vostro posto, se avessi appuntamento con questo Godin... Godet... Godot... insomma, sapete chi voglio dire, aspetterei che fosse notte fonda prima di lasciar perdere. (Guarda il seggiolino) Tornerei a sedermi volentieri, ma non so bene come fare.


  Estragone. Posso aiutarla?


  Pozzo. Forse se lei provasse a chiedermelo...


  Estragone. Cosa?


  Pozzo. Se lei mi chiedesse di sedermi di nuovo.


  Estragone. E questo servirebbe?


  Pozzo. Credo di sì.


  Estragone. Forza, allora. Perché non si risiede, signore, la prego.


  Pozzo. No, no, non è il caso. (Pausa. Sottovoce) Insista un poco.


  Estragone. Ma via, non se ne resti così su due piedi; prenderà freddo.


  Pozzo. Lei crede?


  Estragone. Non c'è il minimo dubbio.


  Pozzo. Lei ha tutte le ragioni. (Si risiede) Grazie, carissimo. Eccomi di nuovo sistemato. (Guarda l'orologio) Ma è tempo che vi lasci. Non vorrei far tardi.


  Vladimiro. Il tempo si è fermato.


  Pozzo (portandosi all'orecchio l'orologio). Questo non lo deve credere, caro signore, questo non lo deve credere. (Rimette in tasca l'orologio) Tutto quel che le pare, ma questo no.


  Estragone (a Pozzo). Vede tutto nero, oggi.


  Pozzo. Salvo il firmamento. (Ride soddisfatto della propria battuta) Abbiate pazienza. Non tarderà. Ma capisco benissimo, voi non siete di qui, non sapete ancora che cos'è il crepuscolo da noi. Volete che ve lo dica io? (Silenzio. Estragone e Vladimiro hanno ricominciato a esaminare l'uno la sua scarpa, l'altro il suo cappello. Il cappello di Lucky cade senza che egli se ne accorga). Sarò lieto di accontentarvi. (Aziona il vaporizzatore) Un po' di attenzione, prego. (Estragone e Vladimiro continuano ad armeggiare. Lucky è mezzo addormentato. Pozzo fa schioccare la frusta, che manda soltanto un rumore fioco) Che cos'ha questa frusta? (Si alza e fa schioccare la frusta con più energia, e finalmente con successo. Lucky sobbalza. La scarpa di Estragone, il cappello di Vladimiro cadono loro di mano. Pozzo getta via la frusta) Non vale più niente, questa frusta. (Guarda il suo pubblico) Cos'è più che dicevo?


  Vladimiro. Andiamocene.


  Estragone. Per carità, non resti in piedi così, vuol lasciarci la pelle?


  Pozzo. Giusto. (Torna a sedersi. A Estragone) Come si chiama lei?


  Estragone (di rimando). Catullo.


  Pozzo (che non ascoltava). Ah, sì, la notte. (Alza la testa) Ma insomma, cercate di stare un po' più attenti, altrimenti non combineremo mai niente. (Guarda il cielo) Guardate. (Tutti guardano il cielo, tranne Lucky, che s'è rimesso a sonnecchiare. Pozzo se ne accorge e tira la corda) Ti dico di guardare il cielo, porco! (Lucky rovescia il capo all'indietro). Bene, basta così. (Tutti abbassano la testa). Che cos'ha di tanto straordinario? Come cielo, voglio dire? È pallido e luminoso come qualsiasi altro cielo a quest'ora del giorno. (Pausa). A queste latitudini. (Pausa). Quando fa bello. (Cantilenando) Un'ora fa (guarda l'orologio, in tono prosaico) circa (riprende il tono lirico) dopo averci inondato fin dalle (esita, il tono cala) diciamo, dalle dieci del mattino (il tono s'alza) senza requie, di torrenti di luce rossa e bianca, ha cominciato a perdere il suo splendore, a impallidire (gesto delle due mani che scendono a scalini), a impallidire, pian piano, adagio adagio, fintantoché (pausa drammatica, largo gesto orizzontale delle braccia che si spalancano) bum! finito! non si muove più! (Silenzio). Ma... (alza una mano ammonitrice) ...ma, dietro quel velo di dolcezza e di calma (alza gli occhi al cielo, gli altri lo imitano tranne Lucky) la notte galoppa (la voce si fa più vibrante) e si getterà su di noi (fa schioccare le dita) pfttt! così (l'ispirazione lo abbandona) proprio nel momento in cui meno ce l'aspettiamo. (Pausa. Voce spenta) Ecco come vanno le cose su questa porca terra. (Lungo silenzio).


  Estragone. Visto che siamo avvisati.


  Vladimiro. Si può pazientare.


  Estragone. Si conosce la situazione.


  Vladimiro. Non è più il caso di preoccuparsi.


  Estragone. Non resta che aspettare.


  Vladimiro. Ci siamo abituati. (Raccoglie il cappello, ci guarda dentro, lo scuote, lo rimette in testa).


  Pozzo. Come mi avete trovato? (Estragone e Vladimiro lo guardano senza capire). Bravo? Discreto? Passabile? Mediocre? Decisamente cattivo?


  Vladimiro (che è il primo a capire). Oh, bravo, proprio


  bravissimo.


  Pozzo (a Estragone). E lei, signore?


  Estragone (accento inglese). Oh, bene, molto molto molto bene.


  Pozzo (con slancio). Grazie, signori! (Pausa). Ho tanto bisogno di incoraggiamento. (Ripensandoci) Sono un po' calato verso la fine. Ve ne siete accorti?


  Vladimiro. Oh, forse un pochino.


  Estragone. Credevo l'avesse fatto apposta.


  Pozzo. Il fatto è che la memoria mi tradisce. (Silenzio).


  Estragone. E mentre aspettiamo, non succede niente.


  Pozzo (desolato). Si annoia?


  Estragone. Piuttosto.


  Pozzo (a Vladimiro). E lei, signore?


  Vladimiro. Non c'è da stare allegri.


   


  Silenzio. Pozzo è in preda a un conflitto interiore.


   


  Pozzo. Signori, voi siete stati... (cerca la parola) ...carini


  con me.


  Estragone. Ma per carità!


  Vladimiro. S'immagini!


  Pozzo. Ma sì, ma sì, siete stati molto gentili. Al punto che mi domando... che posso fare a mia volta per questa brava gente che si annoia?


  Estragone. Anche un solo luigi non mi farebbe schifo.


  Vladimiro. Noi non siamo dei mendicanti.


  Pozzo. Che potrei fare, è questo che mi dico, per aiutarli a passare il tempo? Gli ho dato degli ossi, gli ho parlato di questo e quest'altro, gli ho spiegato il crepuscolo, tutto questo va benissimo. Per non dire altro. Ma può bastare, è questo che mi angustia, può bastare?


  Estragone. Anche solo cinque franchi.


  Vladimiro. Sta' zitto!


  Estragone. Ora ci provo.


  Pozzo. Può bastare? Probabilmente sì. Ma io sono generoso. È il mio temperamento. Oggi. Tanto peggio per me. (Tira la corda. Lucky lo guarda). Perché purtroppo mi farà soffrire, questo è certo. (Senza alzarsi si china e riprende la frusta) Che cosa preferite? Che balli, che canti, che reciti, che pensi, che...


  Estragone. Chi?


  Pozzo. Chi! Voi sapete pensare, voialtri?


  Vladimiro. E anche lui pensa?


  Pozzo. Naturalmente. Ad alta voce. E vi dirò che una volta pensava anche molto bene, potevo starlo ad ascoltare per delle ore. Adesso... (Preme) Insomma, lasciamo stare. Allora, volete che ci pensi qualcosa?


  Estragone. Preferirei che ballasse, sarebbe più allegro.


  Pozzo. Non necessariamente.


  Estragone. Non credi, Didi, che sarebbe più allegro?


  Vladimiro. Per me, lo sentirei pensare volentieri.


  Estragone. Potrebbe magari prima ballare, e poi pensare?


  Se non è chieder troppo.


  Vladimiro (a Pozzo). Si potrebbe?


  Pozzo. Ma certo, niente di più facile. D'altronde, è l'ordine naturale. (Breve risata).


  Vladimiro. E allora, vada per il ballo. (Silenzio).


  Pozzo (a Lucky). Hai sentito?


  Estragone. Non succede mai che rifiuti?


  Pozzo. Dopo vi spiegherò. (A Lucky) Balla, maiale!


   


  Lucky posa valigia e paniere, si avvicina alla ribalta, si volta verso Pozzo. Estragone si alza per vedere meglio. Lucky balla. Si ferma.


   


  Estragone. Tutto qui?


  Pozzo. Continua!


   


  Lucky ripete gli stessi movimenti, si ferma.


   


  Estragone. Bella roba! (Imita i movimenti di Lucky) Ci riuscirei perfino io. (Imita, quasi cade) Con un po' di allenamento.


  Vladimiro. Sarà stanco.


  Pozzo. Una volta ballava la farandola, l'almea, la carmagnola, la giga, il fandango, e perfino la hornpipe. Spiccava salti. Adesso s'è ridotto a far solo più questo. Sapete come lo chiamo?


  Estragone. La morte del lampionaio.


  Vladimiro. Il cancro dei vegliardi.


  Pozzo. La danza della rete. Crede di essere prigioniero di una rete.


  Vladimiro (con delle mossettine da esteta). C'è qualcosa di vero...


   


  Lucky sta per tornare verso i suoi fardelli.


   


  Pozzo (come a un cavallo). Laaaaaaa!


   


  Lucky si ferma di colpo.


   


  Estragone. Non si rifiuta mai?


  Pozzo. Vi spiego subito. (Si fruga in tasca) Un momento. (Continua a frugare) Dov'è andata a finire la mia peretta? (Fruga ancora) Questa poi! (Assume un'espressione imbambolata. Con voce morente) Ho perduto il mio polverizzatore!


  Estragone (con voce morente). Il mio polmone sinistro è molto debole. (Tossisce debolmente. Con voce tonante) Ma il mio polmone destro è in perfetto stato!


  Pozzo (voce normale). Pazienza, ne farò a meno. Cos'è più che dicevo? (Meditabondo) Aspettate. (Continua a pensare) Questa poi! (Alza la testa) Aiutatemi!


  Estragone. Sto cercando.


  Vladimiro. Anch'io.


  Pozzo. Aspettate!


   


  Tutti e tre si tolgono simultaneamente il cappello, portano la mano alla fronte, si concentrano, irrigiditi. Lungo silenzio.


   


  Estragone (trionfante). Ah!


  Vladimiro. Ha trovato.


  Pozzo (con impazienza). Dunque?


  Estragone. Perché non posa i suoi bagagli?


  Vladimiro. Ma no!


  Pozzo. Lei è proprio sicuro?


  Vladimiro. E come no, se ce l'ha già detto.


  Pozzo. Ve l'ho già detto?


  Estragone. Ce l'ha già detto?


  Vladimiro. E del resto li ha posati.


  Estragone (gettando un'occhiata a Lucky). È vero. E con questo?


  Vladimiro. Dal momento che ha posato i bagagli, è impossibile che noi abbiamo domandato perché non li posa.


  Pozzo. Il ragionamento fila.


  Estragone. Ma perché li ha posati?


  Pozzo. Ben detto.


  Vladimiro. Per poter ballare.


  Estragone. Giusto.


  Pozzo (alzando la mano). Aspettate! (Pausa). Non dite niente! (Pausa). Ecco fatto. (Si rimette il cappello) Ci sono.


   


  Estragone e Vladimiro si rimettono il cappello.


   


  Vladimiro. Ha trovato.


  Pozzo. Adesso vi spiego come funziona.


  Estragone. Come funziona cosa?


  Pozzo. Ora vedrete. Ma è difficile a dirsi.


  Vladimiro. E lei non lo dica.


  Pozzo. Oh! Non abbiate paura, ci arriverò. Ma voglio essere breve: si sta facendo tardi. E ditemelo voi, come si fa a essere brevi e al tempo stesso chiari. Lasciatemi riflettere.


  Estragone. Provi a essere lungo, ci vorrà meno tempo.


  Pozzo (che ha finito di riflettere). Così mi sembra che vada. Ecco, vedete, delle due l'una.


  Estragone. Ma questo è in delirio.


  Pozzo. O gli chiedo qualcosa, per esempio ballare, cantare, pensare...


  Vladimiro. Va bene, va bene, abbiamo capito.


  Pozzo. Oppure non gli chiedo niente. Bene. Non interrompetemi. Poniamo che io gli chieda di... ballare, per esempio. Che cosa succede in questo caso?


  Estragone. Che lui si mette a fischiare.


  Pozzo (offeso). Non dico più niente.


  Vladimiro. La prego, continui.


  Pozzo. Mi interrompete continuamente.


  Vladimiro. Continui, continui, è appassionante.


  Pozzo. Un po' più d'insistenza.


  Estragone (con le mani giunte). La supplico, signore, continui la sua relazione.


  Pozzo. A che punto ero arrivato?


  Vladimiro. Lei gli chiede di ballare.


  Estragone. Di cantare.


  Pozzo. Ecco, gli chiedo di cantare. Che cosa succede allora? O lui si mette a cantare come gli avevo detto io; oppure invece di cantare, come gli avevo detto, si mette a ballare, per esempio. O a pensare, o a...


  Vladimiro. Capito, capito, prosegua.


  Estragone. Basta!


  Vladimiro. Eppure stasera fa tutto quel che lei gli chiede.


  Pozzo. Lo fa per commuovermi, perché lo tenga al mio servizio.


  Estragone. Queste sono tutte balle.


  Vladimiro. Non è detto.


  Estragone. Tra due minuti, ci dirà che non c'era una parola di vero in quel che ha detto.


  Vladimiro (a Pozzo). E lei non protesta nemmeno?


  Pozzo. Sono stanco. (Silenzio).


  Estragone. Non succede niente, nessuno viene, nessuno va, è terribile.


  Vladimiro (a Pozzo). Gli dica di pensare.


  Pozzo. Dategli il suo cappello.


  Vladimiro. Il suo cappello?


  Pozzo. Non può pensare senza cappello.


  Vladimiro (a Estragone). Dagli il suo cappello.


  Estragone. Io? Dopo lo scherzo che m'ha fatto? Neanche per idea!


  Vladimiro. E allora glielo do io. (Non si muove).


  Estragone. Se lo vada a a prendere lui.


  Pozzo. È meglio darglielo.


  Vladimiro. Ora glielo do io.


   


  Raccatta il cappello e lo porge a Lucky col braccio teso. Lucky non si muove.


   


  Pozzo. Bisogna metterglielo.


  Estragone (a Pozzo). Gli dica di prenderlo.


  Pozzo. È meglio metterglielo.


  Vladimiro. Ora glielo metto.


   


  Gira cautamente intorno a Lucky, gli si avvicina pian piano da tergo, gli mette il cappello sulla testa e balza indietro. Lucky non si muove. Silenzio.


   


  Estragone. Che cos'aspetta?


  Pozzo. State lontani. (Estragone e Vladimiro si scostano da Lucky. Pozzo tira la corda. Lucky lo guarda). Pensa, porco! (Pausa. Lucky si mette a ballare). Alt! (Lucky si ferma). Vieni avanti! (Lucky si dirige verso Pozzo). Così! (Lucky si ferma). Pensa! (Pausa).


  Lucky. D'altra parte, per quanto riguarda...


  Pozzo. Alt! (Lucky tace). Indietro! (Lucky indietreggia). Così! (Lucky si ferma). Dai! (Lucky si volta verso il pubblico). Pensa!


  Lucky (con voce monotona). Considerata l'esistenza così come traspare dai recenti lavori .pubblici di Poinçon e Wattman di un dio personale quaquaquaqua dalla barba bianca quaqua fuori del tempo dello spazio il quale dall'alto della sua divina apatia sua divina atambia sua divina afasia ci vuol tanto bene salvo le debite eccezioni non si sa perché ma prima o poi verrà fuori e a somiglianza della divina Miranda soffre con quanti si trovano non si sa perché ma c'è tutto il tempo nel tormento nel fuoco il cui fuoco le fiamme se continua ancora un po' e come dubitarne finiranno per mettere fuoco alle polveri nelle fattispecie porteranno l'inferno nei cieli a volte così azzurri ancor oggi e calmi così calmi di una calma che pur essendo intermittente è nondimeno la benvenuta ma non anticipiamo e considerando inoltre che a seguito delle ricerche interrotte non anticipiamo delle ricerche incompiute ma tuttavia premiate dall'Accaccaccaccademia di Antropopopometria di Berne-en-Bresse di Testu e Conard rimane stabilito senz'altra possibilità di errore che quella pertinente ad ogni calcolo umano che a seguito delle ricerche incompiute interrotte di Testu e Conard rimane stabilito lito lito quanto segue segue segue nella fattispecie ma non anticipiamo non si sa perché in seguito ai lavori di Poinçon e Wattman risulta altrettanto chiaramente tanto chiaramente che tenendo conto dei tentativi di Fartov e Belcher non compiuti non conclusi non si sa perché di Testu e Conard incompiuti inconclusi risulta che l'uomo contrariamente all'opinione contraria che l'uomo di Bresse di Testu e Conard che l'uomo insomma in breve che l'uomo in breve insomma malgrado i progressi dell'alimentazione e dell'eliminazione dei residui va via via dimagrendo e al tempo stesso parallelamente non si sa perché malgrado l'incremento della cultura fisica della pratica degli sport quali quali quali il tennis il calcio la corsa a piedi e in bicicletta il nuoto l'equitazione l'aviazione l'inculazione il tennis il morfinaggio il pattinaggio e su ghiacciò e su asfalto il tennis l'aviazione gli sport invernali estivi autunnali autunnali il tennis sull'erba su legno e su terra battuta l'aviazione il tennis l'hockey su terra su mare e nei cieli la penicillina e succedanei insomma tornando da capo al tempo stesso parallelamente va via via rimpicciolendo non si sa perché malgrado il tennis tornando da capo l'aviazione il golf sia a nove che a diciotto buche il tennis sul ghiaccio insomma non si sa perché in Seine Seine-et-Oise Seine-et-Marne Marne-et-Oise nella fattispecie al tempo stesso parallelamente non si sa perché va dimagrendo restringendosi tornando da capo Oise Marne insomma il calo per testa di rapa dalla morte di Voltaire in poi essendo in misura di due dita e cento grammi per testa di rapa circa in media press'a poco cifre tonde buon peso spogliato in Normandia non si sa perché insomma per farla breve poco importa i fatti parlano e considerando d'altra parte il che è ancora più grave che ne consegue il che è ancora più grave che alla luce alla luce degli esperimenti in corso di Steinweg e Petermann ne consegue il che è ancora grave alla luce la luce degli esperimenti abbandonati di Steinweg e Petermann che in campagna in montagna e in riva al mare e ai corsi d'acqua e di fuoco l'aria è la stessa e la terra nella fattispecie l'aria e la terra durante i grandi freddi l'aria e la terra fatte per le pietre durante i grandi freddi purtroppo all'èra settima l'etere la terra il mare per le pietre dai grandi fondi i grandi freddi sul mare su terra nell'aria accidenti tornando da capo non si sa perché malgrado il tennis i fatti parlano non si sa perché tornando da capo avanti il prossimo insomma per farla breve purtroppo avanti il prossimo per le pietre chi può dubitarne tornando da capo ma non anticipiamo tornando da capo la testa al tempo stesso parallelamente non si sa perché malgrado il tennis avanti il prossimo la barba le fiamme i pianti le pietre così azzurre così calme ahimè la testa la testa la testa la testa in Normandia malgrado il tennis le opere abbandonate incompiute più grave le pietre insomma tornando da capo ahimè ahimè abbandonate incompiute la testa la testa in Normandia malgrado il tennis la testa ahimè le pietre Conard Conard... (Parapiglia. Lucky riesce ancora a emettere qualche strillo) Tennis!... Le pietre!... Calme!... Conard!... Incompiute!...


  Pozzo. Il cappello!


   


  Vladimiro si impadronisce del cappello di Lucky, che tace di colpo e ricade a terra. Gran silenzio. I vincitori ansano.


   


  Estragone. Così sono vendicato.


   


  Vladimiro osserva il cappello di Lucky, ci guarda dentro.


   


  Pozzo. Dia a me! (Strappa il cappello dalle mani di Vladimiro, lo getta in terra, lo calpesta) Così non penserà più!


  Vladimiro. Ma come farà a orientarsi?


  Pozzo. Ci penserò io, a orientarlo. (Prende a calci Lucky) In piedi! Porco!


  Estragone. Forse è morto.


  Vladimiro. Lei lo vuole ammazzare.


  Pozzo. In piedi! Carogna! (Tira la corda, Lucky scivola verso di lui. A Estragone e Vladimiro) Datemi una mano.


  Vladimiro. Ma come?


  Pozzo. Alzatelo!


   


  Estragone e Vladimiro mettono in piedi Lucky, lo sorreggono per un momento, poi lo lasciano andare. Lucky ricade.


   


  Estragone. Lo fa apposta.


  Pozzo. Bisogna sorreggerlo. (Pausa). Su, forza, alzatelo!


  Estragone. Io ne ho abbastanza.


  Vladimiro. Su, proviamo ancora una volta.


  Estragone. Ma per chi ci prende?


  Vladimiro. Avanti.


   


  Rimettono in piedi Lucky e lo sorreggono.


   


  Pozzo. Tenetelo bene! (Estragone e Vladimiro barcollano). Non vi muovete! (Pozzo va a prendere la valigia e il paniere, e li porta vicino a Lucky) Reggetelo forte! (Mette la valigia in mano a Lucky, che subito la lascia cadere). Non mollatelo! (Ricomincia. A poco a poco, al contatto della valigia, Lucky ritorna in sé e le sue dita finiscono per chiudersi intorno al manico). Continuate a tenerlo! (Fa lo stesso col paniere) Ecco fatto, adesso potete lasciarlo andare. (Estragone e Vladimiro si allontanano da Lucky, che inciampa, barcolla, si piega, ma rimane in piedi, tenendo valigia e paniere. Pozzo indietreggia, fa schioccare la frusta) Avanti! (Lucky avanza). Indietro! (Lucky retrocede). Voltati! (Lucky si volta). Ci siamo, adesso può camminare. (Rivolto a Estragone e Vladimiro) Grazie, signori, e permettetemi di... (si fruga in tasca) ...di augurarvi... (continua a frugare) ...di augurarvi... (fruga ancora) ... ma dove diavolo ho messo il mio orologio? (Frugando) Questa poi! (Con espressione disfatta) Una magnifica cipolla, signori, segnava perfino i secondi. Me l'ha regalata il mio papalino. (Frugando) Può darsi che mi sia caduta. (Cerca per terra, imitato da Vladimiro ed Estragone. Pozzo rivolta i resti del cappello di Lucky con la punta della scarpa) Questa poi!


  Vladimiro. Forse ce l'ha nel taschino.


  Pozzo. Vediamo. (Si piega in due, avvicina l'orecchio al ventre e rimane in ascolto) Non sento niente! (Fa cenno agli altri di avvicinarsi) Guardate anche voi. (Estragone e Vladimiro gli si avvicinano, accostano l'orecchio al suo ventre. Silenzio). A me pare che si dovrebbe sentire il tic-tac.


  Vladimiro. Silenzio!


   


  Tutti rimangono in ascolto, piegati in due.


   


  Estragone. Io sento qualcosa.


  Pozzo. Da che parte?


  Vladimiro. È il cuore.


  Pozzo (deluso). Accidenti!


   


  Restano in ascolto.


   


  Estragone. Forse si è fermato.


   


  Si rialzano.


   


  Pozzo. Chi è di voi due che puzza così?


  Estragone. A lui puzza il fiato, a me i piedi.


  Pozzo. Ora vi devo lasciare.


  Estragone. E la sua cipolla?


  Pozzo. Devo averla lasciata al castello.


  Estragone. Allora, addio.


  Pozzo. Addio.


  Vladimiro. Addio.


  Estragone. Addio.


   


  Silenzio. Nessuno si muove.


   


  Vladimiro. Addio.


  Pozzo. Addio.


  Estragone. Addio. (Silenzio).


  Pozzo. E grazie tante.


  Vladimiro. Grazie a lei.


  Pozzo. Non c'è di che.


  Estragone. Ma sì.


  Pozzo. Ma no.


  Vladimiro. Ma sì.


  Estragone. Ma no. (Silenzio).


  Pozzo. Non riesco a... (esitando) ...a partire.


  Estragone. È la vita.


   


  Pozzo si volta, si allontana da Lucky, dirigendosi verso le quinte, lasciando via via andare la corda.


   


  Vladimiro. Ha preso la direzione sbagliata.


  Pozzo. Ho bisogno di una certa rincorsa. (Arrivato all'estremità della corda, cioè dietro le quinte, si ferma, si volta e grida) Fate largo! (Estragone e Vladimiro sì dispongono sul fondo, guardando verso Pozzo. Schiocco della frusta). Avanti! (Lucky non si muove).


  Estragone. Avanti!


  Vladimiro. Avanti!


   


  Schiocco della frusta. Lucky si mette in moto.


   


  Pozzo. Più in fretta! (Esce dalle quinte, attraversa la scena seguendo Lucky. Estragone e Vladimiro si tolgono il cappello e agitano la mano. Lucky esce. Pozzo fa schioccare corda e frusta) Più presto! Più presto! (Un attimo prima di scomparire, Pozzo si ferma e si volta. La corda si tende. Rumore di Lucky che cade). Il mio seggiolino! (Vladimiro va a prendere il seggiolino e lo dà a Pozzo, che lo getta verso Lucky) Addio.


  Estragone e Vladimiro (salutando con la mano). Addio! Addio!


   


  Pozzo. In piedi! Porco! (Rumore di Lucky che si rialza). Avanti! (Esce. Schiocco della frusta). Avanti! Addio! Più presto! Porco! Va'! Addio! (Silenzio).


  Vladimiro. Be', ha fatto passare il tempo.


  Estragone. Sarebbe passato lo stesso.


  Vladimiro. Sì. Ma più adagio. (Pausa).


  Estragone. E adesso che facciamo?


  Vladimiro. Non lo so.


  Estragone. Andiamocene.


  Vladimiro. Non si può.


  Estragone. Perché?


  Vladimiro. Aspettiamo Godot.


  Estragone. Già, è vero. (Pausa).


  Vladimiro. Sono molto cambiati.


  Estragone. Chi?


  Vladimiro. Quei due.


  Estragone. Giusto, facciamo un po' di conversazione.


  Vladimiro. Non sembra anche a te che sono molto cambiati?


  Estragone. È probabile, soltanto noi non ci riusciamo mai.


  Vladimiro. Probabile? Ma non c'è dubbio. Li hai ben visti anche tu?


  Estragone. Se ti fa piacere. Ma non li conosco.


  Vladimiro. Ma sì che li conosci.


  Estragone. Ti dico di no.


  Vladimiro. E io ti dico che li conosciamo. Tu dimentichi tutto. (Pausa). A meno che non siano gli stessi.


  Estragone. Tanto è vero che non ci hanno riconosciuti.


  Vladimiro. Questo non significa niente. Anch'io ho fatto finta di non riconoscerli. E poi non ci riconoscono mai, noi due.


  Estragone. Basta. Qui ci vuole... ahi! (Vladimiro non gli bada) ahi!


  Vladimiro. A meno che non siano gli stessi.


  Estragone. Didi! È l'altro piede! (Si dirige zoppicando


  verso il punto in cui sedeva all'inizio).


  Voce dalle quinte. Signore!


   


  Estragone si ferma. Tutti e due guardano in direzione della voce.


   


  Estragone. Ci risiamo.


  Vladimiro. Vieni avanti, ragazzo mio.


   


  Entra un ragazzetto con aria spaventata. Si ferma.


   


  Ragazzo. Il signor Alberto?


  Vladimiro. Sono io.


  Estragone. Che cosa vuoi?


  Vladimiro. Vieni avanti.


   


  Il ragazzo non si muove.


   


  Estragone (brusco). Vieni avanti, ti dico!


   


  Il ragazzo avanza timidamente, si ferma.


   


  Vladimiro. Che c'è?


  Ragazzo. È il signor Godot... (s'interrompe).


  Vladimiro. Naturalmente. (Pausa). Vieni qua.


   


  Il ragazzo non si muove.


   


  Estragone (brusco). Vieni qua, ti dico! (Il ragazzo si avvicina timidamente, si ferma). Perché sei venuto così tardi?


  Vladimiro. Hai un messaggio del signor Godot?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. E allora parla.


  Estragone. Perché arrivi così tardi?


   


  Il ragazzo guarda prima uno e poi l'altro; non sa a quale dei due rispondere.


   


  Vladimiro (a Estragone). Lascialo in pace.


  Estragone (a Vladimiro). Non scocciarmi, tu! (Al ragazzo, dirigendosi verso di lui) Lo sai che ora è?


  Ragazzo (indietreggiando). Non è colpa mia, signore!


  Estragone. Allora sarà colpa mia!


  Ragazzo. Avevo paura, signore.


  Estragone. Paura di che? Di noi? (Pausa). Rispondi!


  Vladimiro. Ho capito. Sono quegli altri che debbono avergli fatto paura.


  Estragone. Da quanto sei arrivato?


  Ragazzo. Da un bel po', signore.


  Vladimiro. Hai avuto paura della frusta?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. Degli urli?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. Di quei due signori?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. Li conosci?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. Sei di queste parti?


  Ragazzo. Nossignore.


  Estragone. Sono tutte bugie! (Afferra il ragazzo per un braccio e lo scrolla) Dicci la verità!


  Ragazzo (tremando). Ma è la verità, signore!


  Vladimiro. Ma lascialo stare, no? Che ti prende? (Estragone lascia andare il ragazzo, indietreggia, si copre il volto con le mani. Vladimiro e il ragazzo lo guardano. Estragone mostra un volto disfatto). Che ti prende?


  Estragone. Sono infelice.


  Vladimiro. Ma no! Da quando?


  Estragone. Me n'ero dimenticato.


  Vladimiro. Sono scherzi che ci fa la memoria. (Estragone sta per parlare, rinunzia, e zoppicando va a sedersi e comincia a togliersi le scarpe. Al ragazzo) Dunque?


  Ragazzo. Il signor Godot...


  Vladimiro (interrompendolo). Io ti ho già visto, se non sbaglio.


  Ragazzo. Non lo so, signore.


  Vladimiro. Non mi conosci?


  Ragazzo. Nossignore.


  Vladimiro. Non sei venuto ieri?


  Ragazzo. Nossignore.


  Vladimiro. È la prima volta che vieni?


  Ragazzo. Sissignore. (Silenzio).


  Vladimiro. Sono cose che si dicono. (Pausa). Su, continua.


  Ragazzo (d'un fiato). Il signor Godot mi ha detto di dirvi


  che non verrà questa sera ma di sicuro domani.


  Vladimiro. Tutto qui?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. Lavori per il signor Godot, tu?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. E che cosa fai?


  Ragazzo. Gli guardo le capre, signore.


  Vladimiro. È buono con te?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. Non ti picchia?


  Ragazzo. Nossignore, me non mi picchia.


  Vladimiro. E che è che picchia?


  Ragazzo. Picchia mio fratello, signore.


  Vladimiro. Ah! Hai un fratello?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. E che cosa fa?


  Ragazzo. Guarda le pecore, signore.


  Vladimiro. E perché non ti picchia, a te?


  Ragazzo. Non lo so, signore.


  Vladimiro. Ti deve voler bene.


  Ragazzo. Non lo so, signore.


  Vladimiro. Ti dà abbastanza da mangiare? (


  il ragazzo esita). Ti fa mangiar bene?


  Ragazzo. Abbastanza bene, signore.


  Vladimiro. Non ti senti infelice? (Il ragazzo esita). Mi hai sentito?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. E allora?


  Ragazzo. Non lo so, signore.


  Vladimiro. Non sai se ti senti infelice o no?


  Ragazzo. Nossignore.


  Vladimiro. Nemmeno io. (Pausa). E dov'è che dormi?


  Ragazzo. Nel granaio, signore.


  Vladimiro. Con tuo fratello?


  Ragazzo. Sissignore.


  Vladimiro. Nel fieno?


  Ragazzo. Sissignore. (Pausa).


  Vladimiro. Be', va' pure.


  Ragazzo. Che devo dire al signor Godot, signore?


  Vladimiro. Digli... (Esitando) Digli che ci hai visti. (Pausa). Sei sicuro di averci visti, no?


  Ragazzo. Sissignore. (Indietreggia, esita, si volta ed esce di corsa).


   


  La luce comincia a calare rapidamente. In un attimo, si fa notte. La luna si alza sul fondo, sale alta nel cielo, si ferma, inonda la scena d'un chiarore argentato.


   


  Vladimiro. Mah! (Estragone si alza e va verso Vladimiro con le scarpe in mano. Le posa accanto alla ribalta, si rialza e guarda la luna). Che cosa fai?


  Estragone. Quel che fai tu, guardo quel faccione.


  Vladimiro. Volevo dire con quelle scarpe.


  Estragone. Le lascio là. (Pausa). Qualcun altro verrà, non meno... non meno... di me, ma con una misura più piccola. Le mie scarpe lo faranno felice.


  Vladimiro. Ma non puoi mica andare in giro scalzo.


  Estragone. Gesù l'ha fatto.


  Vladimiro. Gesù! Cosa vai a tirar fuori! Non vorrai mica


  paragonarti a lui, per caso?


  Estragone. Mi sono paragonato a lui tutta la vita.


  Vladimiro. Ma laggiù dove stava lui faceva caldo! C'era bel tempo!


  Estragone. Sì. E si sbrigavano a metterti in croce. (Silenzio).


  Vladimiro. Non ci resta più niente da fare, qui.


  Estragone. Né qui né altrove.


  Vladimiro. Su, Gogo, non prendertela così. Domani tutto andrà meglio.


  Estragone. E come?


  Vladimiro. Non hai sentito cosa ha detto quel ragazzo?


  Estragone. No.


  Vladimiro. Ha detto che Godot verrà di sicuro domani. (Pausa). Che te ne pare?


  Estragone. Allora, non c'è altro da fare che aspettare qui.


  Vladimiro. Ma sei pazzo? Bisogna mettersi al riparo. (Prende Estragone per un braccio) Vieni! (Lo tira. Estragone cede sulle prime, poi resiste. Si fermano).


  Estragone (guardando l'albero). Peccato che non abbiamo un pezzo di corda.


  Vladimiro. Vieni. Comincia a far freddo. (Lo tira ecc.).


  Estragone. Ricordami di portare una corda, domani.


  Vladimiro. Sì. Vieni. (Lo tira ecc.).


  Estragone. Quanto tempo sarà che stiamo insieme dal mattino alla sera?


  Vladimiro. Non so. Cinquant'anni, forse.


  Estragone. Ti ricordi quel giorno che mi sono gettato nella Durance?


  Vladimiro. Facevamo la vendemmia.


  Estragone. E tu m'hai ripescato.


  Vladimiro. Sono cose morte e sepolte.


  Estragone. I miei vestiti sono asciugati al sole.


  Vladimiro. Non pensarci più, vieni. (Lo tira ecc.).


  Estragone. Aspetta.


  Vladimiro. Ho freddo.


  Estragone. Mi domando se non sarebbe stato meglio restare soli, ciascuno per conto suo. (Pausa). Non eravamo fatti per seguire la stessa strada.


  Vladimiro (senza offendersi). Non è sicuro.


  Estragone. No, non c'è niente di sicuro.


  Vladimiro. Possiamo sempre lasciarci, se credi.


  Estragone. Ormai non vale più la pena. (Silenzio).


  Vladimiro. È vero, ormai non vale più la pena. (Silenzio).


  Estragone. Allora andiamo?


  Vladimiro. Andiamo.


   


  Non si muovono.