La battaglia della paura...
di Franco Arminio
Gli italiani hanno paura. A parte il virus, c'è la paura dei tumori, e poi anche il semplice invecchiare è diventato spaventoso. La morte una volta era una competenza di ognuno, in qualche modo ognuno sapeva di dover morire. Lo sappiamo anche adesso, ma è come se avessimo perso il libretto delle istruzioni sulla nostra fine. E allora nelle scuole in questi giorni si dovrebbe parlare della paura, ma non solo di quella che ci piove dalle agenzie mediatiche: ognuno dovrebbe parlare delle sue paure. Io da anni parlo della federazione delle nostre ferite. Ho cambiato anche la mia lingua per dire nella maniera più semplice possibile che ci vuole una nuova vicinanza a partire dal nostro sgomento. E dobbiamo mobilitare le energie dell'eros, Adesso più che mai bisogna innamorarsi, parlare d'amore, fare l'amore, accendere passioni, vagheggiare su un una bocca, su un seno. Dobbiamo tornare sensuali e istintivi, dobbiamo riprendere il vigore che hanno gli alberi che stanno per fiorire. Non possiamo nasconderci, seppellirci nella distanza, la paura viene a prenderci ovunque siamo, la paura è già tutta scesa nelle nostre ossa, dobbiamo denunciare il nostro spavento, dobbiamo scuoterci e scuotere. La vera arma contro il corona virus è l'amore, il furore di una nuova passione per la sacralità della terra e della vita. Dobbiamo cantare e narrare, leggere poesie, pregare, baciare, dobbiamo inventare qualcosa che ci tiene insieme veramente, dobbiamo buttare via il capitalismo, dobbiamo dire che la modernità è un ferro vecchio, dobbiamo dire che la dittatura dell'economia ha ridotto il volume delle nostre anime. Alla fine più che una battaglia medica è una battaglia teologica: non siamo qui per difenderci dalla morte, ma per onorare il dono misterioso di ogni vita.