sabato 11 gennaio 2020


RICORDI: GALTRUCCO
Giacomina Merloni

A quei tempi c'erano ancora sartine a cui si poteva portare un modello ritagliato da una rivista e te lo confezionavano pari pari (quasi) con poca spesa.
Desideravo uno chemisier per l'estate. Avevo visto qualcosa in una vetrina di Galtrucco: una stoffa niente-di-speciale, ma belle fantasie.
Conoscevo Galtrucco di fama. Embè? Anche una mia amica aveva acquistato  il tessuto per il cappotto 'bello' da Galtrucco.
Entrai decisa, scelsi  la stoffa - non che mi passasse  per la testa di chiederne il prezzo. Ero abituata a fare i miei acquisti con mamma.
Andai contenta alla cassa col mio pacchettino. Ma il denaro che avevo con me non bastava. Avrei voluto sprofondare lì, davanti a quell'odiosa cassiera, col mio tailleurino rifatto dalla sartina di Menaggio.
Per questo poi a pagare e ritirare la stoffa mandai un'amica gentile.
La sarta mi disse che si trattava di organzino di seta e valeva ogni biglietto da 1000 che ci avevo speso.
Così mi tenni lontana da Galtrucco per il matrimonio di mia sorella. Avevo già scelto il modello dell'abito e pure il colore: un azzurro particolare che andava di moda quell'anno.
Proprio all'inizio di via Torino trovai il negozio che faceva  per me: non molto grande, per niente appariscente, solo due vetrine all'ingresso, nemmeno tanto vistose.
Commesso gentilissimo (ricordava vagamente uno di quei maggiordomi inglesi, come si vedono nei film).
Trovai il colore che desideravo: preciso.
E il maggiordomo: "Ottima scelta. Ha buon gusto la Signorina".
Chiesto il prezzo? Ma no, via.... non era mica Galtrucco...!
I soldi questa volta bastavano, ma non ne restavano per la fodera, che con mia grande gioia non era disponibile.
Gentilmente, il commesso mi accompagnò all'uscita e mi indicò dove avrei potuto trovarla ma dopo qualche giorno. 
Seppi da un'amica milanese DOC che ero capitata in un negozio noto per i tessuti d'alta moda. Fu così che mi decisi per il prêt-à-porter.