IL FAZZOLETTO DI CARTA
di Adria Bartolich
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Non ricordo esattamente quando abbia smesso di farlo, intendo dire di inseguirmi mentre stavo uscendo per chiedermi se avessi preso il fazzoletto, fatto sta che è stato molto tardi e ben oltre gli anni dell’università. Ognuno ha le sue piccole fissazioni e quella di mia madre era appunto questa: non si può uscire senza il fazzoletto. Una volta non c’erano quelli di carta. Solo di stoffa. Questo rendeva impossibile lo “scroccaggio”. Se non l’avevi eri condannato a stare senza, con tutte le conseguenze del caso. Portare il fazzoletto con sé era perciò una necessità. E lei, morire che se ne dimenticasse una volta. A dire la verità io sul tema ero anche piuttosto distratta, mi aiutava un fisico resistente e il fatto che raramente prendessi il raffreddore; inoltre le allergie erano una rarità riservata a pochi eletti. Mai avuta mezza. Insomma… tutti i giorni era la stessa storia e quando mi dimenticavo di prenderlo dovevo tornare indietro perchè lei insisteva perchè lo portassi. Comportamento che io a mia volta, in modo inconsapevole, ho replicato con mia figlia sino a che, ormai grande, mi ha mandato all’inferno. Lì ho capito e toccato con mano gli effetti dell’educazione. Continui tuo malgrado a fare le cose che ti sono state insegnate senza accorgertene. L’avvento dei fazzoletti di carta ha semplificato la vita. Se uno ne ha un pacchetto può prestarli a chi è senza e la storia finisce lì. O forse no. Non l’ha semplificata, quantomeno non ha tutti. Agli insegnanti no. Eh già, perchè una cosa che sfugge da tutti le rilevazioni statistiche del Miur è il numero di pacchi di fazzoletti e succedanei vari, di cui sono fornite tutte le classi delle scuole dell’obbligo. Naturalmente non trattandosi né di materiale didattico né di un genere di prima necessità, il loro acquisto è totalmente a carico dei docenti. Il fenomeno ha una diffusione tale da portare a una riflessione sul tema: perchè nessuno porta i fazzoletti? Perchè sanno che li trovano a scuola, o li trovano a scuola perchè non li portano? Insomma la storia dell’uovo e la gallina. Per le insegnanti sono uno strumento di autodifesa. Se gli alunni non portano i fazzoletti sei condannato a vederli uscire ogni cinque minuti dall’aula, interrompere la lezione o sentire tirare su con il naso per tutta la mattinata; ma il ciclo non si interrompe nemmeno segnalando il problema ai genitori per i quali l’educazione consiste in massima parte nell’aiutare i figli nello studio (a volte), vestirli, fare le compere, organizzare il tempo libero. Tutto il resto , o quasi, è affidato ai corsi. Degli interstizi, come si allacciano le stringhe, si cuce un bottone, si sta a tavola, cuocere un piatto di pasta, pulire dove si è sporcato, farsi il letto, stirarsi una maglietta, ormai non si occupa più nessuno. O quasi. Bisogna sapere però che sono l’essenza dell’educazione.