giovedì 6 febbraio 2020


IL PROFUMO DEL LIGUSTRO
Marianna Saraceno

.."Complicità , aderenza, curiosità, tenerezza bruciante; questi i cardini su cui girava la storia. E c'erano quei silenzi, perfetti , dove ci raccontavamo ciò che non è dicibile. Erano silenzi che intercettavano le nostre nature dissimili, smussavano gli angoli su cui urtano le parole alleggerivano ogni pensiero fino a rendere tutto semplice, perfetto; come solo l'amore può essere."
Ho terminato il tuo libro, Marialuisa,  in due giorni, assaporandolo parola per parola, adoro questa tua scrittura essenziale, precisa, senza fronzoli, non un aggettivo, ne' un avverbio di troppo , ogni termine produce un'immagine, un'emozione,  un fremito. 
Anche questo è un piccolo paesino dove le figure emergenti sono donne, ciascuna col suo vissuto, trascinato con rassegnazione o con fierezza e guardato dalla narratrice con empatia e partecipazione: Elvira e il suo amore, Elvira che se ne va nel cesto con sua madre, e la cavra malincurnada col suo vuoto di amore e di carezze ,alla ricerca disperata e  perenne di un riempitivo che chiunque poteva colmare con un amplesso veloce e squallido ,povera Margherita,e povera sua madre, incapace anche solo di un gesto di affetto; scelse un altro medico perchè lo sguardo della dottora  andava dritto negli occhi penetrando fino in fondo all'anima, dove anche lei sospettava si celasse tutto il male del mondo.  Non posso fare a meno di citare le suore, la Maria corta che non si lavava le parti basse perchè toccarle era peccato e lo sapevano tutti; però , di notte , quando quell' innominabile sensazione preme allora "... la immagino rigirarsi nel letto, cercando la posizione giusta per sognare il mare  che non hanno mai visto: un'onda, la risacca, conchiglie dorate s'infilano tra le dita,l'urgenza di immergersi fino a quando il respiro non si fa gemito. Le immagino lavate dall'acqua, salata come le lacrime di chi non sa perchè piange"  Magistrale scrittura di un abbandono inconsapevole e innominabile al desiderio del corpo. Nessuna di queste donne mi lascia indifferente , ma la figura della piccola Graziella mi trafigge il cuore: "La vide ferma sul prato col grambiulino alzato che stava trafficando nelle mutandine. Si avvicinò incuriosita. " Ma cosa faiiii! urlò. La bimba si era riempita le mutandine di bacche di belladonna: "Le metto qua, così il mio papà, se la tocca, muore"....
Vorrei dire di ciascuna delle donne narrate qualcosa di bello e di potente, mi viene in mente Edgard Lee Master che avrebbe scelto per loro un epitaffio da mettere sulle loro tombe, per sempre , a memoria di tutti quelli che di là passano e passeranno. Marialuisa, tu hai il dono della scrittura, grazie per avermi regalato questa perla, per avermi fatto sentire una comunione di sentimenti e di attenzioni che mi confermano nella necessità di incontrarci presto, perchè  su questo libro voglio una tua dedica per me.