LA SINDROME DEL NAZISMO ISRAELIANO
La sindrome del “nazismo israeliano” tra storia e psichiatria
Michele Magno
” […] Gli occupanti in Italia non erano i tedeschi, ma gli Alleati. E l’esercito tedesco, a parte alcune azioni efferate, veri crimini di guerra ad opera dei reparti speciali, le SS (Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema in testa), in Italia si comportò con correttezza. Non c’è stato un solo caso di stupro addebitabile ai soldati tedeschi, mentre innumerevoli sono stati gli stupri perpetrati dai soldati americani che oggi noi, per pudicizia, chiamiamo ‘marocchinate’. Nel bene e nel male i tedeschi rimangono tedeschi. E anche la Götterdämmerung della classe dirigente nazista [il crepuscolo degli dei wagneriano, l’Armageddon nella mitologia nordica] ha qualcosa di grandioso, bisogna essere almeno all’altezza delle proprie cattive azioni. (Massimo Fini, Il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2022).
Sono molte le cose raccontate in questo brano: la passione del sublime, l’idolatria del destino, le fiamme della catastrofe, il naufragio degli dei. Tutto ciò che di più sulfureo la cultura tedesca è riuscita ad arraffare da Wagner e da Nietzsche e a trasmettere al nazismo. Questa rappresentazione dell’anima teutonica in termini congiuntamente nibelungici e dionisiaci è la madre di molti dei luoghi comuni che si sono creati nel corso del tempo intorno alla natura del tragico.
Eppure sarebbe bastato chiedere ai miei genitori (sono un ottantenne di fresco conio) per farsi un’idea più precisa di questo presunto impavido cammino verso il sacro e il nulla. Chi ha visto anche solo una volta un reparto di soldati tedeschi percorrere in assetto di guerra le strade di una città, ricorda come quei volti impenetrabili non esprimessero nessuna fatalità e nessuna tragedia, ma solo quella cupezza sempre uguale a se stessa che nasce dal sentirsi inflessibili esecutori di un ordine, quale esso fosse.
Ma quando assistiamo a una così sfacciata distorsione dei fatti, forse non è sufficiente chiamare in causa l’eterno revisionismo che occupa le menti di certi intellettuali italiani, di destra e di sinistra. Leggendo o ascoltando certe loro farneticanti esternazioni sul “nazismo israeliano” (e sul “nazismo ucraino”) per confutarle ci vorrebbe non uno storico ma uno psichiatra. Secondo la quarta edizione del Dsm (Diagnostic and Statistic Manual, 1994), vi sono tre gruppi (clusters) nei quali si possono classificare i disturbi di personalità in base ad analogie puramente descrittive, cioè non teoriche né eziologiche: il gruppo A, nel quale rientrano i disturbi di personalità paranoide, schizoide e schizotipico, include individui che appaiono strani o eccentrici; il gruppo B include individui la cui personalità appare emotiva, amplificativa e imprevedibile, e comprende i disturbi di personalità antisociale, istrionico, borderline e narcisistico; il gruppo C comprende i disturbi di personalità evitante, dipendente ed ossessivo-compulsivo (Dizionario di Medicina Treccani, 2010).