IL GIORNO DEL PULSANTE
Richard Wilson
(The Day They Had the War 1971)
- Traduzione: Rodolfo Maggio,
In appendice, "I figli di Matusalemme" , Urania 584,
Il caporale Mike Durgan disse
- Supponiamo che io non prema il pulsante. Cosa succede?
- Ti becchi la corte marziale - rispose il sergente Culligan
- Ecco cosa succede.
- Chi ci sarà a giudicarmi?
- Qualcuno ci sarà, non ti preoccupare.
- Non mi preoccupo. Parlami ancora di questo pulsante. lo lo schiaccio, e cinquanta milioni di nemici muoiono. Esatto?
- Esatto. Io ricevo il segnale
e dico "Fuoco". Tu schiacci il
pulsante, Hai visto anche tu gli
ordini quando abbiamo aperto la
busta.
- Supponiamo che io non
schiacci il pulsante. Lo schiacceresti tu?
- No, io ho l'ordine di dire «Fuoco» e tu quello di premere il pulsante
- Non lo schiacceresti se non
lo facessi io?
- No. lo devo soltanto dire «Fuoco»
- Quindi sta a me decidere
se cinquanta milioni di persone devono vivere o morire. Una responsabilità troppo grande per un caporale.
- Questi sono gli ordini.
- Per te è semplice. lo elimino cinquanta milioni di persone che non ho mai visto, tu ti limiti a dire una parola. Supponiamo che io diventi improvvisamente sordo. Ho un difetto all'udito. Tu cosa fai? Schiacci il pulsante?
- No. Io faccio il mio rapporto. Riferisco se il pulsante, è stato, o non e stato schiacciato. Poi, qualcuno, dall'alto, mi dirà cosa devo fare.
- Ma non schiacceresti il pulsante al posto mio.
- No, a meno che qualcuno non mi ordini di farlo. Sono solo un sergente.
Il caporale disse:
- Perché non ci facciamo una partita? Almeno mi dai la possibilità di andare alla pari.
Stavano giuocando, e il caporale continuava a perdere, quando la radio parlò.
- Sergente Culligan, attenzione agli ordini. Ascoltate.
- Ascolto - disse il sergente Culligan, e si alzó.
- La voce che sentirete sarà quella del generale Neece
- Si, signore.
- Sono il generale Neece
- Si, signore.
- Sergente, è venuto il momento - disse il generale.
- C'è con voi il vostro caporale?
-Si, signore. C'è il caporale Durgan.
- Devo ordinarvi di ordinargli di schiacciare il pulsante. Dirò una sola parola «Fuoco». Avete capito, sergente?
- Si, signore. Quando direte
«Fuoco» io dirò «Fuoco» , e il caporale Durgan schiaccerà il
pulsante. Esatto?
- Esatto, sergente. Ecco il
momento. «Fuoco».
Il sergente Culligan disse:
- Fuoco
Il caporale Durgan si mise le
mani in tasca.
-Fuoco - disse di nuovo il
sergente Culligan.
- Mi sembra di essere diventato sordo - disse il caporale. Ho sempre avuto un difetto all'udito.
Il sergente Culligan si mise a sedere, e giuocò un re e un asso.
Non disse niente fino a quando non venne scosso dalla voce agitata del generale Neece.
- Avete trasmesso il mio ordine, sergente?
- Si, signore.
- E stato eseguito?
- No, Signore.
Un breve silenzio. Poi il generale disse:
- Non abbiamo tempo da perdere in spiegazioni. Questo è un mio ordine a voi, sergente. Schiacciate il pulsante.
Il sergente non disse niente. Il generale cominciò a urlare. Il caporale disse:
- Cè il generale che ti sta parlando.
Senza rivolgersi a nessuno in particolare il sergente disse:
- Credo di essere diventato
sordo.
Tutto esplose, comunque.
Al banco centrale della Associated News il telescriventista stava dicendo:
- E quasi inutile tenere la telescrivente aperta. Chi è in grado di stampare quello che tra-
smettiamo?
Uno degli uominí che stava
davanti al banco disse:
- Hai un posto migliore dove andare?
Era un uomo sui quarant' anni. Sua moglie si trovava a Sun Valley nell'Idaho, per chiedere il divorzio.
-Se hai un posto dove andare, va pure, Resto io all'apparecchio,
- Tanto vale restare qui - disse l'altro. Comunque sarebbe bello che qualcuno aprisse la bottiglia che c'è di là.
Qualcuno l'apri.
- Non c'è niente alla TV, ve-
ro? - domandò Ernestine a Nat, il marito.
- Trasmettono soltanto notiziari. Tu non li vuoi vedere, vero?
- Non occorre nemmeno dirlo -fece la donna. - Hai provato il canale educativo?
Era un canale che non guardavano mai. Tutte le volte che ci avevano provato, avevano sempre visto qualcuno che insegnava a suonare la chitarra, o a cucinare, o a coltivare i fiori, o a
parlare di Zen, o di antiquariato. A volte trasmettevano anche commedie complicate.
- Ci provo - disse Nat. Ma anche il canale educativo era come tutti gi altri. Cerano tre uomini seduti a discutere.
- Potremmo suonare
qualche disco - disse Nat. - E da
tanto tempo che non sentiamo
più l'alta-fedeltà.
- L'idea non mi entusiasma molto, ma se vuoi...
-No. Vuoi andare a fare quattro passi?
- Dove. No, non ne ho molta voglia.
Nat accese la piccola radio che tenevano in un cassetto della cucina, Ma tutte le stazioni trasmettevano notiziari.
- Vuoi giocare a carte? Facciamo una partita a ramino?
- No. Non ho voglia di fare niente. La donna andò alla finestra e rimase a guardare la strada deserta sotto il cielo che si stava oscurando. Ci rimase parecchio, e quando si girò vide che il marito si era seduto alla scrivania dove tenevano le fatture.
- Cosa stai facendo?
- Scrivo una lettera a Clara.
Era la loro figlia.
- Non la riceverà mai
- Forse no,
- Telefonale,
- No. Telefona tu, se vuoi,-
Clara viveva quasi dall'altra par
te del continente. - Non credo
che sia possibile.
Continuò a scrivere. Ernestíne
andò al telefono. Le ci volle pa-
recchio per mettersi in contatto con la centralinista delle interurbane, e quando finalmente ci riuscì si sentì dire che passavano soltanto le telefonate ufficiali.
I marito scrisse: «Carissima Clara, due righe per salutarti e per farti sapere che tua madre e io ti pensiamo sempre. Tua madre
ha cercato di teletonarti, ma è stato impossibile, Come state tu, i bambini, e Kenneth? Verrete a trovarci questa estate? Ci sono molte stanze libere, ora che tutti i pulcini se ne sono andati
dal pollaio, Si sta facendo buio, e fra poco dovrò accendere la luce. Ce stato un lampo in questo momento, ma senza tuono.
Mi chiedo... »
Bill e Bob erano al bar. Bill disse:
- Bob, ti sei mai scolato una bottiglia di champagne?
E Bob: No. Mai fatto. Ne vuoi offrire una?- E Bill disse: - Certo, se credi di riuscire scolarla. E Bob disse: - Ci sto Bill disse: - Una di
champagne per il mio amico.
Quando la bottiglia fu aperta
tutti fecero cerchio intorno
Bob per guardarlo scolare lo
champagne.
Bill pagò, e Bob a cui era venuto il singhiozzo, disse: Bill, hai mai bevuto 8 martini uno dopo l'altro? Bill disse: - No, non l'ho mai fatto, sei di fila, almeno. Peró devono essere ghiacciati, e tu li devi pagare. Bob disse: - Cameriere, preparateli,
e fateli doppi. II cameriere,
felice di avere clienti simili, pre-
parò subito i martini. Bill li bevve uno dopo l'altro, e Bob, sempre con il singhiozzo, pagò.
Poi Bill, che cercava di controllare il respiro, perché altrimenti si sarebbe sentito male, disse: - Bob, un rimedio sicuro contro il singhiozzo è bere un uovo in una birra. Siccome non abbiamo molto tempo, io consiglio una mezza dozzina d'uova.
E Bob disse:- Tutto, pur di far sparire questo maledetto singhiozzo. Cosi Bill diede le istruzioni, e il cameriere riempi sei bicchieri di birra, e in ciascun
bicchiere ci mise un uovo crudo,
rompendo con molta cura il guscio per non spaccare il tuorlo. Bob li bevve tutti, uno, due, tre,
hic, quattro, cinque, sei. Quan-
do ebbe finito il singhiozzo era
scomparso.
Bill pagò 20 cents per birra, e 15 cents per uovo. Un totale
di due dollari dieci. ll cameriere disse a Bob e a Bill: - Dato che siete buoni clienti, il prossimo giro, qualsiasi cosa vogliate, è offerto dalla casa.
A quanto pareva, le uova avevano reso sobrio Bob, oltre che avergli fatto passare il singhiozzo.
Lui pensò seriamente all' offerta, poi disse: - Cameriere, Bill, propongo un brindisi patriottico.
Prendete il vostro bicchiere più grande, e riempitelo per un terzo di Cherry, il rosso, un terzo di crema, il bianco, e un terzo di burgundy, il blu. Tu Bill, dovrai berlo, e tutti i clienti canteranno l'Inno della Repubblica.
Fu mentre Bill piegava la testa all'indietro per bere, che nella strada scoppiò la bomba e ruppe i vetri della vetrina, lanciando in orizzontale la lastra che taglio la testa di Bill prima che lui potesse ingoiare una sola goccia del miscuglio patriottico, Tutti gli altri morirono subito dopo.
Un uomo stava contando tutto quello che possedeva, Aveva avuto una bella vita, non poteva negarlo. Aveva avuto due mogli, e due figli da ciascuna, Ripensandoci, la sua prima moglie aveva avuto due mariti, e due figli da ciascuno. Anche il primo marito della sua prima moglie aveva avuto due mogli, e due figli da ciascuna. E la sua seconda moglie, Marie, aveva avuto due mariti e due figli da ciascuno. In .quel momento non poteva ricordare quanti fossero in tutto i figli o avessero in custodia, o fossero venuti a trovare lui e Marie. A ogni modo, senza contare altre mogli, o le mogli di altri mariti, lui adesso aveva due case (alcuni figli erano con Marie nella casa sul lago), due macchine (senza contare quelle dei figli), e due telefoni (senza contare quello che aveva nella casa sul lago e quello che aveva nella macchina che usava per lavoro). Nella casa in città aveva due bagni, senza contare i due mezzi bagni, uno nel sotterraneoe uno nell'attico, due televisori, due apparecchi ad alta fedeltà, due e cani. I due cani erano nella casa sul lago, e lui era in città da solo. Era socio di due club letterari e di due società sportive. E aveva due camini, Uno nel soggiorno, e uno nel suo studio personale. Da un po di tempo aveva due lavori. Uno come dirigente della sua società, e un altro come consulente di società simili in altri stati. Aveva viaggiato parecchio, e torse si rendeva conto molto più di altri che le nuvole della guerra si stavano addensando pericolosamente.
Marie aveva tutto quello che poteva desiderare. Oltre ai figli, ai cani e al marito (e forse un amante, lui non era mai riuscito a saperlo con certezza) lei aveva una lavatrice e una lavastoviglie, un apriscatole elettrico,
un dissipatore, quattro aspirapolvere, uno per ciascun piano della casa di città, due falciatrici (a lei piaceva moltissimo tagliare l'erba con la falciatrice, e poi raccoglierla con il rastrello elettrico), e due spazzaneve. Aveva due congelatori e due frigoriferi. In quello sistemato nel sotterraneo, conservava la riserva delle bottigliette di soda e le scorte per gli spuntini che i figli consumavano in abbondanza. Aveva un girarrosto, una sega elettrica, un vibratore, un mescolatore, un miscelatore, una affettatrice elettrica, e un coltello elettrico.
Aveva lo scarico per la biancheria sporca in ogni piano. In un secondo tempo il marito le aveva fatto l'impianto di un servomuto elettrico per risparmiarle la fatica di riportare la biancheria pulita ai diversi piani. Le aveva messo a disposizione tutti i grandi e piccoli lussi immaginabili. Se li potevano permettere, quindi perché non farlo? Se n'erano privati per molto tempo, nei primi anni del loro matrimonio, quando lui era un semplice impiegato che lavorava per migliorare. Quelli erano gli anni in cui pagare gli alimenti alla prima moglie era un'impresa ardua, e mantenere i figli un'impresa più ardua ancora. La sua ex moglie si era risposata, togliendogli il peso di pagarle gli alimenti, proprio nel momento in cui Iui era diventato capo ufficio, raddoppiando lo stipendio. Il suo primo gruppo di bambini aveva finito le scuole e si era sparso per il mondo. Il suo stato era cambiato quasi di colpo. Da rispettabile povero carico di debiti era diventato un uomo molto ricco... più ricco, almeno, del novantotto per cento del resto del mondo.
Ora lui e Marie si stavano godendo la vita. Era bello. Ripensò a tutto quello che possedeva.bC'erano anche due barche. Se n'era dimenticato. Una al lago,e una al mare.
I loro investimenti nelle industrie americane, più l'eredità che Marie aveva avuto dal padre, li avevano dotati di un rispettabile conto in banca. Poi c'erano anche
investimenti non-americani, e forse anche anti-americani. Aveva comprato azioni di quella società orientale che notoriamente forniva importanti materiali a quella potenza asiatica nemica. Era stato consulente anche di quella società, C'era dell'ironia nel pensiero che parte delle nuvole di guerra che si addensavano sul mondo, erano dovute a quello che lui aveva seminato. Scacciò quel pensiero. Improvvisamente gli venne voglia di bere. E di fumare. E forse di mangiare una di quelle cose che aveva eliminato da tempo assiemecon il tabacco e l'alcool. Il whisky rovina il fegato. O i reni? Le sigarette provocano il cancro. O l'enfisema? I cibi troppo ricchi appesantiscono il sangue e provocano gli attacchi cardiaci. Be', stava bene da molto tempo. Non era il caso di preoccuparsi. Si versò qualcosa da bere. Per quanto fossero anni che non toccava liquori, aveva sempre tenuto il bar fornito per Marie
e gli ospiti. In una scatola sul tavolino c'erano una mezza dozzina di sigarette. Marie si era portata i pacchetti pieni al lago. Scese nel sotterraneo e prese una scatola congelatore. Poi frugò tra le tante scatole combinò e un pranzo ricchissimo di calorie. Mise tutto nel forno, si versò un secondo bicchiere, fumò una terza sigaretta. Era strano, però. La sigaretta aveva un sapore cattivo, e gli bruciava in gola, e l'alcool l'aveva stordito, Aveva anche perso l'appetito. Si tolse la sigaretta di bocca e la spense nel bicchiere. Poi prese il bicchiere e andò a versarlo nel lavandino della cucina. La prima bomba cadde mentre lui stava tornando in salotto. Non sentí le altre.
Titolo originale: "The day they had the war"
Traduzione di Rodolfo
Maggio- O 1971
by Mercury Press,
Inc. Arnoldo Mondadori Editore
1972