PERCHÉ NON POSSIAMO DIRCI PACIFISTI
Di Joze Jechich
Pacifista: parolina magica apriporta, quasi status sociale soprattutto nei salotti molto chic e molto radical della gauche au caviar, laddove le tartine al caviale e manzo Kobe, mentre voi discettate sui destini del mondo, ve le serve la domestica di Capo Verde pudicamente definita colf, pagata in voucher da 9 euro l’ora. Brava donna e tanto cara che sia chiaro, ma maldestra e poco attenta a non macchiarvi le poltrone pelle Frau: che va bene dare aiuto ai bisognosi, ma signora mia è così distratta…
Pacifista dunque, grimaldello dei salotti buoni, da terrazza romana su Trinità dei Monti, dove entri di diritto se fai parte del buon giro, di coloro che sfilettano la morale altrui per evitare di fare i conti con il proprio moralismo da beghine.
Moralizzatori da matita rossa, quello sono i pacifisti DOC: che siano snob dei salotti o ragazzotti da corteo, intellettuali da accademia o bigotti da sacrestia, attivisti da movimento o urlatori da web. Tutti posseduti dal sacro fuoco inquisitorio e risoluti nel portare al rogo ogni eretico che contesti i loro dogmi.
Ecco perché non possiamo dirci pacifisti DOC.
Perché non abbiamo l’hybris di volere abolire la guerra che è uno stato naturale dell’Uomo, l’alter-ego della pace nel dualismo universale a bassa entropia, bensì di limitarne i danni, prevenendola finché possibile e poi accettandola per cercare di abbreviarla quando la deterrenza fallisce e l’alternativa è il servaggio.
Perché tutti amano la pace e proprio per questo non significa nulla dirsi contro la guerra. Solo che la vera pace è fragile quanto la Democrazia ed occorre difenderla, a volte anche da sé stessa. La differenza sta nel metodo: c’è chi la difende combattendo se necessario, c’è chi pensa di preservarla sottomettendosi al prepotente e dimenticandosi che la pace è anche quella dei cimiteri.
Perché il vero pacifista ama la Pace (maiuscolo) solo se accompagnata da Giustizia. Una pace (minuscolo) senza Giustizia è mera imposizione di regime: come in Corea del Nord. Pace e Giustizia formano un binomio non scindibile perché se scisso porta inevitabilmente allo squilibrio. Quindi chi cerca la pace ad ogni costo, per pura ideologia anche senza Giustizia, non è un pacifista ma il suo opposto egoista, perché prepara il terreno ad un conflitto futuro, magari combattuto dai suoi figli.
Perché non abbiamo l’arroganza di voler moralizzare gli altri in punta di ego: al contrario, abbiamo maglie morali piuttosto permissive proprio perché conosciamo le debolezze umane e talvolta le scusiamo per senso del buonsenso, senza ergerci sul pulpito come farisei nel Tempio.
Perché quello del pacifista DOC, da salotto e da corteo, non è pacifismo bensì idolatria della pace e come ogni idolatria, è fatta di sacerdoti da incensare, liturgie da celebrare e pure merchandising da rifilare ai gonzi. Oltre ovviamente ai dogmi cui obbedire ciecamente. Dopodiché, dall’essere dogmatici all’essere ottusi il passo è breve. Anzi, forse occorre essere ottusi per essere dogmatici.
Perché il pacifista DOC ha i suoi buoni ed i suoi cattivi di default e non si discosta dai suoi schemi neanche quando sono i primi ad essere aggressori. Al massimo in questo caso si dichiara equidistante, salvo invitare l’aggredito a cedere le armi in nome della pace, della vita e degli immancabili bambini, oltre che delle mamme all’occasione. E pazienza se nel farlo li condanna all’oppressione.
Perché il pacifista DOC aborrisce la violenza in nome della pace, tranne quando gli sventratori sono gli amici degli amici: perché in quel caso la violenza si trasforma in resistenza, con buona pace della pace.
Perché il pacifista DOC, che detesta l’Occidente pur godendone i privilegi, cerca di attizzarne i sensi di colpa presunti o reali, per sentirsi migliore guardandosi allo specchio e quindi puntare il dito accusatore contro quelli, come noi, che dei sensi di colpa se ne sbattono altamente.
Perché il pacifista DOC è molto spesso un riciclato di sinistre fedi, sinistre parrocchie, sinistre epoche lontane, che ha perso l’idealismo a furia di batoste ma ha mantenuto l’ideologia con onanistici solipsismi. E siccome chi nasce tondo non muore quadrato, eccolo mobilitarsi a targhe alterne ma con furiosissimo sdegno: contro gli USA, contro l’Occidente, contro la NATO, contro Israele, contro i cattivi dei suoi film personali. Salvo distrarsi in tutti gli altri casi, per evitare il corto quando gli eventi del reale non corrispondono al suo copione immaginario.
Per tutti questi motivi non possiamo né vogliamo definirci pacifisti DOC.
Perché se è vero come dicono, che il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie, allora è altrettanto vero e lo diciamo con la bava alla bocca, che il pacifismo DOC è l’ultimo rifugio dei codardi.