LA VITA È BELLEZZA
Estratto da Stefan Zweig "Dostoevskij", Castelvecchi).
Quante cose meravigliose ci sono ad ogni passo in questa vita, cose che anche il più abbietto riconosce come magnifiche». Lo starec Zosima predica: «Coloro che maledicono Dio e la vita maledicono se stessi... Se amerai ogni cosa, il mistero di Dio ti si rivelerà in ogni cosa e infine abbraccerai il mondo intero con infinito amore». E persino «l’uomo del vicoletto», il piccolo timido, senza nome, nel suo misero pastrano logoro, si avanza ed esulta: «La vita è bellezza; solo nella sofferenza c’è senso, oh, quanto è bella la vita!». «L’uomo ridicolo» si alza dal suo sogno «ad annunciar la grande vita»; tutti, striscianti come vermi, vengono fuori dagli angoli bui della loro natura per unirsi al grande coro. Nessuno vuole dormire, nessuno vuole abbandonare la vita, la sacra vita amata, per nessuno il dolore è tale da volerlo cambiare con la morte, l’eterna avversaria. E in questo inferno, tenebra di disperazione, rimbomba improvviso sulle dure pareti un inno al destino; dai purgatori sale un fanatico ardore di riconoscenza. Penetra la luce, un’infinita luce: il cielo di Dostoevskij si apre sopra la terra e fragorosa, potente, echeggia sopra tutte l’ultima parola che Dostoevskij scrisse, la parola dei fanciulli, il sacro grido barbarico: «Evviva la vita!».