domenica 22 dicembre 2024

ZELENSKY NON HA PERSO LA GUERRA E CI HA APERTO GLI OCCHI Filippo Piperno

 


ZELENSKY NON HA PERSO LA GUERRA E CI HA APERTO GLI OCCHI

 Filippo Piperno  

21/12/2024 

Sappiamo già che gran parte della stampa italiana ha riportato le dichiarazioni di Vladimir Zelensky sull’impossibilità ucraina di riconquistare i territori invasi dalla Russia in modo mistificatorio se non falso. Qualcuno lo ha fatto per sciatteria da titolo facile altri perché hanno dato seguito alla loro conclamata attività di propagandisti del Cremlino. Del penoso fenomeno “Giornalista collettivo” ne ha scritto ieri Giulio Massa su queste pagine.

Ma, per un attimo, prendiamo per buone le frasi di Zelensky e immergiamoci, ma turandoci bene il naso perché il lezzo di propaganda russa è fortissimo, in alcune reazioni espresse da personaggi che ogni giorno si giovano di una vasta platea di ascolti e lettori. Sono commenti che, non solo si basano su affermazioni mistificate (se fossero veri giornalisti sarebbe grave) ma riassumono in modo esemplare tutta la retorica pacifista che la Russia ha saputo instillare nel ventre molle dell’antioccidentalismo salottiero che prospera in Italia.

“È incredibile che dopo qualche centinaia di migliaia di morti e chissà quanti feriti si sia arrivato a capire ciò che era chiaro dopo cinque giorni” ha twittato Alessandro Milan con in allegato la foto di un titolo di Repubblica con un’affermazione che Zelensky non aveva neanche mai detto.

“Il Donbas e la Crimea sono perduti” – ha rilanciato l’ineffabile Luca Telese – Ci sono voluti novecentomila morti perché il comico triste, camuffato da eroe, arrivasse alla fine del copione scritto per lui dagli stranamore e dai venditori di armi”. Trattandosi di Telese quasi inutile rimarcare che quella frase Zelensky non l’ha mai pronunciata.

Nulla di nuovo, comunque. In questi quasi tre anni di guerra, grazie al bombardamento cui siamo stati sottoposti da gran parte del circuito mediatico nazionale, abbiamo imparato a conoscere molto bene questa retorica goffamente ammantata di pacifismo, secondo la quale, l’Ucraina si sarebbe dovuta arrendere alla brutale invasione russa, nell’evidente impossibilità di combattere ad armi pari. “La Russia può sventrare l’Ucraina come e quando vuole”, “Inutile per gli ucraini combattere, depongano subito le armi”, “Si avviino subito negoziati con Putin per evitare un inutile spargimento di sangue”. “Follia mandare armi agli ucraini”,” Zelensky è un guerrafondaio telecomandato dagli americani”.

Queste solenni patacche da pataccari, al netto dell’evergreen armamentario antiamericano di qualche fossile della guerra fredda puntualmente scongelato dalle nostre tv, avevano il preciso scopo di facilitare i desiderata di Vladimir Putin: usare cinicamente la leva “pacifista” per sabotare la volontà dei paesi occidentali di supportare l’Ucraina favorendone una rapida resa. Per nostra fortuna questa propaganda di quart’ordine che ha monopolizzato le nostre televisioni e gran parte del dibattito pubblico italiano non ha avuto l’efficacia sperata. La Russia non solo non ha sventrato l’Ucraina ma è impantanata in una guerra di posizione dove riesce al prezzo di migliaia di morti ad avanzare di qualche centinaio di metri al giorno, riuscendo persino a farsi sfilare da sotto il naso la regione di Kursk che ora sta cercando di riconquistare al prezzo di altre migliaia di morti.  

Zelensky che, a differenza di Putin, non ride beato dei morti e non ritiene che per non annoiarsi sia lecito scatenare guerre seminando morte e terrore, ha cominciato ad interrogarsi sugli obiettivi che l’Ucraina è concretamente in grado di realizzare. E si sta rendendo conto che la riconquista dei territori ucraini sotto il controllo russo è con sempre più evidenza fuori dalla portata dell’Ucraina.

A parere di chi scrive, Zelensky commise un grave errore quando progettò e provò una “controffensiva” ma al contempo il Presidente ucraino si può fregiare dell’incredibile risultato di aver ridicolizzato il secondo esercito più potente al mondo riuscendo ad evitare che l’Ucraina si trasformasse in una seconda Bielorussia, uno stato fantoccio sotto il controllo di Mosca.

Per ottenere questo risultato l’Ucraina ha pagato un prezzo altissimo, divenendo un esempio di come ogni sacrificio è possibile se si tratta di difendere la propria libertà.

Ma Zelensky ha ottenuto un altro risultato. Pensavamo che un certo squallore ideologico a rimorchio della propaganda di regimi liberticidi facesse parte di un passato remoto. Se oggi abbiamo capito di aver sbagliato lo dobbiamo a Zelensky e al popolo ucraino.