È tempo che la Democrazia si difenda da se stessa
Joze Jechich
22/12/2024
Nota dell’Autore. Il testo che segue rappresenta esclusivamente il punto di vista del sottoscritto e non necessariamente quello della redazione di InOltre. (JJ)
[...] il putinismo è un crimine che racchiude in sé il peggio dei totalitarismi rossi e neri del ‘900; in un certo senso ne è la sintesi definitiva e si spera terminale.[...]
“Non sono d’accordo con ciò che dici, ma darei la vita affinché tu possa dirlo”.
Frase attribuita a Voltaire ma che si è scoperto essere apocrifa, inventata di sana pianta da una biografia del filosofo francese: il che non toglie nulla al valore morale del maestoso epifonema, utilizzato a quanto pare anche da Sandro Pertini quale espressione di massimo senso democratico, ovvero di un’etica talmente idealistica da apparire iperbolica.
Peccato però che di ideali, o di buone intenzioni, siano lastricate le strade dell’inferno: ragione per la quale in questi tempi di malaffare e di canaglie a piede libero pronte ad adottare le iperboli per girarle a proprio vantaggio, sia necessario scindere gli ideali (astratti) dal buon senso (concreto).
È fallace infatti, la teoria che ogni punto di vista, ovvero opinione, debba essere per forza rispettato ed accettato come se fosse di pari valore.
Lo stesso Pertini infatti, in apparente contraddizione con l’epifonema di Voltaire, disse che “il fascismo non è opinione bensì crimine”, tracciando in questo modo una linea netta tra idealismo e buon senso.
La stessa cosa la ripetiamo su queste righe: il putinismo è un crimine che racchiude in sé il peggio dei totalitarismi rossi e neri del ‘900; in un certo senso ne è la sintesi definitiva e si spera terminale.
Per questo motivo non è accettabile né civilmente, né moralmente, né eticamente che gli adepti del putinismo debbano avere la totale libertà di espressione garantita loro dalle nostre democrazie per avvelenare le medesime e sarebbe quindi opportuno che accettabile non lo fosse neanche giuridicamente.
Il putinismo parla una lingua diversa rispetto alle democrazie; ne è l’opposto ontologico con cui non dobbiamo avere nulla da spartire. È qualcosa di simile ad un cancro metastasizzato insinuato nei centri vitali del nostro sistema sociale e valoriale con cui non si può convivere. O noi, o loro.
Occorre pertanto innalzare le barriere, agire di bisturi forse anche di accetta.
Occorre prevedere specifiche fattispecie di reato che consentano la messa al bando della propaganda putinista, la proibizione delle attività delle associazioni russiste e l’incriminazione dei propagandisti. Che tolgano loro la libertà di diffondere menzogne e svolgere proselitismo, che blocchino l’accesso ai social, che impediscano di mettere a rischio la sicurezza nazionale.
Occorre comminare sanzioni e galera a chi tra loro pratica intelligenza col nemico, prevedere espulsioni per i cittadini russi coinvolti in queste attività, bloccarne i conti correnti, invalidarne i documenti, con aggravanti se dipendenti della PA.
Sento già sullo sfondo le maestrine dalla penna rossa obiettare che non siamo in guerra con la Russia.
Al contrario, signori miei lo siamo eccome, anche se per ora le bombe cadono solo sulle teste degli ucraini, consentendo a noi di continuare a vivere le nostre ipocrite esistenze con l’illusione di esserne fuori, addirittura infastiditi nel sentirci richiedere quelle armi che noi non vogliamo usare per via della nostra etica superiore, tanto idealistica, quanto astratta, quando stupidamente autolesionistica.
La realtà, e faremmo bene a prenderne atto in fretta, è che siamo nel pieno di una guerra di civiltà contro un regime imperialistico e mafioso che considera l’Occidente come proprio nemico esistenziale. Un regime che punta a demolire le democrazie perché la Democrazia per i regimi è un virus: che quando si insinua ne provoca il crollo.
Ecco perché Putin ci teme e si circonda di regimi-canaglia pari suo: perché tra di loro parlano la lingua comune del terrore e dell’orrore mentre con noi dovrebbero parlare di libertà, diritti, civiltà: parole e concetti che sono idiosincrasici ai regimi, veri e propri anatemi.
Putin ci teme e per questo ci ha dichiarato guerra con tutte le armi (per ora) non cinetiche del suo arsenale, non meno letali di quelle esplosive in quanto scavano in profondità nelle nostre società aperte e ricettive, che considerano un dogma la libertà dell’individuo anche quando questo si vota alla distruzione della società stessa.
Ed eccoci giunto al punto: se sia moralmente lecito per noi stessi e per le future generazioni, lasciare passivamente che si compia l’opera distruttrice delle nostre (pur imperfette) democrazie occidentali, in nome dei dogmi intoccabili della Democrazia ideale, oppure se non sia meglio, davanti a questo pericolo esistenziale, ridurre gli spazi di libertà ai potenziali distruttori della Democrazia, facendo ciò nel nome di un interesse collettivo superiore: cosa ben diversa dal farlo per capriccio personalistico di un autocrate paranoico.
Ecco quindi che si può uscire dal circolo vizioso tracciato dal Paradosso di Popper: l’intolleranza verso gli intolleranti non ci rende eguali a loro, anzi, è proprio per mantenere questa differenza che occorre liberarsi a volte degli idealismi astratti per fare un bagno nel buon senso, scegliendo anche di sporcarsi le mani pur di preservare il nostro sistema di valori: che non sarà il meglio concepibile come disse Churchill, ma che di certo è quanto di meglio finora concepito.
Per questo occorre passare dalla Democrazia resiliente alla Democrazia combattente: perché si può combattere per dei dogmi ma non si può combattere con i dogmi a meno di non volere fare la fine dei teologi di Bisanzio, ostinati a discettare del sesso degli angeli con i turchi accampati alle mura della città.
In questa fase storica siamo davanti ad una scelta: quella tra la Democrazia, che è una forma imperfetta di libertà ed il totalitarismo che è una forma perfetta di oppressione.
Non dovrebbe essere una scelta difficile, a rigor di buon senso, ma occorre accettare di sospendere gli idealismi del tempo di pace per il realismo del tempo di guerra
La Democrazia è un bene prezioso. Talmente prezioso che a volte tocca difenderla anche da sé stessa.