Il cambiamento dell’Innominato
Estratto da
Promessi sposi, 1840, cap. XXI
Alessandro Manzoni
L'Innominato si sente improvvisamente fragile, debole,
vicino alla morte e impossibilitato a
frenare un destino implacabile e
imminente. Comincia a temere per la propria vita, non quella terrena, ma quella eterna. Sente su di sé la coscienza di un giudizio divino che non può non condannarlo per la sua esistenza scellerata e lo teme; teme il suo destino. In questo modo egli si affaccia a Dio che percepisce dentro di sé come un remoto ricordo, ma anche come una presenza reale. Dio c'è, quindi esiste anche la responsabilità individuale della propria vita.
“La libererò, sì; appena spunta il giorno, correrò da lei, e le dirò: andate, andate. La farò accompagnare… E la promessa? e l’impegno? e don Rodrigo?… Chi è don Rodrigo?”
A guisa di chi è colto da una interrogazione inaspettata e imbarazzante d’un superiore, l’innominato pensò subito a rispondere a questa che s’era fatta lui stesso, o piuttosto quel nuovo lui, che cresciuto terribilmente a un tratto, sorgeva come a giudicare l’antico.»