FREMONT
Regia di Babak Jalali
Recensione
Visto il film su Raiplay
La quarta regia di Babak Jalali indaga il senso della vita attraverso la storia di Donya, che nel vissuto autentico dell'attrice principale Anaita Wali Zada (anche lei ha dovuto lasciare il paese e il lavoro in TV nel 2021) mette in risalto il tema dell'Afghanistan e delle difficoltà dell'immigrazione.
Fremont non è un dramma che affronta in modo crudo il reale, e alle amarezze della vita preferisce alludere soltanto. È soprattutto il volto della protagonista a tenerle vive per lo spettatore mentre cerca di negoziare i termini di una nuova esistenza in un'America curiosa e un po' bislacca. È un'opera dal gusto retrò, tra Jarmusch e Kaurismaki, fatta di composizioni illustrate in modo incisivo da un bel bianco e nero. Un mondo dal ritmo lento, con le persone che sembrano isole. Al centro c'è un certo romanticismo e una fede incrollabile in un destino migliore. Pur nella drammaticità dell’argomento non si cade mai nella disperazione. Il film ci fa invece riflettere sul fatto che la vita umana può essere stupefacente.