IMMIGRAZIONISMO: DOGMA IDEOLOGICO DELLA SINISTRA CHE FA CRESCERE LA DESTRA
P.b.
Ci sono questioni generali e particolari che creano grande confusione sullo scottante tema dell’immigrazione. Esso, per la sua complessità, non può essere ridotto a un duello fra destra e sinistra.
L’immigrazione e le pressioni migratorie dal Sud del mondo verso l’Italia e l’Europa ci sono e resteranno per decenni.
Va anche detto che la risposta non può essere l'immigrazionismo, ossia il “dogma” ideologico della sinistra, secondo cui i paesi occidentali dovrebbero accogliere tutti coloro che vogliono stabilirsi in essi, è una componente essenziale del progressismo politically correct o woke, che a partire dal tardo Ventesimo secolo ha rimpiazzato la vecchia retorica marxista del conflitto di classe con quella della rivincita delle minoranze discriminate. Il più totale relativismo culturale – che assolve a priori ogni dittatura, estremismo, integralismo dei popoli “altri” attribuendone regolarmente la colpa al cattivo imperialismo “bianco” – e l’utopia multiculturale, in base alla quale le civiltà sono destinate a mescolarsi e fondersi felicemente, sono tra i principali pilastri della visione del mondo integralmente relativista professata dalle élite di sinistra occidentali. Élite del tutto inabili a comprendere l’importanza fondamentale di dosare l’immigrazione con severità e rigore.
La destra cresce perché la sinistra si propone come paladina dei migranti e, al tempo stesso, difensore dei lavoratori italiani, come se gli interessi dei migranti e quelli degli italiani non fossero in conflitto (il migrante, se non lavora, delinque; se lavora, inquina il mercato del lavoro accettando condizioni degradanti: in ogni caso nuoce ai lavoratori italiani).
Alcuni progressisti non hanno capito questo; altri lo hanno capito e si fingono immigrazionisti di proposito perché, non potendo combattere altre battaglie identitarie, se dovessero fare realmente la lotta per i lavoratori italiani, dovrebbero prendersela con gli Elkann (che sono gli editori dei giornali di sinistra), i Benetton e gli altri potenti, e questo non è affatto conveniente (“Mettermi contro chi ha davvero il potere? Chi me lo fa fare?”).
Il buonismo sui migranti (esattamente come quello sulla comunità lgbt e l’ambientalismo), permette invece di dividere il mondo in buoni (i generosi ed evoluti progressisti) e cattivi (la destra ignorante e razzista); ciò assicura sempre un certo numero di consensi (quanto basta ai politici per entrare in parlamento e continuare a campare di politica), lasciando tutto com’è (cioè senza toccare i rapporti di forza tra i lavoratori e i datori di lavoro). E i cittadini hanno capito il gioco e votano a destra, anche se questa non ha risposte adeguate.