UCRAINA IL PUNTO MILITARE DOPO TRE ANNI DI GUERRA
Lorenzo Cremonesi
25 febbraio 2025
Solo un quinto del Paese sotto il controllo russo, Zelensky fatica a trovare soldati
La battaglia in Donbass e il Kursk «ucraino»: così si è arrivati allo stallo dei territori
Il quadro generale della guerra mostra che i comandi russi stanno ancora cercando di occupare l’intero Donbass, dove concentrano il grosso delle loro truppe. Gli ucraini dalla seconda metà dell’anno scorso hanno perso progressivamente terreno, restiamo però nella scala di poche centinaia di metri quadrati al giorno e sono metri pagati con perdite russe immense in termini di morti, feriti e dispersi. Gli analisti occidentali riportano tra gli 800 e 1.200 soldati russi persi al giorno, ma questo dato non trova alcuna verifica indipendente.
Il terzo anniversario dell’invasione serve però anche per sottolineare un dato fondamentale, che si può notare studiando le mappe delle varie fasi della guerra: i russi ancora oggi sono lontanissimi dal poter recuperare i territori che erano riusciti a occupare nei primi quattro mesi del conflitto. Il piano originale di Putin, dopo avere continuato a negare di volere iniziare la guerra sin a pochi giorni dall’attacco all’alba del 24 febbraio 2022, era infatti quello di occupare velocemente l’intero Paese mirando a prendere subito la capitale. Anzi, nelle sue speranze più rosee, l’Ucraina sarebbe caduta nelle sue mani come un castello di carta prima della metà di marzo, una volta che fossero stati uccisi o catturati Zelensky assieme ai suoi collaboratori più stretti. Se invece fossero fuggiti all’estero, la cosa sarebbe stata anche più semplice.
L’intelligence americana informò gli ucraini e i loro corpi speciali seppero contrastare il piano russo nelle ore iniziali. Putin lanciò allora il suo piano B, che funzionò a singhiozzo sino all’estate. Si trattava di una gigantesca operazione che vedeva lo sviluppo dell’accerchiamento di Kiev su quattro fronti maggiori. Da Nord, sostanzialmente dalla Bielorussia, verso la capitale passando per Chernobyl e Bucha. Da Nordest sulle assi Chernihiv, Sumy e Kharkiv. Quindi dal Donbass nell’Est del Paese e infine da Sud passando per Mariupol e dalla Crimea puntando a Kherson e Zaporizhzhia. Una quinta direttiva mirava a uno sbarco navale attorno a Odessa per collegarsi con i soldati russi nella Transnistria moldava, che però venne fermato prima di scattare a causa delle ottime difese costiere ucraine.
Iniziò in quel momento il dramma della flotta russa del Mar Nero, che si rivelò fallimentare contro i droni marini ucraini e in quelle settimane si vide affondare anche la corazzata Moskva, l’ammiraglia, sembra con la perdita di oltre 500 marinai. I russi presero allora oltre un terzo del Paese. Ma la reazione ucraina fu ferma.
Gli aiuti occidentali iniziarono ad avere i loro effetti a fine primavera. Poi, tra ottobre e novembre 2022, la controffensiva ucraina sbaragliò ovunque le truppe russe, che si ritirarono in modo disordinato abbandonando depositi e interi arsenali sul terreno, specie attorno a Kharkiv-Sumy e a Kherson, dove i loro soldati si salvarono attraversando su barchini di fortuna il Dnipro in piena.
L’andamento del conflitto mutò ancora nell’estate 2023, quando gli ucraini non furono in grado di scatenare l’attesa controffensiva: da allora hanno quasi del tutto perso l’iniziativa e stanno sulla difensiva, tranne che a Kursk lo scorso agosto. Eppure, anche oggi, nonostante le lente avanzate russe degli ultimi mesi, i comandi di Putin restano in controllo soltanto di poco più del 20 per cento del Paese, compresa la Crimea e le zone del Donbass (Lugansk e Donetsk), che dal 2014 sono in mano alle milizie filorusse pagate e armate da Mosca.
Dopo la grande battaglia di Bakhmut due anni fa, nel febbraio 2024 i russi hanno conquistato Avdiivka, che era il bastione ucraino del Donetsk. Da qui hanno puntato verso Pokrosk, la cittadina 45 chilometri più a Ovest che apre le porte per Kostantinivka e quindi Krematorsk: presa quest’ultima, il Donbass sarebbe perso per Zelensky.
Già in agosto Mosca affermava che la «liberazione» di Pokrovsk era solo una «questione di giorni». A ieri sera i suoi soldati erano ancora fermi a 3 chilometri dai quartieri periferici. Lo stesso dicevano per Kursk, che resta in parte in mano ucraina: l’altro ieri Zelensky ha ripetuto che intende scambiarla con alcune aree del Donbass. Ma va anche aggiunto che gli ucraini restano a corto di soldati, i tassi di diserzione sono pericolosamente alti. Zelensky sostiene adesso che gli servono almeno 800 mila uomini ben addestrati e armati per tenere il fronte, ma rischia di non trovarne più.