sabato 16 novembre 2024

RICORDO IL MERAVIGLIOSO ISTANTE Aleksandr Sergeevič Puškin


RICORDO IL MERAVIGLIOSO  ISTANTE
Aleksandr Sergeevič Puškin
Ad Anna Kern

(Traduzione di Ettore Lo Gatto) da “Aleksandr Puškin, Tutte le opere”, a cura di Ettore Lo Gatto, Mursia, Milano, 1967
Ricordo il meraviglioso istante:
davanti a me apparisti tu,
come una visione fugace,
come il genio della pura bellezza.
Nei tormenti di una tristezza disperata,
nelle agitazioni di una rumorosa vanità,
suonò per me a lungo la tenera voce,
e mi apparvero in sogno i cari tratti.
Passarono gli anni.
Il ribelle impeto delle tempeste
disperse i sogni di una volta,
e io dimenticai la tua tenera voce,
i tuoi tratti celestiali.
Nella mia remota e oscura reclusione
trascorrevano quietamente i miei giorni
senza deità, senza ispirazione,
senza lacrime, senza vita, senza amore.
Ma venne dell’animo il risveglio:
ed ecco di nuovo sei apparsa tu,
come una visione fugace,
come il genio della pura bellezza.
E il cuore batte nell’inebriamento,
e sono per esso risuscitati di nuovo
e la divinità e l’ispirazione,
e la vita, e le lacrime e l’amore.
In questa lirica Puškin non sta ritraendo davvero una donna né il sentimento dell’amore, ma la maniera in cui la sua esistenza, sottoposta a numerose “bufere”, è stata attraversata dall’ispirazione poetica spesso associata a fugaci, ineffabili sogni amorosi. Infine tutto è “sogno e favola”, soprattutto “fugace visione”.
Eppure, nonostante tutto lasci pensare a una metafora o una similitudine ardita, in realtà dietro l’ispirazione per la più celebre poesia di Puškin si nasconde una donna in carne e ossa. Secondo i biografi, la donna cui fu dedicata la poesia si chiamava Anna Kern. In seguito a questo fatto oggi Anna Petrovna Kern è considerata l’unica vera musa di Puškin.
I due si conobbero a San Pietroburgo durante i raduni della bella società russa: lei era la moglie di un generale, cui fu data in sposa giovanissima. Quell’occasione tuttavia non fu galeotta per il loro amore. Anni dopo il poeta la incontrò di nuovo durante gli anni dell’esilio, mentre si trovava nella regione di Pskov nella tenuta di famiglia di Mikhailovskoe che era appartenuta al suo trisavolo, il militare Abram Petrovič Gannibal. Fu in quel momento, quando Aleksandr Puškin si sentiva oppresso dalla pena dell’esilio e da una sorta di prigionia indesiderata in una terra lontana dall’amata San Pietroburgo, che l’apparizione di Anna Kern divenne “magico istante”, rivelazione, un refolo d’aria fresca e gioia in un momento cupo. La relazione tra i due fu passionale - niente a che vedere con l’amore astratto e spirituale dello Stil Novo - e molto chiacchierata, perché purtroppo Anna non aveva una bella fama e veniva spesso definita in società come “la prostituta di Babilonia” per la sua attitudine civettuola. Diciamo che fu una musa molto carnale e molto poco astratta; ma non si trattò di un amore effimero.La relazione con Puškin durò il tempo di un’estate, da luglio a settembre, ma fu eternata dalle poesie e dalle lettere. Molti anni dopo, ridotta in condizioni di estrema povertà, Anna Kern fu costretta a vendere le lettere di Puškin per sbarcare il lunario e così la loro passione “clandestina” - ma comunque già nota nell’ambiente - fu rivelata alla luce del sole.