ESPIAZIONE
Un film di Joe Wright.
Con Keira Knightley, James McAvoy, Romola Garai, Brenda Blethyn, Vanessa Redgrave
"Espiazione”, un film tratto dal bellissimo romanzo di Ian McEwan, ma con importanti invenzioni narrative cinematografiche, è la storia di una verità inventata da una ragazzina che un giorno vede da una finestra qualcosa che non capisce e che crede di capire. Un meraviglioso film che deve la sua forza al messaggio importante che reca: guardare oltre, cercare la verità. Lo spettatore che, inizialmente, vede tutto con gli occhi di Briony, è portato ad interpretare il susseguirsi degli eventi come lei. Lo spettatore che presto si indigna davanti alla menzogna così come si lascia poi stupire, conquistare dalla realtà dell’amore tra Cecilia e Robbie.
È una storia d'amore non melensa, (non è come gli altri film, dove ci sono scene troppo romantiche) che offre inoltre diversi argomenti di riflessione: i pregiudizi sociali, la drammacità della guerra, la responsabilità delle azioni di ciascuno e la potenza del logorante senso di colpa. La vera sorpresa e originalità del film però sta nello stile narrativo: quei continui spezzoni di racconto che si susseguono al di là della consecutività temporale stimolano la curiosità dello spettatore rendendo il film più avvincente e soprattutto più emozionante grazie alla tensione crescente man mano che ci viene svelata la vita dei protagonisti. Un grande merito va attribuito alla fotografia che ci mostra scenari stupendi, atmosfere che ci fanno sentire realmente immersi nella campagna inglese. Per poi passare a una cruda descrizione del dramma bellico con immagini volutamente forti. Bellissimi i costumi (l'abito verde della protagonista è bellissimo). Joe Wright ha fatto un altro indimenticabile film che è un capolavoro per la regia, la fotografia , la sceneggiatura e la straordinaria bravura degli attori. Attraverso l’alternarsi della fantasia e della realtà ci porta a seguire viaggi paralleli di una stessa storia, a sentirci impotenti, di fronte una bugia che distrugge due vite.
Non importa cosa sia vero e cosa non lo sia, quanto di quello che si dice risponda a un fatto storico e quanto no: se una donna è macchiata dalla colpa, e deve questa colpa al suo essere scrittrice, al suo volerlo diventare, all'ottuso piegare una circostanza alla sua foia letteraria, in un'età in cui non si è in grado di comprendere appieno quanto devastante possa essere un'invenzione, se applicata a un evento delicato e compromettente a ogni livello (sentimentale, sociale), costei non può espiare le proprie colpe, non può in nessun modo poiché il suo essere scrittore la rende uguale a Dio, creando essa i fatti nello stesso momento in cui li narra: non esistono entità alle quali chiedere perdono, non c'è nulla al di fuori dello scrittore - l'auto-Re - : la sua fantasia delimita il campo (non c'è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei dice in buona sostanza McEwan, e di riflesso Wright.
A proposito di “invenzione narrativa cinematografica”, vanno annotate alcune soluzione ‘narrative’ originali rispetto al romanzo. Ad esempio l’elemento dell’acqua, che torna in diversi momenti chiave del film (ricordo: Briony che si tuffa nel laghetto per mettere alla prova Robbie, Cecilia che si butta nella fontana alla ricerca del coccio – già nel romanzo – e le tubature che inondano i rifugi antiaerei uccidendo Cecilia). Poi i paesaggi: dalle soleggiate estive campagne inglesi della prima parte, i grigi e angoscianti scenari di guerra che si riassumono, come in una prodigiosa tela di Brueghel gonfia di disperazione, nel porto di Dunquerque ( qui si nota qualche piano-sequenza di grande interesse, alla maniera di Kubrick), nella seconda parte. Una scena molto efficace è quando Robbie scopre la strage di collegiali, che traduce nei termini propri di un cinema attento allo scambio delle inquadrature, e dei controcampi, il brutale ‘primo piano’ del romanzo sul corpo dilaniato di un bambino. La terza parte rappresenta, se vogliamo, una soluzione narrativa geniale della più complessa macchina romanzesca. Niente party, niente feste, ma un’intervista rapida, incalzante, che mette alla prova una straordinaria Vanessa Redgrave.