TRUMP: LE NUOVE NOMINE
Di Daniele Angrisani
Il presidente eletto Donald Trump sta delineando la sua futura squadra di governo con nuove nomine che promettono di ridefinire l'approccio americano alla sicurezza nazionale e alla politica estera, così come in materia di immigrazione.Le nuove nomine annunciate nel corso di questa notte sembrerebbero voler indicare, quasi a sorpresa, una strategia volta a consolidare una linea più assertiva nelle relazioni internazionali e nella gestione della sicurezza interna.
Anzitutto, la nomina di Mike Waltz (deputato della Florida) come Consigliere per la Sicurezza Nazionale segna un momento storico: per la prima volta, un ex Green Beret assumerà questo ruolo cruciale.Il profilo di Waltz è particolarmente significativo per la sua combinazione unica di esperienza militare sul campo e competenza politica.Come veterano decorato con multiple missioni di combattimento in Afghanistan, Medio Oriente e Africa, Waltz porta infatti alla Casa Bianca una comprensione diretta delle dinamiche di conflitto in alcune delle regioni più volatili del mondo.La sua esperienza come consigliere antiterrorismo del vice presidente Dick Cheney durante la presidenza Bush e il suo successivo ruolo attivo nel Congresso come deputato hanno plasmato una visione della sicurezza nazionale che si distingue per il suo pragmatismo operativo.Particolarmente rilevante è la sua posizione sul ritiro dall'Afghanistan, che ha criticato duramente, sostenendo l'impossibilità di mantenere un'efficace strategia antiterrorismo senza presenza sul terreno.Le sue frequenti apparizioni su Fox News come esperto di politica estera hanno contribuito a consolidare la sua reputazione come "falco" su questioni riguardanti Cina e Iran, posizionandolo in perfetta sintonia con la linea dura di Trump nel suo secondo mandato. La sua nomina potrebbe perciò segnalare un significativo riorientamento della strategia di sicurezza nazionale americana, con un focus particolare sul contenimento dell'influenza cinese e iraniana.Stando a sue precedenti dichiarazioni, Waltz intende, inoltre, costringere Vladimir Putin a negoziare sull’Ucraina, essenzialmente attraverso una serie di minacce che vanno appunto dal settore energetico all’eventuale consegna illimitata di armi a lungo raggio per Kyiv.
Anche la sempre più probabile nomina di Marco Rubio come Segretario di Stato rappresenta una scelta che va ben oltre il simbolismo politico.Il senatore della Florida, che ha costruito la sua carriera su posizioni di politica estera marcatamente aggressive, in particolare verso la Cina, porta con sé un bagaglio di esperienza maturata nelle Commissioni Intelligence ed Affari Esteri del Senato.La sua evoluzione politica è particolarmente interessante: da sfidante di Trump durante le primarie del 2016 (definito “Little Marco”) ad uno dei suoi più stretti alleato, Rubio ha saputo reinventarsi come populista a Washington mantenendo credenziali da falco in politica estera.Il suo ruolo di primo piano nella Commissione Intelligence del Senato gli ha permesso di sviluppare una visione globale delle sfide alla sicurezza americana, con particolare attenzione alla minaccia tecnologica cinese.Le sanzioni imposte contro di lui da Pechino nel 2020 potrebbero paradossalmente rafforzare la sua posizione: ora la Cina sarà costretta a rimuoverle per poter dialogare con il nuovo Segretario di Stato, e questo potrebbe dare vantaggi agli Stati Uniti in futuri negoziati.Tuttavia, la sua posizione sulla guerra in Ucraina, ormai allineata con quella di Trump sulla necessità di giungere a una conclusione del conflitto, suggerisce una possibile revisione al ribasso del sostegno americano a Kyiv.
Infine la scelta di Kristi Noem come Segretaria alla Sicurezza Interna, affiancata da Stephen Miller e Tom Homan in ruoli chiave, preannuncia una trasformazione radicale nella gestione della sicurezza interna e dell'immigrazione.La governatrice del South Dakota, nonostante le recenti controversie attorno alla sua immagine come l’uccisione di un cane raccontata da un suo libro autobiografico, viene considerata come una figura capace di implementare la visione restrittiva di Trump sull'immigrazione. La sua nomina assume particolare rilevanza considerando la complessità del dipartimento che andrà a guidare: con un budget di 60 miliardi di dollari e la supervisione di agenzie cruciali, Noem si troverà a gestire uno degli apparati più complessi del governo federale.L'esperienza di Noem come governatrice e precedentemente come rappresentante al Congresso le fornisce una comprensione delle dinamiche federali-statali che potrebbe rivelarsi cruciale nella gestione delle crisi migratorie.La sua visione allineata con quella di Trump sulla sicurezza dei confini, combinata con l'esperienza di Miller e Homan nell'implementazione di politiche migratorie restrittive, lascia prevedere un forte inasprimento in arrivo delle misure di controllo dell'immigrazione..