sabato 30 novembre 2024

GIURATO NUMERO 2 Clint Eastwood

 


GIURATO NUMERO 2 
Clint Eastwood 
Ho visto Giurato Numero 2 di Clint Eastwood. 
Un grande regista che ha scritto la storia del cinema con le sue storie sempre inedite, con spaccati della società statunitense che rappresentano il disagio dell’uomo.
Clint, al solito, colpisce al cuore. L'età non incide sulla sua capacità di proporre ancora una volta un grandissimo film.

In questo film coltiva la necessità del dubbio e il labile confine fra innocenza e colpevolezza. 
 In meno di due ore vengono  analizzate le contraddizioni dell’animo umano, i sentimenti di giustizia in una vicenda di grande impatto etico. Il tutto attraverso il dramma di una persona semplice, che nel corso dello sviluppo della vicenda, in maniera ambivalente, prima sembra far finta di niente, poi inizia una sorta di battaglia che agisce nella mente di sé stesso e degli altri giurati, vinto dai rimorsi per aver contribuito, probabilmente, alla condanna di un innocente. Il film, senza  cercare il melodramma,  con sequenze dirette e immediate, ci fa immedesimare nella vicenda di un uomo dilaniato dai sensi di colpa, 
ponendoci di fronte a inquietanti interrogativi sul significato della parola giustizia.  
Quando poi la possible verità, il rimorso di coscienza e l'ombra del dubbio sembrano scontrarsi a vicenda la storia giunge ad un finale insolito ma necessario.
Eastwood mette in scena una dramma che non riguarda solo il protagonista del racconto ma tutti noi. La ricerca della verità passa in secondo piano di fronte al concetto di colpa ed espiazione su cui è costruito il diritto contemporaneo. Cosa è giusto fare è chiaro a tutti ma farlo, mettere in pratica un dovere morale è tutta un’altra cosa e si giunge persino a sacrificare un innocente piuttosto che perdere la propria libertà e forse la propria vita. Un film complesso che pone anche l’accento sul sistema giuridico americano, sui giochi di potere delle figure preposte a difendere la società, sui limiti dovuti ai pregiudizi delle giurie popolari, sull’imperfezione di un sistema che gli stessi personaggi giudicano comunque il migliore possibile.