sabato 23 novembre 2024

Israele e il pathos del mondo Alessandra Libutti

 

Israele e il pathos del mondo 

Alessandra Libutti

Israele ci disturba

Perché ci impedisce di crogiolarci nell’illusione di un mondo perfetto, dove la guerra è stata cancellata. Quella piaga millenaria, che ha accompagnato l’uomo da sempre, noi l’abbiamo relegata al passato, eliminata. E poi arriva Israele. Ci ricorda che, a volte, la guerra è inevitabile. Che serve coraggio per assumersi la responsabilità di uccidere l’altro, quando la propria sopravvivenza è in gioco.

Isarele ci disturba

Perché non è politically correct. Non fa tutte le cose a modo. D’altra parte, quando sei grande come la Lombardia e sopravvivi per 70 anni in una regione dove sei costantemente sotto attacco, non stai ancora lì perché giochi pulito. La sopravvivenza impone di sporcarsi le mani. Il cane che viene azzannato, se non salta alla gola dell’aggressore, di solito viene sbranato. 

Israele ci disturba

Perché è realista, non idealista. E questo proprio non va giù a chi si è messo in testa che se sei una democrazia e sei un “giusto”, devi rispettare le regole sempre; stare lì a subire davanti a chi le regole non sa che sono, e all’occorrenza farsi anche divorare. Meglio morto e pulito che vivo e dannato.

Ma nella realtà, le cose non funzionano così. Gli Stati suicidi non fanno la storia, spariscono e basta.

Israele ci disturba

Perché se sei di sinistra, farselo piacere è del tutto  fuori moda. Lo devi odiare per forza o sei messo al bando. Perché la sinistra è idealista e crede nella giustizia universale; nella difesa dei deboli; in quel mondo politically correct fatto di giusti e sbagliati. In quel mondo tanto puro quanto inesistente, perché alla resa dei conti (e lo dice la storia), quell’idealismo ha portato a più morti di qualsiasi porcheria realista.

Israele ci disturba

Perché ci sbatte in faccia la nostra ipocrisia. Quella del pensare di essere migliori perché stiamo con i “deboli”, anche quando quei deboli fanno stragi, si fanno esplodere sugli autobus, stuprano, sequestrano, lanciano razzi e missili. Allora i deboli li chiamiamo “resistenza” e accettiamo che per loro è normale non avere regole. Israele invece dovrebbe averne. Ma Israele se ne sbatte. Se non vuoi farti ammazzare, i moralisti li chiudi in cantina e butti la chiave.

Israele ci disturba

Perché è piena di loschi figuri. Gente senza peli sullo stomaco, gente talmente abituata a fare un lavoro sporco che non ragiona come il pacifista da divano. E gente fanatica anche, arrivata a pensare, dopo 70 anni di odio viscerale da parte del mondo, di voler cacciare tutti a calci in culo.

E allora disturba sì, che non sia fatto di santi ma anche di indottrinati. Così segue il ragionamento che – se non è meglio degli altri – non ha diritto a fare quello che fa. Se non è meglio degli altri, allora sono certamente meglio gli altri, anche se vogliono far sparire Israele, anche se dicono di voler ammazzare tutti gli ebrei, anche proclamano apertamente il genocidio. Sono meglio sì, perché tanto sono terroristi. Allora “terrorista” e “resistenza” diventano termini da usare quando ci fa comodo, e sempre per dire che Israele sta dalla parte sbagliata.

Israele ci disturba

Perché è efficiente. Ha trasformato il deserto in un Paese prospero, mentre tutto attorno regna il caos, la povertà e l’ingiustizia. Per forza, allora, deve essere colpa sua, uno specchio impietoso dei limiti di chi lo circonda.

Israele ci disturba

Perché è pieno di ebrei. E quello sì, è un peccato originale. Non bastava averne sterminati 6 milioni, ora ci tocca anche uno Stato, uno che per giunta è armato fino ai denti, protetto dall’Iron Dome e dai Paesi occidentali. 

Difendere gli ebrei, in fondo, è quella cosa che tutti dicono di fare, ma alla resa dei conti pochi fanno. Gli altri dicono di essere “antisionisti”, come se il volere la cancellazione di uno Stato ebraico non fosse una forma di antisemitismo; dicono di essere “contro i potenti” e poi ti spiegano che non è colpa loro se gli ebrei lo sono. Dicono che è colpa d’Israele, non fosse che gli ebrei sono perseguitati da migliaia di anni, non da 70. Dicono che in fondo, se tutti ce l’hanno con loro, ci sarà un motivo, no?

Israele ci disturba

Perché, a dirla come alcuni “sfrutta il debito dell’Olocausto”. Ecco, quel genocidio pesante da sopportare, che fa sì che molti, con Israele ci vadano con cautela. Mica per niente, ne furono uccisi più di un quarto di tutti quelli al mondo, allora si cerca di proteggerli, almeno un po’ e questa, per alcuni, è una cosa del tutto insopportabile. Quel complesso di colpa mascherato da indignazione “mica perché hanno subito ora possono fare quello che gli pare”. 

Ma a Israele, che non è politically correct, non è pulito, non è idealista, è efficiente e armato fino ai denti, di essere il riflesso della cattiva coscienza del mondo se ne sbatte e va per la sua strada. Anche questa, una colpa da espiare.

Infine, Israele ci disturba

Perché nessuno lo può controllare, neanche le grandi potenze, neanche le organizzazioni internazionali che anzi smaschera per quel teatro di ipocrisie che sono. D’altra parte, quando scopri le sedi di Hamas nelle scuole dell’UNRWA, e combattenti tra sindacalisti impiegati dell’ONU, sei piuttosto scomodo, e quando poi trovi tunnel e arsenali di Hezbollah sotto il naso di UNIFIL, allora l’odio deve diventare addirittura viscerale.

E allora ci disturba sì

Ma ci affascina anche, perché è il pathos del mondo. Lo scontro costante tra ciò che si vorrebbe e ciò che è, tra idealismo e realismo, tra principi e pragmatica; un continuo scontro etico e morale che non prevede mezze misure: o lo difendi o ne vuoi la distruzione.

Perché ti costringe a dover scegliere da che parte stare. E agli ipocriti, di cui è pieno il mondo, questo proprio non va giù.