RICORDI: LE SERE D'INVERNO
Bruno Fasoli
Mi ricordo bene la casa dove sono nato, a Pescara. Non era molto grande, ma era quasi immersa nel verde, con ampi spazi per giocare tranquilli. Mi era cara la cucina, che d'inverno, era il luogo di raccolta di noi fratelli, del nonno e naturalmente della mamma. Il mio papà era presente soltanto a pranzo e cena, ma la domenica era tutto nostro, con grande gioia della mamma. La stanza era abbastanza comoda: c'era una grande credenza, bianca e celeste, con tanti cassetti e tiretti, dove c'entrava di tutto ed i pomelli erano in plastica trasparente a forma di fiori. In quel mobile, la mamma riponeva bicchieri, piatti, tazzine, posate, pentole, tovaglie con tovaglioli, pane, marmellate, pasta e quant'altro. Oggi abbiamo cucine ipermoderne, dove spesso, si stenta a sistemare le cose. C'era anche un cassettino dove c'erano i tappini per le bottiglie, un apribottiglie, una pinza e un giravite. Di fianco al lavandino, troneggiava la stufa economica a legna, smaltata di bianco. Era un accessorio multiuso: riscaldava l'ambiente, forniva l'acqua calda, ci si cucinava sul piano e nel forno, ed in più, si potevano sistemare i panni ad asciugare, grazie ad appositi sostegni sul tubo che saliva al tetto. E poi, su di un mobiletto di legno lucidissimo, c'era lei, la scatola magica e misteriosa... la radio. Le prime volte rimanevo imbambolato, rapito, da quelle voci e quelle note che ne uscivano via alternandosi, da quello scrigno parlante. La sera, a cena, tutti intorno al tavolo con la pietra di marmo sovrastante, sempre fredda, nonostante la tovaglia la coprisse. E tutti in silenzio, si ascoltavano le ultime notizie, mentre nell'aria si disperdeva il profumo delle bucce d'arancia gettate dal nonno, sui cerchi ardenti della stufa. Salivo poi, sulle gambe di mio padre: ero il più piccolo e me lo potevo permettere. Si ascoltava l'ultima musica, mentre la mamma riempiva le borse di gomma con l'acqua calda, per riscaldare i nostri lettini. La giornata era finita, un bacio a testa, era la nostra buonanotte.
Tutto questo, solo sessant'anni fa, ma sembra ieri nel mio cuore e lontano anni luce nella mente.
E sono qui che mi commuovo come un vecchio ingannato da un mondo artificiale, e me ne resto muto in una codarda immobilità.