RICORDI: LA MAESTRA ISABELLA
Marianna Saraceno
È questa la casa della giovane maestra Isabella, ci viveva con sua madre, Mariuzza la "cattiva"** ( nel senso di vedova); neo-diplomata aveva organizzato, nei tardi anni 50 una scuola serale per donne prive di licenza elementare, un po' per aiutarle, un po' per raggranellare qualche punto per avvicinarsi al ruolo. Io ero piccola, accompagnavo mia madre insieme ad altre donne che avevano deciso di riscattarsi da una condizione che non permetteva loro neanche di scrivere autonomamente ai loro mariti lontani: erano tutte vedove bianche, e noi quasi orfani. Sedute intorno al tavolo, che occupava quasi tutta la stanza, a capo chino, con gli occhi fissi alla pagina del quadernetto, impugnavano il lapis malamente, premendo forte sul foglio fino a lacerarlo. Con la stanchezza di una giornata di lavoro sulle spalle scrivevano lente, sotto dettatura, timorose di sbagliare, mentre la maestra Isabella girava a controllare. Io ricordo che girovagavo sotto il controllo di Mariuzza ed evidentemente la mia mente registrava ....la foto di Saro Mittiga ha risvegliato ricordi sopiti e la visione della casa in stato di totale abbandono ha fatto il resto...credo che memorie di semplici vite che raccontano la storia di un paese martoriato e diviso meriterebbero ben altra cura, quali fonti di una storia che ha ancora voce per essere narrata.
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** "Cattiva" significa vedova, credo da captivus , nel senso di "deprivato" , così almeno credo io....vale solo per le donne, per loro la vedovanza era un dramma della sopravvivenza, soprattutto se con figli piccoli....