lunedì 30 dicembre 2019


RICORDI: L'OMBRA DI DIEGO
Marialuisa Righi

Non credo al destino, al karma e a tutto ciò che sfugge alle regole della fisica e della matematica. Sono una donna pragmatica, ordinata; lo sa bene il mio caporedattore, che mi affida tutti i casi di cronaca nera grazie alla mia scrittura coincisa. Scrivo della realtà dei fatti, senza fronzoli, con metodo e nessuna concessione al sentimentalismo. E lo sapeva bene mio marito, Alessandro, uno splendido quarantenne che tutte le mie colleghe vorrebbero tuttora (inutilmente) portarsi a letto. Ci ho messo anni per conquistarlo. La sua ritrosia nel manifestare i sentimenti, il suo pudore e lo scarso interesse per il sesso mi catturarono subito. Anche lui, come me, ha sempre ritenuto l’argomento concretamente sopravvalutato; le cose importanti della vita sono ben altre e, per una bella sudata, è meglio un’ora di palestra. 
Ero orgogliosa di lui, l’ho conosciuto che era un ragazzo inconsapevole della sua bellezza, alto, muscoloso, con morbidi ricci castani e occhi grandi, da bimbo; bello da girarsi a guardarlo. Ai tempi, viveva solo con un gatto nel centro storico, un bell’appartamento di proprietà della nonna Flora, ricca signora milanese con un debole per quel nipote che a lei, e solo a lei, riservava gesti affettuosi lasciando trapelare un autentico legame affettivo. 
La prima operazione che feci, quando passammo dall’amicizia alla relazione stabile, fu liberarmi del felino. Convinsi Alessandro di un’inesistente allergia al pelo e lui, riluttante, lo portò a casa dei suoi dove, mi risulta, abbia vissuto una lunga vita e amen. 
Il matrimonio arrivò dopo tre anni di convivenza. Mi ero trasferita da lui e le cose funzionavano bene: entrambi concentrati sul lavoro e sui risultati, io come giornalista e lui come fotografo nello stesso giornale. Tempi e orari diversi non avevano minimamente intaccato il piacere di condividere la casa e le cose. Sposarci fu naturale anche se snervante per via del tempo buttato nella preparazione e gestione dell’evento e, lasciatemelo dire, anche per i soldi spesi per una sola giornata. 
Quello dei soldi è sempre stato un tasto dolente. Molti pensano io sia tirchia ma in realtà sono solo attenta e parsimoniosa, prediligo la qualità alla quantità, un bell’abito firmato, la borsa che nessuna collega potrà permettersi di comprare, la seduta settimanale dall’estetista perché la bellezza va mantenuta. Insomma, spendo bene e godo del mio conto corrente in salita, mentre quello di Alessandro piange.  A lui è sempre piaciuto fare regali, comprare libri, viaggiare; ha investito i suoi risparmi per comprare una baita a S. Caterina, in Valtellina. L’ha fatto coinvolgendo anche economicamente Diego, il suo amico nonché caporedattore della pagina culturale. Ci sono rimasta male perché sa quanto detesto il freddo e la neve.
“Tu vai al mare con la tua amica Donatella ed io vado a sciare con Diego. Che problema c’è?” mi ha detto ricordandomi il patto di reciproca autonomia sottoscritto da entrambi. 
“Ok, però l’weekend a Berlino o a Londra preferirei lo facessi con me” risposi piccata ripensando ai suoi ultimi fine settimana a spasso per le capitali europee con il suo amico.
“Ma se tu non hai mai tempo! Lavori anche mentre dormi…e poi consideri disdicevole spendere i soldi per un viaggio di piacere. O no?” 
Inutile discutere Avevo ragione io.
Diego non mi è mai piaciuto: è il classico esemplare di maschio senza nerbo. A trentasette anni è già calvo, occhi verdi sognanti, mingherlino e flessuoso, c’è in lui qualcosa di sfuggente che m’irrita, tanto m’irrita la sua cultura a ventaglio: riesce a sostenere qualsiasi discorso con una proprietà di linguaggio e chiarezza di contenuti che mi lascia senza parole, un’intelligenza superiore alla media, penalizzata dall’assenza di ambizione e mortificata da un eccesso di sentimentalismo 
“La vita ha senso solo se attraversata dal vento della passione e dal calore degli affetti condivisi” afferma. Intanto viveva solo, se si esclude il suo cane, un bastardo con gli occhi da cocker e il corpo da bassotto che porta pure in redazione. L’ha chiamato “ombra” e quello come un’ombra si comporta, lo segue ovunque, anche al cesso! Solo l’idea che quell’ammasso di pelo, potesse dormire sul letto della casa di montagna mi faceva venire l’orticaria. 
“Non sognarti di venire a cena a casa mia con il cane” gli dissi per la festa di compleanno di Alessandro.
“Bene, allora non vengo” rispose sorridendo. Nel suo sguardo chiaro colsi un guizzo di allegria giocosa, quasi divertito. 
Non venne. Alessandro non disse nulla. La mattina dopo partì per la Valtellina con Diego e il cane. Ci rimasi male, ovviamente. Quella domenica sarei stata libera da ogni impegno e poteva organizzare qualcosa con me. Decisi di fargli una sorpresa e all’alba ero già in macchina, direzione S. Caterina. Arrivai che suonavano le campane per la Messa e pensai di convincere Alessandro a venire in chiesa con me. Intanto dovevo controllare la deambulazione che con i tacchi rischiavo di cadere ogni due passi; cercai le chiavi e aprii la porta lentamente. 
Nessun segno di vita. 
Andai in cucina e subito notai con disgusto la ciotola del cane e il cuscino del dondolo pieno di peli. Stavo giusto per lamentarmi, quando dalla camera arrivarono segnali di vita, risatine e sussurri incomprensibili. Salii le scale e spalancai la porta della camera degli ospiti: vuota. Come una furia entrai nella camera matrimoniale e li vidi, sdraiati sotto il piumino, con il cane sul tappeto persiano che ronfava beato. Lo sguardo di Alessandro era di una bellezza sconcertante: era felice! Mi pareva di essere dentro un film dei fratelli Vanzina. 
“Ma cosa fate a letto insieme?” chiesi, sentendo la rabbia sciogliersi nell’incredulità. 
“Fino a poco fa dormivamo” rispose Diego. “Se magari scendi in cucina ti raggiungiamo subito, grazie” gli fece eco mio marito.
Non li aspettai, salii in macchina e tornai a casa. Non riuscivo a elaborare pensieri logici e non avrei retto uno scontro dialettico con loro. Cos’era successo? Forse dormivano insieme perché faceva freddo? Forse c’era un guasto nella camera degli ospiti che non ho verificato? Del resto, quante volte avevo dormito con Donatella nelle nostre vacanze al mare! E poi, erano così rilassati, sereni…se fossero colpevoli di oscenità, avrebbero avuto ben altre reazioni. 
Nel tardo pomeriggio sprofondai in un sonno profondo sul divano. Era notte quando sentii una mano appoggiarsi delicatamente sulla spalla.
“Sei tornato, finalmente!” dissi scattando in piedi. Sorridevo senza motivo.
“Forse è meglio se ti siedi e mi ascolti.” 
La voce prometteva bene, si sarebbe scusato e tutto sarebbe tornato come prima. 
“Claudia, ho bisogno di un grande favore...” 
“Dimmi.” Mi ero seduta con le braccia conserte,
“Devi darmi almeno una settimana di tempo per trasferire tutte le mie cose da Diego. Nel frattempo dormirò da lui.”
“Cosa? cosa?” urlai sconvolta. “Mi stai lasciando. Ma perché, perché?” Non volevo, non potevo capire; Ma poi ci fu quella risposta, semplice, cristallina, drammaticamente facile da capire. 
"Perché lo amo." 

Marialuisa Righi