RICORDI: BRISER LES SOLITUDES*
Pietro Cazzaniga
Credo fosse già autunno inoltrato. Senz'altro era la stagione dell'anno in cui verso le sette di sera è già buio; tuttavia se cerco di alzare gli occhi lungo il profilo alto dei platani non rammento se i rami fossero spogli. Il mio ricordo è un breve filmato in cinemascope, con l'orizzonte ampio, ma il cielo basso e l'infilata di tronchi dei platani ordinati, ma segnati dalle ferite del tempo.
Sullo sfondo abbiamo la torre Gattoni e l'ultimo tratto di mura lungo viale Varese, prima di svoltare a sinistra, diretti a Porta Torre. Il Caio Plinio sta sulla destra, ma è assai discosto e sfuma dietro le luci dei lampioni.
Non è un giorno di mercato e l'ampio marciapiede di porfido che circonda le mura è deserto. Ad un tratto compariamo noi tre in fila che risaliamo da Viale Varese: l'handy, l'obiettore e l'extracomunitario. Il primo in carrozzina, gli altri due in bicicletta. Facciamo lo slalom tra i platani. Forse quello che ride di più è l'handy. È il più anziano, ma anche quello più spensierato, il più libero nello spirito, quello che non ha paura della realtà, ma la vive. Svoltiamo, attraversiamo la strada e imbocchiamo la via Cadorna scomparendo dietro l'angolo dell'ex Sant'Anna.
Ci conoscevamo da meno di un anno, ma quei mesi del 1999 avevano avuto per me tutta l'intensità di un'adolescenza tardiva, in cui si chiudono i conti lasciati in sospeso durante un liceo vissuto con troppa serietà e una università intensa, ma già troppo matura.
Ognuno di noi a modo suo si era ritrovato prigioniero di qualcosa. Chi del corpo, chi delle leggi dello stato, chi di una lontananza da casa arrivata troppo presto. A quell'epoca ripensavo spesso a quei versi di Oscar Wilde
I walked, with other souls in pain, /
Within another ring, /
And was wondering if the man had done
/ A great or little thing...
Questa immagine dei carcerati che camminano in cerchio mi faceva certo sentire meno solo nella mia esperienza non voluta e non cercata (dopotutto è questo il motivo per cui leggiamo), ma soprattutto contribuiva a dare un senso anche a noi tre, tali e quali eravamo allora e a quegli anelli olimpici intrecciati che erano il percorso dei nostri movimenti di quella sera, ma non solo.
*Motto dell'ex governatore del Canada Michaëlle Jean.
La ronda dei carcerati
Vincent Willem van Gogh