LA PICCOLA DORRIT
Charles Dickens
Rileggo il Capitolo X di Charles Dickens "La piccola Dorrit", che ho sempre pensato fosse un pò "romanzo d'appendice", lunghissimo, complicatissimo con intrecci di numerosi personaggi.
Ma in realtà ci sono molte chiavi di lettura. Questa per esempio: Dickens fa, nel capitolo decimo, un mirabile efficacissimo attacco alle istituzioni ed alla pubblica amministrazione, malate di burocratismo, il cui funzionamento è orientato sul “non-fare”. Stupenda minuziosa descrizione del Ministero delle Circonlocuzioni, anticipazione della descrizione del funzionamento organizzativo de "Il castello" di Kafka.
IL MINISTERO DELLE CIRCONLOCUZIONI
[...] Il Ministero delle Circonlocuzioni, come tutti sanno benissimo, è il più importante di tutti i Ministeri. Nessuna faccenda pubblica di qualsiasi genere si può mai sbrigare senza l'acquiescenza del Ministero delle Circonlocuzioni. Volere o no, le mani in pasta ce l'ha sempre, o che si tratti di un grosso pasticcio pubblico, o di una piccola ciambella pubblica. Senza la espressa facoltà del Ministero in questione non è possibile di far ragione al più semplice diritto o di raddrizzare il torto più evidente. Se mai si venisse a scoprire un'altra cospirazione della polvere giusto mezz'ora prima che si desse fuoco alla miccia, nessuno si potrebbe far lecito di salvare il Parlamento, se prima il Ministero delle Circonlocuzioni non avesse nominato una ventina di Commissioni, spedito un fascio di lettere, parecchi sacchi di rapporti ufficiali, e una sgrammaticata corrispondenza tanto voluminosa da empirne fino alla vòlta una tomba di famiglia.
Questa gloriosa amministrazione è entrata in campo, quando l'unico e sublime principio, nel quale è racchiusa la difficile arte di governare, si è rivelato lucidamente agli intelletti degli statisti. È stata la prima a studiare cotesta brillante rivelazione, per portarne la miracolosa efficacia nel movimento complessivo della macchina ufficiale. Qualunque cosa si debba fare, subito il Ministero delle Circonlocuzioni, avanzando in ciò tutte le altre pubbliche amministrazioni, trova i mezzi più acconci…. PER NON FARLA.
La mercè di questa delicata intuizione e del tatto squisito con cui se ne giova, e del genio che spiega nella pratica, il Ministero delle Circonlocuzioni è pervenuto a primeggiare fra tutte le pubbliche amministrazioni; e la situazione pubblica è pervenuta ad essere…..quel che era prima.
È vero che l'arte di non far le cose è l'oggetto e lo studio principale di tutte le pubbliche amministrazioni e di tutti gli uomini politici che circondano il lodato Ministero. È vero che ogni nuovo presidente del Consiglio ed ogni nuovo governo, venuti al potere per avere sostenuto che la tal cosa si debba fare, si danno subito a tutt'uomo per trovare il mezzo di non farla. È vero che, compiute appena la elezioni generali, tutti quei deputati che si sono sgolati e slogati e dimenati perchè la tal cosa non si è fatta, e che hanno interpellati gli amici dell'onor avversario di dichiarare perchè non l'hanno fatta, e che hanno asserito che bisogna farla, e che si son obbligati di farla, incominciano subito a ricercare in qual modo si possa non farla. E vero che le discussioni di ambo i rami del Parlamento, durante tutta la sessione, tendono uniformemente alla deliberazione finale di non farla. È vero che il discorso della Corona, all'apertura della detta sessione, dice virtualmente: «My lords e signori, voi avete una gran quantità di lavori da fare, epperò voi vi ritirerete nelle vostre camere per discutere sul modo di non farli.» È vero che il discorso della Corona, alla chiusura della detta sessione, dice virtualmente: «My lords e signori, voi siete stati per molti mesi di penoso lavoro a ricercare con lealtà e patriottismo il miglior mezzo di non farli, e l'avete finalmente trovato; e così, domandando la benedizione della Provvidenza sulla ventura raccolta (naturale s'intende e non politica) io vi accommiato e vi mando alle case vostre.» Tutto questo è vero, ma il Ministero delle Circonlocuzioni va anche più oltre di questo.
Imperrocchè il Ministero delle Circonlocuzioni procede ogni giorno meccanicamente, mantenendo sempre in moto questa potente e meravigliosa ruota di governo del non fare le cose. Imperrocchè il Ministero delle Circonlocuzioni, non sì tosto un pubblico uffiziale si accinge a fare qualche cosa o mostra di trovarsi, per un qualsivoglia strano accidente, in lontano pericolo di farla, subito gli è sopra con una nota, un memorandum, una lettera di istruzioni, che viene addirittura ad annientarlo. Per questo spirito di nazionale efficacia, il nostro Ministero è pervenuto a grado a grado a trovarsi in contatto con tutti gli interessi, e ad immischiarsi di tutto. Meccanici, chimici e fisici, soldati, marinai, sollecitatori, scrittori di memorie, gente che si lamenta di torti, gente che vuol raddrizzare dei torti, gente imbrogliona, o imbrogliata, gente che non perviene ad esser ricompensata dei meriti, gente che non perviene ad esser punita dei demeriti, tutti indistintamente si trovano cacciati e ammontati fra un diluvio di fogliacci sui banchi del Ministero delle Circonlocuzioni.
Una folla di gente si perdono ogni giorno nel Ministero delle Circonlocuzioni. Dei disgraziati, che hanno patito qualche ingiustizia, o che si presentano carichi di progetti pel benessere generale (e farebbero tanto meglio a venirsene con le loro ingiustizie belle e fatte, anziché impiegare cotesta amara ricetta inglese per procacciarsele), i quali dopo molto tempo e moltissima fatica son passati sani e salvi attraverso le altre pubbliche amministrazioni, i quali, a norma del regolamento, sono stati sbattuti da questo a quell'uffizio e da quello a questo, e lusingati e corbellati, si vedono finalmente rimandati al Ministero delle Circonlocuzioni per non riveder più mai la luce del giorno. Le Commissioni si riuniscono e ci siedono e ci discutono sopra, i segretari ci scrivono e ci raschiano sopra, gli uscieri ci chiacchierano sopra, gli scrivani registrano, notano, bollano, ed eccoli belli e spariti insomma, tutti gli affari del paese passano pel Ministero delle Circonlocuzioni, eccetto quegli affari che non ne escono più, e il loro nome è Legione.
A volte, degli spiriti irosi attaccano il Ministero delle Circonlocuzioni. A volte, delle questioni parlamentari ne derivano, delle interpellanze o almeno delle minacce di interpellanze, da parte di quei demagoghi così bassi ed ignoranti da credere che la vera scienza di governo stia nel trovare i mezzi di far le cose. In tali congiunture il nobile lord, o l'onorevole gentleman, a cui tocca il compito di difendere il Ministero delle Circonlocuzioni, si caccia in tasca l'arancio dalla discordia e fa di quella occasione una vera battaglia campale. Levasi impetuosamente, dando di un pugno sul banco, e affronta petto a petto l'onorevole preopinante. E incomincia dall'affermare di essere lì, a quel posto, per informare l'onorevole preopinante che il Ministero delle Circonlocuzioni, è non solo incolpevole in questo affare, ma è anzi degno di lode e di essere levato a cielo in questo affare. Ed afferma anche di esser lì, a quel posto, per far sapere all'onorevole preopinante che, sebbene il Ministero delle Circonlocuzioni, abbia sempre e pienamente ragione, mai ne ha avuta tanta della ragione come in questo affare. Ed afferma di più di volere avvertire l'onorevole preopinante che avrebbe dato maggior prova di onestà, di intelligenza, di buon gusto, di buon senso… e di tutto il dizionario dei luoghi comuni, se avesse lasciato stare il Ministero delle Circonlocuzioni, senza punto toccare all'affare in questione…. E finalmente, tenendo fisso un occhio ad un membro ispiratore del Ministero delle Circonlocuzioni presente alla seduta, egli schiaccia l'onorevole preopinante con la narrazione ufficiale dell'affare stesso. E sebbene una delle due cose accada sempre, o che il Ministero delle Circonlocuzioni non abbia nulla da dire e lo dichiari apertamente, o che abbia qualche cosa da dire, della quale il nobile lord o l'onorevole gentleman travisa una metà e dimentica l'altra, la conclusione certa è sempre questa, che il Ministero delle Circonlocuzioni ottiene un voto di piena approvazione da una comoda e docile maggioranza.
In grazia del lungo esercizio, questa amministrazione è diventata un tal semenzaio di uomini di Stato, che molti solenni lords, rispettabili e rispettati, si son guadagnata la riputazione di essere sovrumani prodigi nella pratica degli affari, solo per essersi esercitati a capo di qualche dipartimento del Ministero delle Circonlocuzioni nell'arte di non far le cose. In quanto ai pretonzoli e agli accoliti di questo tempio, essi son separati in due classi: gli uni considerano il Ministero delle Circonlocuzioni come una istituzione di origine divina, che ha un diritto assoluto di fare e disfare tutto ciò che meglio le piaccia, gli altri chiudendosi in una completa infedeltà, lo ritengono come un abuso flagrante.